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L'orrore di Milano: reati sessuali aumentati del 38% dal 2020

1 Maggio 2023 - 12:00
Sia la procura che la questura certificano l'incremento enorme di casi di violenza contro le donne a Milano nel silenzio colpevole del sindaco Sala
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L'orrore di Milano: reati sessuali aumentati del 38% dal 2020


La percezione di sicurezza a Milano non è mai stata così bassa, una percezione che trova conferma anche nei numeri, che fotografano in modo inequivocabile un aumento di reati contro la persona. Sono soprattutto le donne a fare le spese della violenza in città, come certificano i dati del Viminale, secondo i quali negli ultimi anni a Milano c'è stata un'esplosione di reati sessuali: più 21% sul 2021 ne più 38% sul 2020. Letizia Mannella, procuratrice aggiunta del dipartimento specializzato in reati sulle fasce deboli, conferma che la situazione di Milano in tal senso appare gravemente compromessa.
"Da donna e magistrata percepisco un aumento generalizzato dell’aggressività dopo la pandemia. Gli uomini scaricano la loro violenza sulle donne, che sono più in pericolo. Di questo si tratta: sopraffazione del più debole", spiega Mannella intervistata da la Repubblica, confermando quanto già detto da Giuseppe Petronzi, questore di Milano, nel giorno della festa della polizia di Stato. "Preoccupano i reati a sfondo sessuale, che confermano un’insidiosa tendenza alla sopraffazione sulle donne. Ne sono riprova i 380 casi di stalking e più di 550 episodi di maltrattamenti", ha dichiarato il funzionario di polizia.

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Numeri importanti che vengono ignorati da palazzo Marino, dove si preferisce parlare di percezione dovuta a un aumento della presenza sui social e, quindi, delle testimonianze. La stazione Centrale di Milano è il luogo preferito dai predatori sessuali, come dimostrano i recenti casi di cronaca. Residenti, turiste e donne di passaggio vivono con terrore l'attraversamento degli spazi antistanti e circostanti l'edificio ferroviario se sono sole, soprattutto la notte. Anzi, le donne che vivono in quelle zone vivono in una sorta di
coprifuoco perenne, consapevoli del fatto che se dovessero rincasare troppo tardi si porrebbero in una situazione di gravissimo pericolo.

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Statisticamente, sono soprattutto gli stranieri a configurarsi come predatori sessuali ma circoscrivere le zone di pericolo alla stazione e alle periferie è sbagliato. Tutta Milano, in misura più o meno maggiore, vive nella paura, anche le zone della movida del centro. Corso Como, data la sua vicinanza con la stazione Garibaldi, e i Navigli, presentano situazioni di pericolo al pari della stazione Centrale. E nonostante l'impegno delle forze dell'ordine in presidio, il numero di persone pericolose presenti sul territorio, anche a causa delle folli politiche di accoglienza indiscriminata della sinistra a Milano, è in numero enormemente superiore. Ma non solo: gli aggressori sono per lo più senza fissa dimora e senza documenti, che anche se vengono fotosegnalati vengono rimessi in libertà. Sono recidivi nel compimento dei reati, spesso legati al mondo dello spaccio. È impossibile rimpatriarli perché non riconosciuti da alcun Paese, non possono essere redistribuiti perché irregolari, quindi l'Italia è costretta a farsene carico, subendone le violenze.( IMMIGRATI- POLITICI-EUROPA -AMERICANI TUTTI PADRONI)




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"Siamo disarmati". A Milano esplode la rabbia dei poliziotti

1 Maggio 2023 - 12:59
I poliziotti chiedono la certezza della pena davanti ai tanti crimini che stanno flagellando Milano, spesso compiuti dagli stranieri irregolari
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Siamo disarmati. A Milano esplode la rabbia dei poliziotti


Il fenomeno delle violenze a Milano è reale, concreto e tangibile. Nei cittadini sta montando un senso assoluto di insicurezza, frutto anche delle politiche di accoglienza inesistenti da parte di Palazzo Marino, che hanno permesso l'ingresso in città di frotte di stranieri irregolari, senza documenti e senza fissa dimora. Persone che si sottraggono a qualunque forma di controllo e di legge, che si sentono impunibili dal sistema italiano. La rabbia è tanta, non solo da parte dei cittadini, costretti a subire le angherie dei criminali, ma anche delle forze dell'ordine, che si sentono impotenti perché privati della loro capacità d'azione.

L'orrore di Milano: esplodono i reati sessuali

"Le forze dell'ordine, a partire dalla mia amata polizia, da tempo sono state disarmate. Non parlo della pistola d'ordinanza, seguita dallo spray al 'peperoncino', seguita dal taser, ma di un problema ben più grande che si riassume in poche semplici parole: 'certezza della pena'", spiega Pasquale Griesi, segretario regionale del sindacato Fsp. Nelle sue parole è riassunto il paradosso del nostro Paese: "Spesso capita che i delinquenti, o chiunque sia propenso al crimine, un tempo fuggiva dalla polizia per evitare la tanto da noi richiesta certezza della pena. Al contrario oggi fuggono da chi ha in mano una telecamera e si riparano (letteralmente) in un ufficio della polizia o dietro un auto di servizio in strada, sicuri che nulla gli può accadere e che le patrie galere non le vedranno mai".
Il poliziotto sta perdendo il suo ruolo di tutore dell'ordine pubblico a causa del buonismo di una certa politica che vorrebbe gli uomini in divisa trasformati in psicologi e rieducatori. Pasquale Griesi conosce molto bene l'ambiente della stazione Centrale di Milano e conosce tutte le sue pieghe peggiori e le sue criticità. E conosce soprattutto le difficoltà nell'operare in quelle condizioni: "Si è fatto passare il poliziotto per il cattivo di turno, perché oltre alla prevenzione, che richiede la sempre richiesta di tanti nuovi agenti, che è giusto e normale che vengano arruolati, vi è quella che definiamo repressione". Questa, come spiega Griesi, "nell'immaginario collettivo rende il poliziotto cattivo. È l'azione che avviene dopo che il reato è stato consumato e che, di conseguenza, il poliziotto racconta nelle aule del tribunale. La repressione dovrebbe portare alla certezza della pena, inflitta per mano della magistratura tramite le leggi che il legislatore, su mandato popolare, impone a tutti".
Il sindacalista porta degli esempi concreti di come, invece, non vi sia né pena e né certezza nel nostro Paese: "Davanti a un molesto ubriaco, il poliziotto altro non può fare che sanzionarlo amministrativamente con 103 euro; altro non può fare il poliziotto che denunciare in stato di libertà la borseggiatrice incinta o con minori di anni 1 o il malato grave che continua a commettere reati". In stazione Centrale ci sono dei punti ben noti: "Le due fontane laterali sono piene di giovani aitanti che stazionano da mattina a sera, controllati dalla questura migliaia di volte purtroppo con scarsi risultati. Identificati, fotosegnalati e, in mancanza di qualsivoglia reato commesso e visto dagli agenti, impossibile privarli della libertà personale. Ed è impossibile espellerli, in quanto privi di documenti e non riconosciuti cittadini di alcuno Stato al mondo".
Ma c'è un altro elemento esposto da Griesi, perché è impossibile che lo stesso soggetto venga fotosegnalato per più di una volta senza che il poliziotto subisca delle conseguenze,
in quanto potrebbe essere accusato di abuso d'ufficio. E quando "il soggetto irregolare verrà munito di un bell'ordine del questore a lasciare il territorio nazionale entro tot giorni, perché noi chiediamo a questi soggetti di andarsene da soli, ma perché dovrebbero, ovviamente non ci sono conseguenze". La frustrazione delle divise è tangibile: "Perché la polizia non riesce a risolvere questi problemi? Sono sicuro che la risposta l'avete già trovata. Abbiamo accolto chiunque senza alcuna ragione valida e legale e ora ne paghiamo le conseguenze, tutti in strada a guadagnarsi da mangiare rubando, borseggiando, rapinando, alcuni a soddisfare i propri bisogni sessuali contro il consenso di ignari cittadini".

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