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ANCONA: NUDO PER PROTESTA DAVANTI AGLI AGUZZINI DELLE “ENTRATE: MI AVETE RIDOTTO COSI’
ENTRA NUDO NELL’AGENZIA DELL’ENTRATE.
“NON RIESCO PIÙ A PAGARE LE TASSE”

ANCONA «Non riesco a pagare le tasse». E si spoglia nudo (ma conserva i pantaloncini) all’Agenzia delle tasse di Ancona. E’ successo questa mattina. Il protagonista della protesta ha iniziato a togliersi scarpe, calzini, maglietta quando è stato bloccato dal personale degli uffici di via Palestro. L’uomo, sui 40 anni, è stato poi ricevuto dal direttore a cui ha spiegato le sue ragioni.

avete visto i paradossi di questo paese ipocrita,ci sono persone che nn riescono a pagare piu le tasse,
e questi sprecano milioni e milioni con l operazione mare nostrum,
se il popolo nn si sveglia si riduranno tutti cosi.
Voi tutti sapete di chi e la colpa.
 
AGENZIA DELLE ENTRATE: ENNESIMA RETATA DI DIRIGENTI. MAZZETTE E RICATTI, QUANDO LO STATO FA CONCORRENZA ALLA CAMORRA

Ai domiciliari ex direttore regionale dell’Agenzia delle Entrate

NAPOLI – Soldi, assunzioni e regali in cambio di false verifiche fiscali. É il centro dell’inchiesta della Procura della Repubblica di Napoli contro alcuni ex esponenti di verticedell’Agenzia delle Entrate di Napoli.

Si indaga sul rapporto tra l’ex direttore della Campania dell’Agenzia, Enrico Salvatore Sangermano, finito agli arresti domiciliari, e gli imprenditori del gruppo Ragosta. Indagini coordinate dal procuratore aggiunto Pino Borrelli e dal pm Ida Teresi.

Tra gli indagati figurano anche Mattia Barricelli, attuale direttore provinciale Napoli II dell’Agenzia, e Salvatore Cortese, capo settore controlli presso la Direzione regionale Campania dell’Agenzia.

Tra le accuse culminate negli arresti di Enrico Sangermano anche un caso che vede parte offesa l’artista Biagio Izzo. Secondo l’accusa, Sangermano avrebbe costretto Izzo a eseguire gratuitamente una performance artistica in occasione della promessa di matrimonio della nipote. Stando alla ricostruzione del nucleo di polizia tributaria per evitare un avviso di accertamento per compensi non dichiarati, Sangermano avrebbe fatto leva sul proprio potere di pubblico ufficiale. In particolare spunta una telefonata in cui Sangermano sostiene: «Mi raccomando, dici a Biagio Izzo che ci deve fare questa cortesia di un quarto d’ora, altrimenti gli faccio arrivare un cartellone pubblicitario più una cartella».
 
Questa lotta all'evasione è un'estorsione di Stato
Un contribuente ricorre contro un accertamento per l'evasione della tassa sul cellulare e il giudice tributario gli dà ragione: l'Agenzia delle entrate doveva rivalersi sul gestore
Nicola Porro - Mer, 16/07/2014 - 14:46
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Ci sono piccole cose che raccontano l'inferno fiscale nel quale siamo scesi. Un poveraccio, cioè uno di noi, chiude il contratto con il gestore di telefonia mobile.
Dopo qualche mese gli arriva un accertamento dell'Agenzia delle entrate che pretende 146 euro di tassa governativa sui telefonini (altra assurda tassa italiana).
Il malcapitato aveva disdetto il contratto da mesi. Prende tutti i documenti e li consegna ai funzionari pubblici affinché - una volta viste le carte - come prevede la legge, ci ripensino. Niente da fare. Continuano con la pretesa «senza se e senza ma». Il nostro povero Cristo è però tignoso e va avanti con un ricorso alla commissione tributaria. Sì, lo so, siete già incacchiati. Il giudice si accorge dell'assurda pretesa e non solo cancella la presunta evasione fiscale, ma condanna i geni dell'Agenzia a pagare 700 euro di spese.

Questa piccola storia ci descrive una situazione più complessa.

1. Quelli dell'Agenzia delle entrate si comportano spesso da furbetti. Statisticamente sanno che i contribuenti cedono anche di fronte alle sopraffazioni. Il funzionario dello Stato di diritto si comporta come un playboy al Billionaire: ci prova con tutti. Questo è uno dei motivi principali per i quali fare impresa in Italia è diventato impossibile. Lo Stato continua con le sue pretese (grandi o piccole) fino alla morte (spesso dell'impresa o del contribuente), tanto a pagare in ogni caso sono sempre gli stessi (l'impresa e il contribuente). Il paradosso è infatti che l'amministrazione centrale ha dovuto versare una cifra cinque volte superiore al preteso.

2. Quando leggete delle mirabolanti imprese delle nostre forze dell'ordine (specializzata è la Guardia di finanza) nel combattere l'evasione fiscale, dubitate. Quando si sparano numeri sugli accertamenti, si spara nel vuoto. Una buona parte finisce nel nulla, poiché si tratta di operazioni fatte su aziende fallite. Ma questo è fisiologico. Una buona parte subisce invece il trattamento che abbiamo appena descritto. Secondo gli ultimi dati del ministero dell'Economia, nei primi tre mesi di quest'anno i privati hanno vinto contenziosi fiscali per 3,6 miliardi. Gli uffici pubblici per 3,5 miliardi. Il che vuol dire che più di un euro ogni due preteso dalle agenzie pubbliche è non dovuto. Se non temessimo di ricevere una querela, potremmo definire questo comportamento da parte dello Stato, al pari di un tentativo di estorsione.

siamo diventati il paese della vergogna,per nn dire un altra cosa
 
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