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PENSIERI DI GUERRA

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Roby

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L'intera storia dell'umanità è dominata dalle guerre, dalla lotta dell' uomo contro altri uomini. Combattere non solo per imporre il proprio potere sugli altri, ma per affermare l'idea stessa di grandezza, di forza, di potenza, di dominio e tutto questo però privandosi del dominio della ragione. La vittoria, infatti, finisce con l'essere solo un fatto nominale: vincitori e vinti sono entrambi stremati, entrambi sottomessi dall'urgenza della fame, costretti a vivere nel disagio, nella povertà. Allora la vittoria non appartiene al popolo, perché per il popolo non c'è né ci potrebbe mai essere vittoria nella morte, nella fame, nella distruzione di ogni vivere tranquillo; il fatto più grave è che da sempre a voler la guerra sono i potenti, a farla invece è la povera gente, ovunque, in qualsiasi schieramento, e come i potenti alla fine della guerra rimarranno potenti, così pure la povera gente rimarrà tale e se a far la fame, prima, erano i poveri, alla fine della guerra saranno sempre i poveri a fare la fame, da ambo le parti. In ultima analisi, l'etichetta "vincitori" e "vinti" sarà priva di significato, magra consolazione per coloro che "hanno vinto" e un'altra beffa per i "perdenti".


"I VERI PROFETI SI RICONOSCONO DALLE LORO OPERE E DAL TEMPO"
ERASMO
 
quote:Originally posted by dolcprincipe

L'intera storia dell'umanità è dominata dalle guerre, dalla lotta dell' uomo contro altri uomini. Combattere non solo per imporre il proprio potere sugli altri, ma per affermare l'idea stessa di grandezza, di forza, di potenza, di dominio e tutto questo però privandosi del dominio della ragione. La vittoria, infatti, finisce con l'essere solo un fatto nominale: vincitori e vinti sono entrambi stremati, entrambi sottomessi dall'urgenza della fame, costretti a vivere nel disagio, nella povertà. Allora la vittoria non appartiene al popolo, perché per il popolo non c'è né ci potrebbe mai essere vittoria nella morte, nella fame, nella distruzione di ogni vivere tranquillo; il concetto, infatti, che ricorre in tutta la poesia è che da sempre a voler la guerra sono i potenti, a farla invece è la povera gente, ovunque, in qualsiasi schieramento, e come i potenti alla fine della guerra rimarranno potenti, così pure la povera gente rimarrà tale e se a far la fame, prima, erano i poveri, alla fine della guerra saranno sempre i poveri a fare la fame, da ambo le parti. In ultima analisi, l'etichetta "vincitori" e "vinti" sarà priva di significato, magra consolazione per coloro che "hanno vinto" e un'altra beffa per i "perdenti".
[?]


"I VERI PROFETI SI RICONOSCONO DALLE LORO OPERE E DAL TEMPO"
ERASMO
:(:(:(:([?][?][?][?][?][:0][:0][:0]

agha0.gif
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il concetto, infatti, che ricorre in tutta la poesia

da Dante a Petrarca, fino a Prevert, Dickinson..........
........una manica di guerrafondai...........

« Hai mai fatto un sogno tanto realistico da sembrarti vero?
E se da un sogno così non ti dovessi più svegliare?
Come potresti distinguere il mondo dei sogni da quello della realtà? »

(Morpheus)
 
<div align="left">Testimonianze
Pensieri sulla guerra
Riflessioni sui tempi presenti
10 novembre 2004 - Carmine Ferrara
Mi è capitato di leggere osservazioni sulla guerra, nel senso universale del
termine, secondo cui essa è nata con l'uomo e scorre nel sangue di ogni
essere vivente sul pianeta. Da quando si formarono le prime tribù, i
primissimi villaggi della preistoria, la guerra ha rappresentato lo
strumento più potente di difesa. Ma la costruzione di un assetto militare
nelle comunità primitive ebbe un senso solo dal momento in cui, causa danni
provocati dagli agenti atmosferici, restavano danneggiati i propri raccolti,
e per rimediare alle perdite la popolazione decideva di attaccare i villaggi
limitrofi per rubarne le ricchezze. Fu solo successivamente che la guerra
divenne strumento di conquista territoriale e di egemonia
politico-economica. In molti sostengono che gli animali stessi affrontino la
vita quotidiana sempre sull'onda della guerra, della violenza. Eppure
esiste, in verità, una profonda differenza tra la società di oggi e quella
degli uomini primitivi, così come esiste una diversità profonda tra noi e
gli animali. Nel primo caso la differenza sta in millenni di storia, di
esperienza sociale dell'uomo. Millenni in cui non si è capito che le ragioni
di non conflittualità tra i popoli non sono da ricercarsi nel contesto
politico, sociale, economico di un paese. Non esistono guerre giuste o
sbagliate, perché prima di ogni altra cosa, il principio su cui deve
fondarsi una società civile è quello della fratellanza. Questo principio, al
contrario di quanto pensino le autorità politiche di tutto il mondo non va
reso, promulgato, diffuso con interventi politico-militari, perché è un
principio che alberga nel senso stesso che ciascuno di noi ha della vita.
Ciò vuol dire che il senso di pace e giustizia sociale non devono essere
emanati quali regole della convivenza, ma devono scaturire spontaneamente
dal profondo degli uomini, in ogni momento della giornata, in qualsiasi
intervento, azione si possa intraprendere. Le leggi, la politica non
sopprimeranno il male che c'è negli uomini, potranno solo oscurarlo,
nasconderlo, ma prima o poi un rovesciamento della situazione si avrà e si
tornerà alla guerra. Dunque se la politica non può svolgere in questo un
compito efficace, come agire? Occorre un costante processo di
sensibilizzazione delle masse. La storia ci ha spesso insegnato quanto la
folla sia suscettibile, quanto poco basti per trasformare estremismi
politici in interventi bellici, talvolta una frase pronunciata da un grande
leader, un discorso, un libro. Procedere con la diffusione culturale dei
principi suddetti è il metodo giusto di azione. Il che non significa credere
in un mondo immaginario, inesistente, né avere in mano le chiavi del
successo, del mondo perfetto. Io sono del parere che una sola battaglia
fermata vuol dire centinaia di morti in meno, vuol dire rendere consapevoli
le genti che vivere la pace non è un sogno, ma una realtà. Da ciò è evidente
quanto io creda nelle manifestazioni di piazza, quanto ritenga significativi
i movimenti di pacifismo dei nostri giorni. Essi non sono certamente
soluzioni immediate, né è giusto che lo siano. Questo perché manifestare in
piazza il proprio dissenso contro la guerra non vuol dire provare a bloccare
istantaneamente le ostilità nel mondo, non vuol dire avviare un piano
diplomatico che risolva le questioni, come molti politici pensano,
significa invece sviluppare una mentalità, creare una coscienza volte ai
valori della pace e della buona convivenza; significa scrivere
indelebilmente nella storia il dissenso personale alla violenza nel mondo;
significa educare se stessi e le generazioni future a credere in un mondo
diverso.
Nell'era della comunicazione la diffusione di idee, opinioni ed altro ha
assunto potenzialità smisurate. Basti pensare al ruolo che la televisione
riveste nella nostra società. Essa ha influ
 
PACE è l'amore,
è il calore nel mio cuore.

PACE è un piccolo seme di gioia,
da dove può nascere una grande sequoia.

PACE è luce ed armonia
ed ogni dolore si porta via.

PACE è un grande arcobaleno,
dopo il buio ritorna il sereno.

PACE è istruzione,
non ci saranno più odio e disperazione.

PACE è l'alleanza,
che porta a tutti grande speranza.

PACE è luce e solarità
e in piazza scende la felicità.

PACE è fratellanza,
è la via per la speranza.

PACE è carità,
per un mondo pieno di bontà.

PACE è una melodia,
che tutti gli orrori porterà via.

PACE è la sinfonia
che fa crescere il mondo in armonia.

PACE è un dolce soffio di vento
che ti farà scordare ogni brutto sentimento.

PACE è vita e tranquillità
per un mondo pieno di serenità.

PACE e amicizia,
faranno regnare rispetto e giustizia.

PACE e simpatia,
faranno tornare gioia ed allegria.

PACE, gloria e beneficenza,
sconfiggeranno la violenza.

PACE e gentilezza
porteranno ai popoli onore e ricchezza.

… basta un pizzico
di PACE e d'amore,
per far crescere
un mondo migliore!


NOI BAMBINI DI 3A


"I VERI PROFETI SI RICONOSCONO DALLE LORO OPERE E DAL TEMPO"
ERASMO
 
GUERRA è dolore
senza l'ombra dell'amore.

GUERRA è cannoni
e non sono canzoni.

GUERRA è una tomba
colpita da una bomba.

GUERRA è un tormento
che porta in rovina ogni reggimento.

GUERRA è una lotta
che mette in "gioco" la flotta.

GUERRA è pazzia
ed è anche prigionia

GUERRA è una granata
appena scoppiata.

GUERRA è un fuoco
e non diventa un gioco.

GUERRA fa male alla gente
e non serve proprio a niente.

GUERRA è un soldato che per sorte
trova quasi sempre la morte.

GUERRA è su tutta la terra
porta paura e anche tortura.

GUERRA non ha amico
ma sempre nemico.

GUERRA è sofferenza
e porta tanta violenza.

GUERRA è furore
porta morte e dolore.

GUERRA è fa notizia
ma è solo un'ingiustizia

GUERRA è schiavitù
e stermina la gioventù

GUERRA è tutto questo
ci piacerebbe
se fosse solo un testo!











NOI BAMBINI DI 3B


"I VERI PROFETI SI RICONOSCONO DALLE LORO OPERE E DAL TEMPO"
ERASMO
 
La sporca guerra
del petroliere Bush

Mauro Bottarelli

Il giornalista ('indipendente') Mauro Bottarelli è un 'sottile' indagatore delle implicazioni economiche e geopolitiche dei conflitti …dal Kosovo all'Afghanistan. In questo libro pregevolissimo e documentatissimo (pubblicato per i tipi di Malatempora, 'giovane' editrice contro-corrente nel cui catalogo figurano diverse opere degne di attenzione… , egli ricostruisce con rimarchevole capacità di sintesi i principali avvenimenti che hanno caratterizzato lo scenario politico internazionale a partire dall'11 settembre 2001, svelandone gli inquietanti retroscena che i "grandi" mezzi di (dis)informazione di massa hanno sapientemente sottaciuto e/o distorto.
Alcuni anni or sono, il generale Heinrich Jordis von Lohausen, già membro del Quartier Generale della Nato, sostenne che "solo quelli che guardano superficialmente agli avvenimenti militari pensano che il nemico attaccato per forza di cose sia il nemico principale. In guerra è nemico quello al quale vogliamo infliggere delle perdite. La volontà di infliggere perdite ha spesso come vero oggetto qualcun altro che non l'apparente nemico principale. Questo qualcun altro non è inoltre assolutamente esposto agli attacchi militari, anzi è spesso riconosciuto e dichiarato come alleato. Questi alleati spesso diventano i partecipanti della guerra condotta da uno degli alleati, di solito il più importante, la forza egemone. La forza egemone che crea delle condizioni per future dipendenze o future distruzioni delle fonti di ricchezza di questi altri".
Se proviamo ad applicare l'assunto desumibile dal passo poc'anzi citato all'aggressione (terroristica) sull'Afghanistan - che la 'propaganda' del Sistema ha 'descritto' come l'inevitabile operazione militare volta a deporre il "regime" dei Talebani per via delle sue presunte (e 'indimostrate'…) implicazioni negli attentati dell'11 settembre -, possiamo scorgere i reali obiettivi perseguiti dagli Stati Uniti con la cosiddetta "guerra al terrorismo". Uno di questi, il principale, è senz'altro rappresentato dalla Russia di Vladimir Putin. Scrive a tal proposito Bottarelli: "La Russia (…) è l'unica potenza nucleare mondiale oltre agli Usa. A dispetto di ciò che crede l'opinione pubblica, la potenza militare russa non è stata distrutta del tutto; anzi, è decisamente più forte, in relazione agli Usa, che durante il primo periodo della Guerra Fredda [sottolineatura nostra, ndr]. Se gli Stati Uniti riusciranno a frantumare la Russia e le altre repubbliche ex sovietiche in entità deboli e controllate dalla Nato, Washington avrà le mani libere per sfruttare le immense ricchezze di quelle terre dove e come vorrà, senza temere reazioni. E a dispetto delle chiacchiere che parlano di una collaborazione tra Russia e Stati Uniti [qualcuno, addirittura, è convinto che la Russia sia 'entrata' nella Nato… In realtà la Russia e la Nato hanno creato un Consiglio congiunto che ha competenze 'limitate'. In Russia, checché ne dicano i detrattori di Putin, non 'sorgeranno' basi militari americane…, ndr], e nonostante i gravi danni provocati in Russia dal Fondo Monetario Internazionale, queste rimangono le intenzioni della politica Usa [sottolineatura nostra, ndr]. L'Afghanistan ha una posizione strategica, non solo perché confina con Iran, India, e persino (con una piccola striscia) con la Cina, ma, molto più importante, condivide confini e religione con le repubbliche centro asiatiche dell'ex Unione Sovietica: Uzbekistan, Turkmenistan e Tajikistan. (…) L'Asia centrale è strategica non solo per i vasti giacimenti petroliferi, ma soprattutto per la sua posizione. Se Washington dovesse arrivare a controllare queste repubbliche, a quel punto avrebbe basi militari nelle aree seguenti: il Baltico, i Balcani, la Turchia, e le repubbliche in questione. E questo sarebbe una cappio intorno al collo della Russia".
Bottarelli sottolinea, inoltre, come i Talebani - giunti al potere grazie all'imprescindibile 'contributo' dell'intelligence militare pakistana (l'Isi), d
 
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