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Aumentano del 30% le allerte alimentari per frutta e verdura straniere: i prodotti a rischio

Aumentano del 30% gli allarmi alimentari su ortofrutta straniera, ma quali sono i rischi per la salute e la competitività delle attività?

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Federica Petrucci
Editor esperta di economia e attualità


Pubblicato: 9 Febbraio 2025 12:00

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Aumentano del 30% le allerte alimentari per frutta e verdura straniere: i prodotti a rischio

Fonte: 123RFAumentano le allerte alimentari per frutta e verdura dall'estero
Nel 2024, le allerte alimentari legate a frutta e verdura di origini straniere sono aumentati del 30%, segnando un preoccupante record di 165 casi contro i 115 dell’anno precedente. I dati sono stati resi noti da Coldiretti il 5 febbraio 2025 e evidenziamo un problema crescente legato alla sicurezza alimentare.

Indice

Cosa sono le allerte alimentari e perché sono in aumento

Le allerte alimentari sono notifiche ufficiali emesse dalle autorità competenti quando vengono rilevati rischi per la salute pubblica derivanti dai prodotti alimentari. Questi rischi possono:

  • essere legati alla presenza di sostanze pericolose, come pesticidi, metalli pesanti o contaminanti biologici, che superano i limiti previsti dalle normative di sicurezza;
  • scattare nel caso in cui un prodotto venga venduto con etichette ingannevoli, tra cui, classico esempio, le frodi alimentari messe in atto di spaccia prodotti fake Made in Italy.
In Italia, la gestione di queste allerte è monitorata dal sistema Rasff (Rapid Alert System for Food and Feed) che, ogni anno, diffonde i dati sulle merci a rischio che entrano nel mercato.


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Quali sono i prodotti più a rischio

I dati forniti da Coldiretti evidenziano un aumento del 30% degli allarmi alimentari relativi alla frutta e verdura proveniente dall’estero. Nel 2024, infatti, si sono verificati 165 allarmi contro i 115 dell’anno precedente, riguardanti prodotti ortofrutticoli importati in Italia, tra cui kiwi argentini, cachi spagnoli, pistacchi iraniani e turchi, funghi cinesi e mirtilli tedeschi.

Questi allarmi sono stati causati dalla presenza di sostanze pericolose, come pesticidi oltre i limiti consentiti, aflatossine, batteri e metalli pesanti, che hanno spinto le autorità a bloccare i prodotti in ingresso. La situazione è aggravata dal fatto che l’Italia, pur essendo un paese esportatore, ora importa più ortofrutta di quella che esporta.

Quali sono le minacce alla sicurezza alimentare

La sicurezza alimentare è quindi minacciata dall’aumento dei prodotti importati provenienti da paesi che non rispettano gli stessi standard di qualità e sicurezza previsti dall’Unione Europea.

In particolare, le differenze nelle normative sui fitofarmaci, che in alcuni paesi non sono così rigide come in Europa, e i bassi costi di produzione, grazie anche a pratiche di manodopera a basso costo, creano una concorrenza sleale verso i produttori italiani.

Per questo motivo si tratta di prodotti doppiamente pericolosi, non solo per la salute (perché contaminati da pesticidi e altre sostanze chimiche pericolose) ma perché arrivano sul mercato europeo a costi inferiori, diffondendosi e minacciando la qualità degli alimenti consumati dai cittadini.

Inoltre, mentre alcuni Paesi europei, e in particolare quelli extra-UE, consentono l’uso di pesticidi più forti e in quantità maggiori rispetto all’Italia, gli agricoltori italiani sono soggetti a regolamenti molto più severi in merito. L’uso dei fitofarmaci in Italia è stato infatti ridotto drasticamente negli ultimi 30 anni, con una diminuzione del 50% rispetto al passato, per rispondere alle normative ambientali e sanitarie più stringenti.

Tuttavia, questa riduzione ha avuto un impatto diretto sulla competitività, con i produttori che si trovano a dover fronteggiare l’aumento dei costi di produzione e la difficoltà di proteggere i raccolti con una disponibilità limitata di pesticidi e sostanze fitosanitarie. Questo svantaggio rende i prodotti italiani più costosi rispetto a quelli provenienti da paesi dove l’uso di pesticidi è meno regolamentato, contribuendo al crescente squilibrio commerciale.

Per affrontare queste problematiche, Coldiretti sta continuando a insistere sull’importanza di adottare politiche che garantiscano la reciprocità nelle normative fitosanitarie, in modo che siano uguali per tutti i Paesi, sia all’interno dell’Unione Europea che nei commerci con Paesi extra Ue. In questo modo, non solo si tutelerebbe la salute, ma si proteggerebbero anche gli agricoltori italiani, che devono fare i conti con un mercato in cui spesso si trovano a competere con prodotti che non rispettano gli stessi standard.
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