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NON CI POSSO CREDERE GLI ITALIANI SI SONO SVEGLIATI !

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"Non ci rappresenti", "Che fai?". Conte contestato a Taranto

Il premier incontra i dipendenti dell'ex Ilva che lo contestano. E la trattativa con ArcelorMittal resta in alto mare

Angelo Scarano - Ven, 08/11/2019 - 18:36

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La trattativa tra il governo e ArcelorMittal per il futuro dell'ex Ilva è in alto mare.
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L'esecutivo non riesce a trovare la quadra per riaprire la partita e il contratto a quanto pare potrebbe essere un assist per la stessa ArcelorMittal. Il premier ha però deciso di andare a Taranto per incontrare i dipendenti dell'ex Ilva che oggi stanno scioperando per 24 ore in tutti gli stabilimenti ArcelorMittal presenti sul territorio nazionale. Quella di Conte nella città pugliese non è stata certo una passeggiata. Il premier è finito subito nel mirino dei dipendenti che adesso temono di perdere il posto di lavoto. "Parlerò con tutti, ma con calma", ha affermato il presidente del Consiglio davanti alla portineria D dello stabilimento. Si tratta dell'ingresso riservato agli operai, la trincea più calda di questa protesta. A questo punto, tra la folla uno dei cittadini presenti ha incalzato Conte: "Dovete conoscere questa situazione". Il premier ha replicato: "Sono qui per questo". E poi ha ammesso: "Non ho la soluzione in tasca".
Lo stesso Conte ha poi dovuto affrontare anche i dipendenti dell'ex Ilva che chiedono l'intervento immediato dell'esecutivo. Quella che si sta consumando a Taranto è una "guerra" tra i dipendenti e gli stessi tarantini che invece da anni denunciano un'allarme ambientale in città dovuto alla presenza dell'acciaieria. In tanti con striscioni e urla hanno detto a conte "noi vogliamo vivere".
Ma non è finita qui. Il premier ha ascoltato alcuni rappresentanti dei cittadini che non vogliono lo stabilimento in città: "Via lo scudo per Mittal, a Taranto è concesso tutto, la vita dei tarantini vale meno di quelli di Genova?". Insomma la tensione a Taranto è subito salita alle stelle. Il governo continua a brancolare nel buio e non riesce ad offrire soluzione per un vero e proprio cambio di rotta nella gestione di una crisi così profonda che mette a repentaglio il lavoro di più di 10mila persone. La vicenda Ilva poi si declina anche sul fronte politico con un braccio di ferro rischioso nella maggioranza proprio sullo scudo fiscale per l'azienda. Le parole di Di Maio di questo pomeriggio su questo punto sono piuttosto pesanti: "Se il Pd presenta un emendamento sullo scudo è un problema per il governo". Una dichiarazione di guerra da parte dei 5 Stelle contro i dem. La partita sull'Ilva è lunga e rischia di chiudersi male per l'esecutivo. Un governo che deve fare i conti con una drammatica spaccatura al suo interno tra chi vuole salvare i posti di lavoro e chi invece usa la crisi attuale per rilanciare l'idea della chiusura della fabbrica.

Ilva, Conte a Taranto a confronto con i lavoratori
 
CON QUESTO VOTO SI PUO' CAMBIARE L'ITALIA ED IL SUO FUTURO FORZA EMILIA ROMAGNA



Elezioni Emilia-Romagna, incubo Pd
Per il sondaggista Amadori, la coalizione di centro-sinistra sarebbe dietro al centro-destra di almeno 4 punti percentuali. Anche con il M5s, vittoria non scontata per il Pd

Gabriele Laganà - Ven, 08/11/2019 - 12:52

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In Emilia-Romagna si mette davvero male per il Pd. La strada per non far cadere la storica roccaforte rossa nelle mani di un centro-destra a trazione leghista è decisamente in salita.
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Anche nel caso di un accordo, per ora difficile, con il M5s.
In base alle stime elaborate per Affaritaliani.it dal sondaggista Alessandro Amadori, anche se ci sarà un’alleanza tra dem e pentastellati, magari sul fallimentare modello seguito in Umbria, il partito di Zingaretti non avrebbe la certezza di vincere. Se Pd e Movimento 5 Stelle si presentano separati, come annunciato più volte da Luigi Di Maio, il centro-destra vincerebbe con il 45% circa dei consensi. La colazione di centrosinistra, allargata a tutte le componenti possibili, invece si fermerebbe al 41% mentre i 5Stelle al 12%. Gli altri partiti sono stimati al 2%.
Se invece ci fosse un accordo tra dem e pentastellati, nella migliore delle ipotesi per lo schieramento dei partiti della maggioranza di governo si arriverebbe a un testa a testa 49 a 49, con altri partiti fermi sempre al 2%. La politica non è matematica e si sa che non sempre i voti tra liste si possono sommare. In sostanza, secondo l'analisi di Amadori, una parte dell'elettorato del M5S, quello più anti-sistema, in caso di alleanza con il Pd potrebbe scegliere di votare Lega o Fratelli d'Italia.
"L'istituzionalizzazione del M5S, un ibrido tra forza filo-governativa e anti-sistema, in un'alleanza innaturale con il Pd avrebbe come conseguenza che una parte dell'elettorato grillino non si riconosca più nel Movimento, di fatto costola dei Dem", spiega Amadori.
Quest’ultimo, inoltre, sottolinea la complessa realtà dell’Emilia-Romagna per il M5s che non può contare sul territorio di radicamento o figure di primo piano come poteva essere il sindaco di Parma Pizzarotti che da tempo ha detto addio a Di Maio e Grillo.
Il grande dilemma del Movimento 5 Stelle in vista delle Regionali del 26 gennaio nella roccaforte rossa è sopravvivere e mantenere la propria anima andando da soli, magari alleandosi solo con qualche lista civica, o diventare una piccola costola del Pd senza nemmeno avere la certezza del successo.
Si ricorda che alle ultime elezioni europee del 26 maggio in Emilia Romagna la Lega risultò il primo partito con il 33,8%, seguita a breve distanza dal Partito Democratico con 31,2%. In terza posizione, molto distante, il Movimento 5 Stelle fermo al 12,9%. Forza Italia aveva ottenuto il 5,9% e Fratelli d'Italia il 4,7%. A Più Europa andò il 3,6% e ai Verdi il 2,9%. La Sinistra ottenne l’1,9% e il Partito Comunista di Marco Rizzo, che non farà mai accordi con altri partiti di centro-sinistra, l’1,1%.


 
Nella baraccopoli dei migranti trovati kg di droga già in dosi

La scoperta della squadra mobile di Foggia durante un controllo: nel ghetto abusivo di Borgo Mezzanone trovati più di 2 kg di marijuana già divisa in dosi

Aurora Vigne - Ven, 08/11/2019 - 16:09

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Droga pronta per lo spaccio nel ghetto abusivo dei migranti di Borgo Mezzanone, poco distante da Foggia.
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La scoperta della squadra mobile di Foggia è avvenuta durante un controllo. Gli agenti, infatti, stavano svolgendo un servizio mirato al contrasto della detenzione di spaccio di sostanze stupefacenti proprio nella baraccopoli che si trova a fianco dell'ex Cara. L'area era stata sgomberata nel febbraio scorso (leggi qui), ma l'insediamento è stato poi rioccupato nel giro di poco tempo. Il ghetto finisce ancora una volta alla ribalta delle cronache, dopo essere al centro dell'attenione mediatica per liti, criminalità, caporalato e spaccio. A comandare in zona, infatti, sono le mafie locali e quella nigeriana.
Droga già divisa in dosi
La scoperta di queste ore è avvenuta con l’ausilio di quattro equipaggi a disposizione del Reparto Prevenzione Crimine "Puglia Settentrionale" e due unità cinofile della questura di Bari. La squadra mobile di Foggia stava eseguendo un controllo mirato al contrasto della detenzione di spaccio di sostanze stupefacenti nell’area comunemente denominata "ex pista" adiacente il Cara di Borgo Mezzanone. Durante l’attività, grazie al fiuto delle unità cinofile e all’intuito investigativo degli agenti, è stato possibile rinvenire all’interno di una intercapedine in un’unità abitativa, più precisamente all’interno di un controsoffitto, due buste contenenti 2,5 kg di marijuana, suddivise in dosi da 100 grammi circa ciascuna, nonché una somma di denaro pari a 196,70 euro. Tutto è finito sotto sequestro.
Un ghetto tra violenza e spaccio
La baraccopoli abusiva di Borgo Mezzanone è nota per gli episodi di violenza e criminalità, nonché per la rete di spaccio. Ad aprile scorso, un migrante gambiano di 26 anni ha addirittura perso la vita in seguito a un incendio che si era verificato nel campo. Qui, infatti, gli immigrati vivono in case di fortuna, realizzate con materiali altamente infiammabili, allacciate all'energia elettrica con cavi volanti e pericolosi. Inoltre, l'intero campo è riscaldato con bombole a gas, abbandonate a se stesse e senza alcuna manutenzione. Proprio per questo, probabilmente, era scoppiato l'incendio. L'ex ministro dell'Interno, Matteo Salvini, aveva promesso di chiudere questo fortino d'illegalità. "La tragedia conferma che i grandi insediamenti di stranieri, legali e abusivi, che abbiamo ereditato dalla sinistra erano e sono un problema. Abbiamo il dovere di riportare sicurezza, ordine e legalità continuando con i controlli, gli sgomberi e i progressivi svuotamenti", aveva detto il leader del Carroccio.
 

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