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Ambiente: l’IVA dal 10 al 22% sul pellet, “gravi effetti per i cittadini e per le imprese”
martedì 16 dicembre 2014, 12:38 di F.F.

pelletSale dal 10 al 22% l’Iva applicata sul pellet di legno, il combustibile ricavato dalla segatura essiccata e poi compressa in forma di piccoli cilindri. Lo prevede uno degli oltre 60 emendamenti del governo al ddl Stabilità depositati in commissione Bilancio al Senato. Questo aumento, si legge nell’emendamento, porterà alle casse dello Stato maggiori entrate per 96 milioni di euro l’anno.

“Diciamo No all’aumento dell’iva sul pellet, previsto da un emendamento presentato dal Governo ed approvato dalla commissione Bilancio del Senato”. E’ questa la posizione del Coordinamento Free, Fonti rinnovabili ed efficienza energetica ed Aiel, Associazione italiana energie agroforestali che si oppongono all’aumento del’iva sul pellet dal 10 al 22%. “Se questa scelta fosse confermata dall’aula del Senato avrebbe gravi effetti per i cittadini e per le imprese. Oltre due milioni di famiglie in Italia usano il pellet per riscaldarsi, si tratta principalmente di famiglie che fanno parte del ceto medio e popolare, quello che e’ stato piu’ penalizzato dalla crisi economica. Questo aumento dell’Iva andrebbe a pesare, quindi, principalmente sul consumatore finale. Inoltre l’effetto del provvedimento, se fosse approvato, avrebbe un effetto pesantissimo sul mercato con una decisa contrazione sui consumi di pellet, al punto che il gettito previsto sarebbe decisamente ridimensionato”. Il settore del pellet e’ particolarmente significativo per l’industria italiana, “con oltre 42.000 unita’ lavorative impiegate annualmente, di cui oltre 20.000 direttamente nella produzione e distribuzione del combustibile. La sola produzione di pellet ha una ricaduta occupazionale pari a 8,3 unita’ lavorative per milione di euro fatturato, contro 0,5 per i derivati dalla raffinazione del petrolio. Inoltre, l’incidenza del valore aggiunto della produzione di pellet e’ 7 volte superiore rispetto a quello derivante della raffinazione del petrolio. Non e’ superfluo- spiegano Free e Aiel- evidenziare che i produttori italiani di apparecchi domestici alimentati a pellet sono oggi leader a scala internazionale, esportando oltre il 35% in Europea e Nord America, contribuendo al prestigio del ‘Made in Italy’ nel mondo”. Le pesanti e negative ripercussioni che subirebbe questo settore manifatturiero, “leader per tecnologia e ricerca e sviluppo, che vede oltre 22.000 unita’ lavorative impiegate, sarebbe un grave danno che il Governo Italiano non puo’ permettersi di legittimare”. “C’e’ un vero paradosso nelle finalita’ dell’emendamento, infatti il gettito previsto dall’aumento dell’Iva andrebbe ad alimentare un fondo per la riduzione della pressione fiscale, come a dire abbassiamo le tasse attraverso l’aumento dell’Iva di un prodotto di largo consumo. Il pellet- ricordano Coordinamento Free, Fonti rinnovabili ed efficienza energetica ed Aiel, Associazione italiana energie agroforestali- e’ un combustibile che contribuisce al raggiungimento degli obiettivi europei previsti al 2020 in termini di energia termica rinnovabile e va a sostituire combustibili fossili, esattamente quelli oggetto di unanime critica e contrasto poiche’ principali responsabili del cambiamento climatico in corso. Oltre al fatto che il pellet contribuisce a diminuire la quota di importazioni di energia dall’estero. L’iniziativa del Governo risulta quindi incomprensibile e impopolare, se non in chiave di una esclusiva ricerca di gettito facile, i cui effetti saranno di solo aggravio nella spesa delle famiglie. Chiediamo siano adottate tutte le iniziative possibili per abrogare l’emendamento e scongiurare un’iniziativa tanto dannosa sotto tutti i punti di vista”.
 

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