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Vaccino, "io non lo farei": Crisanti spiega il senso della frase

Andrea Crisanti, docente di Microbiologia all'Università di Padova, è tornato sulla frase che ha scatenato le polemiche: "Il vaccino? Io non lo farei"

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“Il vaccino a gennaio? Io non lo farei”. Le parole di Andrea Crisanti, ordinario di Microbiologia all’Università di Padova, hanno aperto un vero e proprio dibattito tra gli esperti e scatenato le fantasie, soprattutto dei NoVax. Il virologo è quindi tornato sulla frase incriminata, spiegando il concetto in un’intervista concessa al Corriere della Sera.

Crisanti e il vaccino: “Io non lo farei”. E spiega perché

Ho solo detto che per farlo vorrei vedere prima i dati – ha detto Crisanti – perché vorrei per essere convinto devo leggere una pubblicazione che sia certificata dalla comunità scientifica. La validità non la può decidere un’azienda o la politica. E poi si lamentano che la gente è diffidente“.
Intanto il commissario Arcuri ha già preannunciato che 1,7 milioni di italiani potranno essere vaccinati nella seconda metà di gennaio con la somministrazione di 3,4 milioni di dosi.

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L’Italia tra l’altro ha opzionato 27 milioni di dosi di vaccino Pfizer: “Per me non ha senso – ha detto Crisanti – se non c’è il timbro della scienza. Non sono un no-vax ma penso che comportamenti così poco ortodossi nella distribuzione di un prodotto importante possano favorire proprio l’approccio di chi è contrario ai vaccini”.
“Quando uscirà una pubblicazione scientifica – ha ribadito – andrò a vaccinarmi e mi farò pure fotografare”.
Secondo Crisanti “normalmente ci vogliono dai 5 agli 8 anni per produrre un vaccino“, ma “è anche vero che questo è il tempo che impiegano le aziende per fare le varie fasi, la 1, la 2 e la 3, in sequenza. In questo caso si è andati veloci e le tre fasi sono andate in parallelo”.
Questo significa prendersi dei rischi “perché se c’è un problema nelle fasi 1 e 2 devi tornare indietro per verificare quello che è successo e quello che è successo al momento lo sanno solo i produttori”.

Crisanti sul vaccino: “Tanti sono stati ritirati dopo la produzione

Perché aziende leader come Pfizer, Moderna e AstraZeneca dovrebbero esporsi a un clamoroso rischio di insuccesso? “Tanti vaccini sono stati ritirati dopo essere entrati in produzione perché magari è stato dimostrato che non funzionavano o perché sono comparse delle complicazioni”.
“Un vaccino è tale quando – ha aggiunto – chi l’ha prodotto ha convinto la comunità scientifica, non quando decidono loro“.
VIRGILIO NOTIZIE | 20-11-2020 16:30
https://wips.plug.it/cips/notizie.VIOLAZIONE: scambio email non consentito !/cms/2020/11/vaccino-crisanti-io-non-lo-farei.jpg?w=738&h=415&a=cFonte foto: AnsaQuanto tempo ci vuole per sviluppare un vaccino efficace e sicuro

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Covid in Lombardia, senzatetto multato con 400 euro: «Era lontano dal suo domicilio senza motivazione»​

Da dieci anni il clochard italiano, che molti conoscono, dorme per strada in centro. Gli agenti lo hanno sanzionato nell’ambito dei controlli sul rispetto delle norme contro il contagio

di Anna Campaniello


Covid in Lombardia, senzatetto multato con 400 euro: «Era lontano dal suo domicilio senza motivazione»

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Dorme per strada, a Como, da dieci anni, ma giovedì sera è stato multato dalla polizia perché «controllato in via Cesare Cantù senza essere in grado di motivare il suo spostamento dal suo domicilio, residenza o abitazione», come si legge sul verbale. Pasquale Giudice, senzatetto che nel capoluogo molti conoscono, dovrà pagare una multa da 400 euro, 280 se salderà il debito entro cinque giorni. La sua colpa è essersi spostato da «casa» senza un reale motivo, violando le norme anti Covid. Il senzatetto è stato multato alle 21.15 di giovedì sera in centro a Como, nella città murata. I due agenti che lo hanno identificato e sanzionato erano impegnati proprio nei controlli sul rispetto delle restrizioni per frenare il contagio.
«Il signor Pasquale vive per strada da 10 anni, a Como tanti lo conoscono – riferisce indignato un comasco che conosce da tempo il senzatetto -. Durante l’emergenza Covid, sia nel primo che in questo secondo lockdown, ha continuato a vivere per strada come sempre, facendo ancora più fatica a racimolare qualche spicciolo dato che le strade della nostra città sono deserte. Questo verbale è uno schiaffo alla dignità di quest’uomo, uno schiaffo a tutti i cittadini, soprattutto agli ultimi».



Insorge il Pd: «Pasquale vive da dieci anni per strada e molti comaschi lo conoscono come una presenza ormai fissa sotto al portico del Liceo Volta di Como – dice Mattia de Marco dei Giovani Democratici di Como - Ogni volta sembra che si tocchi il fondo ma si continua a scendere sempre più in basso quando a Como si parla di senzatetto: la verità è che il problema dev’essere affrontato una volta per tutte e in maniera strutturale. Chiedo al questore di ritirare la multa non solo perché nella pratica ammonta a una somma impossibile da pagare per chi è già in una condizione di grave indigenza ma perché rischia di rafforzare l’impressione che Como e le sue istituzioni non abbiano pietà per i poveri in un momento così difficile», aggiunge il consigliere regionale del Pd Angelo Orsenigo.
20 novembre 2020 | 15:41
 

Finto reparto Covid a Subiaco. E i morti spariscono dal bollettino

Reparto Covid viene allestito nel reparto di chirurgia, ma non risulta nell'elenco regionale. E i 4 anziani morti sfuggono anche al bollettino​

Martina Piumatti - Ven, 20/11/2020 - 10:31





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Il reparto Covid non risulta, ma i morti ci sono eccome. Succede all'ospedale di Subiaco. Una 75 enne il primo novembre, un 87enne venerdì 13 e un uomo e una donna, rispettivamente di 83 e 92 anni, lunedì 16.
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Tutti ricoverati per coronavirus sono deceduti all'interno del reparto di Chiurgia dell'ospedale del paese. Peccato che quel reparto, come riporta Il Tempo, nell'ordinanza regionale sulla rete Covid non risulti. Non solo. Le età delle vittime non trovano riscontro fra quelle indicate nei dati anagrafici dei morti Covid citati nei bollettini quotidiani della Regione.

Il reparto Covid fantasma e i morti spariti dal bollettino

I pazienti ricoverati ci sono rimasti oltre 10 giorni. Ma del reparto Covid allestito nell'ospedale di Subiaco non c'è alcuna traccia ufficiale. Non sono stati trasferiti in un Covid hospital, né sono stati trattati in un reparto di terapia intensiva. Sì, perché lì è stato chiuso nel maggio 2015. Sono morti in quel reparto, ma le loro età non trovano riscontro nel bollettino regionale. Ma i morti ci sono. Della seconda vittima, un uomo di 87 anni, ne ha dato comunicazione anche il sindaco di Subiaco, Francesco Pelliccia: "Purtroppo dobbiamo constatare il primo deceduto presso l’ospedale di Subiaco, causa Covid". Ma l'età dell'uomo però non compare né nel bollettino di quel giorno, né in quelli a seguire: "Nell’Asl Roma 5 - si legge nel bollettino del 13 - si registra un decesso di 89 anni con patologie". Poi, lunedì 16 novembre, muoiono altre due persone, ma neanche le loro età, 83 e 92 anni, risultano nel relativo bollettino.

Dall'Asl stanziati 46mila per il reparto fantasma

Eppure l'apertura del reparto Covid era stata annunciata il primo novembre scorso anche dal sindaco: "In tutti gli ospedali dell’Asl Roma 5 è stato allestito un reparto Covid (non più una semplice area di isolamento prima del trasferimento in ospedali specializzati ma un vero e proprio reparto di cura) trasformando temporaneamente altri reparti. Nell’ospedale di Subiaco il reparto Covid, affidato alla medicina, avrà 10 posti letto, in luogo del reparto di chirurgia". Nell'ordinanza regionale, però, per l'ospedale di Subiaco figurano solo "2 posti letto" Covid e non sono nel reparto di chirurgia, ma a ridosso del pronto soccorso. E la stessa Asl Roma 5 nella delibera del 1° ottobre scorso ha autorizzato i lavori d’adeguamento per 46 mila euro. Al perché non ci sia una corrispondenza tra delibera e realtà e al perché nessuno abbia controllato l'effettiva realizzazzione dei lavori l'Asl deve ancora rispondere. Ma in quanto ai morti Covid spariti dal bollettino dall'autorità locale fanno sapere che "la direzione sanitaria sta procedendo a verifiche per appurare un eventuale disallineamento". Anche se ancora tace su chi ha autorizzato i 10 letti Covid e perché i 4 pazienti non sono stati trasferiti in un Covid hospital, dato che in quello di Subiaco, terapie intensive, pneumologi e infettivologi non ci sono.

L'interrogazione dei consiglieri regionali di FdI

E il caso del "finto" reparto Covid finisce anche nel mirino di un'interrogazione proposta da due consiglieri regionali di FdI Chiara Colosimo e Giancarlo Righini. Chiamati in causa direttamente il presidente della Giunta della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, e l’assessore alla Sanità e Integrazione Socio-Sanitaria , Alessio D’Amato. "Per sapere se corrisponde a verità quanto dichiarato dal sindaco di Subiaco, e riportato sul sito istituzionale del Comune sublacense, sul fatto che nell’ospedale di Subiaco il reparto Covid affidato alla Medicina prevede 10 posti letto, in luogo del reparto di chirurgia; Per sapere, di conseguenza, chi ha autorizzato l’allestimento del reparto Covid in luogo del reparto di chirurgia visto che la suddetta indicazione non risulta presente nell’Ordinanza regionale della rete-Covid; Per conoscere i motivi che hanno spinto la Asl a non trasferire in un Covid-Hospital i quattro degenti positivi al coronavirus poi deceduti, visto che l’Ospedale di Subiaco non ha né una terapia intensiva, né pneumologi e infettivologi; Per sapere, con esattezza, il numero dei decessi all’interno della Asl Roma 5 e conoscere i motivi per cui non c’è riscontro dei pazienti deceduti all’Angelucci di Subiaco nel bollettino quotidiano della Regione".


Non dimenticate che lo stato con le nostre tasse dava 2 mila € al"giorno"per ogni covid se fate 2+2= ............................
 

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