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PESCARA
Discarica Bussi, tutti assolti
i 19 dirigenti e tecnici Montedison
Nessuna condanna per il disastro ambientale della Terra dei fuochi d'Abruzzo, considerato il peggiore in Italia, e per l'avvelenamento delle acque

di Redazione Online
Foto d'archivio mostra i rilievi nella zona (Ansa) Foto d'archivio mostra i rilievi nella zona (Ansa)
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Tutti assolti i 19 imputati a processo in Corte d’assise di Chieti, per le cosiddette discariche dei veleni della Montedison scoperte a Bussi sul Tirino (Pescara) nel 2007. A vario titolo dirigenti e tecnici nazionali e di Bussi della Montedison sono finiti alla sbarra per disastro ambientale e avvelenamento acque. Il 2 dicembre per anche questa vicenda l'Italia è stata condannata dalla Corte europea a pagare 40 milioni di euro.

La discarica più grande d'Europa

Le pene chieste dai pm di Pescara Giuseppe Bellelli e Anna Rita Mantini variavano da 4 a 12 anni e otto mesi. La condanna più pesante era stata chiesta nei confronti di Carlo Cogliati, 75 anni, all'epoca dei fatti amministratore delegato pro tempore di Ausimont. Quella più lieve, 4 anni, per Nicola Sabatini, 87 anni, vice direttore pro tempore della Montedison di Bussi (1963-1975). Richiesta di assoluzione solo per Maurizio Piazzardi, 42 anni, perito chimico. «L'acqua contaminata - si legge nella relazione dell'Istituto superiore di sanità depositata durante il processo - è stata distribuita in un vasto territorio e a circa 700mila persone senza controllo e persino a ospedali e scuole». Nella relazione del 30 gennaio 2014, basata sui risultati delle analisi dell'acqua campionata nel 2007, i consulenti sottolineavano che «la serie di azioni poste in essere nel sito industriale e nella mega discarica hanno pregiudicato tutti gli elementi fondamentali che presiedono e garantiscono la sicurezza delle acque, determinando così un pericolo reale e concreto per la salute». Quello di Bussi è considerato il più grave disastro ambientale che si sia mai verificato in Italia. La scoperta della discarica più grande d'Europa, cioè 25 ettari di rifiuti tossici, (che si trova all’incrocio di ben 3 parchi nazionali : Majella, Gran Sasso Monti della Laga e Abruzzo, Lazio e Molise) risale al 2007 dopo più di un anno di indagini del Corpo forestale dello Stato, coordinate dall'allora pm Aldo Aceto, avviate a seguito del ritrovamento nel fiume Pescara di considerevoli quantità di clorometanoderivati.

Le reazioni

«Il disastro permane e se permane ci sarà un problema di bonifica. C'è un elemento positivo: che si perviene finalmente a un accertamento e questo è il dato che noi dicevamo sempre di necessità per poter arrivare poi alla bonifica», ha dichiarato l'avvocato Tommaso Navarra che rappresenta il Wwf, parte civile, nel processo per le discariche. Più critico invece il sindaco di Bussi Salvatore La Gatta che ha accolto con stupore la sentenza. «Mi auguro ora - ha detto La Gatta - che come per la vicenda dell'amianto cresca lo sdegno della pubblica opinione. L'avvocato Gerardis dell'avvocatura di Stato ha inoltre sottolineato come non siano state tutelate le acque. «Prendo atto che evidentemente la prima cosa che posso constatare è che le acque sotterranee, le falde acquifere che costituiscono una risorsa fondamentale per l'uomo, non sono oggetto di tutela ma leggeremo le motivazioni della sentenza».
19 dicembre 2014 | 17:21
 
la sentenza del processo sullo stabilimento di cosenza del gruppo marzotto
Processo ai veleni della «Marlane» Cento morti sospette: tutti assolti



Tra i 12 imputati anche l’ex presidente del gruppo, Pietro Marzotto. Erano accusati di omicidio colposo e disastro ambientale
di Redazione online
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Dopo 10 ore di camera di consiglio i giudici del Tribunale di Paola hanno assolto i 12 imputati del processo per le morte di un centinaio di operai dell’ex stabilimento Marlane di Praia a Mare. Lavoratori uccisi, secondo l’accusa, dai vapori respirati nella lavorazione dei tessuti. La tesi non è stata accolta dal Tribunale che invece, ha mandato assolti i 12 imputati accusati a vario titolo, oltre che di omicidio colposo, anche di disastro ambientale. Tra gli imputati anche Pietro Marzotto, ex presidente del gruppo. Assolti con lui l’ex amministratore delegato Silvano Sroner e il manager Jean De Jaegher, l’ex sindaco di Valdagno e vicepresidente della Lanerossi, Lorenzo Basetti, l’ex sindaco di Praia a Mare ,Carlo Lomonaco, che fu caporeparto alla Marlane, Vincenzo Benincasa, Giuseppe Ferrari, Lamberto Priori, Ernesto Antonio Favrin, Attilio Rausse

Vapori e colori

Sono oltre cento gli operai deceduti negli anni per patologie che secondo i familiari sarebbero state contratte al lavoro mentre i responsabili aziendali conoscevano i rischi. Tra i primi a sollevare dubbi, l’avv. Rodolfo Ambrosio legale di Legambiente, costituita parte civile nel processo: «È strano questo esito perché le vittime sono state anticipatamente risarcite. Come si fa a pagare un indennizzo e poi assolvere qualcuno che è causa di quel risarcimento danni? Certamente non mi aspettavo una assoluzione, mi sembrava abbastanza palese che le responsabilità ci fossero tutte e fossero chiare». I giudici del Tribunale, evidentemente, non hanno riscontrato il nesso di causa-effetto tra i vapori respirati dagli operai e le morti che si sono verificate nel corso degli anni. Ma per sapere quale è stata la loro interpretazione delle perizie e delle testimonianze che si sono succedute in aula, bisognerà attendere le motivazioni che saranno depositate tra 90 giorni.

Sei rinvii

Gli imputati erano stati rinviati a giudizio nel novembre 2010 dopo una inchiesta della Procura di Paola durata dieci anni che ha rappresentato la sintesi di tre diversi filoni di indagine, il primo dei quali risalente al 1999 e gli altri al 2006 ed al 2007. I periti nominati dai magistrati hanno sostenuto che esiste un nesso di causalità tra la morte degli operai e le esalazioni tossiche sprigionate dai coloranti utilizzati nella produzione, in modo particolare nel reparto di tinteggiatura. La sentenza chiude un processo iniziato il 19 aprile 2011, ma, di fatto, cominciato veramente l’anno successivo, il 30 marzo 2012, dopo ben sei rinvii
19 dicembre 2014 | 21:58

sei un onesto cittadino..................CREPA............
 
La multa del termosifone: multe per chi non installa le valvole termostatiche

A seconda delle disposizioni adottate dalle singole Regioni, le multe si aggireranno tra i 500 e i 2500 euro
Sergio Rame - Ven, 19/12/2014 - 16:38
commenta( O SU CITTADINO SPENDI CHE TI VOGLIO VEDERE IL K" IGNUDO" CHE POI TI ........)..

Il trappolone è dietro l'angolo. Ed è fatto apposta per inciamparsi. Se entro il 31 dicembre del 2016, come prevede il decreto che recepisce la direttiva Ue sulla efficienza energetica, tutti gli italiani che risiedono in condomini con riscaldamento centralizzato non avranno installato su ciascun termosifone del proprio appartamento le valvole termostatiche con i contabilizzatori di calore, incapperanno in multe salatissime.

Se da una parte le valvole termostatiche garantiscono al contribuente un effettivo risparmio, dall'altra avranno costi d'installazione piuttosto alti. Di fatto le valvole sono meccanismi di termoregolazione che permettono una suddivisione del calore nelle diverse stanze dell'appartamento. In questo modo il termosifone viene escluso in automatico non appena la stanza raggiunge la temperatura fissata. I contabilizzatori o ripartitori di calore sono, invece, apparecchiature che quantificano il calore effettivamente consumato. Grazie a questo intervento di risparmio energetico, la comunità europea prevede un risparmio medio annuale tra il 10% e il 30% del totale del combustibile utilizzato da ogni condominio.

Secondo uno studio del Sole 24Ore, a un appartamento di 80 metriquadri con sei caloriferi servono poco più di mille euro per installare le valvole termostatiche. Cifra che comprende i costi necessari ad adeguare le pompe di circolazione dell'impianto condominiale da portata fissa a variabile.

I condomini che non rispetteranno la legge andranno incontro a pesantissime sanzioni amministrative. Multe che si aggireranno, a seconda delle disposizioni adottate dalle singole Regioni, tra i 500 e i 2500 euro.
 

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