Novità

MOSTRI

Alien.

Advanced Premium Member
Schiave di 12 anni nelle case chiuse della Jihad

11 settembre 2014
Commenti


Schiave di 12 anni nelle case chiuse della Jihad

L'orrore esige ordine, e la storia lo ha ampliamente dimostrato. Questa logica sembra applicarsi anche all’Isis, e in particolare alle jihadiste britanniche. Secondo The Mirror e HuffPost Uk, un gruppo di donne britanniche gestisce oggi “bordelli” (o meglio, case-prigione) in cui i miliziani dello Stato Islamico utilizzano quotidianamente come schiave sessuali le ragazzine e le donne yazide e di altre minoranze rapite in Iraq.

Mogli di jihadisti - Queste britanniche – spiega il quotidiano The Mirror – si sono trasferite in Siria o in Iraq dopo essersi sposate con dei combattenti jihadisti. Qui sono ben presto entrate nel ruolo, contribuendo in vari modi alla lotta armata. In particolare, sembra che a Raqqa, in Siria, esista una brigata ad altissima presenza femminile: la brigata al-Khanssaa.

Brigata al-Khanssaa - Sarebbero proprio le britanniche di questa brigata a occuparsi della gestione delle case-prigione in cui vengono rinchiuse le centinaia di donne e bambine (soprattutto yazide) rapite dai centri del nord dell’Iraq e costrette a diventare schiave sessuali alla mercé dei miliziani.

Dodicenni - Secondo alcune testimonianze, in questi “bordelli” concepiti per premiare il valore dei combattenti in battaglia, ci sono anche bambine di 12 anni, che vengono prima violentate dal comandante e poi date in pasto agli altri miliziani. Una volta ridotte in schiavitù, queste ragazzine vengono violentate più volte al giorno da più miliziani. In tutto sarebbero almeno 3.000 le donne irachene ridotte in schiavitù nelle ultime due settimane dai combattenti del Califfato.

Pulizia etnica - Secondo fonti citate dal quotidiano inglese, “queste donne [le britanniche] ricorrono a interpretazioni barbariche della fede islamica solo per giustificare le loro azioni […]. Pensano che i miliziani possano usare le prigioniere a loro piacimento visto che non sono musulmane”. Il popolo yazida, finora, ha ricevuto il trattamento peggiore, qualcosa di molto simile a una pulizia etnica. E tra i yazidi sono le donne a essere sottoposte alle umiliazioni più brutali.

Il racconto di Mayat - Di case-prigione, lungo il confine tra Iraq e Siria, ce ne sono diverse. In una di queste, sulla piana di Ninive, a Sud di Mosul, è rinchiusa Mayat, 17 anni, che ha raccontato la sua storia a Pietro Del Re, giornalista di Repubblica: “Che cosa mi fanno? Ho troppa vergogna per raccontarlo, e non conosco neanche le parole per descrivere il mio martirio. Ma, la prego, mi aiuti a dire le pene che le mie amiche ed io stiamo soffrendo". L'inviato riesce a raggiungerla sul suo cellulare dalla tenda dei suoi genitori, che hanno trovato rifugio in uno dei campi profughi approntati nel Nord del Kurdistan iracheno. Mayat parla un po' di inglese, che aveva cominciato a studiare perché le sarebbe piaciuto andare a lavorare in Germania. Nel corso dell'intervista, quando descrive l'abominio della detenzione, la sua voce spesso s'incrina e la ragazza comincia a piangere sommessamente. "La prego non scriva il mio nome, perché sono così imbarazzata per ciò che mi infliggono. C'è una parte di me che vorrebbe morire all'istante, sprofondare sottoterra e restarci per sempre. Ma c'è un'altra parte che ancora spera di salvarsi e di poter riabbracciare i genitori. È questa la parte che mi dà la forza di parlare con lei". "Nella grande casa - racconta Mayat al cronista - saremmo una quarantina. E siamo tutte vittime. I nostri aguzzini non risparmiano neanche quelle che hanno un figlio piccolo con loro. Né salvano le bambine: alcune di noi non hanno compiuto neanche 13 anni. Sono quelle che reagiscono peggio a questo schifo. Ce ne sono alcune che hanno smesso di parlare. Una s'è strappata i capelli e l'hanno portata via". Gli stupri, ha raccontato Mayat, avvengono "anche tre volte in un giorno. Ci trattano come se fossimo le loro schiave. Veniamo date in pasto a uomini sempre diversi. Alcuni arrivano addirittura dalla Siria. Ci minacciano e ci picchiano quando tentiamo di resistere. Spesso vorrei che mi picchiassero abbastanza forte da uccidermi. Ma sono dei vigliacchi anche in questo: nessuno ha il coraggio di mettere fine al nostro supplizio".

Scappa o muori - Nei giorni scorsi sono trapelati i racconti di diverse yazide finite nelle mani dell’Isis. Alcune sono riuscite a scappare, come Adeba, che a 14 anni ha approfittato di un momento di distrazione dei suoi aguzzini per sgattaiolare via insieme a una compagna. Altre non hanno retto ai traumi e hanno preferito togliersi la vita.


CHISSA' FORSE FRA NON MOLTO TOCCHERA' ANCHE ALLE NOSTRE FIGLIE ?
 
Ultima modifica:

Ultima estrazione Lotto

  • Estrazione del lotto
    martedì 18 novembre 2025
    Bari
    07
    35
    82
    62
    16
    Cagliari
    60
    42
    25
    31
    51
    Firenze
    48
    36
    03
    35
    25
    Genova
    17
    57
    09
    66
    85
    Milano
    69
    78
    37
    85
    16
    Napoli
    08
    27
    17
    26
    68
    Palermo
    24
    77
    19
    79
    45
    Roma
    45
    14
    27
    21
    07
    Torino
    27
    51
    35
    76
    63
    Venezia
    52
    05
    46
    10
    53
    Nazionale
    23
    69
    01
    02
    38
    Estrazione Simbolotto
    Torino
    24
    44
    23
    21
    02

Ultimi Messaggi

Indietro
Alto