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Roby
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La mozzarella blu made in Italy e il silenzio degli ingredienti
Indicare nelle etichette la provenienza degli ingredienti non sempre è obbligatorio. Latticini con cagliata lituana, bresaola di zebù brasiliano, Prosecco con uve rumene, olio tunisino... prodotti "multietnici" simbolo del made in Italy, all'insaputa dei consumatori
Dopo la scoperta e il sequestro, a Torino, di due mozzarelle blu della marca italiana Granarolo, torna alla ribalta il problema dei controlli sui semilavorati impiegati dall'industria alimentare. Il caseificio bolognese è specificato che per i propri prodotti viene utilizzato solo latte italiano, ma la Granarolo acquista dalla azienda tedesca Milchwerk Jaeger di Haag del materiale per "lavorare" alcuni prodotti. Senza obbligo alcuno di specificare in etichetta l'origine del materiale.
I vincoli dell'etichettatura, infatti, sono ancora pochi perché - fatte salve rare eccezioni - le aziende alimentari di prodotti lavorati non sono tenute a dichiarare sull'etichetta l'origine degli ingredienti base.
La Coldiretti già sottolineava come circa la metà delle mozzarelle vendute in Italia non sia ricavata da latte fresco, sostituito probabilmente da cagliate congelate o cagliate refrigerate vecchie di origine incerta. Il consumatore, dunque, non scoprirà mai se il formaggio appena acquistato è stato prodotto con latte fresco o con una cagliata, magari congelata, importata dalla Lituania, dall' Ungheria o dalla Germania.
Dalle frontiere italiane – ricorda la Coldiretti - passano ogni giorno 3,5 milioni di litri di latte sterile, semilavorati, cagliate e polveri di caseina per essere imbustati o trasformati industrialmente e diventare magicamente mozzarelle, formaggi o latte italiani, all’insaputa dei consumatori.
In Italia sono arrivati nel 2009 ben 1,3 miliardi di litri di latte sterile, 86 milioni di chili di cagliate e 120 milioni di chili di polvere di latte di cui circa 15 milioni di chili di caseina utilizzati in latticini e formaggi all'insaputa dei consumatori.
Il 68 per cento del latte importato viene da Germania, Francia e Austria, ma è rilevante anche la quota da paesi dell’est come la Polonia (5 per cento), la Lituania (3 per cento), la Slovenia (3 per cento) e l’Ungheria (3 per cento). Si utilizza anche moltissima cagliata congelata proveniente da paesi lontani come la Lituania che nel 2009 ha aumentato le importazioni verso il nostro paese del 20 per cento rispetto anno 2008.
Ma il problema non è circoscritto al reparto latticini. Aceto balsamico di Modena preparato all'estero con il caramello; bresaola ottenuta da carne di zebù brasiliano invece che di mucca nazionale e messa in vendita con marchio Igp (che non prevede l'obbligo di utilizzare materie prime locali); Vernaccia, Prosecco, Montepulciano provenienti da tutta europa poiché il produttore può indicare il nome del vitigno, senza alcun collegamento con la specifica zona geografica di origine; olio di oliva (quando non si tratta direttamente di olio lampante) importato da Spagna, Tunisia e Gracia (45.000 tonnellate nel 2006) diluito nelle bottiglie nostrane con la complicità, anche in questo caso, di un'etichettatura non proprio rigorosa...
ho capito loro sono autoimmuni.....cioè ...Alieni





Indicare nelle etichette la provenienza degli ingredienti non sempre è obbligatorio. Latticini con cagliata lituana, bresaola di zebù brasiliano, Prosecco con uve rumene, olio tunisino... prodotti "multietnici" simbolo del made in Italy, all'insaputa dei consumatori
Dopo la scoperta e il sequestro, a Torino, di due mozzarelle blu della marca italiana Granarolo, torna alla ribalta il problema dei controlli sui semilavorati impiegati dall'industria alimentare. Il caseificio bolognese è specificato che per i propri prodotti viene utilizzato solo latte italiano, ma la Granarolo acquista dalla azienda tedesca Milchwerk Jaeger di Haag del materiale per "lavorare" alcuni prodotti. Senza obbligo alcuno di specificare in etichetta l'origine del materiale.
I vincoli dell'etichettatura, infatti, sono ancora pochi perché - fatte salve rare eccezioni - le aziende alimentari di prodotti lavorati non sono tenute a dichiarare sull'etichetta l'origine degli ingredienti base.
La Coldiretti già sottolineava come circa la metà delle mozzarelle vendute in Italia non sia ricavata da latte fresco, sostituito probabilmente da cagliate congelate o cagliate refrigerate vecchie di origine incerta. Il consumatore, dunque, non scoprirà mai se il formaggio appena acquistato è stato prodotto con latte fresco o con una cagliata, magari congelata, importata dalla Lituania, dall' Ungheria o dalla Germania.
Dalle frontiere italiane – ricorda la Coldiretti - passano ogni giorno 3,5 milioni di litri di latte sterile, semilavorati, cagliate e polveri di caseina per essere imbustati o trasformati industrialmente e diventare magicamente mozzarelle, formaggi o latte italiani, all’insaputa dei consumatori.
In Italia sono arrivati nel 2009 ben 1,3 miliardi di litri di latte sterile, 86 milioni di chili di cagliate e 120 milioni di chili di polvere di latte di cui circa 15 milioni di chili di caseina utilizzati in latticini e formaggi all'insaputa dei consumatori.
Il 68 per cento del latte importato viene da Germania, Francia e Austria, ma è rilevante anche la quota da paesi dell’est come la Polonia (5 per cento), la Lituania (3 per cento), la Slovenia (3 per cento) e l’Ungheria (3 per cento). Si utilizza anche moltissima cagliata congelata proveniente da paesi lontani come la Lituania che nel 2009 ha aumentato le importazioni verso il nostro paese del 20 per cento rispetto anno 2008.
Ma il problema non è circoscritto al reparto latticini. Aceto balsamico di Modena preparato all'estero con il caramello; bresaola ottenuta da carne di zebù brasiliano invece che di mucca nazionale e messa in vendita con marchio Igp (che non prevede l'obbligo di utilizzare materie prime locali); Vernaccia, Prosecco, Montepulciano provenienti da tutta europa poiché il produttore può indicare il nome del vitigno, senza alcun collegamento con la specifica zona geografica di origine; olio di oliva (quando non si tratta direttamente di olio lampante) importato da Spagna, Tunisia e Gracia (45.000 tonnellate nel 2006) diluito nelle bottiglie nostrane con la complicità, anche in questo caso, di un'etichettatura non proprio rigorosa...
ho capito loro sono autoimmuni.....cioè ...Alieni





