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[h=1]L'islamica candidata dal Pd: "Nessuno può vietare il velo integrale"[/h] [h=2][/h] Sumaya: "Non si può essere costrette a portare il velo". Ma avverte: "Ma non si può nemmeno essere costrette a non portarlo"



Angelo Scarano - Gio, 26/05/2016 - 15:41









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Il Pd milanese è di nuovo sotto i riflettori a causa della candidatura alle amministrative della responsabile attività culturali del Caim, nonché responsabile giovanile FIOE (Federation of Islamic Organizations in Europe), Sumaya Abdel Qader.
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In seguito alle contraddizioni emerse a causa di alcune sue dichiarazioni su Fioe, Fratelli Musulmani e Caim, dove dichiarava di non essere a conoscenza di elementi del Caim vicini alla Fratellanza e che la Fioe non farebbe parte di tale organizzazione, onde poi essere smentita da alcuni docenti e da materiale foto e video, ieri sono emersi anche alcuni screenshot del profilo Facebook di suo padre, imam di Perugia e co-fondatore dell’Usmi-Ucoii, Mohamed Abdel-Qader "Abu Sumaya".
Sul suo profilo apparivano infatti immagini dove l’imam inneggiava all’ex presidente islamista egiziano Mohamed Morsi e un’altra foto dove gli stringeva la mano, durante un incontro dall’apparenza molto formale.
Questa mattina, curiosamente, le foto sul profilo di “Abu Sumaya” non sono più presenti e sullo sfondo, al posto di Morsi, c’è la moschea di al-Sakhrah a Gerusalemme.
Le problematiche della candidatura di Sumaya non sono però prettamente legate a dubbie dichiarazioni/smentite e contraddizioni, ma anche dal punto di vista dei contenuti ideologici, come le è già stato fatto notare in alcuni post sulla sua pagina Facebook ai quali la candidata Pd non ha però ancora fornito risposte.
Per prima cosa gli elettori potrebbero essere interessati a conoscere la posizione di Sumaya riguardo alle politiche messe in atto dal presidente turco Tayyip Erodogan per quanto riguarda la persecuzione dei giornalisti, degli intellettuali e dei parlamentari di opposizione ed anche sul massacro dei curdi. Una tematica di estremo interesse per tutti visto che la Turchia vuole entrare in Europa. In un post su Facebook, Sumaya aveva dichiarato di non conoscere bene la situazione, facendo anche riferimento a "propaganda fuorviante", giustificandosi col fatto di viaggiare in Turchia solo per motivi di studio e turismo. Strano, per un esponente Fioe che appare anche a un evento tedesco della Mili Gorus (organizzazione islamista ideologicamente affine alla linea di Erdogan), dove prende anche parola, con tanto di bandiera turca alle spalle.
Un altro aspetto interessante è quello legato alla laicità dello Stato e alla questione velo, in particolare del “niqab” o velo integrale che lascia scoperti solo gli occhi e che oramai troppo spesso se ne vedono anche a Milano. In un video pubblicato su YouTube nel 2011 la candidata Pd illustra egregiamente la differenza tra hijab e niqab e poi afferma: "... non si può essere costrette a portare il velo o il niqab e non si può essere costrette a non portare il velo o il niqab".
Tutto ciò per protestare contro il divieto in Francia di indossare burqa e niqab (entrambi veli integrali, di tradizioni diverse), come viene chiaramente illustrato all’inizio del filmato.
È dunque fondamentale comprendere quali sono le posizioni di Sumaya su niqab e burqa. È giusto o sbagliato vietarli? Il non-divieto è conciliabile con un pensiero laico di sinistra?
C’è poi il discorso legato ai matrimoni gay, una questione difficilmente compatibile con la dottrina islamica che sembra essere molto chiara al riguardo. Un ulteriore punto di interesse potrebbe poi essere quello delle pene corporali, sono lecite o vanno abolite?
In conclusione, ci sono molti aspetti che la candidata Pd, Sumaya Abdel Qader, dovrebbe chiarire ai suoi potenziali elettori e forse anche il direttivo Pd farebbe bene a esprimersi in materia, giusto per comprendere meglio eventuali incompatibilità ideologiche. Si resta dunque in attesa di risposte chiare e possibilmente non ironiche in stile “se voti Sumaya”, che lasciano il tempo che trovano e non aiutano certo gli elettori a capire.
 
[h=1]Poltrona pronta per l'islam coi voti di musulmani e Pd[/h] [h=2][/h] Sumaya Abdel Qader è responsabile culturale del Caim La «sinistra dem» e il mondo arabo punteranno su di lei



Alberto Giannoni - Mer, 04/05/2016 - 06:00














Alberto Giannoni
Un posto importante, ma gari un assessorato. In caso di vittoria del centrosinistra, molti si aspettano un incarico di peso per lei. Sociologa, 37enne, candidata da indipendente nelle liste Pd, Sumaya Abdel Qader è la responsabile cultura del Caim, il coordinamento delle associazioni islamiche. La sua discesa in campo ha fatto molto discutere e le polemiche si sono riaccese quando fra gli aspiranti candidati del Pd (nel municipio 4) è spuntato anche Sam Aly, militante «dem» che si è fatto fotografare con un imam considerato fondamentalista tanto da essere respinto dal governo italiano. L'ex ministro Maurizio Lupi ha evocato un'adesione ai «Fratelli musulmani» e l'attacco del centrodestra ha messo in grave imbarazzo il candidato del Pd Beppe Sala (peraltro ritratto, ignaro di tutto, in un altro «selfie» dello stesso Aly). La sua candidatura è stata subito «congelata» dal partito, ma Aly ha smentito di far riferimento all'organizzazione internazionale dell'islam politico, condividendo un approfondito intervento della stessa Abdel Qader. L'esponente del Caim ha ammesso di essere stata dirigente del Forum of European Muslim Youth and Students Org e della Federazione delle Organizzazioni Islamiche Europee, negando però che siano «un'emanazione della fratellanza musulmana» e affermando che sarebbero «organizzazioni indipendenti, spesso finanziate dall'Unione Europea per molti progetti».
Dentro il partito, la candidatura di Abdel Qader divide. Esponenti della minoranza invece, anche e soprattutto donne, si sono mostrate entusiaste. In un'area politica diversa serpeggiano malumori e scetticismo (tanto che i dissensi sono stati messi a verbale nella riunione della segreteria). La candidatura però è solidissima. Abdel Qader ha iniziato la sua campagna e fa «ticket» - come si dice ormai - con Alessandro Giungi, consigliere uscente e sostenitore di Pierfrancesco Majorino, leader locale della sinistra interna. Nel Pd si prevede che molti elettori della sinistra interna abbineranno questa preferenza con quella da assegnare a Giungi o allo stesso Majorino, capolista. Si pronostica dunque un exploit elettorale per la candidata musulmana, anche perché i voti politici si sommeranno all'espressione del consenso legato ai centri islamici. Se queste previsioni fossero confermate, la previsione di un incarico importante, magari un assessorato, sarebbe plausibile. A quel punto emergerebbero divisioni che ora restano sottotraccia per «ragion di partito».
 

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