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Bibbiano, una mamma: "Nostra figlia venduta a una famiglia ricca"

Le storie dei genitori dal palco di Bibbiano: "Attorno ai nostri figli un business che vale miliardi"

Francesca Bernasconi - Gio, 23/01/2020 - 20:27





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"A un certo punto nostra figlia Perla, che è qui, ha tre anni e sta benissimo, era scomparsa".
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A parlare, dal palco di Bibbiano, dove è intervenuto Matteo Salvini, è Stefania, una delle mamme dello scandalo che aveva portato a galla una rete illecita sulla gestione degli affidi dei minori.
Il leader della Lega e la candidata alle Regionali di Reggio Emilia, Lucia Borgonzoni, le hanno chiesto di raccontare la sua storia: "Mi chiamo Stefania Mazzocchi, non ho problemi a metterci la faccia. Sono in un film dell'orrore da anni. Noi siamo qui per miracolo, per quante ce ne hanno fatte", dice. Al suo fianco c'è il compagno Marco Cagli, padre di Perla, la bambina che venne "rapita" e poi affidata a un'altra famiglia. "Già quando ero incinta di Perla -spiega Stefania- mia madre ha ricevuto una telefonata dall'assistenza sociale, perchè tengono sotto ricatto anche i nonni''. Poi, ha capito il motivo di quelle telefonate: "Perla era già predestinata al rapimento... Per fortuna avevamo la telecamere di sorveglianza, perchè io ho cresciuta la mia bambina nel terrore. Se non scattava lo scandalo di Bibbiano, non ci prendevano le denunce. Da innocente non si può far nulla. Io sono ora sotto minaccia". Dopo la scomparsa, denuncia la madre, la piccola "era stata venduta a una famiglia abbiente, che non poteva avere figli". Tutto questo, sottolinea il compagno, "è successo a Reggio Emilia". E avverte: "Non andate dai servizi sociali, fatevi aiutare dai vicini, dagli amici".


Sui bambini c'è "un business che vale miliardi, operatori, giudici, consulenti- racconta un'altra mamma- A mia figlia hanno diagnosticato una psicosi, ma mia figlia è una bambina normale". Poi denuncia: "Ci sono genitori che non vedono i figli da anni".
E dal palco di Bibbiano arriva anche la denuncia di Matteo Salvini: "Alcuni bambini, ce lo diciamo, sono stati portati via per un business, per fare quattrini", dice. E poi avverte: "C'è da rivedere la legge sull'affido condiviso. Io sono pronto a dare la vita per riportare a casa questi bambini".


QUESTI NON SONO ITALIANI MA MOSTRI DA METTERE ALLO ZOO
 
In Emilia gli operai scaricano il Pd: "Non ci rappresenta più"

Nelle aziende del reggiano i lavoratori bocciano l'operato di Bonaccini: "Il partito non sa più ascoltare i nostri bisogni"

Costanza Tosi - Gio, 23/01/2020 - 21:33





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Tra le fabbriche del reggiano tira aria di cambiamento. Gli operai delle aziende localizzate nei pressi di Reggio Emilia sembrano voltare le spalle alla sinistra.
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Delusi e amareggiati da un partito che, a loro dire, non sa più ascoltare i loro bisogni.
"Ho perso la fiducia proprio nella buona fede dei partiti di sinistra", confessa Marco. Residente nel comune di Cavriago (RE) da 56 anni, dei quali 38 passati a fare l’operaio in una fabbrica della zona. !Ho sempre votato Pd, PCI, Ds", dice "Dopo il governo Monti ho detto basta. La sinistra non mi rappresenta più. Fanno solo gli interessi della finanza internazionale. E basta.”
Che gli elettori rossi avessero cambiato volto lo si era intuito già dalle ultime elezioni europee. Dove i dati preannunciavano, si può dire, una rivoluzione in termini sociologici. Il bottino di voti racimolato dalla Lega infatti, fu per 40,3% merito della classe operaia. Un risultato inaspettato se si considera che, dagli anni 70, la sinistra si è sempre rivista nel partito più affine alle ideologie dei lavoratori. Un cambio di rotta che, a tre giorni dalle elezioni regionali in Emilia Romagna, sembra confermarsi anche tra gli operai che lavorano nelle aziende della periferia di Reggio Emilia. Agricoltori, dipendenti di fabbrica, manovali. Stanchi dell’indifferenza dei governatori del Pd che, da anni mandano avanti la loro regione, noncuranti delle necessità dei cittadini.

La classe operaia scarica il Pd




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“Il mondo agricolo credo che non sia più rappresentato dalla sinistra", sostiene Giulio, agricoltore reggiano, che per circa 25 anni si è recato alle urne barrando governatori del Pd, "Per noi la sinistra in questi anni non ha fatto niente. L’ultimo esempio lampante è stata la decisione di ostacolare la diga di Vetto". Si tratta di un lago artificiale molto simile al Bilancino toscano, che verrebbe a cavallo tra le province di Reggio e Parma, i cui lavori sono stati bloccati dopo un anno, nel 1988, dal PCI a seguito di ‘un paio di tende’ di ambientalisti piazzate sul fiume Enza, al tempo dei Verdi di Ripa di Meana. Non sono mai stati ripresi nonostante tutto il mondo agricolo della Val d’Enza la aspetti con ansia in quanto necessaria per la sopravvivenza dei prati stabili polifiti (prati secolari o millenari mai stati arati, trattati solo con sfalcio concime ed acqua). La ricchezza di questa biodiversità (oltre 60 tipi di erbe e fiori diversi) danno una particolare fragranza al Parmigiano Reggiano, la più importante Dop del mondo. La diga oltre a poter diventare anche un luogo di attrazione turistica apporterebbe, secondo i più, una lunga serie di benefici, oltre a coprire i fabbisogni di acqua delle due intere province di Reggio e Parma. “L’abbiamo chiesta a più riprese", continua Giulio,
"Ma la sinistra continua sostanzialmente a non fare niente. Una grande delusione”. Motivo per cui ha deciso di dare fiducia al centrodestra. “A casa mia si cambia. Perché quando non si ottengono risposte. Quando ci si alza la mattina e si lavora con serietà come si è sempre fatto e non si ottiene niente, si cambia.
L’impressione è che per gli operai di Reggio Emilia, la sinistra sia diventata il partito delle élite. Che scruta dall’alto i cittadini senza capire i problemi del popolo. Quando ancora il Movimento di Beppe Grillo era agli esordi, la corrente sembrava tirare i lavoratori verso i pentastellati. Oggi invece, per molti, il cambiamento si fa più radicale. Almeno per Antonio, che dopo aver aver votato il governo Renzi non ha dubbi: "Domenica voto Lega, sto con Lucia Borgnonzoni. Il mondo produttivo, il mondo artigianale, stanno scomparendo. Non ci sono più le condizioni per andare avanti. Mancano i fondi e di conseguenza la mano d’opera, ma nessuno fa niente per salvare questo settore", ci confida Antonio amareggiato, "o ci credo nel cambiamento. È l’unica possibilità che abbiamo per dare una svolta".
 
Emilia, 1.2 milioni di euro alla coop della moglie del capogruppo Pd

A Ferrara si infuoca lo scontro politico. La Lega attacca: “Scandaloso”. Il capogruppo Pd Aldo Modenesi: "Solo propaganda politica"

Giuseppe De Lorenzo - Gio, 23/01/2020 - 08:16





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Osservi la campagna elettorale in Emilia Romagna e quasi sembra che il baricentro dello scontro si sia spostato da Bologna a Ferrara. È nei territori della città estense, conquistata a giugno dal leghista Alan Fabbri, che le parti si colpiscono senza esclusione di colpi.
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In principio fu l'audio di PiazzaPulita sul "caso Solaroli", poi la querelle sul "boicottaggio del Pd" ai danni di Jolanda di Savoia e adesso lo scontro sul "sistema coop" in terra rossa. Il j'accuse leghista riguarda una cooperativa gestita dalla moglie di un ex assessore del Pd ferrarese. Un tema che scotta.
La coop in questione si chiamava "ACLI Coccinelle", fondata da Aldo Modenesi (oggi capogruppo Pd in Consiglio comunale) e negli anni gestita anche dalla moglie Paola Coluzzi. La coperativa ora è fallita: la liquidazione coatta amministrativa risale al 2016 e parlava di un "patrimonio netto negativo di 491mila euro". Una vicenda annosa, con liti politiche che si protraggono da tempo tra interrogazioni, interpellanze e via dicendo. Nel 2018 la Coluzzi è stata rinviata a giudizio con l'accusa di illecita influenza sull'assemblea della cooperativa. Secondo la procura avrebbe redatto falsi verbali per "continuare a gestire autonomamente le decisioni" per la coop, come riporta la cronaca locale. Poi a ottobre 2019 si torna a parlare del processo e riesplode la polemica tra partiti. "C’è un processo in corso e non riguarda me - si difende Modenesi - e non riguarda illeciti che fanno riferimento all'attività del Comune di Ferrara o di altre amministrazioni pubbliche". Spetterà ovviamente ai giudici decidere. Ma guai giudiziari a parte, è la parentela con l'ex assessore a scaldare lo scontro politico. Soprattutto a fronte alla "cifra importante" che nel tempo la città ha elargito alla coop.
Il gruppo consigliare leghista a ottobre ha chiesto all’attuale giunta di fornire tutti i dati in merito ai "rapporti intercorsi tra il Comune di Ferrara e la cooperativa negli anni dell’amministrazione Tagliani, quando il consigliere Aldo Modonesi ricopriva la carica di assessore". Gli uffici si sono messi al lavoro e i numeri finali parlano di una cifra complessiva di circa 1,2 milioni di euro. Dai dati dell'Istituzione scolastica risulta che dal 2009 la coop - spiegava in aula l'assessore all'Istruzione Dorota Kusiak - è stata diretta destinataria di somme erogate dal Comune di Ferrara per 617mila euro. Ci sono poi i soldi ricevuti indirettamente tramite consorzi e associazioni vincitrici di bandi (di cui la coop era componente) per oltre 200mila euro. Mentre intorno ai 430mila euro riguardano servizi svolti per altri settori del Comune o precedentemente alla formazione dell'Istituzione scolastica (che ha bilancio a parte). A somme fatte, il registratore di cassa tra fatture e contributi segna quindi circa 1,2 milioni di euro dal 2002 al 2016.
Il Giornale.it ha potuto leggere alcuni dettagli dei fondi destinati negli anni da Ferrara alle Coccinelle. Per l'appalto di cinque posti in convenzione presso un asilo nido a Monestirolo, per esempio, dai documenti risultano tra il 2014 e il 2015 ben 41.762 euro assegnati dalla coop. Per un'altra convenzione (2008-2015) al nido di Gualdo di Voghiera, invece, ha ricevuto 32.480 euro. Ci sono poi i contributi alle scuole paritarie dell'infanzia ("Le Coccinelle" e "SS Vincenzo e Anastasio") dal 2010 al 2015, per un totale di 60.737 euro. E i "vaucher conciliativi" per "l'abbattimento della retta dei nidi" in sei anni scolastici da 63.657 euro. Va detto che parte delle cifre sono state versate a Equitalia e in altri il pagamento è stato sospeso. Ma la sostanza cambia di poco. Le somme più consistenti riguardano gli appalti per il pre-scuola degli alunni delle primarie: dal 2010 al 2013 sono stati erogati circa 109mila euro. Infine, a completare il quadro, ci sono i centri ricreativi estivi per cui, tra il 2013 e il 2014, il Comune ha versato alla ACLI altri 18mila euro.
Per Modenesi l'affondo leghista è solo "propaganda politica" che "guarda un po'" esce "in occasione di ogni campagna elettorale". Ma per il Carroccio è "gravissimo e scandaloso" che "negli anni in cui la situazione della coop Coccinelle andava emergendo e anche successivamente quando era ormai evidente e conclamata, nessun assessore della giunta Pd, né tantomeno l'ex assessore Modonesi ritenne di rilevare nei rapporti tra il Comune e la cooperativa nulla di eccepibile, e anzi fu lo stesso sindaco Tagliani a negare la presenza di un qualsiasi conflitto di interessi". Insomma: Ferrara è di nuovo il campo di battaglia. Almeno fino a domenica.
 

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