Novità

USA E GB

INTERVENTO CONTRO ASSAD
Siria, una guerra da matti: Obama bombarderà col soldatino Hollande
Rottura storica: si sfila l'Inghilterra. Gli Usa tirano dritto: "Ci sono le prove, 1.429 civili uccisi col gas, li puniremo". Francia solo alleato
Share on gmailShare on print|More Sharing ServicesAltro
Commenti 4
Share on facebookCondividi
31/08/2013
Siria, una guerra da matti:
Obama bombarderà Assad
solo col soldatino HollandeBarack Obama
Qual è il tuo stato d'animo?
Triste5Stupito2Allegro3Arrabbiato20AAA
"Chiederò al Congresso l'autorizzazione per attaccare"; ha detto Obama nel suo discorso di questa sera, sabato 31 agosto.

«Nessuno è più stanco delle guerre di me. Ma abbiamo il dovere di rispettare le norme internazionali». Così Barack Obama ha annunciato l’intenzione degli Usa di procedere contro Bashar Assad. Deplorando l’impotenza del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, ha detto che avrebbe preferito che fosse stata la comunità internazionale a prendersi la responsabilità. Ma se così non è, «fa parte dei nostri obblighi come Stati Uniti, come Paese leader nel mondo, assicurarsi che quando un governo usa armi proibite poi è chiamato a risponderne». «Il mondo non può accettare», infatti, che «donne e bambini» inermi siano «asfissiati con gas tossici». «Sappiamo che il governo siriano ha ucciso almeno 1.429 civili, tra cui almeno 426 bimbi, con armi chimiche”» aveva poco prima spiegato il segretario di Stato Usa John Kerry, preannunciando l’intenzione degli Stati Uniti di agire contro un regime «criminale» e «assassino».



Obama, il presidente che non sa fare il leader
Leggi "Diari d'America", il blog di Glauco Maggi




In precedenza la Camera dei Comuni aveva negato al governo Cameron un’autorizzazione preliminare all’intervento prima del voto del Consiglio di Sicurezza: 285 voti contro, 262 a favore. E il governo Cameron aveva allora fatto un passo indietro: «Penso che il pubblico americano e il presidente Obama capiranno la necessità di ascoltare il desiderio del popolo». Ma Obama aveva già fatto intendere che, sia pure con più gradualità rispetto a quanto preannunciato dalla stampa, sarebbe andato avanti lo stesso, anche senza Londra. E comunque non è solo, vista la volontà della Francia di venirgli dietro. Anzi, Hollande non esclude un intervento in Siria anche prima di mercoledì: il giorno in cui è fissata la convocazione straordinaria del Parlamento francese. «Il no della Gran Bretagna non cambia la posizione della Francia», ha detto.


Nella mattinata di ieri l’Egitto ha reso noto che una nave lanciamissili statunitense, con quattro elicotteri ed equipaggiamenti per sottomarini, aveva attraversato il Canale di Suez, diretta verso le coste siriane. Si tratta della Uss Stout, cacciatorpediniere della classe Arleigh Burke armato con un massimo di 96 missili da crociera Tomahawk, che viene a affiancarsi alle quattro unità gemelle Uss Mahan, Uss Barry, Uss Gravely e Uss Ramage, tutte appartenenti alla VI flotta e tutte dotate di quel super radar Aegis, che è in grado non solo di individuare e intercettare contemporaneamente fino a un centinaio di obiettivi, ma anche di coordinare il fuoco delle armi di bordo. D’altra parte, malgrado i dubbi dei Comuni, Londra ha mandato lo stesso sei caccia della Raf nella base cipriota di Akrotiri «per ogni evenienza».

Kerry ha chiarito che gli Usa agiranno secondo i propri tempi, e in corrispondenza ai propri interessi. Ma ha insistito che «Assad ha cercato più volte di distruggere le prove dell’uso di armi chimiche», e che «l'Iran potrebbe imbaldanzirsi a procurarsi armi nucleari se non interveniamo per fermare Damasco». Dunque, si agirà, anche se il segretario di Stato ha promesso che per evitare un nuovo Iraq «non ci saranno truppe sul terreno», e «sarà un intervento limitato nel tempo». Concetto poi ribadito da Obama.

Con Stati Uniti e Francia all’operazione dovrebbero partecipare, sempre secondo Kerry, anche l’Australia e Paesi della Lega Araba. L’Iraq è un termine di paragone negativo anche per quanto riguarda le prove sulle armi di distruzione di massa, e d’altronde gli ispettori dell’Onu non hanno ancora riferito ufficialmente. Hanno certo anticipato di aver raccolto «prove considerevoli», ma il loro mandato non era neanche quello di verificare chi avesse fatto uso di gas, ma solo se fossero stati usati. «Il rapporto dell’Onu stabilirà se armi chimiche sono state usate il 21 agosto, non da chi», ha ribadito il portavoce dell’Onu Martin Nezirsky, sottolineando che gli ispettori torneranno a Damasco, «ma non si può dire quando». «Il lavoro dell’intelligence è stato molto più accurato che in passato, come in Iraq. Non si ripeterà quella esperienza», ha dunque garantito Kerry. E «un alto esponente del regime siriano ha confermato che armi chimiche sono state usate dal regime di Damasco», facendo riferimento alla oramai famosa intercettazione telefonica.

Poco prima dell’intervento di Kerry, una curiosa “risposta” anticipata era venuta via Facebook da Hafez Assad, figlio del dittatore appena undicenne: «Voglio così tanto che attacchino perché così faranno il più grosso errore: cominciare qualcosa che non sanno come andrà a finire. Nessuno ha soldati come i nostri. L’America non ha soldati, ha solo codardi con nuove tecnologie». Ma poi il post è stato cancellato.
 
10z5t7a.jpg
 
Massiccia escalation militare di americani e russi davanti coste siriane
Pubblicato il 7 settembre 2013 10.51 | Ultimo aggiornamento: 7 settembre 2013 10.51



Navi Usa nel Mediterraneo

NICOSIA, CIPRO – Mentre sale la tensione diplomatica fra Usa e Russia sulla crisi siriana, le due potenze proseguono nell’escalation della rispettiva presenza di navi da guerra nello specchio d’acqua antistante la Siria nell’eventualità di un intervento militare contro il regime di Damasco. Se fino a pochi giorni fa, infatti, nel Mediterraneo orientale si contavano già 19 unità da guerra (otto Usa, cinque russe, cinque britanniche e una francese), tra poche ore le stesse acque saranno ancora più affollate perchè stanno per arrivare almeno altre 10 navi (quattro Usa, fra cui una portaerei, e sei russe).
USA – La portaerei nucleare Nimitz e le quattro navi del proprio gruppo d’attacco (l’incrociatore Princeton e le cacciatorpediniere William P.Lawrence, Stockdale e Shoup) sono in navigazione nel Mar Rosso. Non avrebbero ancora ricevuto l’ordine di entrare nel Mediterraneo per partecipare ad un attacco ma si tengono pronte. La Nimitz ha a bordo 3.200 marinai, 2.480 avieri e 90 velivoli tra caccia ad ala fissa ed elicotteri. Il Princeton, con 390 uomini, è armato con missili Tomahawk e Harpoon mentre le altre tre unità imbarcano ciascuna 380 tra marinai e marines e missili Tomahawk. In zona gli Usa hanno già dispiegato cinque cacciatorpediniere lanciamissili: Stout, Mahan, Ramage, Barry e Gravely, ciascuna con 280 uomini a bordo e in grado di intercettare missili balistici e lanciare Tomahawk. Le navi fanno squadra con due sottomarini d’attacco a propulsione nucleare, il Florida e il Georgia, con 140 uomini, ‘appoggiati’ nella base aero-navale di Souda Bay, sull’isola greca di Creta, dove si trova pure la nave da sbarco San Antonio, con 700 marinai e 360 marines.
RUSSIA – A fronte della potenza di fuoco Usa, la Russia ha già sul posto solo quattro grandi ma vecchie navi da sbarco (Kaliningrad, Shabalin, Saratov e Avoz, ciascuna con 90-100 marinai, in grado di trasportare 200 carri armati e 350 soldati, e dotate di missili terra-aria) e il cacciatorpediniere antisommergibile Smetlivy varato nel 1967, con 300 uomini. E’ armato con missili antinave Uran e trasporta un elicottero antisommergibile Kamov Ka-25. Di rinforzo sono attesi a giorni un cacciatorpediniere antisommergibile (probabilmente l’Admiral Chabanenko) e l’incrociatore lanciamissili Moskva. Il primo (300 uomini) è armato con missili antisommergibile SS-N-14 Silex e terra-aria SA-N-9 Gauntlet, mentre il secondo (500 uomini), è armato con lanciamissili 8X8 S-300 PMU Favorit capaci di abbattere missili da crociera e antinave e di 16 missili antinave P-500 Bazalt con una gittata di oltre 500 km.
Altre tre unità russe – la Priazovie, con 140 uomini e attrezzata per la guerra elettronica, e le due navi da sbarco Novocerkassk e Minsk, con 90 marinai e capaci di trasportare 10 carri armati e 340 soldati – hanno attraversato il Bosforo provenienti dal Mar Nero mentre la nave da sbarco Nikolai Filchenkov (analoga alla Minsk) è salpata da Sebastopoli diretta a Novorossiisk da dove farà rotta verso la Siria.
GB – La Royal Navy ha in zona da giorni la portaelicotteri Illustrious (685 uomini), la nave da sbarco Bulwark (325 uomini) e le due fregate Montrose e Westminster (185 uomini ciascuna, armate con missili Harpoon e Sea Wolf) appoggiate da un sottomarino (quasi certamente il Tireless) con 130 uomini e in grado di lanciare missili da crociera Tomahawk.
FRANCIA – Davanti alle coste siriane si è posizionata anche la modernissima fregata antiaereo francese Chevalier Paul. Con 200 uomini a bordo, l’unita’ e’ armata con 32 missili Aster 30 a lungo raggio, 16 missili Aster 15 a medio raggio e otto MM 40 Exocet Block III. La guida dei missili e’ affidata ad un potente radar tridimensionale in grado di inquadrare obiettivi a oltre 200 km di distanza.(ANSA).
 
Siria, Assad: attacco Usa? I nostri amici risponderanno
Il presidente siriano parla al network americano Cbs: nessuna prova che abbia usato armi chimiche
PER APPROFONDIRE tagsira, bashar al assad, usa, barack obama


Aumenta la dimensione del testo Diminuisci la dimensione del testo


NEW YORK - In caso di attacco contro la Siria ci saranno «ritorsioni» da parte di chi ci appoggia. E' chiaro l'avvertimento lanciato agli Usa dal presidente siriano Bashar al Assad in un'intervista al popolare anchorman americano Charlie Rose della Cbs. Parole che arrivano all'indomani dell'ennesimo annuncio di un imminenete e inevitabile intervento militare americano in Siria da parte di Barack Obama.

L'intervista di Assad. «Non ci sono prove che io abbia usato armi chimiche contro la mia gente, non sono stato io», ha detto in quella che è la prima intervista di Assad a un network americano in quasi due anni. Una parte dell'intervista andrà in onda domani mattina. Assad non ha confermato né smentito che il regime abbia armi chimiche.

La Casa Bianca. Assad sta guardando da vicino cosa accade a Washington. È importante inviare un messaggio chiaro, ha detto il capo dello staff della Casa Bianca, Denis McDonough. Con l'uso di armi chimiche, il regime siriano del presidente Bashar al-Assad ha passato la «linea rossa fissata dalla comunità internazionale», ha ripetuto dal canto suo il segretario di Stato americano John Kerry, a Parigi, dove ha incontrato i suoi omologhi di vari Paesi arabi e i rappresentanti della Lega araba. Kerry è in Europa per proseguire la sua offensiva diplomatica nel tentativo di raccogliere sostegno a una possibile azione contro la Siria. I paesi arabi sono divisi sulla questione. L'Arabia Saudita e il Qatar sono a favore, mentre altri, come Giordania, Siria e Libano sono decisamente perplessi. Il mondo non può rimanere «silenzioso spettatore di un macello», ha detto ancora Kerry, che - citato dall'Independent online - ha insistito anche oggi nel paragonare un'eventuale inazione sulla Siria alla Conferenza di Monaco del 1938, quando la altre potenze europee si piegarono all'appeasement con la Germania nazista di Adolf Hitler.
 
l'economia dell'america si basa sulle armi e vaccini,quindi se non ci sono guerre eterne e malati perenni, l'economia americana andrebbe a farsi friggere.Scordatevi la pace nel mondo fin tanto che esisterà l'america.....si con la "a" minuscola.



 
Resistenze.org - sito di controinformazione del C.C.D.P. - Via Reggio 14 - Torino - cultura e memoria resistenti - linguaggio e comunicazione - 12-02-13 - n. 440

Il mito delle armi di distruzione di massa: 5 guerre, 3 continenti e le stesse menzogne

Felicity Arbuthnot | michelcollon.info
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

04/02/2013

"Io non capisco questa riluttanza circa l'uso dei gas. Noi abbiamo una volta per tutte adottato una posizione alla Conferenza di pace, esprimendoci a favore del mantenimento del gas come stabile strumento di guerra ... Io sono fermamente a favore dell'uso di gas velenosi contro tribù non civilizzate" (Winston Churchill, War Office Minute, 12 maggio 1919)

Mentre i tamburi di guerra contro la Siria battono sempre più forti e le dichiarazioni si fanno ogni volta più folli, mentre il solare doppio gioco che consiste nel fomentare, complottare e finanziare i terroristi (pardon, aiutare l'opposizione legittima) diviene sempre più evidente, è invece interessante lanciare uno sguardo alle giustificazioni esibite dai governi statunitensi nella storia recente per motivare le loro aggressioni omicide.

Panama

Nel mese di dicembre 2012 cadeva il 23° anniversario dell'invasione di Panama (20 dicembre 1989), mentre i panamensi si preparavano per le feste di natale. Un breve cenno per richiamare alla mente la rievocazione fatta da Philip Agee del presidente George H. W. Bush mentre ribadisce al popolo americano che la minaccia di Panama (3.571.185 abitanti nel 2011) era tale che "comprometteva il nostro stile di vita". Agee ne parla nella sua conferenza a ben ragione intitolata "Produrre la crisi appropriata" (1). Eloquente, oggi come ieri. Nulla è cambiato.

Lo scopo dell'invasione era la cattura del leader del paese, il generale Manual Noriega e, ovviamente, "di stabilire un governo democratico". Un cambio di regime. Con l'approssimarsi del trasferimento del controllo del canale a Panama (originariamente previsto per il 1 gennaio 1990) dopo un secolo di gestione coloniale statunitense, l'America volle assicurarsi che tale controllo restasse nelle mani di alleati malleabili.

Noriega, pedina della CIA dal 1967 (2) e transitato per la celebre Scuola delle Americhe a Forte Benning (Georgia), era arrivato al potere con l'aiuto degli Stati Uniti, ma apparentemente il suo sostegno agli USA si era indebolito. In una parola, gli USA lo rapirono e lo condannarono a 40 anni di prigione.

Il piano di invasione era stato battezzato "Operation Prayer Book" (Operazione libro di preghiere) e venne in seguito rinominato "Operation Just Cause" (Operazione giusta causa). Il generale Colin Powell approvò il nuovo nome affermando che "anche i nostri critici più severi saranno obbligati a parlare di 'giusta causa' quando ci denunceranno" (Colin Powell e Joseph E. Persico, My American Journey, 1995).

Tutte le operazioni militari predatorie dovrebbero semplicemente chiamarsi "Operazione dal nome stupido 1", e poi 2,3,4, ecc. fino ad esaurire i numeri.

Ventisettemila soldati statunitensi, sostenuti da elicotteri Apache, devastarono gran parte del piccolo paese difeso da 3.000 uomini. George Bush senior dichiarò che stava rimuovendo un malvagio dittatore che brutalizzava il suo popolo (suona familiare?) e che l'azione si era resa necessaria per "proteggere le vite americane". Lo era anche per "difendere la democrazia e i diritti umani a Panama" e per "proteggere il canale" (sorpresa!).

Manual Noriega è stato liberato dalle carceri USA nel 2007 ed estradato in Francia, dove nel 1987 era stato decorato con la legion d'onore. Qui è rimasto in carcere fino al dicembre 2011 per poi essere rinviato a Panama dove è attualmente recluso.

Durante la distruzione di Panama, oggi dimenticata (se non siete panamensi), il quartiere povero e densamente popolato di El Chorillo fu a tal punto ridotto in cenere dalle azioni statunitensi da ricevere l'appellativo di "piccola Hiroshima". Una donna dichiarò: "I nordamericani hanno cominciato a incendiare El Chorillo intorno alle 6.30 della mattina. Lanciavano un piccolo oggetto nella casa e la casa prendeva fuoco. Dopo, passavano a un'altra, bruciando così una via dopo l'altra, coordinando gli incendi coi walkie-talkies". Un soldato USA è stato registrato mentre diceva: "Vi chiediamo di arrendervi... Se non lo fate, raderemo al suolo tutte le case". Secondo un abitante della città: "sparavano su tutto ciò che si muoveva".

I morti furono gettati in fosse comuni. Alcuni testimoni hanno visto le truppe USA bruciare le vittime con il lanciafiamme e hanno descritto come i cadaveri si accartocciavano sotto il fuoco. Altri corpi erano accatastati a mucchi dai bulldozer (3).

Le prove USA di armi chimiche

Ma c'è di più e di peggio. Mentre continua il diluvio di affermazioni senza prove da parte di Washington e Londra sulla presenza di armi chimiche in Siria, su questo argomento si dispone di fatti comprovati che riguardano gli Stati Uniti.

"Dagli anni '40 ai '90 del secolo scorso, gli Stati Uniti si sono serviti delle diverse regioni panamensi come campo di prova per le armi chimiche, inclusi il gas mostarda (iprite), il VX, il sarin, l'acido cianitrico e altri agenti neurotossici, collocati nelle mine, in razzi o granate, forse in decine di migliaia di munizioni chimiche" (William Blum, "Rogue State", 2002). Inoltre, lasciando Panama alla fine del 1999, hanno abbandonato "numerosi siti contenenti armi chimiche". Hanno anche "effettuato a Panama test segreti dell'Agente orange"… "Durante l'invasione del 1989, il villaggio di Pacora, vicino a Panama City, è stato bombardato (con agenti chimici) da elicotteri ed aerei dell'US Southern Command, con sostanze che bruciavano la pelle e causavano intenso dolore e diarrea".

L'Iraq (capitolo primo)

Molti analisti considerano che Panama rappresentò il banco di prova per l'Iraq. Nove mesi dopo la contaminazione di Panama, nel giorno di Hiroshima (6 agosto) del 1990, lo strangolamento dell'Iraq a mezzo dell'embargo condotto dagli USA veniva stabilito dall'ONU, dopo che l'ambasciatore americano April Glaspie aveva dato luce verde a Saddam Hussein per invadere il Kuwait a seguito delle notevoli provocazioni di quest'ultimo e la sua destabilizzante azione finanziaria e geografica (4).

Il clamore intorno alle armi chimiche e di altro tipo si amplificò, portando Saddam Hussein a dire: "Ho l'impressione che un giorno mi direte: fabbricate polvere da sparo partendo dal grano". Tredici mesi dopo Panama, gli Stati Uniti si misero alla testa di una coalizione di 31 paesi che mirava a "riportare l'Iraq ad un'età preindustriale". I soli prodotti chimici trovati in Iraq sono stati la miscela tossica sprigionata a seguito del bombardamento dagli impianti farmaceutici e di fertilizzanti, delle fabbriche di automobili e degli altri stabilimenti che costituivano l'intera base industriale del paese, compresi i magazzini di sostanze chimiche e biologiche, inclusi quelli ad uso medico, venduti all'Iraq da Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania e da altri nei decenni precedenti (vendite che ironicamente sono proseguite anche durante l'aggressione) (5).

Delle sostanze altamente tossiche e radioattive sono state comunque introdotte in Iraq, sotto forma di 750 tonnellate di munizioni all'uranio impoverito (UD) che ha una "emivita" [tempo di decadimento] tossica di 4,5 miliardi di anni. La sequela dei bambini nati morti, abortiti, deformati o venuti al mondo con il cancro e le loro piccole tombe sono la testimonianza muta di queste armi di distruzione di massa di eccezionale crudeltà. L'Iraq è stato bombardato per 42 giorni e notti. Ovviamente, le famose armi chimiche prodotte dagli iracheni non sono mai state trovate.

La Jugoslavia

Il 24 marzo 1999, la NATO iniziò a "liberare" il Kosovo dalla Serbia (nome stupido USA: "Operation Noble Anvil", Operazione nobile incudine). Il Kosovo aveva nelle miniere di Trebca una quantità "inesauribile" di minerali per un valore stimato di dieci trilioni (10mila miliardi) di dollari. La "liberazione" è consistita in 78 giorni di intensi bombardamenti, che hanno incluso l'impiego di armi all'uranio impoverito. Sono state sganciate ventimila tonnellate di bombe, che hanno sistematicamente distrutto i centri di comunicazione, i depositi di carburante, gli aeroporti, la rete stradale, i treni, i mercati, finanche l'ambasciata cinese (la Cina si era opposta all'aggressione e la NATO dichiarò in modo assolutamente non convincente di possedere una mappa errata di Belgrado) e ovviamente anche il centro della stampa. Assassinare i giornalisti è diventata oggi una routine, un imperdonabile crimine di guerra.

Prima dell'aggressione, il Pentagono aveva affermato che l'esercito iugoslavo disponeva di almeno due tipi di gas tossici e dei mezzi per produrli. Il dipartimento della Difesa USA aveva avvertito Slobodan Milosevic e lo Stato maggiore dell'esercito iugoslavo: "Se Belgrado utilizzerà i gas tossici sarin e mostarda contro la NATO, la risposta sarà devastante".

Curiosamente, una volta cominciato il martellamento aereo, la NATO non ha detto una parola sul fatto che l'attacco poteva essere motivato dalla convinzione americana che la Serbia era in grado di produrre armi chimiche (Zagreb Globus, 16 aprile 1999, pp. 18-19).

La distruzione su larga scala dell'industria ha tuttavia risparmiato le miniere di Trebca.

Il 14 agosto 2000, circa 900 uomini pesantemente armati - inglesi, francesi, italiani, pachistani e membri della KFOR - furono trasportati da elicotteri sul sito. I dirigenti e gli operai che provarono a combatterteli vennero sopraffatti con gas lacrimogeni e pallottole di gomma. Il personale che aveva resistito fu arrestato. I giornali della NATO descrissero l'azione come "l'inizio della democratizzazione del Kosovo". In effetti l'attacco ha aperto la strada alla vendita delle miniere - contenenti le "inesauribili" riserve di 77.302.000 tonnellate di carbone, rame, zinco, piombo, nickel, oro, argento, marmo, manganese, ferro, amianto e calcare, solo per citarne alcune - ai gruppi privati stranieri. L'"Esercito di liberazione del Kosovo" (UCK) era stato negli anni addestrato e finanziato con i milioni di dollari e di marchi tedeschi della CIA e del BND (servizio informazioni di Berlino) per questa guerra, falsamente battezzata "guerra civile" (6) dai governi della NATO e dai loro portavoce. I mortiferi effetti tossici e radioattivi dell'uranio impoverito sono stati prodotti in tutta l'ex-Jugoslavia.

Nel 2001, i medici dell'ospedale serbo di Kosovska Mitrovica hanno constatato che il numero di pazienti affetti da cancro erano aumentati del 200% rispetto ai dati del 1998. Nel 2003, il Programma ambientale delle Nazioni Unite (UNEP) ha condotto uno studio su campioni contaminati di aria e acqua potabile in Bosnia-Erzegovina. Chiaramente, "non c'era motivo di allarmarsi". Pekka Haavisto, ex-ministro finlandese dell'ambiente a capo dell'UNEP, ha domandato un'inchiesta ampia e approfondita per stabilire la superficie e l'intensità della contaminazione. Gli Stati Uniti - citati come il solo paese ad avere utilizzato armi all'uranio impoverito nel conflitto - hanno bloccato la richiesta (7). Tuttavia, l'inquietudine si è diffusa in Europa quando si è visto che i caschi blu italiani, portoghesi, belgi e francesi venivano colpiti da cancro e morivano nel giro di alcuni mesi. I caschi blu norvegesi hanno rifiutato di essere dispiegati sul posto (8).

Meno di un mese dopo la fine della guerra in Jugoslavia nel 1999, il British National Radiological Protection Board avvertiva i cittadini britannici del pericolo di risiedere in Kosovo "a causa della contaminazione del territorio da parte delle armi all'uranio impoverito".

I caschi blu, evidentemente, ci stavano solo per alcune settimane o mesi. La popolazione della regione lì ci vive. Hanno visto i peggioramenti della loro salute e di quella delle generazioni a venire ignorati e dimenticati dai loro "liberatori". Questi ultimi avevano altri "tiranni" da rovesciare e altre popolazioni da "liberare" dalle loro condizioni di esistenza, dai loro arti e dalle loro vite.

L'Iraq (capitolo secondo)

L'Iraq fu nuovamente bombardato dagli USA e dal Regno Unito nel 1998, durante il periodo natalizio, quattro mesi prima dell'aggressione alla Jugoslavia, e da allora tornò ad essere nell'agenda delle invasioni. Le menzogne erano abituali ed incessanti. Un esempio, tra migliaia di altri, fu quello del 2 settembre 2002. "Secondo gli esperti, l'Iraq possiede tonnellate di armi chimiche. Mentre elementi dell'amministrazione Bush chiedono un attacco preventivo contro l'Iraq, affermano di avere prove sempre più numerose del fatto che Saddam Hussein abbia ammassato delle vaste scorte di armi chimiche e biologiche che nasconde da un eventuale attacco militare USA. La preoccupazione di Washington è che l'Iraq possa consegnare queste armi ai gruppi terroristici. 'Se aspettiamo che il pericolo si materializzi, sarà forse troppo tardi', ha dichiarato il senatore Joseph Biden, presidente del Foreign Relations Committee".

Biden oggi è vicepresidente, ed è impossibile non chiedersi se l'attuale propaganda anti-siriana, farcita di formule così straordinariamente simili, non sia in qualche modo da lui ispirata.

Jon Wolfsthal, analista del Carnegie Endownment for International Peace, ha affermato che l'inventario iracheno è significativo: "L'Iraq continua a possedere parecchie tonnellate di armi chimiche, abbastanza per uccidere migliaia e migliaia di civili e di soldati" (9).

Esperti dell'ONU in materia di armamenti hanno supposto che l'Iraq avesse immagazzinate più di 600 tonnellate di agenti chimici, inclusi gas mostarda, VX e sarin. Secondo loro, circa 25.000 razzi e 15.000 granate di artiglieria dotate ufficialmente di prodotti chimici non erano state registrate.

"La preoccupazione è che (gli iracheni) dispongano - o possono velocemente disporre - dei mezzi per produrre grandi quantità di antrace o di altri materiali", aggiungeva Wolfsthal. Secondo il segretario di Stato alla Difesa Donald Rumsfeld: "L'Iraq ha dei laboratori mobili di armi biologiche che per le forze USA sono praticamente impossibili da puntare". Affermava che era in gioco la vita di migliaia di persone. In effetti, è il numero di iracheni vittime delle truppe americane ed inglesi, delle loro milizie e del governo fantoccio imposto, che può essere paragonato ad un vero olocausto.

Jonathan Schwartz ha riesaminato il carico di menzogne versato sull'Iraq all'ONU da parte del generale Colin Powell, il 5 febbraio 2003. Lo cita: "Miei cari colleghi, tutte le dichiarazioni che faccio oggi sono provate da fonti, da solide fonti. Non sono delle semplici affermazioni. Sono fatti e conclusioni basate su informazioni concrete".

Oggi, Powell esprime rimorso ma Schwartz non ne è toccato più di tanto. Al quinto anniversario delle false assurdità del generale, ha commentato: "Per quante critiche abbia ricevuto Powell - dice che sono state dolorose e faranno sempre parte della sua vita - non sono niente rispetto a ciò che avrebbe meritato. È stato molto più che un orribile abuso. È provato che ha fabbricato i documenti e ignorato i ripetuti richiami sul fatto che ciò che raccontava era falso".

L'invasione totalmente illegale dell'Iraq, basata su questa montagna transatlantica di menzogne, è cominciata quarantacinque giorni dopo. Il nome (molto stupido) dell'operazione? "Operation Iraqi Liberation" (Operazione liberazione degli iracheni).

La Libia

Le menzogne sulla Libia, che sotto il colonnello Gheddafi era arrivata al primo posto nell'Indice di sviluppo umano dell'Africa, sono di recente memoria. Non guastano comunque alcuni richiami.

Nel corso dei decenni, la CIA ha pagato dei quisling in tutte le sue invasioni. Per Gheddafi c'è stato il generale Abdul Fatah Younis, suo ministro degli Interni che è "passato all'opposizione" - ci si può chiedere quale sia stato il suo prezzo - per diventare il capo di stato maggiore degli insorti. Ha richiesto agli alleati della NATO armi pesanti per i ribelli, inclusi elicotteri e missili anti-carro per difendere la città assediata di Misurata. Ha preannunciato che "il dittatore era pronto a servirsi di armi chimiche nel suo combattimento estremo contro i ribelli e la popolazione civile", affermazioni che sembrano uscite di bocca dall'attuale "opposizione" in Siria. "Gheddafi è disperato. Purtroppo, ha ancora circa il 25% del suo armamento chimico che potrebbe utilizzare se in situazione disperata (...) E' risaputo che gli restano circa dieci tonnellate di gas mostarda della quantità che aveva distrutto sotto la supervisione dell'agenzia dell'ONU, l'Organizzazione per il divieto delle armi chimiche" (10).

Per localizzare il contesto, ricordiamo che nel 2002, Neil Mackay, giornalista investigativo pluripremiato del Sunday Herald, aveva denunciato: "Spinto dalla rapacità e da una profonda mancanza di moralità, il governo britannico ha violato la Convenzione sulle armi chimiche vendendo dei prodotti tossici che possono essere convertiti in armi di guerra. I paesi che beneficiano di queste vendite comprendono la Libia, lo Yemen, Israele, l'Arabia Saudita, Cipro, l'India, il Kenya, il Kuwait, la Malaysia, la Nigeria, l'Oman, il Pakistan, Singapore, la Slovenia, il Sudafrica, la Corea del Sud, lo Sri Lanka, la Tanzania, la Turchia e l'Uganda, un'accusa 'chiaramente ammessa' dal dipartimento del Commercio e dell'Industria".

Dopo l'abbraccio dato da Tony Blair al colonnello Gheddafi nel marzo 2004, il governo britannico ha annunciato i piani per l'invio in Libia di esperti per distruggere le armi chimiche che gli avevano venduto, con la pretesa che il colonnello Gheddafi avesse ingannato Blair sulla loro esistenza. Il fatto che Londra avesse le ricevute della consegna in Libia sembra essergli sfuggito. Una doppiezza identica a quella del Regno Unito in Iraq.

Tra l'inizio della distruzione della Libia, il 19 marzo 2011, e la presa in mano delle operazioni da parte della NATO, il 31 marzo, Stati Uniti e Gran Bretagna hanno lanciato 110 missili Cruise contro un paese con meno di 6,5 milioni di abitanti. Quando la NATO ha assunto il comando dell'"intervento umanitario", ha aggredito questa minuscola popolazione con 26.500 azioni di bombardamento. Nessuna lacrima presidenziale è stata versata per i bambini libici uccisi e la cui la morte è stata preceduta da un terrore inimmaginabile, durante attacchi che portano due nomi idioti: uno per gli USA, "Operation Odyssey Dawn" (Operazione odissea all'alba), e uno per la NATO, "Operation Unified Protector" (Operazione protettore unificato), quest'ultimo lascia senza parole.

Gheddafi stesso ha perso tre nipoti e tre figli. Nel 1986, in un altro bombardamento statunitense, aveva perso una figlia adottiva in tenera età.

Alcuni istanti dopo avere appreso della sua terribile morte per mano di una rabbiosa gang di "protetti" dalla NATO, la segretaria di stato Hillary Clinton è apparsa in televisione e ridendo ha esclamato: "Siamo venuti, abbiamo visto, è morto". Quanto tempo è passato da quando diceva: "Penso veramente che occorra un villaggio per crescere un bambino". Oggi sembra che il suo credo sia di eliminare il villaggio, i suoi bambini ed i loro genitori, e di linciare gli anziani per avere l'opportunità di scherzare alla televisione.

La Siria

Il 4 dicembre 2012, Clinton ha annunciato che il presidente siriano Bachar al Assad stava forse spostando - indovinate che cosa - una "scorta di armi chimiche".

"Abbiamo chiarito perfettamente la nostra posizione - ha detto durante una conferenza stampa a Praga - per gli Stati Uniti questo rappresenta una linea rossa. Non entro nei dettagli su ciò che faremo nel caso di prove credibili che il regime di Assad intenda utilizzare delle armi chimiche contro il suo popolo. E' sufficiente dire che stiamo certamente pianificando di passare all'azione nel caso si verifichi questa eventualità".

Secondo un funzionario USA, "Le armi possono essere predisposte per contenere gas sarin". Un altro ha aggiunto: "Ci preoccupiamo di ogni movimento che possa indicare che sono pronti a utilizzare delle armi chimiche contro il loro popolo." (11)

Un déjà vu a ripetizione, come si dice.

La risposta siriana è arrivata il 6 dicembre: "La Siria sottolinea una volta ancora, per la decima, la centesima volta che se avesse questo genere di armi, non sarebbero utilizzate contro il proprio popolo", ha detto alla televisione libanese Al Manar il ministro degli Esteri, Faisal al Maqdad. "Non abbiamo l'intenzione di suicidarci. (...) Temiamo un complotto mirato a fornire il pretesto di un intervento dei paesi che fanno pressione sulla Siria". In effetti, non sarebbe proprio la prima volta.

A fine ottobre, le truppe USA sono giunte in Giordania per una grande esercitazione congiunta vicino alla frontiera siriana, dal nome tanto stupido e infantile di "Operation Eager Lion" (Operazione leone ansioso). La traduzione dall'arabo di "Al Assad" è "il leone".

Ironicamente, la prima allusione alle armi chimiche della Siria sembra essere venuta da John R. Bolton, che il deputato Henry Waxman accusa di essere colui che ha persuaso George W. Bush ad includere nel suo discorso del 2003 sullo stato dell'Unione, la favola dell'acquisto iracheno di uranio dalla Nigeria. L'accusa non è provata perché i documenti sono ancora classificati.

Bolton è implicato in una pletora di organizzazioni lungi dall'essere liberali come il Project for the New American Century, The Jewish Institute for National Security Affairs (JINSA) e la National Rifle Association, attualmente al centro delle notizie.

Per ciò che riguarda la Siria, bisogna ricordare che dal 2004 il paese è strangolato dalle sanzioni.

Il vecchio capo-ispettore dell'armamento in Iraq, Scott Ritter, ha scritto che "le armi chimiche hanno una durata di conservazione di cinque anni. Le armi biologiche di tre". Esse emanano anche un "etere", dicono gli esperti, che può essere scoperto da una sorveglianza satellitare, di cui la Siria è certamente oggetto come prima lo è stato l'Iraq.

Che il cielo ci salvi da Washington, Londra, Tel Aviv e dalla coalizione dei forzati a gridare ancora "al lupo!". E che il cielo aiuti quelli che ci credono.

Note

1. Philip Agee: Producing the Proper Crisis
2. The U.S. Invasion of Panama 1989: The Injustice of "Operation Just Cause"
3. The PANAMA DECEPTION
4. The War on Iraq : Five US Presidents, Five British Prime Ministers, Thirty Years of Duplicity, and Counting…. | Global Research
5. How Did Iraq Get Its Weapons? We Sold Them
6. The Criminal Nato Attack on Yugoslavia
7. U.S. BLOCKS UN PROBE OF DEPLETED URANIUM BOMBS IN YUGOSLAVIA
8. Frontline : In-depth analysis of issues and events in India and around the world
9. CNN.com - Experts: Iraq has tons of chemical weapons - September 4, 2002
10. Libya: Col Gaddafi still has quarter of chemical weapons stockpile - Telegraph
11. http://news.VIOLAZIONE: scambio ema...-red-line-us-170103890-abc-news-politics.html

Fonte: America’s Hype over WMD: Five Invasion Plots, Three Continents, Identical Lies | Global Research
 
Il papa contro tutte le guerre: "Si fanno per vendere le armi"

All'indomani della veglia per la pace, l'appello di Bergoglio ai potenti: "Cessino subito violenze e devastazioni". Poi invita i fedeli a pregare per tutti i conflitti in corso



All'indomani della veglia contro la guerra in Siria, papa Francesco torna a invocare la pace nell'omelia della Santa Messa domenicale. Per Bergoglio scegliere il bene comporta "dire no all’odio fratricida e alle menzogne di cui si serve, alla violenza in tutte le sue forme, alla proliferazione delle armi e al loro commercio illegale".

Prendendo le mosse dalla parabola sul re che va alla guerra - parabola che tocca sul vivo tutti in un momento in cui i cattolici stanno pregando per la pace - il Santo Padre ha ribadito l'invito a "non seguire altri interessi se non quelli della pace e del bene comune".

Contenuti correlati

Siria, milioni a digiuno con papa Francesco
Feltri: “Sbagliato l’intervento in Siria”

Dopo aver recitato l'Angelus, il papa ci ha tenuto ringraziare tutti coloro che, seppur in diversi modi, hanno aderito alla veglia di preghiera e digiuno di ieri sera e che hanno unito l’offerta delle loro sofferenze. Ma la preghiera per la pace non cessa. Anzi. Il Santo Padre ha invitato a intensificarla affinché "cessi subito la violenza e la devastazione in Siria e si lavori con rinnovato impegno per una giusta soluzione del conflitto fratricida". "A che serve fare guerre, tante guerre, se non sei capace di fare questa guerra profonda contro il male? - si è chiesto il Papa integrando a braccio l’Angelus - sempre rimane il dubbio se questa guerra di qua o di là è davvero una guerra o è una guerra commerciale per vendere queste armi, o è per incrementarne il commercio illegale?". La preghiera di papa Francesco, però, non va soltanto alla Siria, dove gli Stati Uniti stanno spingendo per un intervento militare, ma anche a tutti gli altri Paesi del Medio Oriente, in particolar modo al Libano, perché "trovi la desiderata stabilità e continui ad essere modello di convivenza", all’Iraq, perché "la violenza settaria lasci il passo alla riconciliazione", e a processo di pace tra israeliani e palestinesi affinché "progredisca con decisione e coraggio".
Video correlati

Papa Francesco inizia la veglia per la pace
Oltre 100mila persone alla veglia in San Pietro

E, infine, anche una preghiera per l’Egitto affinché "tutti gli egiziani, musulmani e cristiani, si impegnino a costruire insieme la società per il bene dell’intera popolazione".
 
questo papa mi piace......ma sta toccando tasti esplosivi............l'america comanda il mondo....gliela lasceranno passare liscia?
 
grazie Alien ,, vorrei dirti una cosa quando toccano i bambini che sono innocenti e indifesi bisogna dare una risposta forte ,, la prima potenza mondiale ci sta provando ma sembra che Obama sta scegliendo la strada diplomatica,,,
 
Ultima modifica:
Estero


Siria, si allontana il blitz Usa
Obama rinvia voto del Congresso
Siria si allontana il blitz UsaObama rinvia voto del Congresso

07:42 11 SET 2013

(AGI) - Washington, 11 set. - Barack Obama ha chiesto al Congresso di rinviare il voto sull'uso della forza contro la Siria per verificare "i segnali incoraggianti" che arrivano dal fronte diplomatico, ma ha avvertito che gli Stati Uniti devono essere pronti a "reagire" all'attacco chimico perpetrato dal regime. In un discorso in tv alla nazione di 15 minuti, il presidente americano ha sottolineato che e' "troppo presto" per dire se il piano russo per il disarmo di Damasco "avra' successo", anche se ha "il potenziale per annullare la minaccia delle armi chimiche senza l'uso della forza".
Telefonata Kerry-Lavrov, domani incontro a Ginevra
Bonino: recuperato spazio per la diplomazia
Obama ha pero' avvertito che Washington non puo' far finta di nulla dopo l'attacco con i gas nervini del 21 agosto. "Se non reagiamo, Assad continuera' ad usare le armi chimiche. E forse altri lo seguiranno", ha spiegato, "nell'interesse della sicurezza nazionale degli Stati Uniti bisogna rispondere, servira' da deterrente. Quando si deve fermare l'uccisione di bambini con i gas gli Stati Uniti hanno il dovere di agire". "Oltre che comandante delle forze armate Usa sono anche il presidente della piu' antica democrazia costituzionale del mondo: ecco perche' ritengo che la cosa migliore e' spostare questa discussione in Congresso", ha affermato il presidente americano.
Denuncia Onu: crimini di guerra da entrambe le parti
Obama ha ribadito che un eventuale intervento militare sara' limitato e non sara' come in Iraq o in Afghanistan. "Non schierero' truppe americane in Siria", ha promesso, "il nostro Paese e' stanco delle guerre. Sara' un intervento non a tempo indeterminato e mirato per scoraggiare uso di armi chimiche. L'apparato militare americano colpisce forte. Colpiremo forte, dobbiamo scoraggiare Assad dall'uso di armi chimiche". Il discorso con cui Barack Obama ha chiesto un rinvio del voto sull'intervento militare in Siria mantenendo la minaccia di usare la forza contro il regime di Bashar al-Assad non sembra aver allargato i consensi nel Congresso Usa. Nelle prime reazioni, i democratici hanno applaudito al tono e ai contenuti del presidente mentre alcuni repubblicani hanno criticato la sua politica estera sulla Siria ed espresso scetticismo sul piano russo per mettere sotto controllo le armi chimiche di Damasco.
La leader della minoranza democratica alla Camera, Nancy Pelosi, e il suo numero due, Xavier Becerra, hanno elogiato il presidente americano sottolineando che che la "minaccia credibile" di un'azione bellica dimostra la ferma leadership della Casa Bianca e la sua disponibilita' ad esplorare tutte le alternative prima di ricorrere alla forza.
Il senatore democratico Carl Levin, presidente della Commissione delle Forze armate, ha affermato che il modo migliore in cui il Congresso puo' sostenere una soluzione diplomatica e' "approvare una risoluzione che autorizzi l'uso della forza".
Dello stesso parere il presidente della Commissione Esteri del Senato, Bob Menendez, il quale ha avvertito che se fallisse la via diplomatica un attacco invierebbe "un messaggio inequivocabile al regime di Assad e agli altri attori internazionali". I senatori repubblicani John McCain e Lindsey Graham in una nota congiunta hanno lamentato che Obama non abbia usato toni piu' duri annunciando piu' aiuti militari ai ribelli dell'Esercito libero siriano e offrendo "un piano piu' chiaro per verificare la serieta'" dell'offerta russa per mettere sotto controllo le armi chimiche in Siria.
Graham, peraltro, ha detto di voler "dare tempo" a Obama perche' metta a punto questo piano.
Un altro senatore repubblicano, Chuck Grassley, ha espresso dubbi sul fatto che un attacco limitato possa essere efficace ma ha condiviso l'idea di esplorare il piano russo. Duro il presidente del Partito repubblicano, Reince Priebus, che ha accusato Obama di aver "svergognato" gli Usa nell'arena internazionale con una politica estera "senza timone".
 
Siria, altolà di Putin sugli attacchi:
«Gas chimici sono stati usati dai ribelli»
Lunedì il rapporto degli ispettori Onu
PER APPROFONDIRE tagsiria, armi chimiche, damasco, assad, putin, obama, attacco militare

Vladimir Putin
Aumenta la dimensione del testo Diminuisci la dimensione del testo


ROMA - Il rapporto degli ispettori Onu sull'uso di armi chimiche in Siria sarà reso pubblico «probabilmente lunedì». Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, aggiungendo che il documento confermerà che «c'è stato un massacro chimico» e conterrà «certamente delle indicazioni» sull'origine della strage del 21 agosto. «Dal momento in cui solo il regime aveva gli stock, i vettori e l'interesse a farlo, si possono trarre le conclusioni» ha detto Fabius.

Appello alla cautela del presidente russo Vladimir Putin sul New York Times. A 24 ore dal discorso alla nazione del presidente americano Barack Obama,Putin sceglie il liberal New York Times per rivolgersi a Washington e agli americani e presentare la sua versione dei fatti sulla Siria.

L'allarme di Putin. Spiegando come siano stati i ribelli a usare le armi chimiche, Putin afferma: «La Russia non sta proteggendo il governo siriano ma la normativa internazionale». E mette in guardia sulle conseguenze di un potenziale attacco americano contro Damasco, che sarebbe, senza l'appoggio dell'Onu, un «atto di aggressione»: si tradurrebbe in «ulteriori vittime innocenti e in una escalation, potenzialmente ampliando il conflitto al di fuori dei confini della Siria. Un attacco aumenterebbe le violenze» e causerebbe «una nuova ondata di terrorismo. Metterebbe in pericolo gli sforzi multilaterali per risolvere il problema del nucleare iraniano e il conflitto israelo-palestinese», oltre a «destabilizzare ulteriormente il Medio oriente e il Nord Africa».

Putin: gas chimico usato dalle forze d'opposizione. Putin ribadisce che «non c'è dubbio che gas» chimico «sia stato usato in Siria, ma ci sono ragioni per ritenere - afferma il presidente russo - che non sia stato l'esercito siriano ma le forze dell'opposizione per provocare un intervento» di potenze straniere che, così, «si allineerebbero con i fondamentalisti».

«No all'uso della forza, sì alla diplomazia». Secondo Putin «non importa quanto l'attacco potrebbe essere mirato o condotto con armi sofisticate: vittime civili sono inevitabili, inclusi anziani e bambini, quelli che l'attacco dovrebbe proteggere». Un attacco, oltre a peggiorare la situazione destabilizzando il medio oriente, sarebbe anche una violazione della normativa internazionale. «Dobbiamo rispettare il Consiglio di sicurezza dell'Onu. La legge è la legge e va rispettata, che ci piaccia o meno. In base all'attuale normativa, l'uso della forza è consentito solo per autodifesa o per decisione del Consiglio di sicurezza. Tutto il resto è inaccettabile e rappresenterebbe un atto di aggressione. Dobbiamo smetterla di usare il linguaggio della forza e tornare sulla strada della diplomazia. Una nuova opportunità per evitare un'azione militare è emersa negli ultimi giorni. Gli Stati Uniti, la Russia e tutti i membri della comunità internazionale devono trarre vantaggi dalla volontà del governo siriano a mettere l'arsenale chimico sotto il controllo internazionale per una successiva distruzione. Giudicando dalle affermazioni del presidente Obama, gli Stati Uniti considerano questa come un'alternativa all'azione militare». Putin plaude all'interesse del «presidente a continuare il dialogo con la Russia sulla Siria. Dobbiamo lavorare insieme per mantenere la speranza viva. Se possiamo evitare la forza in Siria, migliorerà l'atmosfera internazionale e si rafforzerà la nostra fiducia reciproca».

Media Usa: la Cia consegna armi ai ribelli. La Cia ha cominciato a consegnare armi ai ribelli siriani: lo riferiscono fonti Usa e del Paese mediorientale citate dai media americani. Le spedizioni - si legge sul Washington Post - sono cominciate nel corso delle ultime due settimane, insieme a quelle effettuate dal Dipartimento di Stato di veicoli e altre attrezzature. Le spedizioni organizzate dalla Cia al momento riguarderebbero solo armi leggere e munizioni. Mentre quelle che fanno capo al Dipartimento di Stato riguardano materiale «non letale», come veicoli, sofisticate attrezzature per le comunicazioni e modernissimi kit sanitari da combattimento.

Gli ispettori dell'Onu hanno raccolto una «abbondanza» di informazioni sull'uso di gas nervini da parte del regime di Damasco. Lo ha detto a Foreign Policy una fonte occidentale protetta dall'anominato. Il team di ispettori che lunedì prossimo dovrebbe fare rapporto al segretario generale delle Nazioni unite Ban Ki-moon non metterebbe direttamente sul banco degli imputati il presidente siriano Bashar al Assad, secondo fonti diplomatiche all'Onu, ma sarebbero in grado di offrire «forti» prove circostanziali basate sull'esame di campioni di terreno, sangue e urina che tirerebbero in ballo la responsabilità di Damasco.
«Hanno ottenuto una ricca campionatura biomedica e ambientale e hanno intervistato vittime, medici e infermiere», ha detto una fonte della rivista: «Sembrano abbastanza soddisfatti delle prove raccolte». La fonte ha aggiunto che «dal tipo delle prove puoi arrivare alla fonte dell'attacco del 21 agosto».

Giovedì 12 Settembre 2013 - 09:00
Ultimo aggiornamento: 14:56
 
Ban Ki Moon: "Da Assad crimini contro l'umanità"13 settembre 2013

Il segretario generale delle Nazioni Unite: "Il presidente siriano sarà processato". E sull'uso di armi chimiche: "Prove schiaccianti". L'Onu: "Regime di Damasco colpisce gli ospedali". Kerry-Lavrov: entro fine settembre data dei colloqui di pace
Assad rinuncia ai gas. Gli Usa: le parole non bastano - Lo speciale Tutte le foto della Siria Lavrov: a fine settembre data colloqui di pace - Continua il dialogo tra Usa e Russia - Tutti i video
AddThisEmailStampa Articolo
Mentre la diplomazia fa passi avanti, arrivano nuove accuse per il regime siriano. La Commissione d'inchiesta dell'Onu denuncia crimini di guerra in un rapporto riferito al periodo tra il 15 maggio e il 15 luglio. Secondo i documenti delle Nazioni Unite, il governo di Bashar al Assad impedirebbe in maniera sistematica e come "politica" di Stato che i feriti provenienti dalle zone controllate dall'opposizione o vicine ad esse siano curati. I caccia di Damasco sarebbero responsabili di incursioni aeree contro le unità mediche, ospedaliere e il personale sanitario.

Wsj: Damasco sta sparpagliando suo arsenale chimico - Altre accuse arrivano dai media americani. Secondo il Wall Street Journal, la Siria avrebbe iniziato a distribuire il suo arsenale chimico su una cinquanta di siti differenti, al fine di complicare il compito di coloro che dovrebbero controllarlo. Il quotidiano cita fonti anonime e afferma che un'unità militare specializzata è impegnata da circa un anno nello spostamento dell'arsenale di oltre un migliaio di tonnellate. Nonostante questa strategia, i servizi segreti americani e israeliani pensano comunque di sapere dove si trovi la maggior parte dello stock di armi chimiche.

Diplomazia al lavoro - Sul fronte diplomatico invece, si continua a lavorare per evitare l'intervento militare. In presenza del mediatore internazionale Lakhdar Brahimi, il segretario di Stato americano John Kerry ha avuto un nuovo incontro a Ginevra con il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov. I due hanno "definito costruttivi" i colloqui e si sono dati appuntamento a New York il 28 settembre a margine dell'Assemblea generale dell'Onu. La speranza di Russia e Stati Uniti è che in questa occasione potrà essere annunciata la data della Conferenza "Ginevra 2" sulla Siria.

Ban Ki Moon: "Rapporto schiacciante su armi chimiche" - Intanto il segretario generale Onu Ban Ki-moon ha detto che il rapporto degli ispettori per le armi chimiche delle Nazioni Unite confermerà che sono stati usati gas letali nell'attacco. "Credo che il rapporto sarà un rapporto schiacciante, schiacciante e (dirà che) le armi chimiche sono state usate anche se non posso dirlo pubblicamente ad ora, prima di ricevere il rapporto stesso", ha messo in chiaro Ban. Il segretario generale delle Nazioni Unite ha detto anche che il presidente siriano Bashar al Assad ha "commesso molti crimini contro l'umanità" ma non ha precisato se siano state le forze di Assad o i ribelli a usare gas tossici nell'attacco del 21 agosto scorso. E ha aggiunto: "Sono sicuro che ci sarà un processo per accertare le sue responsabilità quando tutto sarà finito".

Putin, Iran e Cina soddisfatti - L'annuncio di Assad di voler aderire al trattato mondiale contro le armi chimiche come primo passo per sbloccare la crisi è stato intanto accolto con entusiasmo dai partner politici di Damasco. Il presidente russo Vladimir Putin ha sottolineato che la decisone dimostra "le serie intenzioni di risolvere il conflitto". Soddisfazione arriva anche dall'Iran: il presidente Hassan Rohani ha dichiarato: "Siamo lieti di sostenere tutti questi sforzi". Infine, il presidente cinese Xi Jinping ha confermato il sostegno di Pechino alla proposta russa.
 

Ultima estrazione Lotto

  • Estrazione del lotto
    venerdì 08 agosto 2025
    Bari
    90
    36
    15
    60
    32
    Cagliari
    59
    07
    56
    33
    06
    Firenze
    72
    37
    25
    10
    18
    Genova
    08
    87
    41
    48
    71
    Milano
    86
    33
    82
    27
    34
    Napoli
    86
    09
    60
    05
    57
    Palermo
    53
    63
    81
    88
    13
    Roma
    56
    51
    65
    35
    90
    Torino
    10
    84
    77
    28
    18
    Venezia
    26
    33
    67
    35
    81
    Nazionale
    07
    54
    46
    08
    34
    Estrazione Simbolotto
    Nazionale
    37
    28
    42
    02
    26
Indietro
Alto