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NOSTRE CITTA A SI VERO è IL REGALO DEL PD

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ITALIANI DOVETE SOLO MORIRE E LASCIARE IL POSTO A LORO -FARAI IL LORO GIOCO ?
 
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QUI I MAGISTRATI NON INTERVENGONO ?

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O BELLA CIAO IN CHIESA




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QUESTO NON LO DICONO NEI TELEGIORNALI : ITALIANI FATE SCHIFO (non lo dico io ma gli altri)


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[h=1]L’Italia nell’Ue finirà all’inferno: così parlò Craxi, 20 anni fa[/h] 4 Ottobre 2018
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Unione Europea uguale: declino, per l’Italia, la prima vittima dell’euro, grazie a un certo Romano Prodi. E il contesto è chiaro: si scrive globalizzazione, ma si legge impoverimento della società e perdita di sovranità e indipendenza. Sono alcune delle “perle profetiche” di quello che Vincenzo Bellisario definisce «l’ultimo statista italiano», ovvero il vutuperato Bettino Craxi, spentosi 17 anni fa nel suo esilio di Hammamet. Un uomo che «bisognava eliminare a tutti i costi», scrive Bellisario, sul blog del “Movimento Roosevelt”, ricordando alcuni punti-chiave del vero lascito politico del leader socialista, eliminato da Mani Pulite alla vigilia dell’ingresso italiano nella sciagurata “camicia di forza” di Bruxelles, i cui esiti si possono misurare ogni giorno: disoccupazione dilagante e crollo delle aziende, con il governo costretto a elemosinare deroghe di spesa per poter far fronte a emergenze catastrofiche come il terremoto. «C’è da chiedersi perché si continua a magnificare l’entrata in Europa come una sorta di miraggio, dietro il quale si delineano le delizie del paradiso terrestre», scriveva Craxi oltre vent’anni fa. Con questi vincoli Ue, «l’Italia nella migliore delle ipotesi finirà in un limbo, ma nella peggiore andrà all’inferno».

«Ciò che si profila, ormai – profetizzava Craxi – è un’Europa in preda alla disoccupazione e alla conflittualità sociale, mentre le riserve, le preoccupazioni, le prese d’atto realistiche, si stanno levando in diversi paesi che si apprestano a prendere le distanze da un progetto congeniato in modo non corrispondente alla concreta realtà delle economie e agli equilibri sociali che non possono essere facilmente calpestati». Il governo italiano, visto l’andazzo, «avrebbe dovuto, per primo, essendo l’Italia, tra i maggiori paesi, la più interessata, porre con forza nel concerto europeo il problema della rinegoziazione di un Trattato che nei suoi termini è divenuto obsoleto e financo pericoloso». Rinegoziare Maastricht? Nemmeno per idea: «Non lo ha fatto il governo italiano. Non lo fa l’opposizione, che rotola anch’essa nella demagogia europeistica. Lo faranno altri, e lo determineranno soprattutto gli scontri sociali che si annunciano e che saranno duri come le pietre». A tener banco, ancora, saranno «i declamatori retorici dell’Europa», ovvero «il delirio europeistico che non tiene conto della realtà». Sbatteremo contro «la scelta della crisi, della stagnazione e della conseguente disoccupazione», un disastro che – secondo il “profeta” Craxi – è stato quindi accuratamente programmato.
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L’euro? No, grazie: «Affidare effetti taumaturgici e miracolose resurrezioni alla moneta unica europea, dopo aver provveduto a isterilire, rinunciare, accrescere i conflitti sociali, è una fantastica illusione che i fatti e le realtà economiche e finanziarie del mondo non tarderanno a mettere in chiaro». Già, il mondo globalizzato: «La globalizzazione non viene affrontata dall’Italia con la forza, la consapevolezza, l’autorità di una vera e grande nazione, ma piuttosto viene subita in forma subalterna in un contesto di cui è sempre più difficile intravedere un avvenire, che non sia quello di un degrado continuo, di un impoverimento della società, di una sostanziale perdita di indipendenza». Questo mortificante mutamento, aggiunge Craxi, si colloca «in un quadro internazionale, europeo, mediterraneo, mondiale, che ha visto l’Italia perdere, una dopo l’altra, note altamente significative che erano espressione di prestigio, di autorevolezza, di forza politica e morale». Non è certo amica della pace questa «spericolata globalizzazione forzata», in cui ogni nazione perde la sua identità, la consapevolezza della sua storia, il proprio ruolo geopolitico.

«Cancellare il ruolo delle nazioni significa offendere un diritto dei popoli e creare le basi per lo svuotamento, la disintegrazione, secondo processi imprevedibili, delle più ampie unità che si vogliono costruire». Dietro la longa manus della cosiddetta globalizzazione, aggiunge Craxi, si avverte «il respiro di nuovi imperialismi, sofisticati e violenti, di natura essenzialmente finanziaria e militare», opportunamente “accolti” da politici perfettamente adatti a questo nuovo ruolo di maggiordomi. Un nome?
Romano Prodi. «Nel vecchio sistema – scrive Craxi – il signor Prodi era il classico sughero che galleggiava tra i gruppi pubblici e i gruppi privati con una certa preferenza per quest’ultimi ed una annoiata ma non disinteressata partecipazione ai palazzi dei primi». Come presidente dell’Iri non era nient’altro che «una costola staccata dal sistema correntizio democristiano» e, lungo il cammino, si era dimostrato «poco più di un fiumiciattolo che rispondeva sempre, sulle cose essenziali, alla sua sorgente originaria». Il “signor Prodi”, come leader politico? «Nient’altro che il classico bidone».Infatti se ne sono accorti tutti. Vent’anni dopo.

Fonte: www.libreidee.org


per questo che lo hanno fatto "fuori"
 
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[h=1]"Gli stranieri turbano la mia pace". E il parroco cambia canonica[/h] [h=2][/h]
Il parroco, stanco e con qualche acciacco, ha chiesto ospitalità ed aiuto alla canonica di Camposampietro: “Viavai di stranieri che chiedono con insistenza aiuti m’impediscono serenità e pace. Non tutti si accontentano”

Federico Garau - Mar, 26/02/2019 - 19:03
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Sfinito per le pressanti richieste da parte degli extracomunitari che si affollano fuori dalla porta della sua canonica, il parroco della chiesa di Santa Maria Assunta di Rustega (Padova) don Marco Scattolon, decide di cambiare aria.


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È lo stesso prete a rivelare sulle pagine de “Il Gazzettino” le motivazioni della sua scelta.
Da sempre in prima linea nel sostegno agli extracomunitari, don Marco due anni fa si era addirittura proposto di ospitare in casa un magrebino di 33 anni che doveva scontare gli arresti domiciliari. Tuttavia il nordafricano, incriminato per spaccio di sostanze stupefacenti, aveva reso invivibile la quotidianità del parroco. Continue ed insistite le richieste di denaro da parte dello straniero, che in breve tempo era diventato completamente ingestibile, obbligando Don Marco a rinunciare all’impegno preso.

La notizia della sua benevolenza nei confronti dei migranti si era diffusa a macchia d’olio nella provincia di Padova, tanto che la canonica era divenuta meta di pellegrinaggio da parte di stranieri in cerca di aiuti e denaro. “Il viavai di stranieri che chiedono con insistenza aiuti m’impediscono serenità e pace nei momenti di una possibile quiete”, lamenta il prete. “Non tutti sono educati e sanno accontentarsi di quanto si può dare loro”.

Don Marco, d’altronde, ha 73 anni e qualche acciacco, per cui la situazione è diventata complessa da affrontare quotidianamente. “Da un po’di tempo anch’io mi trovo con stanchezze e malesseri vari.”, riferisce il parroco. “Sono perciò arrivato alla decisione di spostarmi per i pasti e la quiete notturna e un po’ pomeridiana alla canonica di Camposampiero. Don Claudio mi accoglie volentieri”.


SE DAI UNA MANO POI TI PRENDONO IL BRACCIO ED ALTRO SE NE ACCORTO MEGLIO TARDI CHE MAI.
 

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