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Penne all'arrabbiata

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Roby

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<center>"La scuola imprigiona i bambini fisicamente, intellettualmente e moralmente, per dirigere lo sviluppo delle loro facoltà nel senso voluto; Educazione significa oggi domare, addestrare, addomesticare.
Si ha una sola idea molto precisa e una volontà: far sì che i bambini siano abituati a obbedire, a credere e a pensare secondo i dogmi sociali che reggono." - FRANCISCO FERRER



"F. Ferrer è stato un libertario catalano, esponente del movimento anticlericale spagnolo, repubblicano, fondò una scuola laica e «razionalista» (Escuela moderna). Esule in Francia, dopo il suo rientro in Spagna nel 1909 fu imputato, ingiustamente, di avere istigato la «settimana tragica» di Barcellona; fu condannato a morte e fucilato, senza possibilità di difesa. La sua condanna provocò proteste in tutto il mondo. Nel 1911 venne fatta una revisione del processo e la precedente condanna fu annullata"


il poeta Giovanni Pascoli scrisse questa epigrafe:


Uno scoppio di fucili
ubbidienti a un cenno di spada
da dentro un torva solitaria cinta di mura e fosse
echeggiò per le scuole della terra
rimbombo nelle officine del mondo
e i pensatori levarono gli occhi dal libro
e i lavoratori alzarono il pugno dalle incudini
e si volsero al tramonto
ove era il baglior di fiamme e odor di roghi!
FRANCISCO FERRER
era là caduto in un tetro fossato
e gli uccisori incoscienti
sfilavano avanti il cadavere insanguinato
di colui che volle redimere anch’essi infelici!
Stringetevi l’un l’altro avanti a questo martirio
O PENSIERO E LAVORO UMANI
quelli che Ferrer non poté redimere colla parola
li redima col sangue!





ferrerlapide.jpg
</center>








"Gli ultimi saranno ultimi se i primi sono irraggiungibili"
 

Cavellini

Advanced Member >PLATINUM<
<center>Sulla Credenza
di Jiddu Krishnamurti



Credenza e conoscenza sono legate molto intimamente al desiderio e, forse, se riusciamo a comprendere questi due fattori, possiamo percepire il funzionamento del desiderio e capirne le complessità.



Una delle cose - mi sembra - che la maggior parte di noi è pronta ad accettare senza discutere è la questione delle credenze. Non intendo attaccare le credenze. Ciò che stiamo cercando di fare è di scoprire perché accettiamo questa o quella credenza; e se riusciamo a comprendere le motivazioni, le cause ditale accettazione, allora forse potremo essere capaci non solo di capire il perché, ma anche di liberarcene. È facile vedere come le credenze politiche, religiose, nazionalistiche o di altro tipo dividano la gente, creando conflitto, confusione e antagonismo - è un fatto palese, eppure siamo riluttanti ad abbandonarle. C'è la fede indù, la fede cristiana, quella musulmana, quella buddista, ci sono le innumerevoli credenze settarie e nazionali, le varie ideologie politiche, tutte in competizione reciproca, ognuna che cerca di prevalere sulle altre. Balza agli occhi il fatto che le credenze dividono la gente, creando intolleranza; ma è possibile vivere senza credere in qualcosa? Lo si può scoprire soltanto riuscendo a studiare se stessi in rapporto a una credenza. È davvero possibile vivere in questo mondo senza credere in qualcosa - non mutare convinzioni, non sostituire una credenza all'altra, ma essere, davvero, interamente liberi da qualunque credenza, in modo da andare incontro alla vita come se fosse sempre, in ogni momento, nuova? Dopo tutto, questa è la verità: avere la capacità di accostarsi a ogni cosa come se fosse la prima volta, attimo per attimo, senza i condizionamenti del passato, di modo che non ci sia quell'effetto cumulativo che agisce come barriera fra se stessi e ciò che è.



Se si riflette, ci si accorge che una delle cause del desiderio di accettare una credenza è la paura. Cosa ci accadrebbe se non credessimo in nulla? Non dovremmo temere quel che potrebbe succederci? Se non avessimo alcun modello d'azione fondato su una credenza - in dio, o nel comunismo, o nel socialismo, o nel libero mercato, o nella democrazia, o in qualche tipo di formula religiosa, di dogma che ci condiziona -, non potremmo fare a meno di sentirci completamente smarriti, non è così? E l'accettazione di una credenza non è, in definitiva, proprio questo: un modo di mettere a tacere quella paura, la paura di non esser nulla, di essere vuoti? Dopo tutto, però, una tazza è utile soltanto quando è vuota; e una mente piena di credenze, di dogmi, di asserzioni, di citazioni, non è certo una mente creativa, è semplicemente ripetitiva. Sfuggire a quella paura - la paura del vuoto, la paura della solitudine, la paura del ristagno, la paura di non arrivare, di non riuscire, di non ottenere qualcosa, di non essere qualcosa, di non diventare qualcosa -è certamente una delle ragioni per cui aderiamo alle varie credenze con tanto entusiasmo, con avidità. E attraverso l'accettazione di una credenza, comprendiamo forse meglio noi stessi? Al contrario. Una credenza, religiosa o politica, ostacola ovviamente la comprensione di noi stessi. Agisce come uno schermo attraverso cui ci guardiamo. Ma è possibile guardarsi senza tale schermo? Se si rimuovono quelle credenze, le tante credenze che ognuno di noi ha, rimane qualcosa da guardare? Se non c'è più alcuna credenza con cui la mente si identifichi, allora la mente, priva di identificazione, è capace di guardare a se stessa così com'è: e a quel punto, sicuramente, si ha un primo barlume di comprensione di sé.



Questa questione della credenza e della conoscenza costituisce un problema molto interessante. Che ruolo fondamentale essa svolge nella nostra vita! Quante credenze abbiamo! Non cè dubbio che, quanto più intellettuale è una persona, quanto più colta, quanto più spirituale, se posso usare questo termine, tanto minore è la sua capacità di comprendere. I selvaggi hanno innumerevoli superstizioni, anche nel mond
 

Cavellini

Advanced Member >PLATINUM<
<center>Canto notturno di un pastore errante dell'Asia - G. Leopardi



Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai,
silenziosa luna?
Sorgi la sera, e vai,
contemplando i deserti; indi ti posi.
Ancor non sei tu paga
di riandare i sempiterni calli?
Ancor non prendi a schivo, ancor sei vaga
di mirar queste valli?
Somiglia alla tua vita
la vita del pastore.
Sorge in sul primo albore
move la greggia oltre pel campo, e vede
greggi, fontane ed erbe;
poi stanco si riposa in su la sera:
altro mai non ispera.
Dimmi, o luna: a che vale
al pastor la sua vita,
la vostra vita a voi? dimmi: ove tende
questo vagar mio breve,
il tuo corso immortale?
Vecchierel bianco, infermo,
mezzo vestito e scalzo,
con gravissimo fascio in su le spalle,
per montagna e per valle,
per sassi acuti, ed alta rena, e fratte,
al vento, alla tempesta, e quando avvampa
l'ora, e quando poi gela,
corre via, corre, anela,
varca torrenti e stagni,
cade, risorge, e piú e piú s'affretta,
senza posa o ristoro,
lacero, sanguinoso; infin ch'arriva
colà dove la via
e dove il tanto affaticar fu vòlto:
abisso orrido, immenso,
ov'ei precipitando, il tutto obblia.
Vergine luna, tale
è la vita mortale.
Nasce l'uomo a fatica,
ed è rischio di morte il nascimento.
Prova pena e tormento
per prima cosa; e in sul principio stesso
la madre e il genitore
il prende a consolar dell'esser nato.
Poi che crescendo viene,
l'uno e l'altro il sostiene, e via pur sempre
con atti e con parole
studiasi fargli core,
e consolarlo dell'umano stato:
altro ufficio piú grato
non si fa da parenti alla lor prole.
Ma perché dare al sole,
perché reggere in vita
chi poi di quella consolar convenga?
Se la vita è sventura,
perché da noi si dura?
Intatta luna, tale
è lo stato mortale.
Ma tu mortal non sei,
e forse del mio dir poco ti cale.
Pur tu, solinga, eterna peregrina,
che sí pensosa sei, tu forse intendi,
questo viver terreno,
il patir nostro, il sospirar, che sia;
che sia questo morir, questo supremo
scolorar del sembiante,
e perir dalla terra, e venir meno
ad ogni usata, amante compagnia.
E tu certo comprendi
il perché delle cose, e vedi il frutto
del mattin, della sera,
del tacito, infinito andar del tempo.
Tu sai, tu certo, a qual suo dolce amore
rida la primavera,
a chi giovi l'ardore, e che procacci
il verno co' suoi ghiacci.
Mille cose sai tu, mille discopri,
che son celate al semplice pastore.
spesso quand'io ti miro
star cosí muta in sul deserto piano,
che, in suo giro lontano, al ciel confina;
ovver con la mia greggia
seguirmi viaggiando a mano a mano;
e quando miro in cielo arder le stelle;
dico fra me pensando:
a che tante facelle?
che fa l'aria infinita, e quel profondo
infinito seren? che vuol dir questa
solitudine immensa? ed io che sono?
Cosí meco ragiono: e della stanza
smisurata e superba,
e dell'innumerabile famiglia;
poi di tanto adoprar, di tanti moti
d'ogni celeste, ogni terrena cosa,
girando senza posa,
per tornar sempre là donde son mosse;
uso alcuno, alcun frutto
indovinar non so. Ma tu per certo,
giovinetta immortal, conosci il tutto.
Questo io conosco e sento,
che degli eterni giri,
che dell'esser mio frale,
qualche bene o contento
avrà fors'altri; a me la vita è male.
O greggia mia che posi, oh te beata,
che la miseria tua, credo, non sai!
Quanta invidia ti porto!
Non sol perché d'affanno
quasi libera vai;
ch'ogni stento, ogni danno,
ogni estremo timor subito scordi;
ma piú perché giammai tedio non provi.
Quando tu siedi all'ombra, sovra l'erbe,
tu se' queta e contenta;
e gran parte dell'anno
senza noia consumi in quello stato.
Ed io pur seggo sovra l'erbe, all'ombra,
e un fastidio m'ingombra
la mente, ed uno spron quasi mi punge
sí che, sedendo, piú che mai son lunge
da trovar pace o loco.
E pur nulla non bramo,
e non ho fino a qui cagion di pianto.
Quel che tu goda o quanto,
non
 

moro

Advanced Member >PLATINUM PLUS<
Ciao Cavellini,

Leggendo di Francisco Ferrer e delle riflessioni sulla credenza di Jiddu Krishnamurti mi è tornato alla mente un bel libro che ho letto molto tempo fa e che probabilmente conosci : " Disegnare con la parte destra del cervello " dell'autrice Betty Edwards.

Il libro spiega molto bene, anche attraverso degli esercizi pratici, le teorie scientifiche sulla diversa specializzazione dei due emisferi del nostro cervello. Spiega soprattutto come le funzioni dell'emisfero sinistro sarebbero principalmente di tipo verbale, analitico e razionale, mentre quelle dell'emisfero destro sarebbero non-verbali, sintetiche, analogiche e intuitive.

Si potrebbe in qualche modo dire che il nostro cervello è "doppio" e ciascuna metà ha un proprio modo di apprendimento e di percezione della realtà esterna. Ognuno di noi ha, per così dire, due menti, due coscienze, mediate e integrate da un cordone di fibre nervose che si trova tra i due emisferi.

Pare che i due emisferi del nostro cervello collaborino tra loro in diversi modi. A volte collaborano tra loro contribuendo con le loro specifiche capacità. Altre volte, i due emisferi operano singolarmente, vale a dire che uno di essi è attivo e l'altro è più o meno inattivo. Infine, pare che i due emisferi possano entrare in un conflitto tra loro, per cui una delle metà cerca di fare ciò che l'altra "sa" di poter fare meglio.»

Tra i due emisferi, quello che tende a predominare è l'emisfero sinistro che presiede all'azione della parte destra del corpo. Ciò è anche dovuto al fatto che la nostra cultura valorizza in particolar modo le caratteristiche di quest'ultimo, a discapito di quelle dell'emisfero destro che sono: funzioni intuitive, soggettive, relazionali, globali, libere dal concetto di tempo. Questi sono aspetti poco apprezzati dalla nostra cultura, e sono associati alla parte sinistra del corpo, ritenuta generalmente più debole.

Il sistema educativo, nei nostri paesi, è tutto impostato sullo sviluppo dell'emisfero sinistro, verbale, razionale e temporale, a quasi totale discapito dell'emisfero cerebrale destro.

Per recuperare alcune funzionalità intuitive, soggettive e di autonomia di pensiero dell'emisfero destro, che vengono soffocate e penalizzate dal tipo prevalente di educazione, si dovrebbe imparare a "disattivare o neutralizzare" il prepotente emisfero sinistro del nostro cervello.

Ciò confermerebbe il fatto che la nostra lotta di "liberazione" personale e spirituale deve cominciare proprio dentro la nostra mente.

moro
 

Cavellini

Advanced Member >PLATINUM<
<center>Ciao Moro, ho letto il libro e concordo. Per esempio, la scuola inibisce lo sviluppo della creatività! E a tal proposito vi consiglio la visione di questo filmato diviso in due parti:



"http://www.youtube.com/v/OfFlaIecEBg&hl=it_IT&fs=1&"


"http://www.youtube.com/v/WPGC5E6tdyw&hl=it_IT&fs=1&"


molto istruttivo, anche per chi come noi certe cose le ha già lette.

Buona serata a tutti</center>

"Gli ultimi saranno ultimi se i primi sono irraggiungibili"
 

Cavellini

Advanced Member >PLATINUM<
oggi è stata una di quelle giornate surreali in cui su facebook saluti e gli amici non ti rispondono; telefoni e non trovi nessuno... e non sai se sono incavolati con te o col mondo.

L'unica cosa normale che mi è capitata è la risposta di Moro e Simonetta. Ma è meglio che sto zitto, altrimenti anche loro finiscono nella zona fantasma :D

Buona notte (sperando che l'angelo custode non si neghi e lavori sui miei sogni. Domani lavoro, lavoro, lavoro e occorre umore giusto).

P.S. A proposito, perché si dice angelo se non ha sesso? altrimenti, se lo ha, io voglio un'angela (che non sia Piero Angela :(, mi raccomando!).

"Gli ultimi saranno ultimi se i primi sono irraggiungibili"
 

moro

Advanced Member >PLATINUM PLUS<
A proposito di angelo e diavolo :

"http://www.youtube.com/v/BwxDOT_lGLQ&hl=it_IT&fs=1&" 1^ parte

"http://www.youtube.com/v/UMXhhnkig1s&hl=it_IT&fs=1&" 2^ parte
 

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Advanced Premium Member
<center>...la mia ricetta delle penne all'arrabbiata è decisamente diversa...
:D
...buona giornata e su con la vita cavellini...</center>

<center>"http://www.youtube.com/v/KGnYw-OuCnI&hl=it_IT&fs=1&" </center>













...Se stiamo guardando la stessa luna, Non Siamo Poi Così Lontani......
sweetdreamsuj3.png
 

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Advanced Premium Member
Bravo cavellini ad aver trovato un argomento di interesse generale
o perlomeno che dovrebbe incuriosirci, il libro non l'ho letto ma mi propongo di farlo, anche se l'attento Moro ci ha fatto una disamina
chiara.Saluti a tutti
 

Cavellini

Advanced Member >PLATINUM<
Ciao Gisa, spero ti senta meglio oggi. Sono contento che l'argomento ti/vi interessi, e proseguo.

Vi rimando a un testo molto importante, scritto da Ivan Illich negli anni '70, ma ancora attuale: "Descolarizzare la società".

fate copia e incolla del link e potete leggerlo, capitolo per capitolo, oppure scaricarlo gratuitamente.


www.altraofficina.it/ivanillich/Libri/Descolarizzare/descolarizzare.htm

"Gli ultimi saranno ultimi se i primi sono irraggiungibili"
 

moro

Advanced Member >PLATINUM PLUS<
Salve cavellini, buona giornata.
Grazie per la segnalazione. Spero di trovare il tempo per leggere. moro
 

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Advanced Premium Member
Ciao Cavellini, ho mondo di libri da leggere aggiungerò anke quello. Oggi ho letto che Carlo Rossella alla sette si è >>scandalizzato>> dal film della Guzzanti!!!Qui ci si scandalizza "au contraire" mi capisci? non posso scrivere oltre per nn venire bannata..


simonetta
 

Cavellini

Advanced Member >PLATINUM<
La cosa non mi stupisce. E' una guerra di scheramenti, in cui ognuno difende il suo interesse, il suo ruolo, assoldato dal padrone. Essere "contro" ogni forma di potere, cioè di dominio dell'uomo sull'uomo, non ha mai reso fama, gloria, danaro, ma rende l'uomo capace di incontrare lo sguardo del suo simile e non vergognarsi.



Buona serata Simo, Moro, Gisa, Sheila e tutti i passanti

"Gli ultimi saranno ultimi se i primi sono irraggiungibili"
 

Cavellini

Advanced Member >PLATINUM<
<center>Ballata delle donne - E. Sanguineti


Quando ci penso, che il tempo è passato,
le vecchie madri che ci hanno portato,
poi le ragazze, che furono amore,
e poi le mogli e le figlie e le nuore,
femmina penso, se penso una gioia:
pensarci il maschio, ci penso la noia.

Quando ci penso, che il tempo è venuto,
la partigiana che qui ha combattuto,
quella colpita, ferita una volta,
e quella morta, che abbiamo sepolta,
femmina penso, se penso la pace:
pensarci il maschio, pensare non piace.

Quando ci penso, che il tempo ritorna,
che arriva il giorno che il giorno raggiorna,
penso che è culla una pancia di donna,
e casa è pancia che tiene una gonna,
e pancia è cassa, che viene al finire,
che arriva il giorno che si va a dormire.

Perché la donna non è cielo, è terra
carne di terra che non vuole guerra:
è questa terra, che io fui seminato,
vita ho vissuto che dentro ho piantato,
qui cerco il caldo che il cuore ci sente,
la lunga notte che divento niente.

Femmina penso, se penso l'umano
la mia compagna, ti prendo per mano.


(dedicato alle donne di questo forum e non soltanto)</center>




"Gli ultimi saranno ultimi se i primi sono irraggiungibili"
 

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Advanced Premium Member
ieri l'Italia ha perso un grande intellettuale, schivo anticonformista e raffinato. Grazie Cavellini della poesia che
hai postato.
 

moro

Advanced Member >PLATINUM PLUS<
Fa sempre un certo effetto leggere della morte di un poeta.
Si rimane come sconcertati dal fatto che anche lui non fosse immortale, come i suoi versi, ma che fosse invece di carne e ossa. Immagino anche lo sconcerto di Sanguineti nell'affrontare così improvvisamente e drammaticamente la morte. Proprio lui che qualche tempo fa chiedeva che la morte gli desse un preavviso di almeno due o tre giorni.
moro
 
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