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Uccisi dalle tasse

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Uccisi dalle tasse

Equitalia "strozza" una donna: deve 1 mln, madre di tre figli le sequestrano stipendi e conti

A una signora, dopo il divorzio col marito, sono rimasti soltanto i debiti. Ma non li può ripagare. E il Fisco la mette in ginocchio: "Non so come mantenere i miei tre figli.



Un'ex imprenditrice trentina ha un debito verso Equitalia di un milione di euro. Ma non lo può pagare. E così la donna, madre di tre figli, si è vista pignorare un quinto dello stipendio, le è stato sequestrato il conto corrente e le Entrate le hanno prelevato la parte rimanente dello stipendio, fino alla progressiva estinzione del debito. Sulla vicenda è intervenuta la Confesercenti del Trentino, che ha definito la donna "vittima di un sistema e di un meccanismo perverso e inaccettabile, che non lascia spazio ad azioni di tutela e garazia per gli imprenditori. Il milione di euro di debiti verso Equitalia era maturato in seguito al fallimento dell'azienda edile di cui la donna era socia con il marito. Terminato il matrimonio, alla donna sono rimasti in mano i debiti verso l'Erario, ai quali si sono poi aggiunti gli interessi di mora e le sanzioni.

"Io come faccio?" - Oggi la donna brancola nel buio, disperata: non sa come mantenere i tre figli e la casa d'edilizia popolare: per pagare le spese condominiale è intervenuto l'assessorato alle politiche sociali della Comunità di Valle, con l'biettivo di evitare lo sfratto della casa. Il quotidiano L'Adige riferisce che la donna non contesta l'ammontare del debito ma spiega: "Se devo pagare, pag. Ma se mi tolgono tutto lo stipendio come faccio a dar da mangiare ai miei figli, come faccio a farli studiare e a riscaldare la casa?".
"Serve un intervento" - Secondo la Confesercenti del Trentino il problema "riguarda un sistema e un meccanismo perverso e inaccettabile che non lascia spazio ad azioni di tutela a garanzia degli imprenditori. Qui - continua Confesercenti - si va ben oltre il rischio di impresa e quotidianamente emergono casi drammatici anche nella nostra provincia. Oltre alla solidarietà e alla preoccupazione per il caso umano che coinvolge l'ex imprenditrice, evidenziamo l'urgenza di un intervento a monte della normativa che regola i rapporti con il Fisco e con Equitalia".

quei milioni di italiani che han votato il PD,si ricordino che gargamella non ha detto che toglie Equitalia.ANZI HA CREATO IL MOSTRO EQUITALIA-......quindi milioni di Italiani sono colpevoli di queste cose e delle morti tragiche e violente di italiani oppressi dalle tasse.






Ecco come Bersani ha creato il mostro Equitalia




13 gennaio, 2013 | Permalink | Archiviato in: Cultura e Informazione, Primo Piano Pierluigi Bersani e Vincenzo Visco. Sono loro ad aver creato l’Equitalia che oggi stritola aziende, imprenditori, pensionati, lavoratori dipendenti, insomma chiunque finisca nel perverso ingranaggio della società incaricata della riscossione dei tributi per conto dello Stato. In questi ultimi anni si sono più volte levate voci di protesta, peraltro inascoltate: “usura di Stato”, “strozzinaggio legalizzato” le accuse più tenere mosse da chi ha avuto la sventura di finire nel mirino delle “cartelle assassine”.
Equitalia, come si sa, è una società pubblica, posseduta per il 51% dall’Agenzia delle Entrate e per il 49% dall’Inps. Prima del 2007 si chiamava Riscossione s.p.a., nata dalla riforma della riscossione prevista nel decreto legge n. 203 del 30 settembre 2005, convertita nella legge 248 del 2 dicembre 2005. Un provvedimento del governo di centro-destra allora in carica, da lì la leggenda metropolitana secondo cui Equitalia sarebbe stata un’invenzione di Berlusconi. In realtà non è stato inventato un bel nulla: il servizio di riscossione ovviamente già esisteva, era però affidato in concessione a privati, prevalentemente banche. Con l’articolo 3 del dl 203/2005 e la nascita di Riscossione s.p.a., è tornato semplicemente in capo al pubblico.
Ad “armare” Equitalia è stato il successivo governo Prodi, che con il decreto Bersani-Visco ha di fatto autorizzato la società di riscossione a utilizzare dati sensibili quali quelli dei conti correnti bancari. Nello stesso decreto è stata inoltre obbligata la tracciabilità dei compensi. Una sorta di “Stato di polizia tributaria” che ha causato l’escalation di cartelle impazzite.
Il decreto cui facciamo riferimento è il dl n. 223 del 4 luglio 2006, “Disposizioni urgenti per il rilancio economico e sociale, per il contenimento e la razionalizzazione della spesa pubblica, nonché interventi in materia di entrate e di contrasto all’evasione fiscale”, ribattezzato Bersani-Visco (dai nomi rispettivamente del ministro e viceministro allo sviluppo economico allora in carica), convertito nella legge numero 248 del 4 agosto 2006 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale l’11 agosto 2006.
Vediamo nel dettaglio gli articoli che ci interessano:

25. I dipendenti della Riscossione s.p.a. o delle società dalla stessa partecipate ai sensi dell’articolo 3, comma 7, del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 dicembre 2005, n. 248, di seguito denominate «agenti della riscossione», ai soli fini della riscossione mediante ruolo e previa autorizzazione rilasciata dai direttori generali degli agenti della riscossione, possono utilizzare i dati di cui l’Agenzia delle entrate dispone ai sensi dell’articolo 7, comma 6, del d.P.R. 29 settembre 1973, n. 605.

26. Ai medesimi fini previsti dal comma 25, gli agenti della riscossione possono altresì accedere a tutti i restanti dati rilevanti, presentando apposita richiesta, anche in via telematica, ai soggetti pubblici o privati che li detengono, con facoltà di prendere visione e di estrarre copia degli atti riguardanti i predetti dati, nonché di ottenere, in carta libera, le relative certificazioni.
26-bis. Ai fini dell’attuazione dei commi 25 e 26 l’Agenzia delle entrate individua in modo selettivo i dipendenti degli agenti della riscossione che possono utilizzare ed accedere ai dati.
Piena autorizzazione ad accedere ai dati sensibili pur di riscuotere i tributi. Non altrettanta tutela è stata garantita però ai cittadini finiti nel mirino di Equitalia, che spesso non hanno le conoscenze legislative necessarie per potersi difendere dai soprusi dell’ente di riscossione. Né si accorgono quando Equitalia commette errori talvolta “contra legem”. A questo proposito è da segnalare la nascita dello sportello “Sos debiti: difenditi da Equitalia” su iniziativa dell’associazione ”Codici-centro per i diritti del cittadino”.
I risultati sono pubblicati in un esaustivo ed eloquente dossier che riporta dati su cui vale la pena soffermarsi: tra gennaio ed aprile 2012, ad esempio, le richieste di aiuto presso lo sportello sono aumentate del 53% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. E gli errori di Equitalia sarebbero di ogni tipo. Ad esempio, come riportato sul dossier elaborato da Codici:

1) In tutte le cartelle Equitalia viene riportata solo la cifra globale degli interessi dovuti, senza indicare come si è arrivati a tale calcolo, non specificando le singole aliquote prese a base delle varie annualità rendendo il computo degli interessi criptico e non comprensibile. Per tale ragionamento la cartella esattoriale, deve contenere a pena di nullità il calcolo degli interessi per consentire una corretta verifica del contribuente delle somme richieste. (Corte di cassazione, sez. Tributaria, 21 marzo 2012, n. 4512)
2) In merito agli interessi di mora, Equitalia ha in tutti questi anni applicato gli stessi anziché solo sulla sorta capitale, anche su interessi, sanzioni e spese, provocando inevitabilmente il fenomeno anatocistico vietato dalla legge.
Altri rilievi rilevati sull’operato di Equitalia in base alle richieste di aiuto pervenute allo sportello:
-Nullità per difetto di motivazione del ruolo e della cartella di pagamento: numerose pronunce di legittimità hanno evidenziato che la cartella deve essere motivata in modo esaustivo e comprensibile da un non tecnico.
-Decadenza dal potere di riscossione per decorrenza dei termini all’uopo previsti- art. 25 D.P.R. n° 602/73.
-Eventi successivi che hanno determinato l’estinzione del credito: la ferraginosità dell’apparato burocratico-amministrativo messo in piedi da Equitalia fa sì che non di rado la riscossione parta senza che si sia preso atto dell’estinzione del diritto.
-Mancato invio dell’avviso bonario in relazione alle cartelle emesse a seguito di liquidazione per controlli formali e sostanziali delle dichiarazioni – artt. 36 bis e ter D.P.R. n° 602/73 e 54 bis D.P.R. n° 633/72.
-Non corretta identificazione del debitore.
-Omessa notifica dell’atto prodromico alla cartella:
-Illegittimità della riscossione in caso di annullamento dell’atto impositivo già avvenuto in via giudiziaria (vedi punto “3”).
-Errori di calcolo: irregolarità della cartella: entità delle somme aggiuntive portate in cartella senza alcuna indicazione della normativa di riferimento applicata.
-Irregolarità nella notifica della cartella stessa: notifica della cartella di pagamento in assenza della preventiva notifica del verbale di accertamento produce nullità. Così come è nulla l’intimazione di pagamento o l’avviso di mora per mancata notifica della cartella di pagamento. Su questo punto la giurisprudenza è in costante evoluzione ma quasi sempre dopo un’apertura nei confronti del contribuente segue un aggiustamento più restrittivo.
-Mancata indicazione del responsabile del procedimento di emissione del ruolo e di notifica della cartella – solo per quelle emesse a seguito del 1 giugno 2008.
-Sanzione pagata.
-Cartella di pagamento riferita ad un verbale il cui credito risulta prescritto.
Mentre Bersani e Visco, ministro e vice-ministro del governo Prodi, armavano Equitalia contro contribuenti e classe produttiva, gli italiani si sono trovati del tutto impreparati a fronteggiare le angherie del nuovo sistema di riscossione.
Ora Pier Luigi Bersani sarà candidato premier alle prossime elezioni. Gli elettori si ricordino di Equitalia, prima di votarlo.

Riportiamo qui il dossier pubblicato da Codici, che contiene consigli utili per difendersi da Equitalia e da eventuali illegalità commesse dall’ente di riscossione.
dossier equitalia

di Riccardo Ghezzi © 2013 Qelsi



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Ennesimo suicidio di un imprenditore: si dimette un avvocato di Equitalia


26 aprile, 2012 | Permalink | Archiviato in: Italia, Politica ed Economia

Ennesimo imprenditore vittima di Equitalia. Ma questa volta a Napoli è andata in scena una vicenda diversa da quelle cui siamo purtroppo testimoni in questi ultimi tempi ed alle quali faremmo volentieri a meno di assistere. Una storia diversa perché è il protagonista ad essere una persona particolare, fuori del comune. Sì, perché Diego Peduto, l’immobiliarista che si è ucciso ieri a Napoli gettandosi dal balcone di casa, era diventato un fuoriclasse del triathlon, la disciplina olimpica considerata la più difficile e massacrante tra tutti gli sport, scoprendo il gusto di gareggiare nelle categorie Master, over 50. Era diventato campione per caso, un po’ per l’incredibile tenacia che l’ha sempre contraddistinto, un po’ per evadere dalla insopportabile monotonia di una vita sedentaria passata tra scrivanie, panini e sigarette.
Ma anche per mettersi alla prova e cercare nuovi stimoli e nuove emozioni in una vita monotona che gli stava diventando troppo stretta. Così, in pochi mesi, per inseguire un cambiamento, si era trasformato in un Superman, in un eroe dello sport capace di sbalordire tutti con le sue prestazioni tecniche. La prova più bella, quella che lo ha consacrato campione, l’ha affrontata l’estate scorsa, nella finale mondiale di Francoforte, dove Diego si è affermato come il più forte triathleta over 50 del pianeta. Un risultato eccezionale per una persona eccezionale : del resto, il triathlon è sport per gente speciale e le gare degli iron-man rappresentano un inferno dove la sofferenza raggiunge livelli inimmaginabili, al limite dell’umana sopportazione. Una maratona di 42 km, poi una corsa di 180 km in bici, poi 3,8 km a nuoto. Una vita che tra gare ed allenamenti era diventata tutta sudore e sacrificio che però non gli sono bastati per trovare il coraggio di affrontare una prova che si è rivelata per lui molto più dura del triathlon: la cartella di Equitalia. Al suo club, il Circolo Posillipo, stava ottenendo splendidi risultati come maestro dei ragazzi che si affacciano a questa durissima disciplina sportiva. Avrebbero voluto che si fosse impegnato anche nel nuoto e nella pallanuoto, sue grandi passioni. Prima o poi lo avrebbero convinto. “Era avanti come atleta e come dirigente – spiega sconvolto Alessandro Fattore, l’amico e dirigente che lo aveva avvicinato al triathlon; leale, sincero, deciso come nessuno, capace di insegnare i valori dello sport ai ragazzi. Dirlo ora è banale, ma è così. Faceva bene tutto, era perfetto come dirigente sportivo”.
Ma ieri il dramma che nessuno s’aspettava ha posto fine a tutto: ai suoi progetti, ai suoi sogni, alla sua vita.

“Non difenderò più Equitalia. E rinuncerò al mio onorario per le cause fatte finora”. Così si sfoga l’avvocato Gennaro De Falco, 55 anni, napoletano, che faceva parte del nutrito pool di legali che assistono la società pubblica – 51 per cento Agenzia delle Entrate e 49% Inps – incaricata della riscossione dei tributi su scala nazionale.
E lo fa con una lettera aperta ad un popolare quotidiano di Napoli. De Falco scrive:


Conoscevo Diego Peduto. L’ho incontrato per la prima volta nel ’95 quando gli diedi incarico di vendere la mia casa. Aveva figli della stessa età dei miei e la sua agenzia era nel mio quartiere vicino al mio studio. Insomma, le nostre vite scorrevano quasi parallele. Questo suicidio di cui a torto o ragione mi sento corresponsabile mi ha convinto a non accettare più incarichi di difesa di Equitalia. Sto pensando di devolvere alla sua famiglia la quota dei miei onorari quando mi verranno corrisposti. In queste condizioni non mi sento di andare avanti, in Italia in questi anni si è messo in moto un meccanismo diabolico che sta distruggendo famiglie, persone ed imprese
e poi conclude:
Non so se questa mia decisione servirà a qualcosa, ma almeno alleggerirà la mia coscienza, forse aiuterà a restituire un minimo di dignità agli avvocati ed a far riflettere tutti sulla sostenibilità sociale ed etica della gestione di questa crisi
Dichiarazioni che fanno riflettere tutti quelli che hanno un minimo di sensibilità, di dignità e di solidarietà umana. Doti evidentemente sconosciute a chi, di fronte a questa drammatica sequela di suicidi, non ha avuto null’altro da dire, per alleggerirsi la coscienza, che “tutto sommato in Grecia il fenomeno si presenta con intensità più cospicua che qui in Italia”.


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Non riescono a pagare banche ed Equitalia: due anziani coniugi si impiccano abbracciati


09 agosto, 2012 | Permalink | Archiviato in: Giustizia e Società
Ci sarebbe senso di abbandono e disperazione dietro il suicidio di una coppia di anziani di Ancarano (Teramo) che ieri sera hanno deciso di morire insieme, legando una corda alla trave del garage per poi lasciarsi andare abbracciati.
I corpi penzoloni sono stato trovati da uno dei figli che vive sopra la casa dei genitori, nel piccolo centro teramano.
N.D.E. di 79 anni e G.D.D. di 75 anni erano i genitori dell’artigiano la cui abitazione finì all’asta per i debiti dopo che banche ed Equitalia avevano calato la mannaia per recuperare dei crediti.
L’artigiano era finito nei guai per aver tentato di convincere l’acquirente del suo appartamento, un vicino di casa, a rivendergliela ma venne arrestato per estorsione e messo ai domiciliari nella stessa casa finita all’asta ed ora nuovamente trasferito in un altro alloggio.
Ad Ancarano i vicini raccontano che la famiglia era afflitta per una serie di vicissitudini negative, anche di natura economica, che avevano coinvolto emotivamente un po’ tutti e che avevano aggravato anche le condizioni psicologiche della donna.
Ancarano offre diverse risposte al gesto estremo compiuto dall’anziana coppia ma per gli inquirenti il caso e’ chiuso.
Il piccolo centro della Val Vibrata e’ arrabbiato e solidarizza con l’artigiano sul quale si e’ abbattuta prima una tempesta economico-giudiziaria poi il dramma familiare.
E’ la storia di cittadini lasciati soli, schiacciati dal peso di una sistema economico che evidentemente non ha lasciato piu’ chance.



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Quanto dev’essere orrendo il mondo di chi si dà fuoco, pur di non tornarci?!


15 febbraio, 2013 | Permalink | Archiviato in: Attualità
La tragedia umana ci sta tutta: e “Occidente” è anche saper chinare il capo innanzi al dramma esistenziale di chi trova la forza di darsi fuoco.
Ciò detto, alcune riflessioni vanno, però, comunque fatte: considerando che l’autocombustione non è un fenomeno di appartenenza occidentale, non dobbiamo farci suggestionare dalla cruenza di un tale tentativo di suicidio: ricordiamo che di italiani, negli ultimi tempi, se ne sta suicidando quasi uno al giorno: eppure nemmeno vengono enumerati al completo sulla stampa, quasi preferisca optarsi per un più sommesso conteggio forfettario. E muoiono dignitosamente e in silenzio, senza mettere in pericolo i poveri poliziotti costretti a soccorrerli, e il più delle volte riuscendoci al primo tentativo, senza prospettiva – magari – di farcela.
Insomma, chi si suicida lo fa perché ha già rinunziato a vincere, non per tirare i dadi e poi vedere come va, magari contando anche sull’apporto mediatico di una vicenda che, proprio perché tragica, dovrebbe ricadere solo sulla sfera personale.
Poi dovremmo riflettere sul fatto che l’autocombustione è sempre stata usata per scopi sacrificali altisonanti, per rivendicare grandi ideali: ricordiamo tutti il dramma dei monaci tibetani, giusto?! Ecco che quindi, ridotta ad ottenere un mero vantaggio personale, non può non apparirci sotto spoglie il cui prosaicismo acuisce l’aspetto della brutalità che c’è dietro, e non quello dell’elevazione di tale gesto a martirio.
C’è poi da dire che non può esistere giustificazione di metodo nell’aggirare le leggi di un paese: se quel povero ragazzo doveva essere rimpatriato, non ci sarà alcun “capriccio”, neppure il più estremo, che possa essere considerato idoneo a trasformare il suo drammatico gesto in una causa di deroga; altrimenti basterà farsi del male per ottenere un diritto che non spetta.. insomma, che paese diventeremmo, e con quali costi sociali ?
Del resto, qualsiasi assistente di volo saprebbe descrivervi accuratamente come, durante i rimpatri coatti dei clandestini operati con voli di linea, i “capricci” più in uso per boicottare la partenza dell’aereo siano la defecazione e l’automutilazione, tipologie meno deleterie per chi le commette rispetto al suicidio, ma altrettanto sprezzanti delle leggi del Paese da cui si pretende ospitalità, evidentemente davvero immeritata a questo punto, oltre che delle persone che poi devono pulire gli esiti di tali “capricci“.
Ma l’ultima e più grave riflessione è: se un individuo arriva a darsi fuoco pur di non tornare dove è nato, quanto orrendo dev’essere il posto da cui proviene? E allora, a prescindere da ciò, come poter accettare la logica dell’accoglienza a tutti i costi per gente che detesta la propria stessa civiltà?
Con quale cuore far correre il rischio ai nostri concittadini di finire a convivere con chi proviene da luoghi che certo non avranno trasmesso a chi ne fugge Pinocchio o il libro Cuore, e che, fosse solo per quantità, mai potranno essere “contenuti” nel loro potenziale di disadattamento rispetto alle regole di una società troppo diversa dalla loro?!
E la regina delle prove di tale assunto sono proprio fatti come questo: la loro richiesta d’asilo diviene una pretesa che non ammette repliche; se questo è il rispetto che hanno per la società a cui chiedono asilo…immaginiamo di cosa sarebbero capaci i giorni successivi al suo ottenimento.


di Helmut Leftbuster © 2013 Qelsi


ALIEN da solo notizie terribili?no sei tu che le hai create con il tuo voto....senza il PD equitalia non ci sarebbe più hai votato solo un'ideologia(la politica serve solo per il potere di pochi e dividere figli della stessa madre) non la vita per il futuro dei tuoi figli..............non aggiungo altro fai un esame della tua coscienza.AMEN


resizer.jsp




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sbagliato gli resterà solo un fiammifero per darsi fuoco.






 
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elmiki

Advanced Member >PLATINUM PLUS<
POSSO SOLO CONFERMARE....LA MIA ESPERIENZA CON EQUITALIA VISSUTA SULLA MIA PELLE, HA DELL'ASSURDO!!
DOPO AVER RICEVUTO UNA CARTELLA DI EQUITALIA (SE NON PAGHI TI IPOTECANO LA CASA, LE GANASCHE ALL'AUTO ECC..) HO FATTO RICORSO CON UN AVVOCATO..AUTOMATICAMENTE LA CARTELLA VIENE SOSPESA PER UN ANNO FINO ALLA SENTENZA DEL TRIBUNALE..MORALE DELLA FAVOLA?? LA SENTENZA PUO' DURARE PIù DI UN ANNO E ALLORA HO RICEVUTO UN'ALTRA CARTELLA CON TEMPO 15-30GGXPAGARE!!

SONO ANDATO A PAGARE DOPO 6 MESI HO VINTO LA CAUSA E I SOLDI LI HO RICEVUTI MOLTO TEMPO DOPO!! E SENZA INTERESSI.

EQUITALIA è UNA TRUFFA LEGALIZZATA PEGGIO DEI PAESI COMUNISTI ALTRO CHE DEMOCRAZIA!! ELMIKI..
:mad:

 

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