Novità

MA CHE PAESE DI M...............ARMELLATA.

  • Creatore Discussione Creatore Discussione Alien.
  • Data di inizio Data di inizio

Alien.

Advanced Premium Member
[h=1]L'audio choc del poliziotto: "Arrestare i ladri? È inutile"[/h] [h=2][/h]
Colpevoli presi e subito liberi, sfogo dell'agente su una chat: "Che ci stiamo a fare noi?". I sindacati: c'è sfiducia

Chiara Giannini - Ven, 01/03/2019 - 08:12
commenta


«Ma noi che stiamo ancora a fare in mezzo alla strada?». È la domanda che si fa un agente di polizia sfogandosi con i colleghi su una chat di gruppo.
1548181070-polfer-getty.jpg

Il riferimento del poliziotto va a un fatto accaduto alcuni giorni fa in una cittadina del Lazio. Due ladri vengono presi dopo che hanno rubato in un appartamento. «Un arresto aggravato per furto in abitazione», spiega l'agente nell'audio. Le forze dell'ordine recuperano la refurtiva: 60mila euro di preziosi, che vengono subito restituiti al legittimo proprietario,
che identificando i due ladri riconosce tra loro l'operaio che tempo prima gli aveva fatto i lavori in casa. I malviventi vengono processati per direttissima, ma l'amara sorpresa è dietro l'angolo: il giudice non dà loro nessuna misura, li lascia a piede libero, senza neanche l'obbligo di firma.

Oltre il danno la beffa e il lavoro degli agenti, compiuto con tanto sacrificio, viene vanificato.

Uno dei ladri è incensurato, l'altro ha precedenti per reati simili risalenti al 2012. Viene riconosciuta la buona condotta negli ultimi sette anni e la reiterazione del reato non viene considerata. Ecco allora lo sfogo del poliziotto con i colleghi: «
Mi chiedo che ci stiamo a fare in mezzo alla strada, a correre, al freddo, ad ammazzarci, a rischiare la pelle. Scrivi una montagna di carte, il verbale di arresto - prosegue -, li devi fotosegnalare, avvisi l'avvocato e il giudice. Non riesco più a capire.
LA legge è uguale per tutti?». La risposta è quanto mai scontata: «No».

Un caso diventato consuetudine. Lo conferma anche Patrizia Bolognani, rappresentante Sap (sindacato autonomo di Polizia) di Padova: «Succede ogni giorno. La cosa assurda è che non sia stata emesso nessun tipo di misura. Neanche quelli pericolosi socialmente che commettono reati con lesioni a pubblico ufficiale, ormai, vanno in carcere. Dove siamo arrivati? - prosegue -. Anche perché poi cosa percepisce il criminale? Che non gli fanno nulla e, allora, è invogliato a ripetere il reato». Il fermo dura 24 ore e poi la scarcerazione, col rischio che il soggetto sparisca. Bolognani racconta che questi audio sono sempre più frequenti. «I colleghi si sfogano, sono esasperati. Lo fanno sui gruppi di lavoro perché non sanno con chi parlare. Con la stampa non possiamo, perché sono delegati a emettere comunicati solo i rappresentanti sindacali.
E dobbiamo stare attenti perché altrimenti ci arriva anche il provvedimento disciplinare. Oltretutto abbiamo il segreto d'ufficio». Alla fine ti sfoghi col collega e con la moglie. «Nel 2019 è mai possibile? - si domanda la sindacalista -. È un calvario anche per noi. Tutti i giorni vediamo colleghi picchiati. Siamo noi la categoria a rischio, altro che i delinquenti!».

L'ennesimo caso proprio a Padova, alcuni giorni fa: un agente malmenato finisce in ospedale. Gli danno sette giorni di prognosi. Troppi pochi, si va avanti con la denuncia. «Ormai non procediamo neanche più con l'arresto - chiarisce Bolognani - come un tempo. Siamo sfiduciati. Vediamo malviventi, spesso clandestini, lasciati liberi dopo che con tanto sacrificio li abbiamo presi. Montagne di carte inutili. Spesso passano anni per i processi e in tribunale non si presenta nessuno, perché questa gente sparisce». Oltretutto gli agenti devono spesso anticipare le spese di trasferta per andare a testimoniare. Soldi che riavranno dopo anni.
 
[video=facebook_2017;salviniofficial/videos/2196845910576631/]https://www.facebook.com/salviniofficial/videos/2196845910576631/[/video]
 
[h=1]Picchiò il carabiniere a terra con uno scudo. Il giudice gli riduce la pena[/h] [h=2][/h]
L'egiziano pestò Il carabiniere Luca Belvedere durante il corteo antifascista a Piacenza. La pena ridotta in appello

Luca Romano - Ven, 01/03/2019 - 17:46
commenta


Vi ricordate quelle immagini del carabiniere steso a terra, sovrastato dai manifestanti, pestato e picchiato alla testa con il suo stesso scudo? I video delle violenze antifasciste fecero il giro dell'Italia: il militare inciampò, cadde, fu sottoposto a una sorta di linciaggio dalla folla inferocita, poi riuscì a dileguarsi.
1518522280-apertura-delo2.jpg

Era il febbraio dello scorso anno. Oggi, a poco meno di 365 giorni di distanza, la Corte di Appello ha ridotto la pena inflitta a Elshennawi Moustafa, l'egiziano di 23 anni imputato per l'aggressione al brigadiere dei carabinieri, Luca Belvedere.

Forse ricorderete i fatti. Il 10 febbraio a Piacenza era prevista l'apertura di una sede di CasaPound. Gli antifascisti organizzarono un corteo di protesta contro il presidio "fascista" e in piazza si presentarono giovani, immigrati, centri sociali e lavoratori. Quando i manifestanti provarono a deviare dal percorso prestabilito, ne nacquero scontri con le forze dell'ordine. Alcuni carabinieri stavano cercando di indietreggiare quando Belvedere cadde e venne circondato dai manifestanti, pestato e spedito all'ospedale con la spalla fratturata.

Per giorni le forze dell'ordine setacciarono ogni frame dei video realizzati in quelle ore da giornalisti e agenti di polizia. Poi posarono gli occhi su Moustafa (e altri), che nei giorni successivi rivendicarono anche le azioni intraprese. Nel giugno scorso il 23enne era stato condannato in primo grado a 4 anni e 8 mesi di reclusione. Ma ora la corte di appello di Bologna gli ha dimezzato la pena: dovrà farsi 2 anni, 9 mesi e 10 giorni. Inoltre era stato condannato anche a risarcire con 50mila euro il Comune di Piacenza: all'amministrazione, si legge nella nota del Comune, era stata riconosciuta la "legittimazione ad agire in giudizio per ottenere il risarcimento del danno non patrimoniale subito in conseguenza degli scontri, rappresentato dalla sofferenza e dal turbamento provocati alla collettività, in pregiudizio a tutte le iniziative dell'Ente volte a garantire la sicurezza e l'ordine pubblico". Questa parte della sentenza, precisa il Comune, sarebbe stata confermata dunque "deve essere riconosciuto l'Ente locale parte civile in un processo che vede leso il bene pubblico sicurezza e ordine pubblico".
 
ROBA DA COMUNISTI


[h=1]Foibe, guai per l'Anpi. Gli esuli denunciano il post negazionista in procura[/h] [h=2][/h]
Gli esuli giuliano-dalmati denunciano in procura il post negazionista apparso sulla pagina Facebook dell'Anpi di Rovigo

Elena Barlozzari - Ven, 01/03/2019 - 20:06
commenta


“Sarebbe bello spiegare ai ragazzi delle medie che le foibe le hanno inventate i fascisti, sia come sistema per far sparire i partigiani jugoslavi, che come invenzione storica.
1550766058-foibe-ilgiornale.jpg

Tipo la vergognosa fandonia della foiba di Basovizza”. Quel post, apparso a gennaio scorso sulla pagina Facebook dell’Anpi Rovigo e scritto con la presunzione di chi pensa di avere la verità in tasca, alla fine si è rivelato un boomerang. Se fino a qualche anno fa, infatti, mistificare, ridurre, annacquare, quando non addirittura negare il martirio di migliaia di nostri connazionali infoibati era una pratica comune e tollerata, oggi non è più così.

E allora bisogna rispondere delle parole dette, o scritte. Non solo di fronte all’opinione pubblica, ma anche ad un giudice perché, è ora che tutti se lo mettano in testa, anche negare le foibe è un reato. Si chiama “Propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa”. Ecco perché il presidente della Federazione Associazioni Esuli Istriani Fiumani e Dalmanti, Antonio Ballarin, e quello dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Renzo Coderin, hanno deciso di denunciare l’autore di quel post. L’ipotesi di reato formulata nell’atto che l’avvocato Luca Tirapelle ha depositato presso la procura di Rovigo, e che IlGiornale.it ha avuto modo di visionare in esclusiva, è quella prevista dal terzo comma dell’articolo 604 bis del codice penale. La disposizione in questione, infatti, punisce chiunque si renda responsabile di atti di propaganda che si fondino in tutto o in parte sulla negazione dei crimini di genocidio, dei crimini contro l’umanità e dei crimini di guerra, tra cui vanno certamente annoverati gli eccidi delle foibe. “La semplice lettura del post riportato – si legge nella denuncia – appare di assoluta eloquenza poiché, da un lato, sostiene l’inesistenza delle foibe (definendo una ‘vergognosa fandonia’ la foiba di Basovizza) mentre, dall’altro, incita gli insegnati delle scuole medie alla diffusione di tali teorie tra gli studenti”.

“Il tenore negazionista” è quindi “palese”, e il pericolo che queste idee possano prendere piede è “concreto”, considerando “la rapidissima diffusione dei messaggi che vengono veicolati attraverso i social network”. C’è poi un altro ragionamento da fare, ed è quello che riguarda “la qualità della fonte del messaggio”. Non una qualsiasi, ma l’Anpi. Un’associazione alla quale è stato riconosciuto lo status di ente morale, che conta più di 120mila iscritti e, in virtù di un protocollo firmato con il Miur, promuove anche numerose iniziative nelle scuole. “La responsabilità penale – ricorda Tirapelle – è personale perciò, qualora il pubblico ministero avvalori il contenuto della denuncia, il primo passo sarà quello di identificare il responsabile del post, ma non è escluso che emergano dei profili di responsabilità civile da parte dell’associazione”.

“Quello che ci aspetterebbe da un’istituzione come l’Anpi – spiega Ballarin – è che sia partecipe alla costruzione di una memoria condivisa che trasferisca dei valori positivi all’interno della società, senza negare le nefandezze che sono state commesse da entrambi i lati”. Insomma, propone il numero uno della FederEsuli, “stemperiamo ogni violenza verbale e mettiamoci attorno ad un tavolo, assieme a storici di provata caratura, e scriviamo assieme quel periodo storico perché a noi la verità non fa paura”.
 

Ultima estrazione Lotto

  • Estrazione del lotto
    sabato 23 novembre 2024
    Bari
    33
    80
    86
    52
    25
    Cagliari
    67
    57
    59
    05
    80
    Firenze
    31
    32
    58
    88
    77
    Genova
    40
    39
    23
    36
    81
    Milano
    28
    58
    45
    25
    38
    Napoli
    20
    82
    23
    44
    57
    Palermo
    76
    56
    88
    62
    31
    Roma
    12
    81
    59
    74
    72
    Torino
    46
    53
    72
    45
    23
    Venezia
    04
    12
    42
    64
    20
    Nazionale
    63
    44
    78
    10
    55
    Estrazione Simbolotto
    Torino
    43
    42
    12
    39
    22

Ultimi Messaggi

Indietro
Alto