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Sottomessi all'Islam? Brutti segnali da Berlino e Londra

Il giorno dopo la strage nella redazione di Charlie Hebdo, Libero è uscito con una prima pagina il cui titolo principale era: «Questo è l’islam». Per noi si trattava di una sintesi efficace dell’intolleranza islamica, pronta a uccidere in nome della fede. Apriti o cielo: in Rete sono state ore di distinguo, nel senso che i soliti noti ci hanno spiegato che il titolo corretto sarebbe stato: «Questo non è l’islam» e che noi con quella frase criminalizzavamo un miliardo e mezzo di persone a causa della loro fede. Tra i critici c’è chi ci ha messo sullo stesso piano dei terroristi e chi si è spinto più in là, con epiteti vari.

Ma non è di questo che ci lamentiamo. Premesso che non tutti gli islamici sono terroristi (attenzione però: quasi tutti i terroristi sono islamici) il problema è che chiunque osi attaccare il fondamentalismo islamico e l’integralismo religioso alla base degli atti di terrorismo si sente rispondere che i jihadisti, cioè coloro che uccidono, sgozzano e organizzano attentati in nome della guerra santa, non sono veri islamici, ma fanatici che non hanno nulla a che fare con l’islam. Sarà forse vero che i terroristi sono fanatici, ma che non c’entrino proprio nulla con l’islam o che c’entrino solo con una branca estrema dell’islam è un po’ più difficile da credere. Ne è prova ciò che è successo nei giorni immediatamente successivi allo sterminio dei redattori di Charlie Hebdo.
 
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Il jihadista: "Se continuate a offendere l'islam, attaccheremo Roma"

L'avvertimento di un jihadista, ex combattente in Siria: "In Europa è molto facile trovare 5 kalashnikov e puoi fare quello che vuoi, comprare passaporti falsi o imparare a fare una bomba"

“Jihad è la nostra guerra santa contro te stesso e contro tutti quelli che offendono la legge islamica.



Jihad semplicemente significa combattere i nemici dell’Islam”. A spiegarlo alle telecamere di Piazzapulita ieri su La7 è stato Ibrahim, un ex combattente dell’esercito libero siriano che ha combattuto contro Assad e che poi è fuggito in Olanda, passando con un passaporto falso per la Turchia che ormai è un colabrodo. “

Spesso – spiega lo jihadista - all’aeroporto sanno perfettamente che sei siriano, guardano il passaporto e lo timbrano sapendo che è falso. Sono assolutamente convinto che il governo turco sia consapevole di quello che succede ai suoi occhi”. È scappato dalla Siria per fuggire alle torture del regime di Assad che lo aveva imprigionato per aver organizzato manifestazioni antigovernative. Si dice molto deluso dai combattenti dell’esercito libero siriano perché “molti di noi volevano uno Stato dove si applicava la legge islamica ma loro volevano uno Stato secolarizzato”.

Secondo Ibrahim, infatti, “l’insegnamento del Profeta è prima di tutto cercare di convincere gli altri del tuo messaggio ma se loro rifiutano e ti attaccano, attaccali a tua volta e sii implacabile”. Ed è così che lo jhiadista giustifica le uccisioni in nome dell’Islam: “I giornalisti sono stati decapitati perché è stato provato che erano spie, gli yazidi adorano un diavolo e dunque per la legge del Profeta non possiamo accettarlo. Quanto ai bambini è giusto educarli ad avere un carattere forte, devono saperdifendersi e sopravvivere”. Per quanto riguarda quello che è successo in Europa Ibrahim definisce la manifestazione di Parigi “una crociata contro di noi” e discolpa l’Isis attribuendo la responsabilità ad Al Qaeda pur ammettendo che lo Stato Islamico abbia 300 uomini in Francia pronti a colpire.

“In Europa – racconta Ibrahim - è molto facile trovare cinque kalashnikov e puoi fare quello che vuoi, comprare passaporti falsi come me o aprire Google e imparare a fare una bomba. È una guerra e se tu uccidi ti devi aspettare che qualcuno uccida te”. Ibrahim difende a spada tratta lo Stato Islamico con capitale a Racca “dove la gente vive felice”, “dove si può applicare la legge islamica senza mediazioni” e dove “l’Isis sta creando ministeri, scuole, ospedali, centrali elettriche, banche” grazie anche all’aiuto di europei che vanno a Racca per contribuire “con le loro energie e i loro soldi”. “Voi – aggiunge - pensate che sia l’Isis a reclutare i ragazzi ma vi sbagliate, sono loro che ci cercano per andare nello Stato islamico. I ragazzi europei vanno a combattere a Racca perché odiano il doppiogioco dell’Europa. Se insistete a uccidere la nostra gente e a offendere la nostra religione in ognuno di noi può nascere l’odio e chiunque può fare qualsiasi cosa”. Anche attaccare Roma, come dice Al-Bagdadi: “Non dice Roma a caso, dice Roma perché c’è il Vaticano e finché il Vaticano non prende una posizione contro questa guerra vuol dire che è complice”. L’intervista si conclude con una sicurezza: “Il Profeta ha detto: Arriveremo”.


 

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