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STO SBAGLIANDO TUTTO

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Dopo la Cassazione [h=1]Totò Riina, Rita Dalla Chiesa: "Mio padre una morte dignitosa non ce l'ha avuta"[/h]
5 Giugno 2017
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"Penso che mio padre una morte dignitosa non l’ha avuta, l’hanno ammazzato lasciando lui, la moglie e Domenico Russo in macchina senza neanche un lenzuolo per coprirli. Quindi di dignitoso, purtroppo, nella morte di mio padre non c’è stato niente".
Questa la dichiarazione rilasciata da Rita Dalla Chiesa al Tg4 dopo la notizia che la Cassazione ha aperto al differimento della pena per Totò Riina perché gravemente malato.

"Sto insegnando a mio nipote ad avere fiducia nella giustizia e nella legalità - continua la figlia del generale Carlo Alberto dalla Chiesa ucciso dall’ex capo di Cosa Nostra - lo porto sempre in mezzo ai carabinieri. Portandolo in mezzo ai carabinieri faccio quello che avrebbe fatto mio padre.
Per quanto riguarda invece la fiducia nella giustizia, forse sto sbagliando tutto, sto sbagliando tutto".
 
Il boss dei boss La Cassazione apre ai domiciliari per Totò Riina: "Malato, deve morire sereno"


5 Giugno 2017


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Valutare nuovamente se sussistano o meno i presupposti per concedere a Totò Riina il differimento della pena o gli arresti domiciliari per motivi di salute. È quanto ha disposto la Cassazione, che, accogliendo il ricorso presentato dalla difesa del boss di Cosa nostra, ha annullato con rinvio la decisione del tribunale di sorveglianza di Bologna che aveva detto ’no' alla concessione di tali benefici penitenziari, nonostante le gravissime condizioni di salute in cui Riina versa da tempo.

Il giudice bolognese aveva ritenuto che le «pur gravi condizioni di salute del detenuto» non fossero tali da «rendere inefficace qualunque tipo di cure» anche con ricoveri in ospedale a Parma (nel cui penitenziario Riina è recluso al 41 bis) e osservato che non erano stati superati «i limiti inerenti il rispetto del senso di umanità di cui deve essere connotata la pena e il diritto alla salute». Il tribunale di sorveglianza di Bologna, invece, metteva in evidenza la «notevole pericolosità» di Riina, in relazione alla quale sussistevano «circostanze eccezionali tali da imporre l’inderogabilità dell’esecuzione della pena nella forma della detenzione inframuraria».

Oltre all’«altissimo tasso di pericolosità del detenuto», il giudice ricordava «la posizione di vertice assoluto dell’organizzazione criminale Cosa nostra, ancora pienamente operante e rispetto alla quale Riina non ha mai manifestato volontà di dissociazione»: per questo, osservava il tribunale bolognese, era «impossibile effettuare una prognosi di assenza di pericolo di recidiva» del boss, nonostante «l’attuale stato di salute, non essendo necessaria, dato il ruolo apicale rivestito dal detenuto, una prestanza fisica per la commissione di ulteriori gravissimi delitti nel ruolo di mandante».

La prima sezione penale della Suprema Corte, con una sentenza depositata oggi, ha ritenuto fondato il ricorso, definendo «carente» e «contraddittoria» la decisione del tribunale di sorveglianza, che ha omesso di considerare «il complessivo stato morboso del detenuto e le sue generali condizioni di scadimento fisico»: affinchè la pena non si risolva in un «trattamento
inumano e degradante», ricordano i giudici di piazza Cavour, lo «stato di salute incompatibile con il regime carcerario, idoneo a giustificare il differimento dell’esecuzione della pena per infermità fisica o l’applicazione della detenzione domiciliare non deve ritenersi limitato alla patologia implicante un pericolo per la vita della persona, dovendosi piuttosto - si legge nella sentenza -
avere riguardo ad ogni stato morboso o scadimento fisico capace di determinare un’esistenza al di sotto
della soglia di dignità che deve essere rispettata pure nella condizione di restrizione carceraria».
 
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E quelli che ha fatto sciogliere nell'acido....hanno avuto una morte dignitosa!!!!! DEVE MORIRE IN CARCERE!!!


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Spesso mi capita di ascoltare le nuove sentenze della cassazione
é una vergogna , sempre più assurde .
in che stato viviamo
 
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"Lo stato"? Abbiamo uno "Stato" Basti vedere che i nostri connazionali dopo aver sgobbato una vita intera, sono costretti a lasciare la loro terra per poter campare. Se ci fosse uno Stato, avrebbe risolto il problema che, tra l'altro è di facile soluzione.
 
bravo esatto se ci fosse uno stato, infatti nessuno ha votato per il governo quindi è uno stato abusivo non eletto dai cittadini diciamo Dittatura?
 
COSA NOSTRA [h=1]Totò Riina fuori dal carcere, la rabbia del fratello di Borsellino: "Lo Stato gliel'aveva promesso 25 anni fa"[/h]
6 Giugno 2017

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"Riina, quando ha scatenato la sua furia contro Falcone e Paolo Borsellino, sapeva che, in caso di arresto, non sarebbe morto in carcere. Rientrava nel patto di chi gli armò la mano, commissionandogli la seconda strage. Un pezzo della Trattativa". È oò no secco e rabbioso di Salvatore Borsellino, fratello del giudice massacrato con cinque agenti di scorta nella strage di via D'Amelio, alla scarcerazione per motivi di salute del boss Totò Riina, che avrebbe diritto a una "morte dignitosa" fuori dalla galera.

Con la decisione della Cassazione, spiega Borsellino in una intervista al Corriere della Sera, "lo Stato dopo 25 anni da quell'orrore si appresterebbe a pagare una cambiale contratta con un mafioso". "La Cassazione - sottolinea -
dovrebbe ricordare di avere davanti uno che ha fatto a pezzi i servitori dello Stato e che ha ordinato di sciogliere nell'acido un bambino". "Annullerò - annuncia - le commemorazioni per l'anniversario del 19 luglio. Che cosa commemoriamo?".



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Borsellino, l'ultimo discorso pubblico prima dell'attentato del 19 luglio(da vedere e non perdere)



[video=youtube_share;epLxB-IVRTM]https://youtu.be/epLxB-IVRTM[/video]
 
[h=1]Totò Riina, Marco Travaglio: Ecco le conseguenze di una scarcerazione[/h]
Silenzi e Falsità Posted On giugno 6, 2017

Travaglio.jpg

Marco Travaglio nel suo editoriale di oggi si chiede cosa abbia spinto la prima sezione penale della Corte di Cassazione ad emettere la sentenza che accoglie la richiesta di scarcerazione di Totò Riina avanzata dall’avvocato del boss respinta dal Tribunale di Bologna lo scorso anno.

Il direttore del Fatto Quotidiano, ma cerca di comprendere quali possano essere le conseguenze di un eventuale scarcerazione del boss dei boss.

Scrive il giornalista:

“E allora quali elementi di novità hanno spinto la Cassazione a quell’improvvisa e improvvida sentenza? Qui entriamo nel processo alle intenzioni e preferiamo evitare la dietrologia. Ma qualche altro fatto va ricordato, per comprendere le conseguenze di una scarcerazione. Il 30 gennaio, a sorpresa, Riina si dice pronto, tramite il difensore, a farsi interrogare per la prima volta in vita sua da pm, giudici e avvocati del processo Trattativa (diversamente da Brusca, Bagarella, Dell’Utri, Ciancimino, Mori, Subranni e Mancino). Poi il 9 febbraio, dopo un colloquio con i suoi legali, altra sorpresa: annunciato personalmente il dietrofront (“Sto male, ho un problema”). A che gioco gioca Riina proprio nella fase finale del processo Trattativa? Che segnale è, e a chi, quella disponibilità a parlare poi revocata 10 giorni dopo, nel processo che vede alla sbarra uomini della mafia e dello Stato? E che segnale è, e a chi, questa improvvisa e immotivata apertura dello Stato proprio e solo a lui (che non è certo l’unico malato fra gli stragisti detenuti né tantomeno fra gli ergastolani)? Dal “papello” in poi, fu proprio Riina a dirsi pronto a “giocarmi i denti” contro l’ergastolo e il 41-bis, i due formidabili incentivi al pentitismo voluti da Falcone e tradotti in legge in coppia solo dopo le stragi di Capaci e via d’Amelio. Il fatto che si trovi una scappatoia all’ergastolo e al 41-bis proprio per Riina, ad personam, sarebbe un messaggio simbolico devastante non solo per lui, ma anche per tutti gli altri mafiosi detenuti e non. Soprattutto per i Graviano e Bagarella, che custodiscono gli inconfessabili segreti delle stragi, magari nella speranza di barattare il loro silenzio con la scarcerazione. Che, se si aprono le porte del carcere per Riina, sarà non più impensabile, ma addirittura possibile. Un segnale di incoraggiamento per chi, dopo oltre 20 anni di isolamento, rischia di cedere e di parlare: resistete ancora un po’ e una soluzione per far uscire anche voi la troviamo; il silenzio è d’oro, infatti lo paghiamo a peso d’oro”.
 

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