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Quanti sono gli immigrati in carcere?
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Quindi circa il 7% della popolazione residente - gli immigrati - genera oltre il 35% dei detenuti. Sette volte la loro presenza. Gli italiani invece con il 93% dei residenti, generano meno del 65% della popolazione carceraria, circa 0,7 volte la loro presenza. Quindi gli immigrati hanno un'incidenza al crimine di circa 12 volte superiore a quella degli italiani.
Immigrati 7 volte più propensi al crimine degli italiani
Circa il 7% della popolazione residente – gli immigrati – genera quasi il 36% dei detenuti. Cinque volte la loro presenza.
Gli italiani invece, con il 93% dei residenti, generano meno del 65% della popolazione carceraria, circa 0,7 volte la loro incidenza nella popolazione generale.
L’evidenza dei numeri ci dice che gli immigrati hanno una propensione al crimine che è circa 7 volte quella degli italiani.
In alcune regioni, quelle del centro-nord, l’incidenza degli immigrati nel totale dei detenuti è scioccante, e segue la loro maggiore presenza rispetto alle regioni del sud. Fuori controllo la situazione in una regione come la Toscana, se pensiamo che avendo meno immigrati – in percentuale – della Lombardia, ha però un’incidenza superiore nelle proprie carceri.
Da evidenziare, inoltre, che gli stranieri rappresentano il 43% dei nuovi ingressi in carcere, dato aggiornato.
Negli ultimi 11 anni l’ammontare della popolazione detenuta ha subito un incremento del 25,8%, esclusivamente per “merito” degli immigrati.
Se l’immigrazione non fosse correlata con il crimine, la popolazione carceraria dovrebbe “mimare” in modo perfetto quella generale: immigrati 7%, italiani 93%. Così non è.
Nel 2000, gli immigrati rappresentavano il 29% dei detenuti.
Ovviamente, questi numeri non tengono conto dei detenuti di etnia Rom e Sinti classificati come “italiani”.
Poi ci sono i “piccoli” aspetti. Per esempio una cosa credo poco nota: una persona che per una qualunque ragione finisce in carcere, deve pagare un conto diciamo così, di “soggiorno”. Uno si trova sbattuto in cella, magari è perfino innocente, si trova in un cubicolo sovraffollato, con condizioni igieniche spaventose, in più deve pagare circa 50 euro al mese.[/B], poco più di un euro e mezzo al giorno.
In burocratese si chiamano “spese di mantenimento”; e nelle intenzioni dovrebbero servire a coprire i costi dei pasti, l’utilizzo delle lenzuola, i prodotti per pulire la cella. Una condanna a quattro anni di reclusione, per esempio, costa a chi la sconta 2.400 euro. Ai 13.990 detenuti che lavorano, sia per l’amministrazione penitenziaria che all’esterno, la somma viene detratta direttamente in busta paga. Gli altri pagano in un’unica soluzione, alla fine della detenzione: chi non paga riceve un’ingiunzione e ne risponde con tutto quello che possiede.
Quest’obbligo può essere però trasformato in giorni di libertà vigilata, con precise tabelle di conversione: un giorno di restrizione della libertà ogni 250 euro.
E poi c’è chi non può pagare perché non ha nulla. In quel caso può chiedere al magistrato la «remissione del debito». A due condizioni: dimostrare di essere nullatenente. E aver tenuto una buona condotta in carcere.
Le analisi e la documentazione ufficiale, quella del DAP, ci dicono che un detenuto costa mediamente 3.511 euro al mese. Per il detenuto e le sue esigenze specifiche e proprie, si passa però a 255 euro. Il resto, come si dice, serve per alimentare il circuito penitenziario.
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Quindi circa il 7% della popolazione residente - gli immigrati - genera oltre il 35% dei detenuti. Sette volte la loro presenza. Gli italiani invece con il 93% dei residenti, generano meno del 65% della popolazione carceraria, circa 0,7 volte la loro presenza. Quindi gli immigrati hanno un'incidenza al crimine di circa 12 volte superiore a quella degli italiani.
Immigrati 7 volte più propensi al crimine degli italiani
Circa il 7% della popolazione residente – gli immigrati – genera quasi il 36% dei detenuti. Cinque volte la loro presenza.
Gli italiani invece, con il 93% dei residenti, generano meno del 65% della popolazione carceraria, circa 0,7 volte la loro incidenza nella popolazione generale.
L’evidenza dei numeri ci dice che gli immigrati hanno una propensione al crimine che è circa 7 volte quella degli italiani.
In alcune regioni, quelle del centro-nord, l’incidenza degli immigrati nel totale dei detenuti è scioccante, e segue la loro maggiore presenza rispetto alle regioni del sud. Fuori controllo la situazione in una regione come la Toscana, se pensiamo che avendo meno immigrati – in percentuale – della Lombardia, ha però un’incidenza superiore nelle proprie carceri.
Da evidenziare, inoltre, che gli stranieri rappresentano il 43% dei nuovi ingressi in carcere, dato aggiornato.
Negli ultimi 11 anni l’ammontare della popolazione detenuta ha subito un incremento del 25,8%, esclusivamente per “merito” degli immigrati.
Se l’immigrazione non fosse correlata con il crimine, la popolazione carceraria dovrebbe “mimare” in modo perfetto quella generale: immigrati 7%, italiani 93%. Così non è.
Nel 2000, gli immigrati rappresentavano il 29% dei detenuti.
Ovviamente, questi numeri non tengono conto dei detenuti di etnia Rom e Sinti classificati come “italiani”.
Poi ci sono i “piccoli” aspetti. Per esempio una cosa credo poco nota: una persona che per una qualunque ragione finisce in carcere, deve pagare un conto diciamo così, di “soggiorno”. Uno si trova sbattuto in cella, magari è perfino innocente, si trova in un cubicolo sovraffollato, con condizioni igieniche spaventose, in più deve pagare circa 50 euro al mese.[/B], poco più di un euro e mezzo al giorno.
In burocratese si chiamano “spese di mantenimento”; e nelle intenzioni dovrebbero servire a coprire i costi dei pasti, l’utilizzo delle lenzuola, i prodotti per pulire la cella. Una condanna a quattro anni di reclusione, per esempio, costa a chi la sconta 2.400 euro. Ai 13.990 detenuti che lavorano, sia per l’amministrazione penitenziaria che all’esterno, la somma viene detratta direttamente in busta paga. Gli altri pagano in un’unica soluzione, alla fine della detenzione: chi non paga riceve un’ingiunzione e ne risponde con tutto quello che possiede.
Quest’obbligo può essere però trasformato in giorni di libertà vigilata, con precise tabelle di conversione: un giorno di restrizione della libertà ogni 250 euro.
E poi c’è chi non può pagare perché non ha nulla. In quel caso può chiedere al magistrato la «remissione del debito». A due condizioni: dimostrare di essere nullatenente. E aver tenuto una buona condotta in carcere.
Le analisi e la documentazione ufficiale, quella del DAP, ci dicono che un detenuto costa mediamente 3.511 euro al mese. Per il detenuto e le sue esigenze specifiche e proprie, si passa però a 255 euro. Il resto, come si dice, serve per alimentare il circuito penitenziario.
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