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L’inquinamento della moda

inquinamento modaDietro i capi firmati, le pubblicità accattivanti e il fascino delle passerelle c’è un mondo che l’industria dell’abbigliamento vuole nascondere. Un mondo pieno di sostanze pericolose, che sta lentamente contaminando i nostri fiumi. Se avete fatto il bucato in lavatrice con vestiti Kappa, Ralph Lauren o Calvin Klein, sappiate che siete complici inconsapevoli dell’inquinamento delle risorse idriche. Con il rapporto PanniSporchi3 Greenpeace rivela, infatti, come alcune sostanze pericolose usate per la produzione di abiti di grandi marche vengono rilasciate nell’ambiente dopo il lavaggio degli articoli in lavatrice. Una volta disperse in acqua , queste sostanze non sono trattenute da sistemi di depurazione e si trasformano in nonilfenolo, un composto tossico e in grado di alterare anche a livelli molto bassi, il sistema ormonale dell’uomo. L’indagine è stata condotta su 14 prodotti tessili dei marchi Abercrombie & Fitch, Adidas, Calvin Klein, Converse, G-Star RAW, H&M, Kappa, Lacoste, Li Ning Nike, Puma, Ralph Lauren, Uniqlo e Youngor, e va a misurare per la prima volta la variazione la quantità di nonilfenolo etossilati presenti nel tessuto prima e dopo il lavaggio domestico. In quasi la metà dei campioni, oltre l’80% di nonilfenoli etossilati presenti nell’articolo sono fuoriusciti dopo un solo lavaggio. Ricordiamo come l’uso di queste sostanze pericolose sia bandito dall’Unione Europea, ma arrivano lo stesso tramite altri mercati , è l’inquinamento tossico è globale. Tonnellate di prodotti nocivi vengono sversati da ignari consumatori nelle acque europee. Il settore tessile deve fare un passo avanti, sostenibilità ambientale e trovare alternative sicure ai composti cimici inquinanti. In Italia nonostante le ripetute sollecitazioni di Greenpeace, Kappa non risponde, ricordiamo che è proprietaria anche di K-Way e di Superga ci chiediamo per quanto tempo queste aziende rimarranno sorde a questi appelli, sembra che la nostra salute sia in mano alla sensibilità e attenzione delle aziende verso l’ambiente e l’uomo.

Fonte “Greenpeace”
 
Antibiotici e antistaminici inquinano i fiumi

scarico acque

In crescita i residui di farmaci nei corsi d’acqua di tutto il mondo con effetti drammatici sulla flora e sulla fauna. Indispensabile rinnovare tempestivamente i sistemi di trattamento delle acque reflue.

Residui di antibiotici, analgesici, stimolanti e soprattutto di antistaminici minano la salute dei fiumi di tutto il mondo. Queste sostanze nocive sono presenti nelle acque in concentrazioni sempre maggiori e vanno a distruggere quasi completamente la pellicola protettiva (biofilm), generalmente scivolosa, che ricopre le rocce fluviali.

Il biofilm – costituito da alghe, funghi e batteri – è indispensabile per l’ecosistema dei fiumi, non solo perché mantiene elevata la qualità dell’acqua, ma anche perché rappresenta un’importante fonte di cibo per gli invertebrati che, a loro volta, alimentano animali di maggiori dimensioni come i pesci.

È quanto emerge da uno studio del Cary Institute of Ecosystem Studies di Millbrook (stato di New York), pubblicato sulla rivista Ecological Applications. I ricercatori, con l’aiuto dei colleghi dell’Indiana University e della Loyola University di Chicago, hanno analizzato le acque di diversi canali negli stati di New York, Maryland e Indiana, valutando la presenza e gli effetti sull’ecosistema di alcuni composti come la caffeina, due tipi diversi di antistaminici – usati per i bruciori di stomaco e per le allergie – e l’antibiotico ciprofloxacina.

Le conseguenze peggiori sul biofilm sono generate – emerge dall’analisi – dall’antistaminico difenidramina, in grado di ridurre del 99% l’attività di fotosintesi delle alghe e di cambiare la tipologia dei batteri presenti, aumentando il numero di quelli che degradano i composti tossici e diminuendo quelli che elaborano i composti prodotti dai vegetali. Fenomeni che si ripercuotono sull’intera catena alimentare e su tutta la flora e la fauna.

Considerando come questo tipo di inquinamento dipenda dalla fuoriuscita di acque di scarico da sistemi fognari obsoleti e talvolta fatiscenti, ma anche dall’immissione in ambiente di acque reflue non idoneamente depurate (non esistono ancora filtri adatti a bloccare i residui farmaceutici), appare chiaro come sia necessario il tempestivo rinnovamento e miglioramento del trattamento delle acque reflue nonché dell’apparato di condutture.

Fonte “http://gogreen.VIOLAZIONE: scambio email non consentito !”
 
Il circolo vizioso del grano

gluten freeIl grano è uno dei cibi che nei secoli ha avuto l’espansione maggiore, eppure nasconde un lato oscuro che non molti conoscono. Uno studio della malattia celiaca svela il mistero del perché l’uomo moderno, che pranza tutti i giorni a tavola con il grano, è l’animale con più gravi problemi del Pianeta.

La malattia celiaca una volta era considerato un male estremamente raro, limitata a individui di origine europea. Oggi, tuttavia, un numero crescente di studi indicano che la malattia celiaca si espande notevolmente, ad esempio negli Stati Uniti si calcola 1 ogni 133 persone. I problemi legati alla celiachia sono caratterizzati da sintomi gastrointestinali, malassorbimento e malnutrizione. In una intervista alla CBS il dott. William Davis ha definito il grano (cereale) moderno: un “veleno cronico perfetto” .
Il cardiologo americano ha pubblicato un libro su tutte le varianti di questo cereale dal titolo Wheat Belly (Pancia da grano), un best seller secondo il New York Times.
Davis ha affermato che il grano che mangiamo nei nostri giorni non è il grano che mangiava la nonna.
E’ una pianta alta 18 pollici creata da una ricerca genetica negli anni ’60 e ’70, ha detto al programma “CBS This Morning”, ed ancora: ha molte particolarità di cui nessuno ti ha parlato, ad esempio c’è una nuova proteina chiamata gliadina. Non è glutine.
Non mi sto riferendo alle persone con sensibilità al glutine e celiachia. Sto parlando di tutti gli altri, perché tutti sono sensibili alla proteina della gliadina, che è un oppiaceo. Questa interagisce con i recettori oppiacei nel cervello e nella maggior parte delle persone stimola l’appetito, in modo tale da farci consumare 440 calorie in più al giorno, 365 giorni all’anno.
Alla domanda se l’industria agricola potesse ritornare alla produzione del grano più tradizionale il dott.Davis ha risposto negativamente perchè quel grano che fu mutato trent’anni fa rende meno di quello attuale alle industrie alimentari.
Perché ? Semplice: è più basso, meno sottoposto al vento e quindi con meno dispersione del raccolto.
Il grano di cui parla il Dott. Davis si chiama grano Creso, (vedi: Celiachia), un problema molto conveniente.
Proseguendo nell’intervista il Dott. Davis afferma che è comprovato il fatto che una dieta senza grano porta enormi benefici; centinaia di migliaia di persone perdono peso (con una dieta senza grano) 30, 80, 150 libbre (1 libbra = 453.5 gr).
I diabetici cessano di soffrire di diabete, persone affette da artrite hanno miglioramenti drastici, persone che perdono gonfiore alle gambe, reflusso acido, sindrome del colon irritabile, depressione e così via !
Il miglior modo per una dieta più sana secondo il doc è tornare ad alimenti che presentano meno possibilità di manipolazione “industriale e commerciale”. Comunque, questa è l’intervista originale sul sito della CBS e questo il video (in inglese):
Modern wheat a "perfect, chronic poison," doctor says - CBS News

Fonte “mednat.org”
 

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