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Firenze, stazione ostaggio dei migranti: "Abbiamo paura, colpa del Pd"

Ora il Comune prova a recuperare proponendo iniziative per arrestare il problema, ma i commercianti si scagliano contro l'amministrazione dem: "È colpa loro se adesso ci ritroviamo così"

Costanza Tosi - Dom, 08/12/2019 - 14:23





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Alle prime luci dell’alba quando i treni riprendono a viaggiare e le saracinesche dei negozi che riempiono i marciapiedi adiacenti alla stazione si alzano ad intervalli di pochi minuti, dietro l’apparente calma dell’inizio di un nuovo giorno c’è già chi cammina attento a guardarsi le spalle.
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La minaccia è la stessa da anni. Da quando decine di gruppi di immigrati irregolari hanno occupato l’intera area della stazione di Santa Maria Novella mettendo su un vero e proprio centro di lavoro illegale. "L'aggressione è sempre dietro l’angolo". Ci dice il proprietario di una libreria appena fuori dall’ingresso ai binari. E le cronache degli ultimi mesi lo confermano. Venditori ambulanti, africani senza fissa dimora, arrivano dalle periferie nel cuore di Firenze e lì organizzano il proprio businness. Vendono droga ai passanti, bivaccano sotto i porticati e la sera festeggiano abusando di alcol e sostanze stupefacenti.
A quel punto qualsiasi cosa può provocare l’ira degli irregolari. È così che scattano le risse. Scontri a sangue con bottiglie che si spaccano sull’asfalto e tra i cartoni allestiti a dormitorio. Poi, a notte fonda, le gang si accasciano tra le coperte sporche davanti alle vetrine dei negozi e lì, passano la notte. Fatti. Distrutti dalla droga e dal freddo. “Ogni mattina quando vengo ad aprire l’edicola, qua davanti trovo di tutto." Ci racconta Lorenzo. "Spesso vedo gli stranieri che dormono davanti alla saracinesca. Non sai mai come reagiscono e svegliargli è sempre pericoloso” . Lui sa bene cosa si rischia, perché già due anni fa venne aggredito. In estate. Proprio mentre si trovavava a lavoro. “Per fortuna arrivarono i militari a fermare l’uomo.”

Firenze, l'urlo dei commercianti alla stazione: "Abbiamo paura"











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E quando la fortuna ti risparmia lo scontro violento dal resto non si scampa. Cibo rovesciato per la strada, siringhe buttate agli angoli delle pensiline. Sono solo alcuni dei dettagli che disegnano lo scenario agghiacciante. “Qui è dura, si vive male. Perchè tante volte queste persone hanno una prepotenza…un’arroganza…terribili. Si vive sempre nella paura che possa succedere qualcosa di brutto e nella speranza di non finirci dentro.” Racconta Sonia dal retro della sua paninoteca.
Negli ultimi mesi la situazione è esplosa. All’ingresso del Mc Donald’s esterno alla stazione è stato trovato il corpo di un giovane morto per overdose, a susseguirsi in corsa al terribile avento alcuni arresti per spaccio poi, l’aggressione alle forze dell’ordine avvenuta negli ultimi giorni di novembre, in cui gli agenti sono finiti al pronto soccorso dopo essere stati picchiati dagli stranieri a cui avevano soltanto chiesto i documenti. Davanti all’evidente allarme ora, da Palazzo Vecchio arrivano le rassicurazioni. Il primo cittadino, Dario Nardella proprio due giorni fa ha annunciato le prossime mosse per arrestare il problema. “4 milioni di euro con misure concrete per aumentare la sicurezza nella zona e per aiutare le persone con tossicodipendenze. Il problema è complesso e radicato ma insieme possiamo farcela”. Ha dichiarato sulle sue pagine social il sindaco dem.
Ma i cittadini sembrano non avere più fiducia nelle parole dell’amministrazione comunale che da anni manda avanti il capoluogo toscano. "Troppe promesse non mantenute. Tutti discorsi e pochi fatti", ci dicono all’unisono i commercianti. E c'è chi rincara la dose: "È proprio grazie a questa amministrazione gestita da gente completamente incapace che adesso ci troviamo in questa situazione". Sentenzia Guido dal bancone del suo negozio nel sottopassaggio.
Gli storici negozianti ostaggio di questa triste realtà sono un mix di paura, rabbia e rassegnazione. E quando a dirlo sono gli occhi stanchi di chi in quel luogo ci ha investito tutto è il chiaro segno che l’illegalità ha vinto e a pagarne le conseguenze sono i lavoratori onesti.
 

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CHE SCHIFO MI FA IL POPOLO IL MONDO E NOSTRO.




L’élite barricata dentro la Scala applaude se stessa
di Max Del Papa Max Del Papacirca 6 ore fa25.2k Visualizzazioni 26 Commenti

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Cinquant’anni fa un antenato delle sardine, per dire un giovane arruffapopoli fuoricorso salito dalla mite provincia umbra s’inventò un modo di stare al mondo. Fondò un movimento, anzi Movimento, maiuscolo, come poi sarebbe passato agli annali, alla testa del quale non mancava una sola occasione per far casino contro “il sistema”: memorabile la provocazione davanti alla Scala, lanci di uova a bombardare le pellicce dei “fascisti, borghesi, ancora pochi mesi”, come venivano ammoniti i ricchi, gli aristocratici, i capitani d’industria, i banchieri, vale a dire tutta la bella gente che poteva permettersi una Prima, seguita da una esclusivissima cena, nel più famoso teatro del mondo.
Mario Capanna è una profezia vivente: quella di Montanelli, che ne previde la sistemazione “al museo dei reduci, forniti di pancia e cellulite”. È andata proprio così, oggi il Capanna ricompare ogni tanto per rispolverare quegli anni che definì formidabili, e per lui certamente lo furono, tanto più che gli valsero una pensione da parlamentare sulla quale l’ex Masaniello in falce e martello non accetta discussioni: se l’è guadagnata, sostiene, e, dal suo punto di vista, ma solo dal suo, non fa una piega. Oggi, mezzo secolo e tant’acqua sotto i ponti dopo, la turbo-borghesia aristocratica che entra alla Scala per la Prima – quest’anno una Tosca in odor di metoo – non sembra cambiata granché: come allora, si schiera ostentatamente “a sinistra del partito comunista cinese”, come diceva Fantozzi, non credendoci affatto ma sapendo per esperienza che le conviene.

Immancabilmente questa super élite riesce a schierarsi coi poteri forti, costituiti e contemporaneamente con i giovani movimentisti i quali, in modo più sfacciato di allora, difendono lo status quo. Ovazioni clamorose, 10 minuti di standing ovation per Mattarella, considerato con tutta evidenza non il garante di tutti gli italiani ma quello del sistema altoborghese che si riconosce nella sinistra ztl, nei menu di Farinetti, nel partitone di Repubblica e nei buoni per costituzione, anche se mai nel loro giardino; inchini e sospiri di vellutato servilismo ai ministri tassatori, migrantisti e volendo incompetenti; tripudio clamoroso per l’immancabile Liliana Segre, questa nuova santa misteriosamente balzata all’esaltazione della società civile a 90 anni dopo una vita in ombra, salutata, anche lei come la garante contro i fascismi, i razzismi, i sovranismi, i leghismi, i salvinismi, i melonismi, gli euroscetticismi le cattiverie, le malattie, il politicamente scorretto e perché no i cambiamenti climatici. Io son Liliana, sono guardiana, sono anche anziana, mi fan girare tutta la settimana.
A proposito di cambiamenti climatici, si è patita, causa vertice Onu, la dolorosa assenza di Greta, la Cassandrina con le trecce, quella che, appena annuncia l’essiccamento del pianeta, si spalancano le cateratte e vien giù acqua per 40 giorni come per una punizione biblica. Latitanti anche le sardine, in compenso a perorarne la causa c’era quella megera accartocciata di Patti Smith, rockstar in fama di genio antagonista, in realtà bravissima a costruirsi la sua carriera di mediocre sempre sulle spalle di qualcuno; di lei si ricorda l’estasi dionisiaca che la rapiva, “mentre stavo cantando sul palco mi sono cagata addosso”, e oggi, ultima vaccata conosciuta, appunto l’apertura di credito alle sardine, curiosa schiatta di contestatori a favore del sistema, dei privilegiati nei quali, chiarissimamente, si riconoscono. Gente con un futuro da influencer, come l’istruttore di frisbee Mattia che a domanda, qualsiasi domanda, mai risponde, però si compiace: “Vengo bene in tivù, faccio audience”. Quasi quasi era meglio Mario Capanna, che almeno il rischio di qualche manganellata lo correva: questo ha l’aria di uno che si metterebbe a frignare anche spolverato col piumino da cipria.




 

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