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Occhio alla nuova truffa dei 715 euro

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Occhio alla nuova truffa dei 715 euro: come riconoscerla e cosa fare

Attenzione alla nuova truffa INPS in circolazione. L'Istituto ha fatto sapere che è in corso un nuovo tentativo di truffa via mail che utilizza il suo logo​

5 Febbraio 2023 12:18



Occhio alla nuova truffa dei 715 euro: come riconoscerla e cosa fare

Fonte: ANSA
Attenzione alla nuova truffa INPS in circolazione. L’Istituto ha fatto sapere che è in corso un nuovo tentativo di truffa via mail che utilizza il suo logo. Tra le truffe più diffuse e pericolose, come ormai dovremmo sapere, oggi c’è il phishing, un tipo di frode informatica che mira al furto dei dati sensibili tramite mail truffaldine.
Sono tantissime le segnalazioni che arrivano all’INPS dagli utenti ogni gjorno: una delle modalità più sfruttate, in particolare, è proprio l’invio di false email che invitano ad aggiornare i propri dati personali o le proprie coordinate bancarie, tramite un link da cliccare, per ricevere l’accredito di presunti pagamenti e rimborsi da parte dell’Istituto. In alcuni casi il link apre una falsa pagina dei servizi INPS.

Finti bonifici e bollettini INPS

Diversi utenti hanno segnalato ad esempio in queste settimane di aver ricevuto comunicazioni, da parte di un sedicente servizio cliente INPS, relative a problemi nell’esecuzione di bonifici. “Non siamo in grado di effettuare il bonifico perché ci risulta che i dati registrati nel sistema non sono stati aggiornati”: questo l’avviso contenuto nella email, seguito dall’invito ad aggiornare i propri dati personali, tramite un link, per poter ricevere il fantomatico bonifico da parte dell’Istituto.

Sono stati segnalati anche diversi tentativi di truffa tramite email che invitano a scaricare bollettini di versamento precompilati o link cliccabili per ricevere il rimborso di contributi versati in eccesso.
Durante la pandemia, sono aumentati in maniera esponenziale i tentativi fraudolenti per la richiesta di presunte nuove prestazioni e servizi per fronteggiare l’emergenza Covid. Sono circolati finti Bonus 600 euro e altre varie indennità Covid non meglio specificate.

Nuova truffa INPS dei 715 euro: come riconoscerla

In questi giorni, l’INPS sta allertando i cittadini su una nuova truffa che ha già fatto molte vittime. Anche in questo caso di tratta di phishing.
Nella mail truffa viene detto al presunto fortunato contribuente che sono stati soddisfatti i requisiti e le condizioni per recuperare l’importo di 715 euro sulle tasse e i contributi versati nel 2022. Il finto INPS, dice, però, di aver provato ad accreditare la somma tramite bonifico bancario senza riuscirci, e invita il malcapitato a fornire i dettagli per il bonifico.
Ecco la finta mail in circolazione:
truffa-inps.jpeg

Cosa fare per evitare le truffe

La raccomandazione, come sempre in questi casi, è di non cliccare mai sul link e non fornire nessun dato. L’INPS, ricordiamo, non invia mai messaggi di posta elettronica contenenti allegati da scaricare o link cliccabili, proprio per evitare questo tipo di situazioni e rischi.
L’Istituto non richieste mai, né telefonicamente né via email, le coordinate bancarie o altri dati che permettano di risalire a informazioni finanziarie.
Cosa fare, dunque, per verificare se si tratti di una vera comunicazione INPS oppure di una truffa? Come ricorda lo stesso Istituto, è necessario:

  • non dare seguito a richieste che arrivino per email non certificata, telefono o tramite il porta a porta;
  • diffidare di qualsiasi persona dichiari di essere un incaricato o funzionario INPS e sostenga di dover effettuare accertamenti di varia natura;
  • prestare la massima attenzione alle comunicazioni che si ricevono, non cliccare sui link di email di origine dubbia e verificare sempre l’indirizzo di provenienza.

Tag: INPS
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Armi all’Ucraina: l’Italia ha già speso almeno 450 milioni di euro


29 NOVEMBRE 2022 - 9:31
Almeno 450 milioni di euro: è questa la spesa sostenuta fino ad ora dall’Italia per armare Kiev nella guerra contro la Russia secondo le elaborazioni di Milex, l’osservatorio indipendente sulle spese militari italiane. La stima è stata diffusa alla vigilia del dibattito parlamentare, previsto per oggi 29 novembre, nel quale è all’ordine del giorno la discussione di una proroga degli aiuti militari all’Ucraina per alcuni mesi o per tutto il 2023. Impegno che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha preso dinnanzi alla NATO e ai principali alleati internazionali.
L’autorizzazione alla “cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell’Ucraina” è stata definita con il decreto legge n. 14 del 2022 approvato dal governo Draghi, che specifica che i sistemi d’arma inviati a Kiev rientrano tra quelli già in possesso della Difesa italiana e che l’Ucraina non dovrà pagare per riceverli. Al momento risultano definiti cinque decreti interministeriali di invio, quattro dei quali emessi durante la XVIII legislatura, l’ultimo invece adottato a elezioni già avvenute e illustrato dal Ministro della Difesa Guerini al Copasir lo scorso 4 ottobre. La lista delle armi inviate dall’Italia a Kiev è segreta, ma diverse informazioni sul contenuto delle donazioni militari sono trapelate lo scorso mese. Queste conterrebbero alcune delle dotazioni più moderne delle quali il nostro esercito dispone, come i semoventi MLRS, che possono trasportare 12 razzi con guida satellitare GPS e portata di 70 chilometri muovendosi su di un veicolo cingolato e corazzato. L’Italia avrebbe inviato anche i PZH2000, obici semoventi che dispongono di un cannone da 155 millimetri a caricamento automatico e direzione di tiro computerizzata, capaci di colpire obiettivi fino a 40 chilometri di distanza (che arrivano a 70, se caricati con munizioni speciali) sparando venti proiettili in tre minuti.
Fino ad oggi, secondo Milex, l’Italia avrebbe donato a Kiev armamenti per un valore di 150 milioni di euro. La metà di questa cifra, secondo gli accordi, dovrebbe essere rimborsata da parte dell’Unione Europea. Tuttavia, al netto dei rimborsi, la spesa già ipotecata da Roma è molto più alta. Questo perché, secondo gli accordi europei, l’Italia dovrà contribuire con il 12,5% dei contributi al fondo europeo “European Peace Facility” (EPF) istituito nel marzo 2021 a supporto delle spese militari europee. Le erogazioni del fondo aggiornate ad ottobre ’22 si attestano a 3,1 miliardi di euro, con una quota per l’Italia che ha già raggiunto i 387 milioni di euro. Sommando questa cifra al 50% del valore delle armi italiane donate a Kiev (ovvero la quota che non verrà rimborsata dal fondo EPF) si ottiene quindi la cifra di 452 milioni di euro, ovvero quanto – secondo il rapporto Milex – l’Italia ha certamente già speso per supportare militarmente l’Ucraina.

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La proposta choc di Bankitalia: “I nuovi posti di lavoro vanno dati agli immigrati. I salari non devono aumentare”

Febbraio 7, 2023 Cronaca Commenti disabilitatisu La proposta choc di Bankitalia: I nuovi posti di lavoro vanno dati agli immigrati. I salari non devono aumentare



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Da ByoBlu Banca d’Italia si sta distinguendo per alcuni interventi decisamente controversi.

Le battaglie politiche di Bankitalia

Qualche mese fa, per esempio, Luigi Federico Signorini, direttore generale dell’istituto, aveva serenamente benedetto l’impennata sulle bollette perché “tali prezzi devono crescere per raggiungere i nostri obiettivi di lungo termine nella transizione climatica”. Per Bankitalia sarebbe quindi giusto sacrificare i redditi dei meno abbienti per finanziare una transizione decisa dall’alto.
Poi recentemente è arrivato lo stesso Ignazio Visco, Governatore della Banca, a dire che i salari non devono aumentare. I
l suo intanto resta fisso a 450.000 mila euro all’anno. Bene, ora quest’istituto intende confermare ulteriormente quelle che sembrano essere finalità politiche che vanno ben aldilà del suo mandato.

L’ultimo studio sul PNRR

Bankitalia ha infatti pubblicato uno studio che intende analizzare l’impatto sul mercato del lavoro generato dall’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Nel documento di 24 pagine sono tante, troppe, le affermazioni più che controverse fatte dai dipendenti di Banca d’Italia.
Partiamo innanzitutto dalla parziale descrizione del PNRR. Perché in merito a questo piano il documento esordisce dicendo che: “Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) mette a disposizione del Paese risorse ingenti da utilizzare entro il 2026. L’attuazione del Piano potrà determinare un aumento significativo della domanda in numerosi comparti”.
Si tratta di una rappresentazione propagandistica del PNRR, descritto alla stregua di un generoso regalo in grado di cambiare le sorti del Paese. In realtà gli oltre 190 miliardi rappresentano tutt’altro che un regalo, bensì si tratta per la maggior parte di soldi a prestito, quindi da restituire, mentre la restante è comunque compensata dai fondi che l’Italia versa annualmente all’Europa. Alla fine dei conti il saldo tra quanto l’Europa ci dà e l’Italia versa è prossimo allo zero.

Pochi benefici sul lato del lavoro

Anche dal punto di vista della domanda del lavoro l’affermazione di Bankitalia è parziale e lo dimostra lo stesso studio. “Nella maggior parte dei settori il numero di posizioni lavorative attivate dal PNRR è in linea con – o inferiore a – quello osservato nel 2014-19”. Lo stesso studio dimostra quindi che la maggior parte dei settori dell’economia italiana non è toccato dai fondi europei e da questi non avrà benefici occupazionali.
Gli unici settori che vedranno un temporaneo aumento dei posti di lavoro saranno quelli del digitale e dell’edilizia, ma già dal 2026 la curva diminuirà proprio per la natura effimera del PNRR. Fondi che vanno restituiti non possono che generare lavoro precario. Infine, arriva quello che ha tutte le caratteristiche di un manifesto politico promosso da Bankitalia.

La soluzione per Bankitalia? Diamo il lavoro agli immigrati

I dipendenti dell’istituto di via Nazionale propongono infatti una soluzione rispetto all’aumento dei posti di lavoro nel settore digitale e in quello dell’edilizia. “L’aumento della partecipazione al mercato del lavoro, già in atto nel corso dell’ultimo biennio, e flussi migratori consistenti possono compensare, almeno in parte, questa dinamica”, e ancora “Politiche migratorie finalizzate all’attrazione di personale qualificato potrebbero rappresentare un canale prioritario per l’aumento dell’offerta di lavoro nel breve periodo in un contesto di perdurante emigrazione di italiani laureati e flussi in ingresso di stranieri caratterizzati da bassi livelli di istruzione”.
L’inquietante soluzione di Bankitalia sembra quindi questa: mentre l’Italia si indebita per investire in settori di dubbia utilità per il Paese, i posti di lavoro creati dovrebbero essere presi da manodopera proveniente dall’estero.

Risulta così piuttosto sorprendente come Banca d’Italia snobbi del tutto l’unica forza lavoro che andrebbe presa in considerazione: i disoccupati cittadini italiani. Ad oggi il tasso di disoccupazione nel Paese è infatti pari al 7,8% e 2 milioni di persone cercano lavoro senza trovarlo. Il cosiddetto capitale umano in Italia esiste ed è più che abbondante, perché quindi Bankitalia propone di escluderlo, per attingere invece dall’estero?
Forse sarebbe meglio che l’istituto di via Nazionale torni ad occuparsi esclusivamente della vigilanza del settore bancario, compito che negli ultimi anni non ha saputo assolvere con il massimo dell’attenzione.

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