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Mattarella E MAFIA

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Mattarella a Locri: «Mafia ancora presente e forte, i boss senza onore né coraggio»

Le parole del vescovo di Locri al presidente della Repubblica: «Le siamo vicini per la perdita di suo fratello, Piersanti. Questa terra attende la presenza dello Stato e delle istituzioni, attende attenzioni»

di Carlo Macrì La visita del presidente Sergio Mattarella a Locri (Ansa)
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LOCRI(Reggio Calabria) - Nella giornata della memoria e dell’impegno contro le mafie, che Libera quest’anno ha organizzato a Locri Don Ciotti, davanti al Capo dello Stato Sergio Mattarella, ha ribadito con un secco «Noi» la necessità di «rompere l’intreccio tra criminalità organizzata e criminalità politico-mafiosa». Un «Noi» che significa tutti noi, insieme, perché «procedere uniti verso lo stesso obiettivo è più urgente che mai».


Tra progressi e omissioni


La lotta alle mafie è il tema della giornata della memoria che si concluderà martedì prossimo, 21 marzo, con la proiezione di un archivio multimediale dove sono state raccolte tutte le storie delle vittime innocenti delle mafie. E a proposito di lotta alle mafie, il fondatore di Libera non ha lesinato stoccate alle istituzioni. «Ci sono stati progressi da riconoscere e valorizzare, ma anche ritardi, omissioni, promesse non mantenute. Misure urgenti sono state rinviate, o approvate solo dopo compromessi al ribasso» ha detto don Ciotti. Davanti alla gente della Locride, non tantissima, assiepata sugli spalti del campo sportivo di Locri, don Ciotti ha fatto una richiesta agli uomini e donne di mafia: «Tanti familiari hanno perso i loro cari e non hanno avuto nemmeno la possibilità di avere il loro corpo, di piangere sulla loro tomba. Diteci dove li avete sepolti, abbiate questo scrupolo di coscienza».
«Testimoni di speranza, sete di giustizia»


Anche il Capo dello Stato che ha parlato davanti a sindaci e magistrati, rappresentanti della Chiesa, uomini di scuola e commercianti, si è soffermato sulla lotta alle mafie. E citando Giovanni Falcone ha affermato: «La lotta alla mafia non può fermarsi a una sola stanza, la lotta alla mafia deve coinvolgere l’intero palazzo». E ancora: «I mafiosi non hanno senso dell’onore o del coraggio. I loro sicari colpiscono con viltà persone inermi». Seduto in prima fila accanto a don Ciotti e il ministro dell’Interno Marco Minniti, al presidente della Regione Mario Oliverio, il Capo dello Stato ha applaudito il discorso di Debora Cartisano, responsabile di Libera nella Locride, figlia di Lollo, il fotografo di Bovalino, sequestrato e ucciso dai suoi rapitori. « Noi continuiamo ad essere testimoni di speranza, ma abbiamo sete di giustizia» ha detto Cartisano. Seicento i familiari delle vittime di mafia giunti da ogni parte d’Italia, presenti a Locri. Novecentocinquanta i loro familiari rimasti uccisi. I loro nomi sono stati scanditi prima dell’inizio della manifestazione. Per molti di loro - come ha spiegato Daniela Marcone, responsabile nazionale di Libera - «non c’è stata giustizia». «Questo non ci ha, però, impedito di stare a fianco delle istituzioni» ha sottolineato Marcone. «E’ giunto, però, il momento di avere giustizia e non mera speranza».
«Prosciugare le paludi»


Un argomento questo su cui si è lungamente soffermato il Presidente Mattarella, spiegando che «bisogna perfezionare gli strumenti per prosciugare le paludi dell’inefficienza, dell’arbitrio, del clientelismo, del favoritismo, della corruzione, della mancanza di Stato, che sono l’ambiente naturale in cui le mafie vivono e prosperano». «La mafia è ancora forte e presente. Controlla attività economiche, legali e illegali, tenta di dominare su pezzi di territorio, cerca di arruolare in ogni ambiente. Bisogna azzerare le zone grigie, quelle delle complicità, che sono il terreno di coltura di tante trame corruttive» ha detto infine il Capo dello Stato.



E COSA DICE FALCONE SULLO STATO ?

“Temo che la magistratura torni alla vecchia routine: i mafiosi che fanno il loro mestiere da un lato, i magistrati che fanno più o meno bene il loro dall'altro, e alla resa dei conti, palpabile, l'inefficienza dello Stato.”


“Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno. In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Stato che lo Stato non è riuscito a proteggere.”



“Come evitare di parlare di Stato quando si parla di mafia?”


“Ci si dimentica che il successo delle mafie è dovuto al loro essere dei modellivincenti per la gente. E che lo Stato non ce la farà fin quando non sarà diventato esso stesso un

«modello vincente».”





“Il dialogo Stato/mafia, con gli alti e bassi tra i due ordinamenti, dimostra chiaramente che Cosa Nostra non è un anti-Stato, ma piuttosto una organizzazione parallela”




“Tre magistrati vorrebbero oggi diventare procuratore della Repubblica. Uno è intelligentissimo, il secondo gode dell’appoggio dei partiti di governo, il terzo è un cretino, ma proprio lui otterrà il posto. Questa è la mafia.”

frase detta da Frank Coppola ad un magistrato e riportata da Giovanni Falcone durante un'intervista del 1991






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ma questo Matta non lo sa?
 
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[h=2]ROMA. Stato-mafia, da distruggere intercettazioni di Napolitano[/h]
martedì 15 gennaio 2013
Depositate le motivazioni su conflitto attribuzione tra Quirinale e pm Palermo. La procedura di distruzione delle telefonate con Mancino avrebbe aperto un vulnus.
​Sono state depositate le motivazioni della sentenza con cui la Corte costituzionale, il 4 dicembre scorso, accolse il conflitto sollevato dal Quirinale Nei confronti della Procura di Palermo, relativo alle intercettazioni che coinvolgono indirettamente il Capo dello Stato Giorgio Napolitano, disposte nell'ambito dell'indagine sulla presunta trattativa Stato-mafia. La sentenza (n.1/2013) è lunga 49 pagine.Che la distruzione, nel più breve tempo possibile, delle intercettazioni del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano "fosse la soluzione indicata dalla Consulta lo sapevamo già, ma per potere esprimere una valutazione precisa devo leggere approfonditamente la sentenza della Consulta". Lo ha detto il procuratore capo di Palermo Francesco Messineo commentando le motivazioni della sentenza della Corte costituzionale depositate nell'ambito del ricorso presentato la scorsa estate dal Colle nel conflitto con la Procura di Palermo che indaga sulla trattativa tra Stato e mafia.
 
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ITALIANI ARMATEVI CON MAZZE E PIETRE.............MA TRANQUILLI CI CACCIANO A NOI CON I PROFUGHI LORO PRENDERANNO IL NOSTRO POSTO....

[h=1]L’immigrazione non è un caso,ma è imposta dall’Europa per seguire il Piano Kalergi”. Scopriamo cos’è.[/h]
 

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