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[h=1]La Francia falsifica i documenti per rimandare i migranti in Italia[/h] [h=2][/h] Le accuse choc a Parigi: "Sui fogli nomi e storie inventate". Respinti anche migranti trovati a Marsiglia: "Si stanno ripulendo la Francia"


Giuseppe De Lorenzo Costanza Tosi - Sab, 20/07/2019 - 08:22









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Le procedure sono procedure. E se un Paese amico fa la cose per bene, non ci sarebbe motivo di dubitarne. Tuttavia i saggi sanno che in politica fidarsi è bene, ma non farlo è pure meglio. Anche se di mezzo c'è la Francia.
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Già, perché a quanto pare pur di respingere quanti più migranti possibili in Italia, i nostri cugini non si fanno problemi ad aggirare le norme o a taroccare i documenti.
Dal lontano 2015 Parigi gestisce una sorta di "muro invisibile" al confine tra Ventimiglia e Mentone. Solo negli ultimi dodici mesi ha rispedito nel Belpaese qualcosa come 18.125 immigrati. E ogni giorno continua a mettere in atto riammissioni e respingimenti facendo leva sulla sospensione dell'accordo di Schengen prorogata (nel silenzio dell'Ue) ben oltre il limite dei due anni. Niente di assurdo, per carità. Anzi: la Francia fa quello che - a giudicare dalle elezioni - anche gli italiani desiderano. Ovvero sbarrare i luoghi d'ingresso ai clandestini. Solo che mentre i "porti chiusi" di Salvini indignano l'Europa intera, nessuno s'infiamma per le saracinesche calate da Macron o per i trucchetti della polizia d’Oltralpe (guarda il video).

Così la Francia falsifica i documenti per mandare i migranti in Italia






















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Vediamo cosa accade. Quando Parigi trova un irregolare alla frontiera può "respingerlo" in Italia. Si tratta di una procedura molto rapida: i gendarmi pizzicano i clandestini sui treni e li portano a Ponte San Luigi. Qui li trattengono in container senza cibo né acqua, gli danno un foglio chiamato refus d'entré e poi li rimandano indietro. Tutto nella norma. O quasi.
L'obiettivo della polizia francese, infatti, è quello di cacciare oltre confine i migranti prima possibile (guarda il video). E per riuscirci svolgono le pratiche in maniera più che sbrigativa, a volte calpestando i diritti degli stranieri. Facciamo qualche esempio. Per identificare gli immigrati si basano su un paio di domande (nome, cognome ed età) senza approfondire le indagini. E se fosse un profugo? Se fosse in fuga dalla guerra? Pace. E ancora: i refus d'entré dovrebbero essere firmati dagli agenti specificando nome e grado, ma in quasi tutti i documenti appaiono solo scarabocchi e poco più. Infine, molti migranti hanno denunciato l'impossibilità di presentare richiesta di asilo: i poliziotti li ignorerebbero, evitando così di doversi far carico della domanda di protezione. Bel vantaggio. "Alla maggior parte delle persone - spiega Emilie Pesselier, di Anafè - viene solo consegnato il refus d’entre e vengono rimandati in Italia".
Di aneddoti su espedienti poco ortodossi ne esistono a bizzeffe. Capita pure che fermino gli stranieri ben oltre la frontiera e, violando gli accordi, provino a rispedirli a Ventimiglia. Le norme affermano che per giustificare il respingimento debbano beccare il clandestino al confine e presentare una "prova" della sua provenienza dall’Italia. Cosa fanno invece i transalpini? "A volte prendono un biglietto del treno Venitimiglia-Metone e lo danno in mano al migrante", ci rivela un poliziotto italiano impegnato al confine. Poi ovviamente i nostri agenti domandano loro se sono davvero stati presi sul convoglio (come scritto sui documenti francesi) e "rispondono che erano già a Marsiglia". Cioè a tre ore d'auto dalla frontiera. Un piccolo trucco con cui "si stanno ripulendo la Francia". A discapito del Belpaese.

Migranti, gli abusi della Francia: "Chiusi in container senza cibo"































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L’inventiva francese non ha limiti. "Quando ci presentano i documenti - aggiunge il poliziotto- Sui fogli scrivono nome, cognome, data di nascita e provenienza del migrante. Ma spesso li compilano loro stessi". Sui refus d'entré gli agenti nostrani trovano "nomi o storie inventate” e "minori che diventano maggiorenni” per magia. L'artificio dei finti over 18 è stato per lungo tempo motivo di scontro: "Su quelli palesemente minori dicono: 'Ha dichiarato di essere maggiorenne'. Ma poi quando verifichiamo le impronte digitali scopriamo che non ha 18 anni". A quel punto la polizia li riporta in Francia e i gendarmi "fanno gli stupidi". "Ci dicono: 'Ah, scusami, non me ne ero accorto". Insomma, "ci provano".
Secondo il regolamento di Dublino, i minori non accompagnati non potrebbero essere respinti. E così per evitare di farsene carico, nel tempo Parigi ne ha inventate di ogni: alcuni sono stati rimessi direttamente sul treno per Ventimiglia senza passare dagli uffici, altri sono stati "affidati" ad altri migranti maggiorenni anche se non erano parenti. E si sono verificate pure modifiche arbitrarie alle date di nascita pur di farli risultare maggiorenni. "Diverse missioni di osservazione - si legge nel rapporto di Anafé - hanno trovato prove del fatto che il cambio della data di nascita sarebbe avvenuta allo scopo di ingannare la polizia italiana".
Non proprio quella che si può definire "correttezza istituzionale". Perché respingere i clandestini sarà pure un diritto. Ma taroccare le carte no.

Il muro anti-migranti di Macron






















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Persone:
Emmanuel Macron






Luoghi:
Mentone
Ventimiglia



 
QUANDO LA LEGGE E' UGUALE PER TUTTI -MA SOLO SE HAI IL PADRE MILIARDARIO-
[h=1]E adesso Carola Rackete torna in Germania[/h] [h=2][/h]
Carola Rackete sarebbe partita per la Germania. Dopo l'interrogatorio ad Agrigento ha deciso di tornare a casa sua

Angelo Scarano - Ven, 19/07/2019 - 18:16
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Adesso Carola Rackete torna in Germania. Dopo l'interrogatorio di ieri ad Agrigento dove è stata ascoltata dai magistrati, adesso la tedesca che ha speronato una motovedetta della Guardia di Finanza mentre era al timone della Sea Watch, fa ritorno in patria.
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Secondo quanto riporta Repubblica, la Rackete è partita per la Germania. Ieri, il suo avvocato aveva sottolinetao più volte che essendo una "libera cittadina" poteva anche far rientro a casa. E la Rackete non ha certo perso tempo decidendo di tornare in Germania. Subito dopo l'interrogatorio la capitana di Sea Watch ha tenuto una conferenza stampa davanti al tribunale che ha assunto i contorni di una comizio con un appello chiaro rivolto all'Europa che a suo dire dovrebbe spalancare le porte ed accogliere i migranti.

La capitana della Sea Watch resta indagata per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e i magistrati, alla luce anche delle sue dichiarazioni, dovranno prendere anche una decisione riguardo al gesto più grave commesso dalla Rackete, lo speronamento di una motovedetta nel porto di Lampedusa con una manovra spericolata. Carola però potrebbe far presto ritorno in Italia. Infatti a Palermo il sindaco Orlando ha trovato il tempo di conferirle la cittadinanza onoraria della città. Premio questo che invece è stato negato dal Consiglio comunale ai militari delle Fiamme Gialle che si trovavano a bordo della motovedetta. U
na decisione questa che non è stata certo digerita dal ministro degli Interni, Matteo Salvini: "Nella Palermo del sindaco buonista Orlando regalano la cittadinanza onoraria a Carola ma la negano ai finanzieri che hanno rischiato la loro vita per colpa della comandante criminale. Siamo alla follia". Sempre il titolare degli Interni era tornato proprio sulla Rackete con un post su Facebook: "La nuova eroina della sinistra è stata interrogata per quattro ore...Ci sarà un giudice che almeno stavolta farà rispettare le leggi, la sicurezza e la dignità del nostro Paese? Io non vedo l'ora di espellere questa viziata comunista tedesca e rimandarla a casa sua". Il caso comunque non è chiuso. Sulla Rackete infatti potrebbe scattare un secondo procedimento che ipotizza la resistenza a pubblico ufficiale e la resistenza o violenza a nave da guerra. Insomma il ritorno in Germania della capitana è solo una pausa dall'iter giudiziario che molto probabilmente dovrà affrontare nei prossimi mesi.
E' MA SIAMO IN ITALIA ?
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