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[h=3]Americani,francesi,arabi,cinesi...saldi Italia in vendita![/h]



L'emirato a caccia di affari nella malridotta Italia, e soprattutto alla conquista della Sardegna.


di Debora Billi - Petrolio.



Continua lo shopping italiano dell'emiro del Qatar. Come forse qualcuno di voi ricorderà, ne parlammo su Petrolio lo scorso ottobre: discussioni a non finire in rete e fuori sulla visita di Mario Monti nei ricchi Paesi del Golfo Persico, in cui il nostro premier andava a fare il piazzista delle aziende italiane in crisi ed in vendita a prezzi d'occasione. Il Qatar era già in prima fila, con questi begli affarucci:



"In Sardegna, il Presidente Cappellacci offre l''aeroporto di Olbia, e poi dopo l'acquisto della Costa Smeralda si punta al sud; la maison Valentino, fiore all'occhiello del made in Italy, che da poco è interamente qatariota; l'Irpinia, che offre all'emiro di tutto e di più, dall'energia rinnovabile ai pomodori datterini. Poi si vocifera di Finmeccanica, e penso con raccapriccio che all'orizzonte potrebbe comparire anche Snam, visto che è già stata ceduta (apposta?) proprio alla Cassa Depositi e Prestiti e proprio ad ottobre."


Su Paradisola, Daniele Puddu oggi annuncia che l'Aga Khan si riprende la compagnia aerea Meridiana Fly, schiacciata da debiti, perdite e persino aerei pignorati. Il vecchio AD se ne va con una buonuscita di 25 milioni di euro (evidentemente pensano che abbia fatto un buon lavoro). La compagnia sarà ricapitalizzata, e poi venduta a qualcuno. Chi? Si vocifera naturalmente il solito emiro del Qatar, che vuole anche gli aeroporti di Olbia e per ricaduta Oristano, Cagliari e Alghero.


Insomma, la Sardegna è sempre più araba, e l'Italia sempre più in svendita.






Fonte: http://crisis.blogosfere.it/2013/01/svendita-italia-ora-il-qatar-si-prende-anche-meridiana-fly.html.




La cessione del settore aeronautico di Finmeccanica alla General Electric


Di Pasquale Felice


Il colosso americano General Electric è il nuovo padrone della divisione aeronautica di Avio, avendola acquisita per 3,3 miliardi di euro. Nello stesso giorno, il 22 dicembre 2012, la stampa ci informa che il Gruppo americano quotato a Wall Street, Mohawk Industries, ha annunciato l’acquisizione dell’azienda italiana Marrazzi, ciò significando che adesso il principale fabbricante al mondo di piastrelle è americano. Due notizie che segnalano ancora una volta la disfatta del nostro paese, che continua a perdere giorno dopo giorno conoscenze tecniche, ricerche e brevetti, dalle piastrelle all’alta tecnologia, che così cadono in mano straniera. Ben sapendo il continuo spogliare delle aziende italiane per poi chiuderle, a saccheggio avvenuto.


Avio (fino al 2003 era italiana sotto il controllo del Gruppo Fiat), che al momento dell’acquisto della multinazionale americana GE era controllata da due diversi fondi di private equity e da Finmeccanica (14%), è l’ennesima industria italiana di alta tecnologia che viene svenduta. Al momento, attraverso uno “spezzatino” societario, l’acquisizione riguarderà soltanto il settore aereonautico, ma per domani GE è già pronta a prendersi anche la divisione aerospaziale di Avio. Infatti, anche per un’altra azienda italiana, sempre del Gruppo Finmeccanica, ovvero per la cessione della quota di maggioranza di Ansaldo Energia, Finmeccanica dovrà fare i conti con i diritti di gradimento, di prelazione e di co-vendita del Fondo First Reserve, che possiede il 45% della società genovese, un fondo rappresentato da un manager ex General Electric.


Questo saccheggio avviene con il via libera della politica e dei partiti italiani, che avrebbero potuto (nel caso di Avio) bloccare la vendita usando la golden share, ma il governo Monti, in una sua nota fa sapere che “l’operazione dimostra come l’Italia stia diventando un Paese più competitivo e attraente per gli investimenti”. Delocalizzazioni e deindustrializzazioni, sinonimi di svendite di aziende private e di privatizzazioni e di svendite di aziende pubbliche, si sommano alla trasformazione dell’Italia produttiva in una sorta di paese d’ò sole oppure in un outlet della moda … per straricchi naturalmente!


Avio, come il Nuovo Pignone di Firenze (la fabbrica salvata e rilanciata nel 1954 dall’Eni di Enrico Mattei) è dunque finita nelle mani di General Electric, presto, come detto, anche Ansaldo Energia potrebbe fare la stessa fine, ma già si parla anche della vendita a GE dell’Ansaldo STS, all’avanguardia tecnologica europea e mondiale nei sistemi di segnalamento ferroviari, già nei piani di dismissione societaria di Finmeccanica. Il tutto avviene in una “normalità” sorprendente, presunti tecnici, professori, specialisti ed esperti – come il duo Alesina e Giavazzi (Francesco Giavazzi, professore alla Bocconi, editorialista al Corriere della Sera, è stato consigliere economico della presidenza del consiglio durante il governo di Massimo D’Alema, dal maggio 2012 viene chiamato dal presidente del consiglio Mario Monti a collaborare, in qualità di esperto, all’analisi di spending review; Alberto Alesina, editorialista al Corriere della Sera e Sole 24Ore, professore all’università Harvard) – fanno le lodi mercatiste di questa svendita, ed invocano ancora maggiori privatizzazioni, criticando addirittura l’agenda montiana. Tutti sono subordinati a questi poteri forti stranieri, come abbiamo visto principalmente americani, legandovi ancor più il nostro paese, messo il liquidazione delle nostre aziende strategiche.


Un aneddoto si ricorda nelle vicende della vendita della Nuovo Pignone. Il nuovo padrone americano, la General Electric, impose il blocco delle forniture di turbine all’Iran, ed allora molti operai della fabbrica fiorentina finirono in cassa integrazione …..


Su questi temi nessun partito o raggruppamento politico elettorale sta spendendo una parola, al contrario è indifferibile e nessun programma politico può dirsi tale se non contiene la difesa del patrimonio industriale del paese, anzi indichi anche la necessità di implementare nuove attività industriali d’avanguardia ad alta tecnologia (informatica, elettronica, micro e nanotecnologie, biotecnologie, autoveicoli e mezzi di trasporto, aeronautica ed aerospaziale, ecc…); come pure nessun programma o obiettivo di lotta delle masse popolari e/o dei lavoratori può essere tale e completo, se non contempla gli obiettivi sopra riportati, insieme e di pari passo alla difesa del lavoro e delle condizioni di vita e di lavoro.

L’Italia sempre più povere e sottomessa! | Pennabiro

I cinesi comprano l'Italia


La scorsa settimana, i servizi segreti hanno presentato un rapporto al governo nel quale lanciano un allarme: i cinesi si stanno comprando l’Italia. Hanno messo gli occhi sull’enorme area dismessa della Falck di Sesto San Giovanni, dove pensano addirittura di aprire una filiale della Bank of China; fanno man bassa azionaria nel settore della automazione industriale, della nautica da diporto, delle tecnologie ambientali, ecc. I brevetti sono a rischio, la posizione concorrenziale dell’Italia pure. Infine - suprema infamia! - nell’anno prossimo, sbarcherà in Italia la temibile Dagong, l’agenzia di rating cinese, per valutare la fattibilità degli investimenti in Italia! Orrore! Scusate, ma dove è il problema?

Con gli accordi di Marrakesh (1993) abbiamo sancito, in omaggio ai sacri principi liberisti, la libera circolazione dei capitali a livello mondiale senza alcuna barriera protettiva statale. E allora? Dovevate sapere che tutto questo avrebbe comportato anche problemi di sicurezza.


“Ma questi sono cinesi!” E allora, cosa c’è che non va? Il colore giallo? Che differenza farebbe se gli acquirenti fossero americani, francesi, tedeschi? “Ma americani, francesi e tedeschi sono alleati e questi no” A parte il fatto che le agenzie di rating americane (Jp Morgan e Moody’s) o franco-americane (Fitch) non si comportano granché da alleate, queste sono valutazioni di ordine politico che non dovrebbero influenzare le decisioni di mercato. O vi siete dimenticati di quello che ci avere insegnato sulla perfezione del mercato?

“Ma americani, inglesi e francesi si muovono attraverso imprenditori privati, mentre dietro gli investitori cinesi si intravede l’ombra del loro Fondo Sovrano, il braccio armato del governo che userà le acquisizioni non per scopi economici, bensì politici”. Appunto: quando avete fatto festa per l’avvento del libero mercato globale dovevate sapere che avrebbe potuto verificarsi anche un rischio del genere. Peraltro, solo un anno fa pregavamo in ginocchio Wen Jabao di far comprare i titoli di debito pubblico italiani da parte del fondo sovrano cinese. Ed allora? I bond sì e le aree dismesse e le industrie no?

Diciamocela francamente: possiamo sospettare che qualcuno stia cercando di fare un favore a qualche amichetto? Mi spiego meglio: l’Italia si sta apprestando ad un piano di dismissioni che va dalle aree demaniali ai gioielli di famiglia come Eni, Alitalia, Finmeccanica ecc ecc. Personalmente sono ostile a questo piano per ragioni che ho spiegato altrove, comunque, se asta di beni pubblici ci deve essere, meglio che ci siano più concorrenti possibili e che ci siano quelli che fanno le offerte più alte. I cinesi, oggi, sono indubbiamente i concorrenti più “liquidi” ed è prevedibile che la loro presenza sul mercato faccia salire il valore delle offerte. Dovremmo esserne contenti, vero? Ma questo potrebbe anche dispiacere a chi vuol partecipare all’asta, ma risparmiando.

Ed allora un allarme del genere giunge davvero a proposito. Un Grande ci ha insegnato che “a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si indovina”. E noi siamo tanto peccatori!


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[h=2]sabato 16 febbraio 2013[/h] [h=3]Grecia al tracollo e alla fame! E in Italia non vogliono che si sappia![/h]

In effetti non ci si capisce piu’ nulla, vai in rete e le ultime notizie che trovi della Grecia risalgono a Novembre del 2012. Non e’ successo piu’ nulla dopo ? Difficile crederci. Da qualche giorno questo blog ha iniziato a diffondere notizie su quanto accade in Grecia, notizie raccolte in rete, quasi di straforo,
prese per buone perche’ conoscevamo le fonti. Persone serie. Qualcuno in Italia non l’ha presa bene, non e’ piaciuto loro quanto andavamo dicendo, secondo questi tipi la Grecia e’ tranquilla, quasi fosse soddisfatta della sua condizione miserabile o addirittura contenta di morire. Con qualcuno di questi tizi ho avuto anche da dire, un confronto aspro, di quelli che piacciono a me. A muso duro. sono volate parole grosse. Assai. E sono rimasto della mia idea, credo piu’ alle fonti dove ho attinto le notizie che a gente come quella, che parla cosi’, tanto per aprire bocca ma ho deciso comunque di andare a fondo a questa storia. Per noi italiani e per i greci. Un mio collega del Giornale d’Italia, Federico Campoli, e’ andato la’, a vedere di persona, ed e’ ad Atene in questo momento per conto del nostro quotidiano. Lo sento per telefono e mi racconta con la voce incrinata per la rabbia e quel che mi racconta e’ quello che ha verificato, che sta vedendo adesso con i suoi occhi e quello che ode con le sue orecchie. Non sono voci riportate, non e’ sentito dire, non sono “boatos” del Web, tipo il mandato di cattura per il Papa che ci ha deliziato tutto ieri, a riprova che non sanno piu’ cosa inventare per distrarci. E’ dolorosa cronaca sul campo, dalla quale emerge lo spaccato di una societa’ in totale disfacimento, ferita a morte nei suoi punti vitali. In molte delle cose descritte si vede chiaramente un pezzo dell’Italia di oggi ed in altri si intravede un pezzo dell’Italia di domani, di quella che verra’. Di quella in preparazione da parte del benemerito Partito Unico dell’Euro e dei suoi seguaci in Italia. Se qualcuno intende smentire e minimizzare per non guastare la kermesse elettorale in corso da noi, che prenda un aereo e vada giu’ a verificare prima di aprire bocca. Altrimenti taccia.

Ed ecco il racconto di Campoli e spero di avere reso al meglio il suo pensiero con la mia prosa.E’ difficile tradurre in parole le emozioni di un’altra persona e vorrete perdonarmi se non ci saro’ riuscito perfettamente.


“Non siamo in Uganda o nel Darfur. Siamo in Grecia, più precisamente nella capitale, Atene, e una roba così non si vedeva dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Un camion si ferma in una delle tante strade della capitale. Apre i portelloni. Le persone a bordo cominciano a tirare fuori frutta e verdura. La distribuiscono gratuitamente alle decine di persone che si sono raccolte attorno al mezzo. Tra loro ci sono persone anziane, donne con bambini in braccio, ma anche giovani, ragazzi dal viso pulito non più grandi di 30 anni. Insomma, tutta gente che ha grosse difficoltà ad arrivare a fine giornata. Dopo pochi minuti la calca comincia a farsi sempre più pressante. Volano spintoni, qualche insulto, poi parte la scazzottata per chi arriva primo a prendere il cibo. Il giornalista della Bbc, che sta riprendendo la scena, viene colpito nella ressa. A distribuire frutta e verdura sono i ragazzi di “Alba Dorata” che girano incessantemente per i quartieri piu’ poveri tentando di portare un minimo di conforto ai propri concittadini che ormai vivono di stenti. Una persona su quattro in Grecia è disoccupata. Molti di quelli che riescono a mantenere il proprio posto di lavoro non riescono comunque ad arrivare a fine mese. I lavoratori hanno assistito impotenti ad una riduzione del salario del 22% solo nell’ultimo anno. Il salario medio ora arriva a 586 Euro al mese. Ben al di sotto della soglia di poverta’. Da Bruxelles continuano ad arrivare i cosiddetti “aiuti europei”, ma ogni volta che viene sbloccata una nuova tranche le cose vanno peggio di prima. Adesso, i signori dell’Ue non possono più mentire. La Grecia è praticamente fallita. La penisola ellenica è a un passo dal crollo definitivo, a causa del peso dei debiti contratti per salvarsi. Hanno preso cento miliardi e sono peggiorati di centotrenta. E’ la ricetta dell’FMI. Qualcuno se ne e’ accorto anche al Consiglio d’Europa e alla Bce e sta timidamente suggerendo l’ uscita della grecia dall’euro, con una conseguente svalutazione della dracma del 20-30%. Ma sono in pochi ad avere sale in zucca o ad essere in buonafede. La maggior parte ragiona come Jeroen Dijsselbloem, nuovo presidente dell’eurogruppo, l’alfiere del “cauto ottimismo” che ha avuto la faccia di bronzo di affermare in una recente intervista di essere favorevole all’austerity e ai “conti in pareggio” e di compiacersi della “stretta collaborazione tra il Governo ellenico e la troika” per concludere poi affermando di aver individuato “alcuni segnali tali da giustificare un certo ottimismo”. Mi guardo intorno per coglierne i segnali, se si compiace dovrebbe essere facile individuarli, ma le uniche differenze visibili rispetto alla Grecia allegra e solare che ricordavo sono i reparti antisommossa che presidiano gli incroci ed una cappa asfissiante di fumi misti a cenere che avvolge la capitale, dalla collina del Ligabetto giu’ fino al Pireo. Ormai da qualche mese Atene vive coperta da una fitta coltre di smog puzzolente, prodotto dal fumo dei camini e delle stufe a legna. I suoi miasmi impregnano persone e cose. Niente piu’ odore di mare, di spiedini arrostiti, di mousaka, di salse allo yogurth con aglio. Solo questa puzza terribile che ti entra nella bocca e non va piu’ via. La puzza della morte stessa, la morte di un popolo. Non è un fenomeno solo ateniese, ma di tutta la Grecia le città sono avvolte da un odore acre dei fumi della legna e della cenere, mischiati a tutti i tipi di sostanze tossiche bruciate. Questa è una delle piaghe sociali arrivate con il “salvataggio”, è il risultato diretto dell’austerità selvaggia imposta dalla troika e dal governo greco che non è mai stato capace di proteggere i suoi cittadini. La troika ha chiesto, e il governo greco ha eseguito, aumentando le tasse sul gasolio da riscaldamento, quello che usano in quasi tutti gli edifici greci, portandolo allo stesso prezzo del gasolio-auto. Già il prezzo di un litro di benzina alla pompa in Grecia era il più alto d’Europa, nel rispetto degli ordini ricevuti dalla troika. In Grecia il prezzo del gasolio è salito di oltre il 50% dal 2009, soprattutto per l’aumento delle accise. Questo fatto, combinato con un calo del reddito medio reale del 40-50%, ha determinato una diminuzione delle entrate fiscali sul gasolio per un miliardo e mezzo di euro, visto che adesso il combustibile per riscaldamento è diventato un lusso che la maggior parte della gente non può piu’ permettersi, il crollo dei consumi è sceso fino all’80%. Quindi quasi tutti hanno dovuto trovare alternative al riscaldamento centrale e molti hanno preso stufette elettriche, griglie a benzina o altre soluzioni pasticciate che costano meno del gasolio anche se, bruciando qualsiasi cosa nei camini o nella vecchie stufe a legna, si produce un degrado ambientale incredibile ed a volte anche tragiche conseguenze per le persone. Fa male, malissimo, alla lunga e nemmeno tanto, uccide,ma la gente, quando ha veramente freddo, brucia mobili, plastica, materiali da costruzione e persino le scarpe vecchie pur di riscaldarsi, e tutto questo rende ancora più micidiale e dannoso per la salute il mix tossico dei fumi che avvolgono le maggiori città. Dovreste vedere a cosa e’ ridotta l’atmosfera qui. Sky TV ieri sera ha ammonito: “Un gruppo di scienziati di sette centri di ricerca entro il 20 febbraio dovranno analizzare lo smog in diverse città per valutare l’impatto ambientale di un maggior uso di camini e stufe a legna. Gli scienziati, insieme al Centro per il Controllo delle Malattie e la Prevenzione, hanno verificato che bruciare legna in casa provoca un inquinamento dell’aria 30 volte maggiore rispetto all’utilizzo di combustibili bruciati in caldaie con manutenzione controllata. Hanno scoperto anche che le concentrazioni di particolato di fumo da legna nell’atmosfera è aumentato del 200% da dicembre 2010 a dicembre 2012, e di notte ancora di più. Il Centro di Controllo è preoccupato perché l’aumento dell’inquinamento dell’aria può provocare problemi respiratori e allergie che aggravandosi arrecano danni al sistema neurologico e riproduttivo.” Il prezzo della legna da ardere, naturalmente, è raddoppiato rispetto all’anno scorso e l’incentivo ad abbattere gli alberi di foreste e parchi è grande, tanto che sia i parchi che le riserve naturali hanno già subito gravi perdite. Per effetto delle rigide temperature invernali, questa tendenza si sta assestando un duro colpo all’ambiente e le colline diventano sempre più spoglie mentre nuvole di smog si sprigionano dagli incendi che avvelenano l’aria di Atene e delle altre città con tutti i rischi che possono provocare sulla salute pubblica. Il Ministero dell’Ambiente ha dichiarato che il numero di casi di disboscamento illegale è aumentato a dismisura nel 2012, come documentano le oltre 3.000 denunce e il sequestro di 13 mila tonnellate di alberi tagliati illegalmente. Un disboscamento così esteso in Grecia avvenne solo durante la brutale occupazione nazista del 1940, a questo punto hanno portato i cinque anni di recessione e le drastiche misure di austerità messe in atto.I distributori di carburante protestano per un calo delle vendite del 75-80% nell’ultimo trimestre 2012, rispetto al 2011, e come logica conseguenza c’è stato anche un crollo delle entrate fiscali per 400 milioni di euro solo per le mancate vendite di gasolio per riscaldamento. Il Ministro delle Finanze, Yiannis Stournaras, professore di economia e banchiere, tanto per cambiare, ed ex capo della IOBE, l’Associazione Economica degli industriali greci , è stato comunque irremovibile, pur avendo un quadro della situazione economica greca molto chiaro, continua a negare l’agghiacciante evidenza che appare ormai evidente a qualsiasi cittadino del paese: rifiuta ancora qualsiasi aiuto anche per le famiglie più povere, ma consiglia di “essere pazienti per un altro anno” e di aspettare che il freddo passi. Aspettare che il freddo passi….. geniale davvero! Ma poi ha anche detto che il crollo delle entrate sui carburanti per riscaldamento è dovuto all’”accumulo fatto lo scorso anno”, senza dare importanza al calo delle vendite dell’ 80%. Ovviamente il culto del suo credo economico, che lo fa tanto rassomigliare a Mario Monti ed ai suoi stolti discepoli, non gli consente di prendere atto di alcuni effetti collaterali, ad esempio sulla salute, sui rischi di incendio e sul taglio illegale dei boschi. La troika sembra comunque soddisfatta dei risultati che ha ottenuto, quindi , come si permettono le vittime delle sue scelte politiche di non essere d’accordo e protestare ? Gia’—-perche’ bisogna anche soffrire in silenzio ed anche morire tacendo se occorre. Poveri carabinieri d’Europa. Per le persone che adesso consumano più energia elettrica per il riscaldamento, c’è in ogni caso anche la possibilità di godersi pure un pizzico dell’effetto della “liberalizzazione del settore dell’energia”, ( in Italia lo stiamo attendendo come il decantato salvatore ) tanto che la spesa sta diventando insostenibile, e le bollette hanno subito un aumento del 9% (di più per i piccoli consumi, di meno per i consumi maggiori, secondo la vecchia regola del togliere di piu’ a chi ha di meno che ben conosciamo anche da noi ), in attesa dell’aumento del 20%, che dovrebbe essere approvato entro quest’anno. Intanto le società che forniscono l’energia pubblica, ogni mese stanno tagliando gas e luce a 30.000 utenti che non possono pagare le bollette! Mille famiglie al giorno….In pratica in Grecia da 300 a 500 mila famiglie vivono già letteralmente al buio. Saranno questi i segnali incoraggianti di Jeroen Dijsselbloem ? Di contro il prof. Hans Werner Sinn, consigliere personale di Angela Merkel, insieme ad altri 50 nomi del mondo dell’economia e sostenuto da Moorald Choudry, vice-presidente della Royal Bank of Scotland (la quartabanca del mondo) ha presentato un rapportourgente al Consiglio d’Europa ealla Bce sostenendo la tesi della fuoriuscita, almeno temporanea. Non solo, ma nel rapporto si legge testualmente che “l’economia (greca) è arrivata ad un punto di tale degrado da poter essere considerata come tragedia umanitaria e quindi si può cominciare aventilare l’ipotesi di chiedere l’intervento dell’Onu”.Intanto, è iniziato il diciassettesimo giorno di protesta per gli agricoltori, incredibile ma e’ cosi’, stanno veramente protestando ed anche veementemente ed oltre a distribuire cibo al popolo chiedono la riduzione del prezzodel gasolio per i mezzi agricoli, un abbassamento dell’Iva e, soprattutto, chiedono che le banche rilascinocredito. Ma non sono solo gli agricoltori che regalano i propri prodotti. Molte aziende alimentari distribuiscono gratis in piazza, tramite Alba Dorata, quello che non sono riusciti a vendere. In teoria, la cosa sarebbe illegale ma arrivati a questo punto sono in molti ad operare una netta distinzione tra ciò che è legale e ciò che è giusto. La situazione si fa sempre più disperata. La sensazione che ho e’ molto nitida, mai come ora la Grecia rischia la guerra civile. E i numeri confermano l’inarrestabile crescita del disagio sociale ed economico. Le rapine,negli ultimi mesi, sono aumentate del 600%. In parecchi inoltre si danno al saccheggio di metallo, da rivendere per qualche spicciolo. La gente e ridotta alla fame e si vede ed ormai farebbe qualsiasi cosa per mettere in tavola qualcosa di caldo da mangiare. Ammesso che si abbia ancora una tavola o un tetto sotto il quale stare. Anche il numero dei senzatetto è aumentato in maniera spropositata. Le ultime stime parlano di 40mila persone costrette a vivere nei cartoni agli angoli delle strade. Ne ho visti tanti passeggiando per le vie di una Atene spettrale, fredda ed avvolta da una cappa fetida. Una delle immagini più significative ritrae un antico anfiteatro greco, sulle cui scalinate dormono decine di senzatetto, avvolti da scatoloni di cartone. Anche Amnesty International ha stilato il suo rapporto, in cui denuncia le condizioni di estrema povertà della gente e degli abusi ricorrenti di una polizia male attrezzata, che tenta di mantenere il controllo di una nazione ormai alla deriva e ben avviata verso la guerra civile. Insomma, nè le strabilianti cifre di denaro elargite del trio Fmi-Bce-Ue, né le varie direttive della razza padrona che ci tiranneggia da Bruxelles sono riuscite a ristabilire le sorti del popolo greco, né tanto meno, dello Stato. Ma non era questo che volevano, infatti. Ovviamente, i soldi sono finiti nelle mani delle banche e da lì non sembra si siano mai mossi. La scusa è sempre la stessa ed è quella abusata che usano anche da noi. Salvare le banche per salvare il popolo. Viene veramente da piangere a guardarsi intorno, i risultati dell’ideologia della ricapitalizzazione bancaria sono devastanti ed insopportabili allo sguardo. Ma oltre ai soliti istituti di credito ci sono anche altri che sono riusciti a trarre un profitto da questa situazione. La crisi ha portato infatti ad una netta riduzione del costo del lavoro, nonché ad una liquidazione coatta dei diritti dei lavoratori. Tra i vari tagli operati dal governo rientrano quelli per l’indennità di fine rapporto dei lavoratori, la malattia e gli straordinari. Insomma, le multinazionali nord europee stanno realizzando una piccola Cina, nel cuore dell’Europa, governata direttamente da loro. Ecco il fine ultimo del lavorio frenetico della Troika, tornare ai tempi della “Compagnia delle Indie” e farlo in Europa. Proprio dove e’ nata la civilta’ occidentale: Atene e Roma. Distruggere la nostra cultura ed anche il ricordo di cio’ che fummo. Questi lavoratori vengono pagati una miseria, senza che siano assicurati loro nemmeno i diritti fondamentali. Come se non bastasse, il 95% dei prodotti di queste società finiscono all’estero. In pratica, la penisola diventa semplicemente una base di produzione a basso costo da cui far partire le proprie merci verso i mercati che ancora sono in condizione di consumare “.

Il racconto di Campoli finisce qui ma proseguira’ nei prossimi giorni, nel frattempo su internet è esplosa la contesa sulla veridicità di alcune notizie (come quella degli assalti ai supermercati) e sul fatto che i media ufficiali in Europa stiano tacendo sulla drammatica situazione ellenica. C’è chi grida ad una manovra studiata ad hoc. Ninete di piu’ facile. In Italia siamo in campagna elettorale e non farebbe comodo a nessuno dei grandi partiti il fatto che le misure europee abbiano condotto un paese allo sfacelo. E non farebbe comodo nemmeno ad Hollande principale fautore delle politiche comunitarie. Senza parlare della Merkel, dato che in Germania il principale motivo di protesta riguarda la questione dei soldi dei “paesi ricchi” che finiscono nelle banche di “quelli poveri”. Insomma, effettivamente la questione greca non fa comodo a nessuno. Che muoiano dunque in silenzio, senza disturbare le prossime vittime. Non ci credete che e’ cosi’ ? Venite a vedere.
di Gianni Fraschetti
FONTE ORIGINALE: http://informare.over-blog.it
 

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