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Il peggior nemico della donna è la donna


I Pm dell’Inquisizione con licenza di umiliare

La dignità dell’uomo e della don*na, tutelata dalla Costituzione, non può essere mortificata e messa in discussione in un processo

Sab, 24/11/2012 - 08:31


La dignità dell’uomo e della don*na, tutelata dalla Costituzione, non può essere mortificata e messa in discussione in un processo.
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E rivendicarla è legittimo. Così ha fatto, con buon diritto e pie*na ragione, Marianna Ferrera che, nel processo Ruby, ha dichiarato: «Sono una brava ragazza e mi hanno conside*rato una escort. Quindi se mi permet*te, le dico che questo è un processo as*surdo ». La Ferrera lo dice e io, cono*scendola, con altre ragazze che hanno frequentato Silvio Berlusconi (come un’attrice può frequentare il suo pro*duttore) lo confermo. E ho visto in mol*te occasioni, con assoluta volgarità, trattare ragazze libere come puttane. Una odiosa discriminazione contro la donna, giacché non ho mai visto nes*sun uomo o giovane, invitato a cena ad Arcore, considerato un escort, ovvero un prostituto. Si dirà: questo dipende dai gusti sessuali di Berlusconi, ma è in*dubitabile che egli abbia frequentato, per una ragione o per l’altra,anche uo*mini interessati. Sui quali il giudizio è stato benevolo e non offensivo.

Ebbene, quando la Ferrera rivendi*ca la sua dignità, la Boccassini,come in un Tribunale dell’Inquisizione oppo*ne: «Il teste non può permettersi di di*re queste cose». Ecco un atteggiamen*to intollerante e arrogante.
Allora quello che ha detto la Ferrera lo ripeto io. E attendo che qualcuno si permetta di dire che non posso per*mettermi. Vorrei vedere la reazione della Boccassini se qualcuno confon*desse la sua insindacabile libertà ses*suale, per piacere o per interesse, con le prestazioni di una escort sulla base di una equivoca interpretazione e con l’aggravante di un processo a tesi che interpreta la libertà come prestazione e i regali come pagamento. Io sono sta*to querelato dalla Boccassini per mol*to meno. Attendo ora che un avvocato come Anna Maria Bernardini de Pace prenda a cuore la causa di ragazze co*me Marianna Ferrera e denunci la Boc*cassini per diffamazione. Non si può consentire che si faccia un processo calpestando la dignità delle persone.


Marianna Ferrera deve pretendere che le venga restituito l’onore, che le venga riconosciuta la libertà di decide*re della propria vita, senza essere sput*ta*nata in un processo in cui non è nep*pure imputata.
E non si deve permette*re il Pubblico Ministero di umiliarla, approfittando del suo potere, senza es*sere chiamata a rispondere delle sue offese


***
L’Arma dei Carabinieri ha una lun*ga esperienza di Beni Culturali. Il suo Nucleo Tutela Patrimonio Artistico, con il quale ho, in molte occasioni, col*laborato, sa bene quali sono le istitu*zioni meritorie a cui tributare rispetto e con le quali lavorare proficuamente. Stupisce quindi che sia sfuggita ad al*cuni esponenti dell’Arma la straordi*naria e meritoria, e in tutto il mondo considerata, attività della Fondazione Koelliker, dimostrata in importantissi*me mostre in sedi pubbliche italiane e straniere, e con notevoli opere di mece*natismo. Si conoscono inoltre la mia at*tività e i miei studi di storico dell’arte, i cui frutti sono stati utili in diverse occa*sioni anche ai Carabinieri.
Non si può dire lo stesso della inesi*stente autorevolezza di una signora priva di qualunque conoscenza del*l’arte, Paola Damiani, e dell’avvocato che la guida, Italo Tommasoni. Incom*prensibilmente il pubblico ministero, senza verifica, ne ha accolto un insen*sato esposto senza alcun elemento di prova. In un Stato civile, la magistratu*ra e anche il Nucleo tutela patrimonio artistico dei carabinieri non possono compiere errori di tale leggerezza, con*siderando false, senza prove, opere au*tentiche, sulla base del delirio di un ine*sperto, non privo di interessi, fatti pas*sare per ideali e per difesa dell’autore.


((per esperienza personale:in una causa di tribunale per divorZio il teste disse:io penso che........non ha finito la frase ed il Pm gli ha detto LEI NON PENSI STIA ZITTO......il teste ha 75 anni.........mettetevi nei suoi panni se ci riuscite.(l'umiliazione e la vergogna di essere ripreso in quel modo trattato peggio di un escremento......l'essere umano più ha cultura ed una carica sociale e più è ............fate voi se "pensate")))
Mi domando come mai L'italiano sà ma fa sempre finta di nulla e si gira dall'altra parte...lo so io perchè ,la legge vi reprime, vi soggioga,vi schiaccia la testa come ad un serpe....avete mai provato a fare il testimone?Beati voi............1)ti sbattono nei giornali 2)non sei tutelato 3)poi ti sbattono in strada senza un grazie alla mercè di infinite ritorzioni e minaCCE di morte.Ma ti dimentichi che lo StaTO SEI TU.
 
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il commento 2 Infangano l'Italia quei giudici non la faranno franca

- Mar, 02/10/2012 - 07:06







di
Quanti avevano letto, e quanti ricordano, l'articolo per cui è stato condannato Sallusti? E quale danno oggettivo aveva arrecato alla persona che si è dichiarata offesa querelando e ottenendo una pena universalmente riconosciuta esagerata? Molti, moltissimi meno di quelli che hanno letto la notizia della condanna, che umilia l'Italia, il diritto, la nostra dignità rispetto agli altri Paesi europei. E i giudici, condannando Sallusti, non potevano non sapere che avrebbero svergognato, e cioè diffamato, l'Italia molto più di quanto Sallusti abbia diffamato il giudice che lo ha querelato, e che è un reato oggettivamente molto più grave e dannoso, anche solo misurandolo sugli effetti di immagine negativa per l'Italia che ha prodotto. Sono dunque irresponsabili i giudici di Cassazione e possono esercitare la giurisdizione ottenendo un risultato i cui effetti sono più gravi del reato che essi hanno inteso sanzionare? Certo la norma li legittima, ma un'altra norma (europea, quindi più ampia) li avverte (e non può non prevalere) delle conseguenze negative della loro decisione. È notevole infatti che, non un magistrato di Cassazione ma una professoressa di Diritto internazionale, Marina Castellaneta, richiami loro quello che certamente conoscevano, e, in nome dello Stato, dovevano valutare con coscienza, per non danneggiare il loro Paese: «Se il direttore del Giornale farà ricorso, i giudici europei sanciranno non solo la violazione della libertà di espressione, ovvero di uno dei fondamentali diritti dell'uomo, ma imporranno all'Italia un congruo risarcimento per danni non patrimoniali in virtù della forte situazione di stress subita dal direttore». Si aggiunga la discesa dell'Italia nei parametri di giudizio sui valori di giustizia e legalità, per una interpretazione di uno o più giudici che hanno deliberatamente esposto l'Italia a quelle prevedibili sanzioni, che non loro pagheranno, ma i cittadini. Quando, infatti, l'Italia sarà condannata, apparirà evidente l'ingiustizia della sentenza su Sallusti. L'atteggiamento dei giudici della Corte rispecchia quello, fazioso e compiaciuto, di Bruno Tinti, che confonde l'esistenza del reato con la sproporzione della pena, fingendo di ignorare la questione. E, concludendo, con puntiglio: «Dunque Sallusti è colpevole, altro che. E non di reati d'opinione». Lui pretende d'avere ragione. Sono dunque tutti cretini, dagli intellettuali, ai giuristi, ai magistrati, al ministro, quelli che rilevano l'anomalia e la contraddizione della condanna al carcere. Come arbitrio dei magistrati contro l'interesse dello Stato. Questo è l'argomento, caro Tinti. Chi finge di non vederlo è come un finto invalido. Può la Corte di Cassazione ignorare la posizione e le sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo, a Strasburgo ? Siamo in Europa (con tanti appelli e retorica) o in Africa ?








NON OFFENDETE GLI AFRICANI HANNO PIU DIGNITA DI NOI....PER FAVORE...

NON LA FARANNO FRANCA?PER PIACERE LORO SI FARANNO LA FRANCA ,LA MARIA,L'ANTONELLA,LA MARCELLA,LA LUCIA ECC.ECC.
E DAL TEMPO DEI FARAONI HANNO SEMPRE VINTO LORO....AMEN
 
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Alien.

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[h=1]Caro procuratore, no a scorciatoie e attese da tortura[/h] [h=2]La politica ha avuto due mesi di tempo per rimediare a questa barbarie. Non lo ha fatto. Ora mi mandino in carcere


[/h] Alessandro Sallusti - Ven, 23/11/2012 - 15:24




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A mezzanotte scade la sospensione dell'ordine di carcerazione emesso nei miei confronti dopo la condanna a dodici mesi per un reato di opinione commesso da altri ai tempi in cui dirigevo Libero.
2012-11-sallusti-0.jpg




Il direttore del Giornale, Alessandro Sallusti




Inutile ricordare che la cosa ha soltanto due precedenti, Guareschi e Jannuzzi (evitò il carcere con la grazia) nella storia della Repubblica, inutile ricordare come a mio avviso la sentenza sia stata motivata con dei falsi, inutile sostenere, come è, che si tratta di una vendetta nei miei confronti e dell'area politico-culturale cui appartengo da parte di una magistratura ideologica che se la fa e se la mena (la querela è di un pm).

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La politica ha avuto due mesi di tempo per rimediare a questa barbarie. Non lo ha fatto. Non pochi senatori si sono prima messi il passamontagna (voto segreto) come comuni rapinatori per confermare il carcere ai giornalisti, poi hanno versato lacrime di coccodrillo approvando un comma ad personam che salva i direttori (ma, paradosso, non me) e infine si sono arenati nelle sabbie mobili. Il nostro Senato l'unica cosa che ha provocato è uno sciopero dei giornali italiani, al quale noi non aderiamo come spiega oggi su questa pagina Vittorio Feltri. Non parliamo di Napolitano, capo della magistratura, che non ha proferito parola in tutti questi giorni dimostrando di essere quello che è, un rancoroso comunista che pensa così di prendersi una squallida rivincita sulla storia che lo ha visto sconfitto. Non sono da meno il premier Monti, campione di liberismo a parole, e la ministra Severino che evidentemente ha una coscienza che sta alla Giustizia come la mia al greco antico.

Dunque non c'è via d'uscita, devo andare in carcere, è questione di ore. L'ordine lo deve firmare la Procura di Milano, il cui capo è Bruti Liberati. Mi dicono, ho letto su alcuni giornali, che lui non è entusiasta di rimanere con il cerino in mano e fare eseguire una condanna scritta da altri e che sporcherebbe il suo prestigioso curriculum. Procuratore, almeno lei non mi deluda. Ha il dovere di applicare la legge, senza inventare per me scorciatoie o privilegi non richiesti, tipo ulteriori dilazioni, arresti domiciliari diretti o cose del genere.
Glielo dico, glielo chiedo, perché lei non ha il diritto di infliggermi ulteriori pene rispetto a quella erogata. Che sia prolungare l'attesa (a questo punto lei si macchierebbe oltre che di omissione di atti d'ufficio anche del reato di tortura) o che si tratti di farmi entrare in una casta alla quale non voglio appartenere. Non si inventi balle o scuse. Nelle carceri italiane solo quest'anno sono entrate 6.095 persone con condanne simili alla mia (pena definitiva inferiore ai due anni) e altre diciassettemila potrebbero uscire per fine pena anticipata (residuo inferiore ai due anni). Io non ho alcun diritto di passare davanti a tutti questi disgraziati, neppure all'ultimo marocchino, solo perché dirigo un giornale. Non ci provi, procuratore, perché l'unico patrimonio che abbiamo noi giornalisti sono credibilità e coerenza. Se proprio c'è un problema di sovraffollamento faccia così: scarceri o mandi ai domiciliari un avente diritto con più anzianità di me e così si libera la branda.
Io e gli italiani, signor procuratore, ci aspettiamo che lei faccia fino in fondo il suo lavoro senza guardare in faccia nessuno e si prenda le responsabilità che le competono come io mi sono prese le mie. Se poi, per caso, si dovesse vergognare, sono affari suoi, non miei. Non mi rovini più di quanto abbiano già fatto suoi indegni colleghi. Mi creda, non me lo merito.




 

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