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MAFIA CAPITALE

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Mafia capitale, atto secondo: nuova raffica di arresti


Mafia Capitale secondo atto: i carabinieri del Ros hanno eseguito 44 nuovi arresti tra Lazio, Abruzzo e Sicilia. I reati contestati sono associazione di tipo mafioso, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori ed altro. Il blitz è scattato all’alba nelle province di Rieti, Frosinone, l’Aquila, Catania ed Enna. Altre 21 persone risultano indagate. Su di loro sono in corso perquisizioni.

Questa seconda tornata di arresti, secondo gli inquirenti, "conferma l’esistenza di una struttura mafiosa, operante nella capitale, cerniera tra ambiti criminali ed esponenti degli ambienti politici, amministratori ed imprenditori locali". Il gruppo malavitoso che è emerso anche in questa seconda parte dell’operazione 'Terra di Mezzo' è sempre quello facente capo a Massimo Carminati, l’ex Nar che ora è in carcere. Le investigazioni, secondo chi indaga "hanno documentato un ramificato sistema corruttivo finalizzato a favorire un cartello d’imprese riconducibili al sodalizio interessato alla gestione dei centri d’accoglienza e ai consistenti finanziamenti pubblici connessi ai flussi migratori".


In manette Gramazio jr - Tra i destinatari delle misure cautelari emesse dalla procura di Roma ed eseguite dal Ros sull’inchiesta 'Mondo di mezzo' c’è anche Luca Gramazio, ex consigliere regionale di Forza Italia, dimessosi dopo essere risultato indagato lo scorso dicembre. Per gli investigatori Gramazio partecipava all’associazione mafiosa "in qualità di esponente della parte politica che interagiva, secondo uno schema tripartito, con la componente imprenditoriale e quella propriamente criminale". Secondo il Ros, Gramazio "dapprima nella carica di capogruppo Pdl al consiglio di Roma Capitale ed in seguito quale capogruppo Pdl (poi Fi) presso il consiglio regionale del Lazio, sfruttando la propria appartenenza ai suddetti organi amministrativi e la conseguente capacità di influenza nell’ambiente istituzionale, poneva in essere condotte strumentali al conseguimento degli scopi del sodalizio".

Ex assessori e presidenti - Tra i 44 destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip per la seconda tranche di ’Mafia Capitale' ci sono anche l’ex presidente del Consiglio
comunale di Roma, Mirko Coratti, l’ex assessore alla Casa del Campidoglio, Daniele Ozzimo, i consiglieri comunali Giordano Tredicine,Massimo Caprari e l’ex presidente del X Municipio (Ostia) Andrea Tassone. I provvedimenti di custodia cautelare, firmati dal gip su richiesta della Dda della procura di Roma, hanno riguardato, tra gli altri, Angelo Scozzafava, ex assessore comunale alle politiche sociali, il dirigente della Regione Lazio Daniele Magrini nella veste di responsabile del Dipartimento Politiche Sociali, e poi Mario Cola, dipendente del Dipartimento Patrimonio del Campidoglio, e Franco Figurelli che lavorava presso la segreteria di Coratti. Manette anche per Massimo Caprari, capogruppo di Centro Democratico e arresti domiciliari per il costruttoreDaniele Pulcini.


Il ruolo di Odevaine - Le indagini dei carabinieri del Ros sul 'Mondo di Mezzo' hanno "permesso di documentare come Luca Odevaine (nella veste di appartenente al Tavolo di Coordinamento Nazionale sull’accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale,) fosse in grado di garantire consistenti benefici economici ad un 'cartello d’imprese' interessate alla gestione dei centri di accoglienza, determinando l’esclusione di imprese concorrenti dall’aggiudicazione dei relativi appalti".

Secondo chi indaga, "gli ulteriori approfondimenti in direzione di Odevaine, i cui contatti con Salvatore Buzzi ( presidente della cooperativa ’29 giugnò, e in carcere) erano emersi in relazione al coinvolgimento delle relative imprese nella gestione dell’emergenza immigrati, hanno confermato l’articolato meccanismo corruttivo facente capo allo stesso Odevaine che, per il ruolo svolto, è risultato in grado di ritagliarsi aree di influenza crescenti nello specifico settore".

abbiamo il ministero algerino-alf-no promotore di mare lorum .....
 
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Mafia Capitale, altri 44 ARRESTI per il business degli IMMIGRATI.
Fermare subito le partenze e gli sbarchi, bloccare subito tutti gli appalti!
Renzi e Alfano spargono clandestini negli alberghi di mezza Italia, capito chi ci guadagna?
Altro che buoni, accoglienti e solidali...
MatteoSalvini



Renzi e Alfano sono complici del sistema..
manca poco che i carabinieri scoprissero che la Mafia e lo Stato..
per ora la chiamano Mafia Capitale
 
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Mafia Capitale, Odevaine e il tariffario sui migranti



«Se me dai...me dai cento persone facciamo un euro a persona». È il «criterio di calcolo delle tangenti», secondo il Gip di Roma, che Luca Odevaine spiega ai manager della cooperativa La Cascina, interessati alla gestione dei Centri per gli immigrati e disposti, sempre secondo l'accusa, a pagare uno stipendio fisso a Odevaine.

Nell'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 44 persone, seconda tranche della maxi-inchiesta su Mafia Capitale, ci sono decine di intercettazioni tra i manager della Cascina e lo stesso Odevaine, tutte centrate su quale debba essere la percentuale da corrispondere, non solo per 'l'aiuto' ottenuto per la gara relativa al Cara di Mineo ma anche per quanto Odevaine potrebbe fare per i centri di Roma e di San Giuliano di Puglia. Ed in una di queste conversazioni, con Domenico Cammisa (agli arresti domiciliari) Odevaine spiega quello che il Ros e il Gip definiscono «criterio di calcolo delle tangenti».

«Allora altre cose in giro per l'Italia - dice Odevaine a Cammisa - ...possiamo pure quantificare, guarda...se me...se me dai...cento persone facciamo un euro a persona...non lo so, per dire, hai capito? E...e basta uno ragiona così dice va beh...ti metto 200 persone a Roma, 200 a Messina...50 là...e...le quantifichiamo, poi». Parole che, sottolinea il gip, «arrivano a prospettare un vero e proprio 'tariffario per migrante ospitato'».


e zannabianca poi completa il disegno per trovare i posti alloggi negli alberghi a 4 o 5 stelle.....sono fiumi di soldi che i cittadini nn sanno nemmeno da dove vengono tutti sti soldi....
 
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[h=1]Mafia Capitale, le nuove telefonate
«La mucca tu la devi mungere,
però gli devi dà da mangià»[/h] [h=2]La metafora di Buzzi per spiegare il sistema delle tangenti[/h]

Sono ancora una volta le intercettazioni telefoniche e ambientali nelle quali Salvatore Buzzi racconta il suo ruolo di corruttore a comporre il secondo capitolo di Mafia Capitale, che arriva dritto nel governo di Roma (cinque consiglieri comunali arrestati e altri indagati, insieme a funzionari di vari livelli finiti anch’essi in carcere), della Regione dove pure sarebbero stati siglati “accordi spartitori”, e del sistema di gestione dell’emergenza immigrati.

Secondo i pubblici ministeri della Procura di Roma e il giudice dell’indagine preliminare che ha concesso i nuovi arresti – basati su ulteriori accertamenti e verifiche svolte dai carabinieri del Ros – l’organizzazione guidata dal “signore delle cooperative” Buzzi e dall’ex estremista nero Massimo Carminati ha esteso la propria rete corruttiva in maniera sempre più trasversale, passando senza problemi dall’amministrazione capitolina di centro-destra, quando era sindaco Gianni Alemanno, a quella di centro-sinistra, guidata da Ignazio Marino. Continuando a comprare, attraverso consistenti somme di denaro e “altre utilità”, gli amministratori e i funzionari che servivano a pilotare le gare e ottenere l’assegnazione degli appalti. E così, per un buon numero dei nuovi inquisiti è scattata l’aggravante di aver favorito, grazie alla “vendita” delle proprie funzioni, “l’associazione mafiosa diretta da Carminati”, già riconosciuta come tale da una pronuncia della corte di cassazione.

Secondo il giudice Flavia Costantini che ha firmato la nuova ordinanza d’arresto, le frasi pronunciate da Buzzi nei dialoghi con Carminati e altri personaggi coinvolti nei “di mezzo”, “di sopra” e “di sotto” scoperchiati dall’inchiesta, rivelano “circostanze veritiere”, che peraltro hanno trovato riscontro nelle indagini degli investigatori del Ros.

In una telefonata del 15 ottobre 2014 – un mese e mezzo prima degli arresti del 2 dicembre – il manager delle cooperative parlava con Franco Figurelli, all’epoca appartenente alla segreteria del presidente del consiglio comunale Mirko Coratti, e prendendo spunto dalla richiesta di assunzione per una ragazza avanzata da Figurelli, rendeva chiara la sua filosofia.
Buzzi: “Ahò ma, scusa ma lo sai... la sai la metafora?
Figurelli: “Eh…”.
Buzzi: “La mucca deve mangiare”.
Figurelli: “Ahò, questa metafora io glielo dico sempre al mio amico, mi dice: ‘non mi rompere, perché se questa è la metafora lui ha già, già fatto, quindi non mi rompere’...”.
Buzzi: “Ma... fai fa... fagli un elenco...
Figurelli: “Salvatò…”
Buzzi: “Fagli un elenco della mangiatoia, digli, oh” (ridono)
Figurelli: “Salvatò, te voglio be... già me rompe… dice: ‘E’ possibile che Salvatore a noi ce risponde così?’, ho detto: ‘Ahò, che te devo di’, gli ho detto, ‘questa è la metafora che me dà il cammello e della cosa… quindi che te devo fà?’” (…)
Buzzi: “Sì, ma io investo su di te, lo sai che investo su di te”.
Figurelli “Eh, meno male” (…)
Buzzi: “Ahò, però diglielo: ‘guarda che ha detto Buzzi che qui la mucca l’avemo munta tanto… (sovrapposizione di voci)”.

In altre occasioni, e parlando con altri personaggi, Buzzi tornava spesso sulla stessa metafora, per spiegare – nell’interpretazione dell’accusa – che politici e funzionari dovevano foraggiare le sue cooperative (attraverso gli appalti) per poi ricavarne qualcosa anche per loro (le tangenti): “Se la mucca non mangia non può essere munta”; “La mucca tu la devi mungere, però gli devi dà da mangià”; “La mucca può essere munta solo se mangia”. Secondo l’accusa che ora li ha portati in carcere, Figurelli e Coratti (i quali hanno cambiato incarico dopo la retata di dicembre) ricevevano un vero e proprio “stipendio” per mettere le proprie funzioni al servizio del gruppo guidato da Buzzi e Carminati. I quali, con il cambio di maggioranza in Campidoglio, hanno dovuto “investire nell’acquisizione di nuovo capitale istituzionale”. In un’altra conversazione intercettata, dopo un lungo elenco di nomi e di cifre lo stesso Buzzi, afferma: “Perché noi pagamo tutti, come vedi”.
E il 17 novembre scorso, appena 15 giorni prima di essere arrestato nell’operazione del 2 dicembre, faceva proclami agguerriti, che nel linguaggio evocano espressioni da Romanzo criminale: “Noi comunque … ti dico una cosa… lui (Marino ndr) se resta sindaco altri tre anni e mezzo, con il mio amico capogruppo ci mangiamo Roma”.
 
Marino sgombra il campo: "Al Campidoglio persone perbene"

Dopo i nuovi arresti il sindaco mette le mani avanti: "La politica nel passato ha dato un cattivo esempio, ma oggi non è più così"



Chiara Sarra - Gio, 04/06/2015 - 10:12


Nel giorno in cui sono state arrestate altre 44 persone per l'inchiesta di Mafia Capitale che ha sgominato un'associazione mafiosa che sfruttava tra le altre cose anche il business degli immigrati, il sindaco di Roma Ignazio Marino sgombra il campo da polemiche e mette le mani avanti.

"Credo che la politica nel passato abbia dato un cattivo esempio ma oggi sia inCampidoglio che in alcune aree come Ostia abbiamo persone perbene che vogliono ridare la qualità di vita e tutti i diritti e la dignità che la Capitale merita", ha detto il primo cittadino parlando della nuova ondata di arresti, "Sono estremamente orgoglioso e felice del lavoro del procuratore Pignatone che, dal suo punto di vista e per la sua area di lavoro, sta svolgendo lo stesso tipo di compito che noi stiamo facendo dal punto di vista amministrativo".

Dal M5S alla Lega, passando per i Fratelli d'Italia, però, sono in molti quelli che gli chiedono di lasciare.
"Il sindaco Marino abbia la decenza di evitare alla Capitale d’Italia la vergogna di essere commissariata per mafia. Si dimetta e si torni alle urne il prima possibile", dice il presidente di FdI, Giorgia Meloni, "Ma non solo: il Parlamento discuta e voti subito la proposta di legge di Fratelli d’Italia per istituire una commissione d’inchiesta sui rapporti tra coop e politica e fare definitivamente chiarezza. Siamo stati i primi a denunciare lo scandalo del business legato all’accoglienza degli immigrati: un sistema ignobile di potere, nel quale degli schifosi corrotti senza scrupoli si arricchiscono sulle spalle dei disperati con i soldi degli italiani".



"Questa è l’ennesima prova che il sistema deipartiti è totalmente marcio, ivi incluso il Pd romano già commissariato, che governa indegnamente questa città e che è totalmente coinvolto nell’indagine con diversi suoi esponenti", aggiunge il M5S capitolino, "Ora vedremo se Marino, Orfini ed Esposito avranno il coraggio di affermare che la nostra richiesta didimissioni del sindaco sia assimilabile alle richieste della mafia".

"Che cos’altro deve accadere perché Marino se ne vada e si torni alle urne?", rincaraMatteo Salvini ad Affaritaliani.it, "Marino deve dimettersi subito, tornando al voto al più presto, ma il governo dovrebbe rispondere. C’è un’interrogazione parlamentare della Lega del dicembre scorso sul centro immigrati di Mineo e adesso emergono porcherie proprio su quel centro. Marino a casa e il governo risponda subito in Aula.
Se si torna alle elezioni NoiConSalvini ci sarà certamente per le elezioni al Comune di Roma. È la gente che ci chiama"






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Zaia: l’immigrazione dal Nordafrica è un business criminale



“Se ancora ve ne fosse stato bisogno, dopo che denunciamo questa situazione da mesi, gli arresti di oggi a Roma confermano il peggiore degli scenari: l’immigrazione dal Nordafrica è un business criminale, che ingrassa l’estremismo islamico su una sponda del Mediterraneo e la criminalità organizzata sull’altra. Se ancora ve ne fosse bisogno, il nostro no ad altri sbarchi e ad altre partenze è ancora più incrollabile”.

Lo dice il presidente della Regione del Veneto Luca Zaia, alla luce della nuova retata che ha portato a 44 arresti a Roma, collegati al business dell’immigrazione. “Basta arrivi e basta partenze – incalza Zaia – e i bisognosi veri andiamo ad assisterli a casa loro, senza strane organizzazioni, senza coop nate dal nulla, senza faccendieri e delinquenti, ma con la forza delle Istituzioni internazionali”.
“Con quale coraggio – conclude il riconfermato Governatore del Veneto – si continuano a definire profughi, quando lo stesso Governo, per bocca del Ministro dell’Interno, ha ammesso che chi fugge davvero da guerre e tragedie è una minoranza?”


ora andate a dirlo a renzi che gioca con la playstation....
 
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Mafia Capitale, Alfano trema: ecco l'intreccio tra Odevaine, Cl e Ncd

Odevaine: "Cl sostiene strutturalmente Alfano". Nei guai la dirigenza della cooperativa "La Cascina", vicina al mondo cattolico, impegnata nella gestione dei profughi. E spuntano tutti gli intrecci tra Castiglione, Ncd e il traffico dei clandestini in Sicilia



Sergio Rame - Gio, 04/06/2015 - 20:39



Luca Odevaine, l’uomo che fungeva da collegamento con le istituzioni arrestati nell’ambito delle indagini su Mafia Capitale, chiacchiera tranquillamente col suo commercialista Stefano Bravo

"Castiglione si è avvicinato molto a Comunione e Liberazione, insieme ad Alfano e adesso loro... Comunione e Liberazione di fatto sostiene strutturalmente tutta questa roba di Alfano e del centrodestra...". E Bravo chiede: "Comunione e Liberazione appoggia Alfano?". "Si - gli risponde Odevaine - stanno proprio finanziando... sono tra i principali finanziatori di tutta questa...". E Bravo di nuovo: "Apposta regge...". "Questa roba sì... - conferma Odevaine - e Lupi è... (si accavallano le voci)... e si sta dentro... Lupi... (si accavallano le voci)... e infatti è il Ministro del ... del coso... delle Opere Pubbliche...". "E sì, Infrastrutture...", interviene Bravo."Infrastrutture eh... - continua l'ex braccio destro di Walter Veltroni . e Castiglione fa il sottosegretario... all'Agricoltura... però... ed è il loro principale referente in Sicilia... cioè quello che poi gli porta i voti... perché poi i voti loro... ce li hanno tutti in Sicilia...".

La telefonata tra Odevaine e Bravo riassume molto bene quel link con Comunione e Liberazione che apriva le porte del partito di Angelino Alfano al clan di Mafia Capitale. Gli sviluppi dell'inchiesta sia sul filone romano sia su quello siciliano che porta al sottosegretario Giuseppe Castiglione (Ncd) hanno portato gli inquirenti ha disvelare tutti gli interessi di Ncd nell'affaire Mafia Capitale. "Quello che facevo io... era di facilitare il Ministero da una parte nella ricerca degli immobili che potessero essere messi a disposizione per l’emergenza abitativa", ha detto Odevaine ai magistrati spiegando come metteva in contatto la cooperativa La Cascina con il Viminale. "Il mio compito - spiegava a un dipendente de La Cascina - non è tanto stare direttamente dentro ai Centri... il lavoro che gli faccio è di collegamento con il ministero dell’Interno soprattutto per trovare... poi... la possibilità di implementare il lavoro... e facciamo accordi sugli utili in genere... insomma ci si dividono un po’ gli utili".

Gli inquirenti che hanno fatto scattare le manette ai polsi dei manager de La Cascina, hanno portato alla luce il "ramificato sistema di corruzione" che spianava la strada ad alcune imprese nella gestione dei centri di accoglienza. Imprese che, grazie al "sistema Odevaine", accedevano a pachidermici finanziamenti stanziati per accogliere gli immigrati. Soldi pubblici, insomma. Come pubblici sono i soldi dell'appalto per la gestione del Cara di Mineo, il centro richiedenti asilo più grande d’Europa. Un affare da 100 milioni di euro assegnato da una commissione in cui sedeva proprio Odevaine. In questo filone dell'inchiesta, come ricostruisce l'Huffington Post, è, appunto, finito sotto indagine Castiglione, il fedelissimo di Alfano che, quando era presidente delle province italiane (Upi), trovò una poltrona a Odevaine al Tavolo di coordinamento nazionale per l’emergenza Nord Africa 2011. Tavolo che era stato aperto al ministero dell’Interno. Non solo. Forte di questo incarico, Castiglione aveva nominato Odevaine consulente del Cara di Mineo. E così si chiude il cerchio.



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Mafia capitale, Salvini: “altro che buoni e accoglienti… sono ladri!”

Infiamma la polemica politica dopo i nuovi arresti di Mafia Capitale. “Mafia Capitale, altri 44 arresti per il business degli immigrati. Fermare subito le partenze e gli sbarchi, bloccare subito tutti gli appalti! Altro che buoni, accoglienti e solidali… sono ladri!Renzi e Alfano spargono clandestini negli alberghi di mezza Italia, capito chi ci guadagna?”.
Così su Facebook il segretario federale della Lega Nord Matteo Salvini.
 
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Mafia Capitale, Renzi: chi viola le regole deve pagare tutto




«Un Paese solido è quello che combatte la corruzione come sta avvenendo in Italia con decisione e forza, mandando chi ruba in galera, perché è giusto che chi ha violato le regole paghi tutto e fino all'ultimo giorno». Lo ha detto il premier Matteo Renzi, dopo la raffica di arresti per la maxi-inchiesta Mafia Capitale.

senti chi parla ..renzi chi ?
in democrazia funziona quanto si rispettaNO le regole..e quanto nn si rispettano le regole cosa si dovrà fare ehhh renzuccio che gioca alla playstation...
 
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Mafia Capitale: proiettili, minacce e botte. Così agivano Massimo Carminati e soci


Il 31 marzo Salvatore Buzzi, l’imputato chiave dell’inchiesta su Mafia Capitale, ha deciso di rilasciare dichiarazioni spontanee al pm di Roma che lo aveva arrestato. Come chiunque avrebbe fatto nei suoi panni, Buzzi ha tentato di difendersi, anche a costo di arrampicarsi sui muri. Quando si è trattato di spiegare cosa lo aveva spinto al sodalizio con Massimo Carminati, che aveva una fedina penale lunga come l’autostrada del sole, il capo della coop rossa di detenuti, ne ha detta una davvero fantastica. La sintetizzano così i magistrati nell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato in carcere o agli arresti domiciliari 44 altri politici, dirigenti pubblici e manager di cooperative: «Quanto al Carminati, (Buzzi ndr) riteneva fosse diventato un onesto uomo di affari con l’ossessiva preoccupazione di indagini in corso». Il «Cecato» «un onesto uomo d’affari», in doppiopetto, magari frequentatore della City e dell’alta finanza. Gli inquirenti ovviamente si sono irrigiditi. Anche perché quel che da mesi andavano cercando i magistrati romani ruotava proprio intorno a Carminati.

La contestazione dell’associazione mafiosa, il 416 bis, poggiava su intercettazioni. Ma serviva qualcosa di più per affrontare un eventuale processo: la prova dei metodi di associazione mafiosa. Era difficile trovarla da Buzzi, ma la novità di questi mesi è stata quella. Il muro di omertà si è sgretolato ed è saltato fuori più di un teste chiave.
Il primo si chiama Flavio Ciambella, è un piccolo imprenditore di Castelnuovo di Porto indagato per la corruzione del sindaco della cittadina, Fabio Stefoni, nella vicenda del nuovo centro di accoglienza immigrati da aprire lì. Ciambella ha spiegato di avere provato a contattare con due mail la procura di Tivoli per rivelare fatti penali importanti. Mancavano circa due settimane agli arresti di Mafia Capitale, ma da Tivoli nessuno rispose: il procuratore capo, Luigi De Ficchy, stava per trasferirsi a Perugia, e aveva altro per la testa. Ai pm di Roma però ha portato a gennaio le prove della corruzione: mail, documenti, lettere, e il suo racconto. A metà marzo nella cassetta delle lettere Ciambella ha trovato una busta gialla con dentro un foglio scritto a stampatello: «Fatti i cazzi tuoi», e insieme un proiettile.

Una intimidazione per ritrattare le dichiarazioni fatte. Una minaccia mafiosa che per gli inquirenti diventa importantissima. Ciambella tiene duro e non ritratta. E uno dopo l’altro spuntano altri testimoni, vittime di violenza e minacce, che raccontano ai pm cosa accadeva se sgarravi con Carminati.


Luigi Seccaroni, concessionario di auto, spiega di avere subito intimidazioni perché il gruppo voleva un suo terreno in via Cassia. «Cercavo di tergiversare e farli desistere, ma questo generava un radicale cambiamento di atteggiamento nei miei confronti che, col passare dei giorni, diveniva sempre più pressante e minaccioso tanto da indurmi uno stato d’ansia e preoccupazione costante di pericolo per me ed i miei cari. La mia soggezione nei loro confronti raggiungeva l’apice quando minacciarono palesemente di incendiarmi l’azienda, di picchiarmi e di far del male ai miei familiari, compresi mio fratello e mio padre. Un sabato mattina, mentre accompagnavo mia figlia a scuola, ho incrociato Carminati lungo corso Francia e lo stesso, dopo avermi seguito per un pezzo di strada, mi affiancava e mi guardava. La circostanza mi ha spaventato parecchio, tanto che sviavo lo sguardo e cambiavo corsia».

Riccardo Manattini racconta di essere stato minacciato da Carminati: «Mi disse che se facevo ancora in giro il suo nome mi avrebbe tagliato in due», e poi rivela un pestaggio subito dal gruppo per avere pagato buoni benzina con assegni non coperti: «Fui aggredito da un uomo alto circa 1,90 m che mi colpiva ripetutamente sul volto facendomi rovinare a terra e successivamente continuava a colpirmi con dei calci al costato. Nell’occasione notavo che il soggetto che mi percuoteva si accompagnava ad altri due uomini che rimanevano defilati preoccupandosi che nessuno intervenisse in mia difesa. Inoltre l’uomo che mi aveva colpito, allontanandosi e lasciandomi a terra, mi intimava con accento romano di comportarmi bene e di saldare il debito».
di Franco Bechis


RENZI INTANTO GIOCA ALLA PLAYSTATION
 
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Mafia Capitale, c'è pure l'amica della Kyenge. Odevaine: "E' un soldato. Come se fossi io"

"Un soldato con la vocazione alla corruzione, disponibile a dare esecuzione alla volontà di Odevaine e a sostituirlo laddove impossibilitato ad agire in prima persona". Gli inquirenti che hanno acceso i riflettori suMafia Capitale descrivono così Patrizia Cologgi. La signora, in passato ex direttore degli uffici di Protezione Civile del Comune di Roma, era all'epoca dei fatti coordinatore del servizio per le adozioni internazionali presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri e dirigente del ministro dell'Integrazione del governo Letta, Cecile Kyenge, come specifica bene Luca Odevaine in una intercettazione in cui cerca di sistemare l'affare del centro di accoglienza di San Giuliano in Puglia.

"Come fossi io" - "Lei è un dirigente di prima fascia della presidenza del consiglio... è stata... adesso vicecapo di gabinetto della Kyenge". ".. è anche una esperta... per cui vediamo di farglielo fare a lei la Presidente della Commissione", dice l'uomo che faceva da collegamento tra la banda e le istituzioni. Odevaine, aveva le mani in pasta, ma si rendeva conto dell'impossibilità di rivestire doppi incarichi. Sicché, trovandosi già a ricoprire un ruolo istituzionale per il Cara di Mineo, deve trovare una persona fidata per la Commissione di gara a San Giuliano. E la persona giusta, per lui, è proprio la Cologgi. "A Mineo sto in commissione per cui a San Giuliano non ce vado in commissione", dice Odevaine secondo le intercettazioni pubblicate dal Tempo. "Perché non si può andà in due commissioni sulle due cose più grosse che ci sono in Italia in questo momento no? Non mi pare il caso per cui abbiamo convinto lei...è un soldato insomma..è come fossi io".

"Il soldato"- Gli inquirenti scrivono che "Patrizia Cologgi aveva manifestato la propria disponibilità a essere inserita nella commissione di gara, a fronte della promessa di essere nominata direttore generale di Protezione Civile della Regione Lazio e dell'assunzione di una persona da lei segnalata". Una volta riuscito a piazzare la donna, Odevine "consegnava al funzionario la pennetta contenente il progetto di bando per consentirle di studiarlo e individuare i cosiddetti punti forti idonei a far vincere il Guppo La Cascina". Ma Odevaine viene arrestato.
 
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Mafia Capitale shock: inquinate le primarie del Pd, tessere comprate e “file di Rom”


Il Partito Democratico, quello che sventolava in faccia a Berlusconi e ai suoi “mafiosi” la bandiera della legalità, è pesantemente coinvolto nell’affaire Mafia Capitale. Persino le primarie sono state inquinate: tessere comprate e “file di rom” ai seggi, gli stessi rom provenienti dai campi gestiti da Salvatore Buzzi e Massimo Carminati. Per eleggere chi?


Come racconta Repubblica, “dietro le primarie del Pd a Roma si nasconde un vero e proprio racket, dove le clientele contano di più dei militanti: pacchi di tessere in bianco comprati dai capi bastone, pasta distribuita per votare un determinato candidato, file di rom ai circoli del Partito democratico romano”.

Eppure lo scandalo era già scoppiato nel 2013, quando Cristiana Alicata – componente critica della Direzione Nazionale del Pd – aveva denunciato su Facebook: “Le solite incredibili file di rom che quando ci sono le primarie si scoprono appassionatissimi di politica“.

Alicata, che denunciava quanto accadeva nel seggio vicino al campo nomadi di Via Candoni (finito nell’inchiesta su Mafia Capitale, ndr), venne tacciata di razzismo e fu costretta a dimettersi.

Oggi le sue dichiarazioni assumono un contorno completamente diverso e premonitorio: chi sapeva ha volutamente creato terra bruciata attorno alla Alicata e il Partito Democratico non ha difeso l’unica che ebbe il coraggio di denunciare. Forse perchè i vertici del Pd romano erano pienamente coinvolti nell’inquinamento delle primarie? Ah, saperlo…

L’unica a dar seguito alle parole di Cristiana Alicata fu l’attuale ministro della Pubblica Amministrazione Marianna Madia, che parlò apertamente di “vere e proprie associazioni a delinquere sul territorio”, riferita alle correnti del suo stesso partito: “Nel Pd a livello locale e parlo di Roma facendo le primarie dei parlamentari ho visto, non ho paura a dirlo, delle vere e proprie associazioni a delinquere sul territorio.”

A gettare benzina sul fuoco ci ha pensato Il Fatto Quotidiano, che oggi scrive: “In quell’accampamento (campo nomadi di Via Candoni, ndr), nel 2013, la cooperativa 29 giugno di Salvatore Buzzi ha ottenuto una commessa da 86mila euro per la bonifica dell’impianto fognario.

Non c’è nessuna prova che colleghi i rom in fila ai presunti tentativi della cupola di inquinare le primarie. Rimangono però le anomalie denunciate alla commissione di garanzia del Pd in diversi seggi, poi cadute nel nulla.”
E c’era persino un tariffario: 10 euro per un voto al proprio candidato di fiducia, 20 per la tessera.

Questo è stato il Pd romano. Con la complicità, ça va sans dire, dei piani alti.
Ma non era Berlusconi il problema dell’Italia?
 
Mafia Roma, Renzi: chiedere le dimissioni per un avviso di garanzia è indecente



“Ho 5 sottosegretari con l’avviso di garanzia, ma io non chiederò mai le dimissioni per questo. Se ho giurato su una Costituzione che prevede la presunzione di innocenza, per me si rispetta quel principio. Per vent’anni è bastato un avviso di garanzia per decretare la fine di una persona e per me è indecente”.

Lo ha detto il premier Matteo Renzi, a Genova, alla “Repubblica delle Idee”, rispondendo a proposito della vicenda del sottosegretario all’Agricoltura Giuseppe Castiglione, indagato nell’inchiesta sul Cara di Mineo.Renzi ha però ammesso che su quanto sta emergendo nella inchiesta Mafia Capitale si poteva fare di più: sulle “vicende di queste ore a Roma e in Sicilia, sul business degli immigrati, stiamo superando il livello di guardia nella scala di squallore”.

E prendendo spunto dal contenuto di alcune intercettazioni telefoniche pubblicate, il premier ha aggiunto: “E’ inaccettabile che la città della Lupa sia diventata la città della mucca…”.Renzi ha poi voluto allontanare le voci di una possibile modifica della legge Severino per aiutare Vincenzo De Luca, neogovernatore in Campania. “Il tempo delle leggi ad personam è finito. Noi non le facciamo”.

le dimissioni lo deve chiedere lui e tutto il pd corrotto..
se ce l'impegno della magistratura e se arriveranno a scoprire tutte le attività illecite..casca giu tutto...compreso 'litalia
 
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