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[h=1]Confermata presenza di grano tossico nelle navi del porto di Bari. Ma che stiamo mangiando?[/h] Ti piace?






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Aggiunto da Redazione il 24 febbraio 2016
E’ ri
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sultato positivo al test effettuato con il kit ‘Agrastrip’ il campione di grano duro messicano e scaricato stamani dalla nave Ecopride (stazza 44.647 tonnellate), battente bandiera panamense e proveniente da Cristobal. Coldiretti Puglia ringrazia il Corpo Forestale dello Stato della Puglia e la Asl di Bari per l’attività incessante di presidio del territorio e per la prima fase odierna dell’attività di indagine per salvare il grano italiano dagli scarichi quotidiani di ingenti quantitativi di prodotto straniero, a volte triangolato da porti europei e utilizzato dai trasformatori per fare pane e pasta “Made in Italy”, con il “granaio Italia” che rischia di scomparire. “Abbiamo fermato finora 7 camion per verificarne il contenuto – spiega il Commissario Capo del Corpo Forestale dello Stato della Puglia, Giuliano Palomba – una prima analisi con il lateral flow test sul campione di grano duro trasportato da uno dei 7 mezzi, ha dato indicazioni di presenza di aflatossine. Abbiamo consegnato tutti i campioni alla Asl Bari e le analisi di conferma saranno effettuate dal laboratorio dell’Arpa Puglia. Inoltre, sarà verificata la presenza di metalli pesanti”. Un VIDEO dal web:(

“La nostra manifestazione intendeva accendere i riflettori sull’effettiva qualità del grano straniero – denuncia il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele –che dopo un lungo periodo di navigazione nelle navi sbarca in Puglia per produrre pasta e pane senza alcuna indicazione in etichetta della reale origine. Se il grano è contaminato da micotossine, risultano contaminati anche pane e pasta perché sono resistenti alle alte temperature. Non meno preoccupante la contaminazione da Deossinivalenolo (DON). I parametri europei relativi ai limiti di DON (1750 ppb) sui cereali utili all’alimentazione umana sono quasi “doppi” rispetto a quelli imposti in Canada (1000 ppb). In altre parole in Europa e, quindi, anche in Italia è commestibile e può essere somministrato anche ai bambini ciò che in Canada non va bene neppure per gli animali”.
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La stessa EFSA ritiene che l’assunzione alimentare per infanti (0-6 mesi) e bambini tra gli 1 ed i 3 anni, ma anche adolescenti e bambini in genere, possa essere motivo di preoccupazione, in quanto sono in una fase iniziale della vita (ed in ragione del peso corporeo relativamente basso). “In 7 mesi da luglio 2015 a febbraio 2016 – incalza il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti – è stato scaricato al Porto di Bari 1 milione di tonnellate di grano, arrivato da Canada, Turchia, Argentina, Singapore, Hong Kong, Marocco, Olanda, Antigua, Sierra Leone, Cipro e spesso triangolato da porti inglesi, francesi, da Malta e da Gibilterra. Contemporaneamente è stata registrata la drastica riduzione del 25% del prezzo del grano pugliese, passato nello stesso periodo da 34 euro a 25 euro al quintale. Incalcolabili anche i danni in termini di impatto ambientale, basti pensare che sommando la tratta che una nave compie per esempio dal Canada per raggiungere Bari e i 750 camion utili a scaricare una media di 20mila tonnellate di grano, considerando l’andata e il ritorno, si stima una emissione di oltre 15mila tonnellate di CO2”.
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“Si tratta del risultato delle scelte poco lungimiranti fatte nel tempo da chi – continua la Coldiretti – ha preferito fare acquisti speculativi sui mercati esteri di grano da “spacciare” come pasta o pane Made in Italy, per la mancanza dell’obbligo di indicare in etichetta la reale origine del grano impiegato. Un comportamento – precisa la Coldiretti – reso possibile dai ritardi nella legislazione comunitaria e nazionale che non obbliga ad indicare la provenienza del grano utilizzato in etichetta. E’ fatto con grano straniero un pacco di pasta su tre e circa la metà del pane in vendita in Italia ma i consumatori – denuncia la Coldiretti – non lo possono sapere perché non è obbligatorio indicare la provenienza in etichetta. I prezzi del grano duro in Italia nel 2016 – sottolinea la Coldiretti – sono crollati del 31 per cento rispetto allo scorso su valori al di sotto dei costi di produzione che mettono a rischio il futuro del granaio Italia.In pericolo – precisa la Coldiretti – non c’è solo la produzione di grano ed il futuro di oltre trecentomila aziende agricole che lo coltivano ma anche un territorio di 2 milioni di circa ettari a rischio desertificazione e gli alti livelli qualitativi per i consumatori garantiti dalla produzione Made in Italy”.


CI TRATTANO PEGGIO DEI "PORCI"




TR
 
Pesticidi nel vino e negli alimenti, il 42% dei campioni contaminati. Le analisi di Legambiente e Altroconsumo


Pubblicato il 24 Novembre 2015
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[TD]di Massimiliano Montes[/TD]
[TD="align: right"]13 commenti[/TD]
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Il rapporto 2015 di Legambiente è implacabile, il 42% dei campioni esaminati risulta infatti contaminato da residui di pesticidi (con un incremento del 20% rispetto agli anni precedenti), il 22.4% è multiresiduo.

Le sostanze attive più frequentemente rilevate sono il Boscalid, il Captano, il Chlorpyrifos, il Fosmet, il Metalaxil, l’Imidacloprid, il Dimetoato, l’Iprodione.
Conferme della presenza di residui di pesticidi nel vino anche dallo studio della rivista Altroconsumo, che su 50 vini italiani esaminati ne trova solo 6 privi di residui. Addirittura in un campione toscano di Chianti DOCG Biologico sono stati trovati residui oltre i limiti di legge.
Friuli Venezia Giulia, Puglia e provincia di Bolzano in testa: in Friuli in un campione di vino sono stati rilevati fino a sette residui (Fenexamid, Boscalid, Cyprodinil, Dimetomorf, Indoxacarb, irimetanil e Metalaxil), in Puglia un campione di uva da vino conteneva 15 diverse sostanze attive.
Quasi la metà dei campioni (45%) analizzati dal laboratorio pubblico della Provincia di Bolzano contiene più residui di sostanze attive. Si arriva, a combinazioni di otto residui in un campione di fragole locali (Pirimetanil, Piraclostrobin, Fenhexamid, Azossistrobina, Quinoxifen, Fludioxonil, Ciprodinil, Boscalid) e un campione di uva da vino, dove insieme al Captano, peraltro non autorizzato nella specifica coltura (il campione infatti è in realtà conteggiato nelle irregolarità), sono stati riscontrati anche Ciprodinil, Zoxamide, Spiroxamina, Metrafenone, Fludioxonil, Metossifenozide, Tetraconazolo.
Significativo è che su 37 vini analizzati, 24 contengono una media di 3 o 4 residui di fitofarmaci, con punte fino a 8 residui in un vino DOC di produzione locale (Fenhexamid, Metalaxyl, Boscalid, Dimetomorf, Fludioxonil, Pirimetanil, Iprovalicarb, Ciprodinil).
Per quanto riguarda gli alimenti picco di residui isolati è in Emilia Romagna dove sono state rilevate 11 non conformità, di cui 5 riscontrate in campioni di pere clementine e uva da vino trattate con sostanze attive non più autorizzate in Italia per queste colture; mentre le restanti irregolarità riguardano il superamento dell’LMR (limite massimo di residuo) stabilito per Dimetoato e Chlorpyrifos Etile rispettivamente su finocchi, fagiolini, funghi e sulle bietole. Tredici irregolarità, ma su un numero di campionature molto elevate, sono state registrate dal laboratorio pugliese, su campioni di clementine, carciofi, rape, pomodori, pesche, bietole, lattuga, uva, pesto e su campioni di melagrana e ciliegie provenienti dalla Turchia, in tutti i casi per superamento dei limiti massimi consentiti per legge.
E’ comunque la frutta a mostrare le concentrazioni più rilevanti di fitofarmaci: sul totale dei campioni analizzati per questa matrice alimentare, circa il 43.3% contiene due o più residui chimici.
Il tempo di esposizione e l’azione combinata di più pesticidi oltre alla quantità ed il tipo di pesticidi sono fattori di rischio da tenere in considerazione quando si parla di relazioni tra fitofarmaci e salute umana. Le disfunzioni della tiroide sono molto comuni in presenza di un’esposizione prolungata agli organoclorurati.
Secondo un recente studio, la probabilità che si manifesti l’ipotiroidismo in contadini che usano insetticidi organoclorurati (Clordano), fungicidi (Benomil, Maneb/Mancozeb) e l’erbicida Paraquat è elevata. Solo il maneb/mancozeb è stato associato sia con ipertiroidismo che con
l’ipotiroidismo.
Per quanto riguarda il Paraquat, che non è più autorizzato in Europa, ci sono sempre maggiori evidenze scientifiche sulla correlazione tra lo sviluppo del morbo di Parkinson causata dall’esposizione prolungata a questo erbicida. “Ad oggi, ci sono più di 50 studi che associano l’uso di pesticidi/diserbanti ad un maggiore rischio di sviluppare il morbo di Parkinson” – ha dichiarato il Dr. Langston, fondatore e direttore scientifico del Parkinson’s Institute di Sunnyvale, in California.
L’esposizione prolungata ai pesticidi può essere correlata anche allo sviluppo di altre forme di demenza. Da un’indagine effettuata su dei lavoratori di vigneti nel sud-ovest della Francia pubblicata nel 2011 su Occupational and Environmental Medicine risulta che i lavoratori che sono stati esposti a pesticidi hanno peggiori risultati nei test neuro comportamentali volti a misurare la memoria e il ricordo, le competenze linguistiche e le abilità verbali, la velocità dei tempi di reazione utilizzati per determinare uno stato di demenza, mostrando una probabilità 5 volte maggiore di registrare un peggioramento nelle prestazioni rispetto ad una persona non esposta.
Negli Stati Uniti, per esempio, dopo cinque anni di studi sulla tossicità dei fitofarmaci – in cui sono stati censiti e analizzati 289 fitofarmaci dei quali si può trovare traccia negli alimenti, nell’acqua da bere o nell’aria, è stato verificato che 54 di queste sostanze erano agenti cancerogeni. Molte di queste molecole, oltre ad essere dei probabili cancerogeni, sono degli interferenti endocrini.
La tabella nazionale di Legambiente, click per ingrandire

Il dossier 2015 di Legambiente

- See more at: http://gustodivino.it/home-gusto-vin....55WQHmOH.dpuf


QUI è COME VINCERE UNA CINQUINA AL LOTTO PER NON TROVARE PESTICIDI
 
Ultima modifica:
[h=1]Eurospin ritira la zuppa di pesce: "Contiene troppo mercurio"[/h] [h=2][/h] La catena di supermercati ha comunicato sul sito ufficiale che un prodotto dell'"Ondina" contiene una quantità di mercurio sopra la media



Anna Rossi - Ven, 26/02/2016 - 14:43




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L'Eurospin ritira dagli scaffali la zuppa confezionata da "Ondina": "Nel palombo è stato trovato un quantitativo di mercurio superiore ai limiti previsti dalla legge".
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La catena di supermercati ha diffuso una comunicazione in cui si spiega l'origine dei cibi avariati. "La zuppa di pesce 800 grammi dell'Ondina del lotto LM 11/152063 deve essere ritirata dal mercato perché ha valori di mercurio molto elevati. Le regioni interessate sono: Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Trentino Alto Adige, Veneto, Sicilia e Calabria".
Il ritiro è stato deciso dal presidente dello "Sportello dei Diritti" a seguito di alcuni controlli interni. "Chiunque avesse acquistato questo articolo deve riportarlo presso il punto vendita dove è stato comprato" - ha detto il presidente. La catena di supermercati invita a collaborare e a prestare la massima attenzione.
 
[h=1]Allarme salame "tossico", ritirati prodotti nei supermercati Eurospin di molte regioni[/h] [h=2][/h] La contaminazione riguarda un batterio particolarmente patogeno ben noto ai microbiologi e si consiglia di riportare indietro i prodotti



Federico Nicci - Sab, 27/06/2015 - 16:27




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La catena di supermercati Eurospin ha ritirato dal mercato il "bastone di salame" 250g a marchio La Bottega del Gusto Lotto: LFA1696R81 Scadenza: 24.07.2015, prodotto nello stabilimento di: Via Italia 60 – Garbagnate Monastero (LC).
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Il ritiro è stato deciso volontariamente dalla società proprietaria del marchio, durante dei controlli interni.
Giovanni D’Agata, presidente dello "Sportello dei Diritti" invita i chiunque avesse acquistato la pasta di salame nei supermercati Eurospin di: Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Sardegna, Trentino Alto Adige, Veneto, Sicilia, Calabria a non consumarla e a restituire il prodotto al punto vendita dove verrà rimborsato o sostituito. La contaminazione riguarda un batterio particolarmente patogeno ben noto ai microbiologi.
 
[h=1]Carrefour ritira un lotto di wurstel: "Tracce di alluminio"[/h] Chiara Sarra - Gio, 25/02/2016 - 15:24




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Sono state ritirate dagli scaffali dei supermercati Carrefour alcune confezioni di Würstel di pollo a proprio marchio prodotti dal Salumificio Fratelli Beretta S.p.A.
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L'avviso riguarda esclusivamente le confezioni da 100 grammi con scadenza 21/04/2016 e con numero di lotto 8012666018468. Secondo l'azienda è possibile che il prodotto contenga corpi estranei e in particolare frammenti di alluminio. L’azienda si è scusata e invita chiunque abbia acquistato i würstel a non consumarli e a riconsegnare le confezioni incriminate al punto vendita dove saranno rimborsate: "Per ulteriori chiarimenti o segnalazioni si prega di contattare l’Ufficio Assicurazione Qualità Salumificio Fratelli Beretta S.p.A. Tel. 0354948498"
 
[h=1]Allerta per gli allergici all’uovo: Eurospin ritira bistecche di carne suina congelate[/h] [h=2][/h] Eurospin ha ritirato dagli scaffali dei suoi punti vendita le “4 Steaks”, bistecche di carne suina congelate



Mario Valenza - Sab, 10/10/2015 - 20:43




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Eurospin ha ritirato dagli scaffali dei suoi punti vendita le “4 Steaks”, bistecche di carne suina congelate.
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L’avviso è stato pubblicato sul sito internet dalla catena di supermercati l’altro ieri riguarda esclusivamente il lotto 5133 con scadenza a maggio 2016. Le bistecche, come ricorda ilfattoalimentare.it, sono in confezioni da 340 grammi, sono state vendute in tutte le regioni d’Italia ad eccezione della Sicilia. Il prodotto è stato richiamato dalla stessa azienda produttrice, la Alcass S.p.A., per possibile presenza di tracce di uova nel prodotto.
Da un punto di vista sanitario si tratta di una non conformità con un elevato indice di rischio per gli allergici o colori i quali presentano un’intolleranza alle uova. Mentre non ci sono problemi per tutte le altre persone che possono utilizzare senza problemi il prodotto. Invitiamo i consumatori affetti da allergia o con intolleranza alle uova, a non utilizzare e a restituire le confezioni eventualmente acquistate al punto di vendita per la sostituzione.
 
[h=1]Ritirata farina Conad: contiene micotossine oltre i limiti[/h] [h=2][/h] La catena di supermercati richiama dagli scaffali un lotto di farina di mais Bramata



Giovanni Neve - Lun, 04/01/2016 - 19:28




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Attenzione alla farina di mais: la catena di supermercati Conad ha infatti ritirato dagli scaffali le confezioni da un chilo Farina di mais Bramata con codice EAN 8003170025066.
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Il lotto incriminato è stato prodotto per Conad da “Molino Nicoli SpA – Via Locatelli, 6 – Costa di Mezzate (BG)” e scade il 28/08/2018. Dagli esami, come riporta il sito della catena, "è stata riscontrata una non conformità (presenza di micotossina in quantità minima ma lievemente superiore ai parametri stabiliti)". Si tratta di sostanze prodotte da funghi patogeni e in grado di produrre effetti tossici cronici e acuti nell’uomo. Per questo e "al fine di scongiurare qualsiasi possibile rischio per la salute", Conad invita "i clienti che fossero in possesso di confezioni appartenenti al medesimo lotto" a riportarle "in qualsiasi punto di vendita Conad, che provvederà alla sostituzione con altro prodotto o al rimborso".
 
[h=1]Alce Nero ritira dai supermercati la Crema di riso per bambini[/h] [h=2][/h] Carrefour e Coop ritirano l'alimento per l'infanzia: "Può contenere glutine"



Luisa De Montis - Sab, 30/01/2016 - 16:39




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Attenzione alla Crema di riso Baby Food a marchio Alce Nero nella confezione da 250 grammi.
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Carrefour, Coop e NaturaSì hanno infatti ritirato un lotto del prodotto dagli scaffali perché può contenere glutine senza che questo sia dichiarato sulla scatola.
Si tratta del preparato per bambini con lotto numero 343/15 e data di scadenza 9/12/2016, prodotto da Alce Nero SpA. Secondo la stessa azienda in un post su Facebook, la crema di riso potrebbe contenere anche farina di farro, pericolosa per celiaci o intolleranti a glutine o frumento. Si tratta solo di una "non conformità" nelle indicazioni che non mettono a rischio chi non ha intolleranze a questo ingrediente. L’azienda ha invece invitato i consumatori affetti da allergia o intolleranza a non utilizzare e a restituire le confezioni eventualmente acquistate al punto di vendita per il rimborso e a contattare per ulteriori informazioni i numeri 051 6540218 e 051 6540225 o gli indirizzi mail info@alcenero.it o controlloqualita@alcenero.it.
 
[h=1]Glifosato: il diserbante che ti trovi
nel piatto, dalla frutta alla verdura[/h] [h=2]Dal cavolfiore ai pompelmi: trovate tracce della sostanza chimica che l’Oms ha definito «probabilmente cancerogena». L’appello di 32 associazioni per bandirla in Italia[/h] [h=3]di Elena Tebano[/h]


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Lo hanno trovato in 14 tipi diversi di birre tedesche. E poi nel cavolfiore, nelle lenticchie, nei porri, nei fichi, nei pompelmi, nelle patate, nel frumento e nell’avena. Il glifosato (o glifosate) è il diserbante più usato al mondo. In Italia lo si «cerca» solo in Lombardia, dove la sua presenza viene monitorata nelle acque superficiali.












[h=5]L’appello alla Commissione europea[/h] Supera i limiti — i cosiddetti standard di qualità ambientale — in quasi un terzo dei punti di rilevazione (il 31%). Percentuale che sale a oltre la metà (56,6% del totale), se si considera la molecola prodotta dalla sua disgregazione, il metabolita «Ampa». «D’altronde il glifosato è il componente principale di almeno l’80% degli erbicidi in commercio nel nostro Paese — spiega Beppe Croce, responsabile agricoltura di Legambiente —. Una dato molto preoccupante, visto che l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Organizzazione mondiale della sanità lo ha definito “probabilmente cancerogeno”». L’autorizzazione per l’uso di questo erbicida nell’Unione Europea è scaduta il 31 dicembre scorso e tra la fine di questa settimana e l’inizio della prossima la Commissione europea dovrà decidere se proporne il rinnovo per altri 15 anni. La proposta sarà votata dalla commissione permanente del Paff (comitato per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi) e secondo indiscrezioni tutti gli Stati membri, ad eccezione della Svezia, sarebbero a favore. In Italia però 32 associazioni dal Fai, al Wwf a Legambiente, a Greenpeace, a Italia Nostra, hanno firmato un appello che chiede di bandirlo totalmente e di «rimuovere il prodotto da tutti i disciplinari di produzione che lo contengono e di escludere le aziende che ne fanno uso da qualsiasi premio nell’ambito dei Programmi regionali per lo sviluppo rurale (Psr)».


[h=5]Chi decide[/h] Secondo le associazioni promotrici, infatti, senza un divieto ufficiale i programmi regionali per l’agricoltura considereranno come sostenibile e incentiveranno l’uso di un prodotto potenzialmente cancerogeno per l’uomo e che «studi del Mit del 2013-2014» sospettano di essere alla base anche dell’insorgenza di un disturbo come la celiachia. «Per intendersi, un’altra sostanza definita probabilmente cancerogena è il ddt, che è stato vietato da anni — aggiunge Beppe Croce —. La resistenza europea a bandire il glifosato viene solo dagli enormi interessi economici in gioco». Coloro che difendono l’uso di questo diserbante fanno però riferimento a due pareri ufficiali, entrambi emessi l’anno scorso: quello dell’Istituto federale tedesco per la valutazione del rischio (Bfr), secondo il quale il glifosato «non è cancerogeno», e quello dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (l’Efsa, con sede a Parma), che lo ha definito «probabilmente non cancerogeno». Una guerra di pareri: chi sono allora gli esperti più autorevoli? Una risposta l’ha data il settimanale tedesco Die Zeit in una lunga inchiesta appena pubblicata: il giudizio dell’Efsa si è basata sul rapporto del Bfr. Quest’utimo però non è stato stilato dall’istituto ma «dalla “Glyphosate task force”», cioè «un gruppo in cui collaborano i produttori di fitofarmaci o, meglio — , scrive Die Zeit —, le aziende che hanno chiesto di poter vendere il glifosato nei paesi dell’Unione europea».


[h=5]Focus sul glicosato e gli studi[/h] N-(fosfonometil)glicina: è il nome del glifosato (o «glifosate»): si tratta di una sostanza chimica inventata negli anni Settanta da John Franz per la Monsanto. Sin dal 1974, anno della sua introduzione con il nome di «Roundup», il glifosato venne usato in agricoltura e negli ambienti urbani (per diserbare strade, marciapiedi e ferrovie). È molto diffuso nelle coltivazioni che sono state modificate geneticamente per diventare resistenti all’erbicida, in particolare per la soia. Quest’utima — anche nei Paesi che vietano di coltivare ogm — viene impiegata come mangime per gli animali, che così secondo alcuni potrebbero rischiare di essere contaminati. In Italia il glifosato è arrivato nel 1977. Il glifosato è venduto in tutto il mondo da diverse aziende, non più soltanto dalla Monsanto. Secondo le stime dello Iarc (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) la sostanza chimica sarebbe contenuta in almeno 750 prodotti disponibili, e la sua presenza nelle zone agricole è riscontrabile non solo nel suolo, ma anche nell’atmosfera, nell’acqua e nel cibo. Lo Iarc ha condotto un’analisi sul glifosato: tra gli studi considerati ce ne sono tre che confermano la presenza di rischi per l’essere umano. Per questo lo Iarc ha inserito il prodotto tra le sostanze «probabilmente carcinogene». Secondo altri studi il glifosato indurrebbe nelle cellule danni a livello genetico e stress ossidativo.


28 febbraio 2016 (modifica il 28 febbraio 2016 | 23:34)
 
[h=1]"Quella salsiccia contiene metallo": ritirata la carne, panico nei supermercati[/h]
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Il reparto gastronomia nel mirini. La catena di supermercati Esselunga ritira dai punti vendita di tutta Italia le confezioni di salsiccia fresca di puro suino a macina grossa. È stata l'azienda stessa a diffondere l'annucio sul suo sito internet. "Nella salsiccia punta di coltello, imballata in vaschetta con film plastico trasparente e con peso netto 300/400 g, è stata segnalata la presenza accidentale di frammenti metallici. Le confezioni da non consumare sono state incartate dal 12/2/16 al 23/2/16". Esselunga invita a prestare la massima attenzione e a riportare indietro il cibo avariato. Le confezioni incriminate verrannorimborsate completamente anche in assenza dello scontrino di cassa".
La decisione del ritiro delle salsicce è partita dal presidente dello "Sportello dei Diritti", Giovanni D’Agata, a seguito di alcuni controlli interni. "Chiunque avesse acquistato questo articolo deve riportarlo presso il punto vendita dove è stato comprato. Assolutamente non consumate questo prodotto. Contiamo sulla vostra collaborazione", ha detto il dirigente.
 
[h=1]Ilva, a Taranto pane e diossina[/h] [h=2][/h] Il direttore dell'Arpa Puglia: "È tanta da poter finire nei cibi"



Emanuela Carucci - Mer, 02/03/2016 - 21:08









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“La guerra contro l'inquinamento dell'Ilva di Taranto è persa” e per il direttore generale dell'Arpa Puglia, Giorgio Assennato, il simbolo di questa disfatta è la diossina che trasforma il capoluogo pugliese in una succursale della “terra dei fuochi” e adesso costituisce un pericolo non più solo nell'aria, ma nei cibi.
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Il rischio assai alto che i tarantini possano trovarla a tavola.
Con l'approssimarsi della scadenza del mandato, per Assennato è l'ora di togliersi qualche sassolino dalla scarpa. Soprattutto nei confronti della politica e non tanto quando il docente universitario cita, nella videoconferenza di ieri a Bari, la “sconfitta” patita contro i ministeri dell'Ambiente e della Salute e contro il Parlamento, per il risanamento degli impianti siderurgici, ma quando ricorda che “senza l'intervento della magistratura l'Ilva continuerebbe a fare il bello e il cattivo tempo”.
Assennato è stato voluto alla direzione dell'Agenzia regionale per l'Ambiente dall'ex presidente della regione Puglia Nichi Vendola. Entrambi sono stati rinviati a giudizio nel processo per disastro ambientale che coinvolge anche i vertici Ilva e che comincerà a maggio. Malgrado lo stesso direttore dell'Arpa abbia parlato anche di “battaglie vinte”, nelle sue parole traspariva una vena polemica.
La diossina resta un pericolo per Taranto. Il direttore generale dell'Arpa ha citato i dati a cavallo tra la fine del 2014 e gli inizi del 2015, quando sono stati trovati valori elevati della micidiale sostanza nelle polveri captate dalle centraline di monitoraggio soprattutto al quartiere Tamburi, il più vicino allo stabilimento siderurgico.

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Secondo Assennato i valori della diossina riscontrati nelle polveri a Taranto sono secondi solo a quelli riscontrati “al centro della discarica di Giugliano in Campania, la peggiore della terra dei fuochi”. Così che la drammatica vicenda solleva da parte del direttore dell'Arpa un interrogativo inquietante: “Quelle polveri trattengono diossina e dovrebbero essere sigillate e smaltite. Come mai si trovavano nell'aria del quartiere Tamburi?” Un interrogativo senza risposta, uno dei tanti, troppi, della vicenda Ilva.
 
Ora non ti domandi se butti giù tutte queste schifezze ,credi veramente di restare in ottima salute?
Non pensi che se tutti mangiassimo roba sana ci sarebbero minori malattie?
Non pensi che per i medici la tua buona salute sia per loro un danno ?
Credi davvero che stiano cercando da anni la cura per il cancro,credi veramente che se ci fosse la metterebbero a disposizione di tuttti?
Non pensi che .................è un serpe che si mangia la coda.
Sei sicuro che gli animali nostri parenti vadano in pasticceria ,al ristorante al bar,a prendere il latte di mucca ,dal medico,dall'avvocato,dalle forze dell'ordine,dal geometra,dall'ingegnere,tasse di ogni genere, ecc.?Noi si allora mi viene un dubbio,allora siamo inferiori agli animali?
 
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