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NON BASTA L'8X1000

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[h=1]A soli 13 euro la benedizione del Papa,
su pergamena e inviata a domicilio
[/h] [h=2]L’Elemosineria Apostolica riforma le sue procedure e si modernizza: ora bastano pochi clic per avere la benedizione del Pontefice. Un «pensiero» che finanzia opere di bene[/h] di Ferruccio Pinotti
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La benedizione a Belen Rodriguez e Stefano De Martino per la nascita di Santiago
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La benedizione di Papa Francesco, con il proprio nome sulla pergamena e inviata direttamente a casa dal Vaticano costa soli 13 euro. Con la riforma dell’Elemosineria Vaticana, l’antica istituzione che consente al Pontefice di ricevere donazioni destinate a opere di bene, si modernizzano anche le modalità con le quali va richiesta la benedizione del Papa per occasioni come matrimoni, battesimi, ricorrenze speciali. E i costi diventano decisamente accessibili, tanto da renderla un regalo «intelligente», in quanto detratti i costi della pergamena e di spedizione, la piccola donazione andrà a sostenere qualche opera caritevole. Gli italiani poi sono particolarmente fortunati: grazie alla vicinanza al «mittente», ovvero lo Stato pontificio, ricevere a casa la benedizione di Francesco costa a noi solo 13 euro, mentre ne costa 18 a uno statunitense , 24 a un sudamericano e 30 a un africano . Si può scegliere online anche il modello di pergamena (in base alle diverse occasioni) e l’acquisto - con carta di credito - si può effettuare non solo per sé ma anche per una persona cara. L’elegante pergamena arriverà a casa in soli 20 giorni. Il corriere espresso DHL invierà all’ordinante una email per la presa in carico della spedizione e con i riferimenti per la sua tracciabilità.


[h=5]L’ordine online[/h]
La riforma di questo «servizio» vaticano passa quindi anche Internet. Anche un’istituzione come l’Elemosineria apostolica, che risale almeno al pontificato di Innocenzo III, si adatta ai tempi, pur rimanendo fedele a una tradizione che affonda le sue radici nella storia della Chiesa. L’attuale elemosiniere, il cardinale Konrad Krajewski, ha scelto di rinnovare e aggiornare, conformandolo alle nuove esigenze informatiche, il sito internet (www.elemosineria.va) perché la carità possa scorrere più facilmente dalle mani di chi dona a quelle di chi riceve. A fare da tramite è appunto l’Elemosineria, che raccoglie fondi per essere strumento della carità del Papa. Uno dei mezzi ampiamente utilizzati per sostenere le opere a favore dei bisognosi - ha ricordato anche l’Osservatore Romano - è proprio la pergamena con la benedizione apostolica. Per questo, il nuovo sito internet offre un’apposita sezione, denominata appunto «Benedizione apostolica», tramite la quale si può trasmettere online il proprio ordine. Una possibilità innovativa, visto che fino a oggi vi erano solo due modi per richiedere la pergamena: presentarsi di persona negli uffici dell’Elemosineria oppure inviare la richiesta per fax.





[h=5]Consegna in 20 giorni[/h]
Con la nuova procedura online si potrà scegliere il tipo di pergamena a seconda delle varie occasioni, inserire un indirizzo di spedizione, anche diverso da quello del richiedente, oppure scegliere di ritirare personalmente quanto ordinato negli uffici dell’Elemosineria. Al termine della procedura si potrà effettuare la donazione con carta di credito. Verrà inviata al richiedente una email di conferma per il corretto inserimento della prenotazione. Un successivo messaggio email sarà spedito nel momento in cui si provvederà all’invio tramite Dhl, di cui verranno forniti i riferimenti per la tracciabilità. Sarà possibile inviare in Italia, Europa, e nel resto del mondo. Con l’avvio della nuova procedura online, la richiesta via fax resterà possibile solo fino al 10 marzo. Sottratte le spese per la preparazione e la spedizione della benedizione, tutto quanto è ricavato viene devoluto interamente per le attività caritative che l’Elemosineria ogni giorno realizza a favore dei poveri e dei bisognosi nel nome del Papa. È per questo che alla home page del sito, in sette lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo, portoghese, tedesco, polacco), si potrà accadere alla sezione «Offerte per la carità del Papa», nella quale si avrà la possibilità di condividere le risorse personali con quanti si trovano in condizioni di necessità. C’è da giurare che - grazie a questa riforma - la benedizione papale su pergamena non rimarrà solo un privilegio per pochi, ma una gioia per molti.

2 marzo 2019 (modifica il 2 marzo 2019 | 12:34)
 
CON IL PD AVREMO FATTO LA STESSA FINE




[h=1]La Grecia rischia di sparire: ecco i frutti dell’austerity[/h]
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Fino ad oggi, da quando nel 2009 esplode la bolla greca del debito, si parla spesso della crisi del Paese ellenico in termini attuali: bambini che svengono a scuola perché malnutriti, famiglie che non hanno più nulla da dare da mangiare, classe media totalmente sventrata e ridotta all’osso. Tutti elementi drammatici, che però rischiano di essere soltanto la punta di un iceberg. Perché il vero problema adesso non è soltanto la sopravvivenza attuale, bensì il fatto che la Grecia alla fine dei piani della Troika che l’hanno letteralmente dissanguata rischia di ritrovarsi senza cervelli per ripartire. Una diaspora, quella greca, che coinvolge tre giovani su dieci. Ed a partire non sono soltanto disoccupati ed operai, bensì studenti e professionisti. [h=2]La Grecia si sta svuotando[/h]
L’emigrazione del terzo millennio, in Europa, è diversa da quella del dopoguerra. Italia e Grecia soprattutto esportano manodopera, alleggeriscono il peso della disoccupazione interna, ma mantengono professionisti e qualificati. Oggi è il contrario. Non solo in Grecia ma, in generale, in tutti i paesi meridionali dell’Ue: ad andare via sono giovani formati che, dopo aver completati studi e specializzazioni nel proprio paese, vanno a contribuire alla crescita intellettuale ed economica di altre nazioni europee. In Grecia questo fenomeno è molto forte. Si calcola ad esempio che il sistema sanitario tedesco può contare su 35mila medici greci, in patria invece gli ospedali faticano a trovare personale. Questo perché i tagli operati in questi anni spengono letteralmente i settori più vitali per un paese per camminare con le proprie gambe. Si taglia negli ospedali, nella formazione, si investe poco in importanti opere e nei settori professionali. Dunque un medico in Grecia deve sopportare carichi di lavoro estenuanti pagati tre o quattro volte di meno rispetto agli stipendi medi dei suoi colleghi tedeschi. Sempre se riesce ovviamente a trovare lavoro in un nosocomio greco, visto che assunzioni e concorsi sono bloccati.

Stesso discorso per architetti, insegnanti, ingegneri: la forza intellettuale e professionale della Grecia rischia di essere cancellata. E se questo accade anche nel nostro paese, con cifre allarmanti che vedono molti giovani laureati italiani scappare all’estero, nel paese ellenico il fenomeno assume circostanze spaventose. Di questo passo la Grecia nei prossimi vent’anni rischia di non avere gente qualificata. Niente medici, niente architetti, niente insegnanti: se oggi già la crisi è devastante e gli effetti nel breve periodo sono significativi per molte famiglie, a lungo termine la Grecia potrebbe assistere ad un’autentica desertificazione sociale. Niente professionisti, niente sviluppo. Il paese potrebbe tornare a crescere sfruttando le risorse che in questi dieci anni consentono alle isole ed alle zone interne di sopravvivere: turismo ed agricoltura. Ma senza professionisti in grado di progettare, assistere e programmare la Grecia da sola non ha alcuno strumento per rimettere in moto la sua economia. [h=2]Dove emigrano i greci[/h]
Germania, Regno Unito, ma anche Canada, Usa ed Australia. Ecco, ancora una volta, quali sono i paesi in cui vanno i greci. Gli stessi della diaspora post bellica, ma questa volta, come detto, ad andare via è gente qualificata. In parole povere, il rischio per la prossima generazione è che la Grecia non possa contare su un sufficiente capitale umano per sopravvivere. E questo è uno spauracchio ancora più grave dell’attuale crisi economica. Un momento di difficoltà si può superare, al contrario senza professionisti formati ed al servizio della propria comunità la crisi può soltanto diventare cronica. E portare al fallimento sociale di un’intera nazione. I greci di tutto ciò iniziano a rendersene conto, anche sotto il profilo della semplice quotidianità: un giovane appena uscito dall’università che decide di arrancare in patria, per sentire i suoi amici deve usare Whatsapp o Skype, nei bar e nei luoghi di svago abitualmente frequentati non trova più quegli affetti che adesso cercano fortuna con le proprie lauree in giro per il mondo.

La vera tragedia greca è proprio questa: una diaspora che trancia comitive, famiglie, comunità e che sperpera nei paesi più ricchi il capitale umano della nazione culla della civiltà euro – mediterranea. Il 2019 il paese è chiamato per ben tre volte alle urne: il 26 maggio sono previste le europee, in autunno le politiche ed una serie di importanti tornate amministrative. Elezioni importanti, dove gli elettori dovrebbero bocciare l’attuale partito di governo e l’azione del premier Tsipras. Ma l’insofferenza in realtà è contro, in generale, l’intero sistema politico ed economico. Una Grecia che esce con le ossa rotte dagli ultimi dieci anni di devastazione della Troika. E che però rischia di non avere gli strumenti per, in futuro, guarire dalle ferite.
 
[h=1]L'ammiraglio attacca Sea Watch: "Pagate danni allo Stato italiano"[/h] [h=2][/h]
Dopo il lungo braccio di ferro tra Sea Watch e il governo italiano, lo Stato dovrebbe chiedere un risarcimento: il piano dell'ammiraglio

Luca Romano - Sab, 02/03/2019 - 16:39
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Dopo il lungo braccio di ferro tra Sea Watch e il governo italiano, lo Stato dovrebbe chiedere un risarcimento.
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Ne è convinto l'ammiraglio di divisione Nicola De Felice. L'ammiraglio afferma che lo Stato italiano dovrebbe applicare l'articolo 84 del Codice della Navigazione per il risarcimento delle spese sostenute durante la "crisi" con la nave della Ong che per diversi giorni è rimasta ancorata davanti al porto di Siracusa. De Felice afferma: "Lo Stato italiano può farlo con un’ingiunzione attraverso l’autorità marittima, al fine di ottenere il rimborso delle spese vive anticipate o comunque sostenute per le attività correlate alle attività private della nave che hanno coinvolto le varie istituzioni italiane, a partire dall’impiego di mezzi navali, aerei e portuali, prima e dopo l’attracco nei porti italiani", afferma in un intervento su primatonazionale.it.

Poi, sempre lo stesso ammiraglio spiega come lo Stato possa facilmente rislaire al conto salato per la gestione dell'emrgenza Sea Watch: "Basta andare a vedere le tabelle di “onerosità” previste per l’impiego del personale della Marina, delle Capitanerie di porto, Guardia di Finanza, Carabinieri, Sanità marittima, ecc. negli orari fuori ufficio, notturni e nei festivi. Ma anche gli oneri relativi alla vigilanza e scorta delle motovedette, il consumo dei carbolubrificanti, l’usura dei mezzi, ecc...". Insomma a quanto pare il braccio di ferro tra ong e governo continua a far discutere. E c'è chi vuole chiedere un risarcimento alle ong e all'Olanda...
 
[h=1]Taranto, parroco “tassista” inquisito in vasto giro di prostituzione[/h] [h=2][/h]
Nelle intercettazioni risulterebbe evidente il ruolo svolto da padre Calabrese, il quale aveva un rapporto diretto sia con le giovani prostitute che con la “maitresse” che si occupava della loro gestione

Federico Garau - Mer, 16/01/2019 - 17:25
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Gravissime accuse nei confronti di padre Saverio Calabrese, sacerdote della parrocchia di Monteparano (Taranto).


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L’uomo risulta coinvolto in un’inchiesta nella quale gli inquirenti tentano di far luce su un vasto e ben organizzato giro di prostituzione che vede come protagoniste alcune ragazze originarie dell’est Europa. Le indagini hanno portato all’incriminazione di diversi connazionali delle giovani, che si occupavano della gestione degli affari, ma anche di alcuni italiani che avrebbero dato il loro appoggio in cambio di denaro. Questi ultimi, tra cui lo stesso padre Calabrese, avevano il compito di condurre le giovani nei luoghi in cui si prostituivano e di occuparsi delle loro necessità primarie.

Il parroco di Monteparano, già conosciuto per aver ricevuto la confessione in carcere di Michele Misseri in merito al delitto di Avetrana, si trova ora agli arresti domiciliari per il reato di favoreggiamento alla prostituzione. Come riportato dal quotidiano “Libero”, la posizione di padre Calabrese, soprannominato “il tassista”, è ben nota al tribunale di Taranto. Il parroco, come si legge nell’ordinanza emessa dal giudice, “frequentemente accompagnava (le ragazze) sul luogo del meretricio fornendo assistenza, anche portando ivi cibo”. Innegabile, per gli inquirenti, il filo diretto mantenuto fra lui e la “maitresse” delle giovani prostitute.

A dar conferma in tal senso le intercettazioni telefoniche effettuate nei confronti di Nadia Radu, in arte “Smeranda”, 31enne romena considerata un fondamentale punto di riferimento per l’organizzazione criminale. “Non me la sento ancora di uscire cucciolotta, ma se avete bisogno domattina poi esco, non c' è problema”. Queste le parole riferite alla donna da padre Calabrese nell’ottobre del 2017, che inchioderebbero il religioso alle sue responsabilità di “tassista”.

In attesa del processo, il parroco è stato sospeso dai suoi incarichi pastorali. Al momento risultano 12 indagati, tra stranieri ed italiani, che sono inquisiti per i reati di associazione a delinquere, sfruttamento, agevolazione e favoreggiamento della prostituzione ed infine estorsione.


Ma cosa c'è di male si è creato un secondo lavoro,tutto il giorno in sacrestia a girarsi le dite un po di "movimento" ci vuole no ?
 
[video=facebook_2017;419581421478995/videos/316660332369798/]https://www.facebook.com/419581421478995/videos/316660332369798/[/video]
 
Accusa Bergoglio di essere complice di pedofilia. Viene assassinata. Il caso di Natacha Jaitt

Di
Samuel Colombo
-
28/02/2019

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Non ho intenzione di suicidarmi, nè di imbottirmi di farmaci e annegare in una vasca da bagno, non mi sparerò un colpo in testa, quindi se ciò accade, non sono stata io“.

Queste sono le parole lasciate su un tweet del 5 Aprile 2018 da Natacha Jaitt, la modella e attrice argentina che aveva accusato Bergoglio di essere complice della pedofilia e che è stata trovata morta il 23 febbraio in un resort vicino a Buenos Aires.

E’ morta all’eta’ di 41 anni ed era arrivata al successo grazie alla sua partecipazione alla sesta edizione del Grande Fratello spagnolo. Lascia due figli di 12 e 20 anni.

Il corpo di Jaitt è stato ritrovato sul letto, completamente nudo e senza nessun segno di violenza apparente. Secondo le prime ricostruzioni della Polizia a seguito dell’autopsia la morte sarebbe stata causata da un ictus causato da un mix di alcol e cocaina.

Ma perchè il suo avvocato e i suoi familiari sostengono che si è trattato di omicidio? A chi era scomoda? A chi dava fastidio tanto da pensare di eliminarla così da farla tacere per sempre? Perchè nell’aprile 2018 aveva postato su twitter parole che fanno ben pensare che qualcuno aveva intenzione di ucciderla?

Dai filmati registrati dalle telecamere di sicurezza del posto risulta, circostanza da non sottovalutare, che la sera prima Natacha aveva incontrato un americano di 44 anni, un argentino di 45 anni e una giovane di 19 anni, della quale non si è scoperta ancora la nazionalità. I tre sono stati identificati e immediatamente posti agli arresti domiciliari perchè trovati in possesso di un marsupio contenente diverse dosi di cocaina. Cocaina che ha ucciso Jaitt la stessa sera.

Una cosa è certa: Jaitt aveva accusato Bergoglio e sapeva molto in tema pedofilia. Era in possesso di informazioni gravi proprio su colui che è stato scelto dai massoni per salire e infangare la Cattedra di S. Pietro.

Era argentina proprio come Bergoglio.

Jaitt scrive il post come già a sapere a cosa andava incontro, come già a sapere che avrebbe rischiato la vita. E’ un post antecedente la sua morte. E guarda caso si è poi verificato quanto aveva predetto.

Lei stessa dice:

Non ho intenzione di suicidarmi” e poi viene trovata morta, nuda su un letto di un resort per un ictus causato da un mix di alcol e cocaina. Cocaina trovata nel marsupio in possesso di questi tre personaggi misteriosi…

Ecco perchè la figlia maggiore di Natacha Jaitt scrive su Instagram un post alla mamma ormai volata in cielo:

Non mi darò tregua finchè non avrò scoperto tutta la verità. Te lo giuro, riposerai in pace. Ti amo infinitamente“.


Jaitt nel 2018 scrive il post e, pochi giorni dopo, comincia ad accusare Bergoglio per aver “salvato” un ecclesiastico denunciato per pedofilia, quando non era ancora pontefice, affidandogli un centro per ragazzi svantaggiati che non possono quindi reclamare le violenze subite.

Non solo.

Natacha aveva parlato del coinvolgimento di un club calcistico del Sud America nel traffico sessuale di bambini. Secondo le sue indagini, questi ragazzi impoveriti erano costretti a compiere atti sessuali da parte di funzionari di club in cambio di tacchetti e uniformi.

Ed in questo mercato della pedofilia, Natacha aveva dichiarato che faceva parte Gustavo Vera, ex politico molto amico di Bergoglio che gestisce ‘La Alameda’, un’organizzazione no-profit per i diritti umani.

Vera, secondo l’attrice, era un trafficante e magnaccia, Bergoglio il complice.

Molti giornalisti e lo stesso Vera hanno cercato di mettere in dubbio le sue dichiarazioni in quanto Joitt lavorava nella prostituzione, nella pornografia e nella televisione.

Ma le accuse di Natacha contro Bergoglio si trovano anche in un documentario del 2017 del programma di notizie francese Cash Investigation nel quale emerge:


1. Bergoglio ha attaccato e ucciso le vittime dell’abuso sessuale prima di diventare papa.

2.
Bergoglio sapeva della cattiva condotta sessuale del vescovo argentino prima della promozione del Vaticano.

3. L’impegno di Bergoglio per la riforma dell’abuso sessuale è inesistente.

4.
Bergoglio dichiara: “Satana cerca di scoprire il peccato dei vescovi per scandalizzare il popolo“.

5.
Bergoglio ha consapevolmente donato l’appartamento del Vaticano al prete omosessuale catturato in un’orgia alimentata dalla cocaina.

Secondo Bergoglio “chi va con le prostitute è un criminale, tortura le donne“. Chi invece abusa di creature innocenti evidentemente è giusto e va coperto oltre che difeso secondo il suo principio: “chi sono io per giudicare..”.

In conclusione Natacha è morta perchè dava fastidio a Bergoglio. Non importa se lavorava nella pornografia, dava fastidio perchè conosceva e le sue indagini erano vere, sono vere.

Bergoglio ha creato la sua falsa chiesa della misericordia ma è capace di calpestare, distruggere, violentare la vita di coloro che ostacolano il suo ‘modus operandi’ che segue esattamente il copione dei poteri forti, Massoneria e quindi satana, il principe del male.

Natacha ha pagato con la propria vita nel suo tentativo di portare alla luce la verità. Verità scomoda per Bergoglio che ha forse deciso di farla tacere per sempre.



per sicurezza lo hanno mandato a ROMA a far il papa.
 
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