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17 APRILE VAI A VOTARE SE VUOI ANDARE AL MARE"PULITO"
Il terremoto in Emilia Romagna che ha causato la morte di 7 persone e la distruzione di numerose abitazioni ed edifici pubblici e di culto, molti dei quali veri e propri gioielli del patrimonio artistico italiano, potrebbe avere qualche collegamento con le estrazioni di petrolio e gas naturale dai pozzi della zona. Secondo questa ipotesi, che gira su diversi siti web da ieri, le numerose trivellazioni avvenute nel corso degli anni avrebbero modificato l’equilibrio geologico dell’area compresa tra le province di Modena e Ferrara. A conferma di questo collegamento ci sarebbe l’epicentro di quasi tutte le scosse, che sono già decine da ieri mattina: tra Finale dell’Emilia, Cento e San Felice sul Panaro. Altre foto
Uno dei vertici di questo triangolo, Finale dell’Emilia, è all’interno di una concessione mineraria per l’estrazione sia di petrolio che di gas: la concessione Mirandola, ex ENI ceduta da qualche anno alla controllata di Gas Plus Padania Energia. Questa concessione è attiva, con otto pozzi, da nove anni. Altri permessi di ricerca, ma non ancora di estrazione, circondano l’area dello sciame sismico. Sono le concessioni Fantozza, Grattasassi, Bastiglia, Cento, San Vincenzo. C’è infine un’altra concessione in produzione, Recovato (sempre di Gas Plus), che è però un po’ più lontana a sud di Cento. Giudicare questa ipotesi realistica o irrealistica è difficile e, certamente, non è compito nostro. A conferma ci sarebbero i numerosi pozzi in funzione già da anni, la scarsa profondità dell’epicentro dei sismi e i recenti studi dell’USGS (il servizio geologico degli Stati Uniti) che, come mostra questo lungo video dei primi di aprile 2012, ammettono esplicitamente che l’utilizzo della tecnica del fracking per estrarre lo shale gas (l’ormai famoso gas non convenzionale) può causare terremoti anche di forte intensità. se non avete la pazienza di vederlo tutto, andate al minuto 35.
A smentire l’ipotesi, invece, c’è il fatto che i geologi italiani attribuiscono la causa del terremoto ad un movimento della faglia appenninica. Come anche il fatto che, ad oggi, non ci sono ancora studi scientifici che dimostrino la correlazione tra attività estrattive e sismi in Italia e, infine, il fatto che non è noto se Padania Energia utilizzi o meno la tecnica del fracking per estrarre il gas dai suoi pozzi localizzati a pochi chilometri dall’epicentro del sisma.
Ci sarebbe da dire che ci sono anche centinaia di Depuratori in tutto ITALIA che non funzionano e gettano in mare veleni.....ma li cade il silenzio che "uccide" AMEM COSA FAI? CI VAI A VOTARE?.....HA STAI A CASA BENE ALLORA NON ANDARE AL MARE.
Celentano: «Renzi ipocrita
Al referendum votate sì»
Lo showman: «I lavoratori che perderanno il posto salveranno le vite ai bambini»
di [FONT=main-condensed_regular]E. Bu.[/FONT]
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Adriano Celentano si schiera per il sì al referendum sulle trivelle. E attacca Matteo Renzi. «Prendo il giornale e leggo che / di giusti al mondo non ce n’è / — scrive lo showman sul suo blog —. E anche se comprendo, caro Matteo, gli sforzi che stai facendo per migliorare la condizione italiana, tipo gli 80 Euro in busta paga e altro, nessuno lo può negare (anche se per un “voto in più” si fanno cose peggiori) ma questo basta, secondo te, per essere giusti?». «No, non basta, come giusti non lo sono stati, escluso De Gasperi, tutti quelli che ti hanno preceduto», risponde Celentano. Che prosegue: «Per schiarirci le idee basterebbe leggere una tua dichiarazione apparsa sul “Corriere” di oggi: ”potrebbe bloccare 11mila posti di lavoro, spero che il referendum fallisca”. E da questa ennesima ipocrisia, in stile governativo, si capisce che siamo lontani anni luce da quel modello di giustizia che finora mai nessuno ha rivestito».
L’appello
Lo showman poi spiega: «Dico a quegli 11mila lavoratori, che invece dovranno essere fieri di perdere il posto di lavoro, perché salveranno 22mila bambini che morirebbero di cancro». E lancia il suo appello: «Sono proprio loro (quelli che perderanno il posto) che devono dare il buon esempio e andare il 17 Aprile a votare per il sì. Una svolta che, come al solito, arriverebbe dagli “ultimi” per insegnare il buon senso ai “primi”». Già martedì il Molleggiato aveva dedicato un post all’argomento, invitando i cittadini a votare.
[h=1]Referendum trivelle, il presidente della Consulta: si deve votare[/h]
11 aprile 2016
“La partecipazione fa parte della carta di identità del cittadino” dice Paolo Grossi, interpellato sulla consultazione di domenica 17 aprile - LA SCHEDA
Al referendum sulle trivelle "si deve votare: ogni cittadino è libero di farlo nel modo in cui ritiene giusto. Ma credo si debba partecipare al voto”. E' il netto invito del presidente della Consulta, Paolo Grossi, interpellato nella conferenza stampa dopo la relazione annuale, a partecipare alla consultazione prevista domenica 17 aprile (PER COSA SI VOTA). “Nell'urna ognuno esprime il proprio convincimento - ha aggiunto - ma partecipare al voto fa parte della carta d'identità del cittadino".
Referendum trivelle - Domenica 17 aprile gli italiani saranno chiamati ad esprimersi su un referendum sulle trivelle promosso da 9 consigli regionali (Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise; in un primo momento figurava anche l'Abruzzo che però si è ritirato) sostenuti da alcune associazioni e movimenti in difesa per l'ambiente, tra cui il coordinamento No Triv.
Quorum - Sul quesito abrogativo pesa la spada di Damocle del quorum, quindi, affinché il risultato possa essere valido dovrà essere votato dal 50% degli italiani più uno degli aventi diritto, secondo quanto previsto dall'articolo 75 della Costituzione.
Il quesito – Il quesito che comparirà sulla scheda in sostanza chiede che, al momento della scadenza delle concessioni, vengano fermati i giacimenti in attività nelle acque territoriali italiane, anche in caso di presenza di altro gas o petrolio, andando a cancellare l'articolo 6 comma 17 del Codice dell'Ambiente, in cui si contempla la possibilità che le trivellazioni continuino fino a quando le risorse del giacimento lo consentono.
Sì - No - Un'eventuale vittoria del 'no' lascerà immutata l'attuale situazione. Un'eventuale vittoria del 'sì’ stopperà le concessioni per estrarre gas o petrolio entro le 12 miglia dalla costa italiana alla scadenza dei contratti. Di fatto, però, il quesito referendario non coinvolgerà le 106 piattaforme petrolifere attive lungo le nostre coste per l'estrazione di petrolio o metano. Sono invece coinvolti dall'esito referendario gli impianti di Guendalina (Eni) nell'Adriatico, il Gospo (Edison), anch'esso nell'Adriatico e il giacimento Vega (Edison) di fronte a Ragusa.