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Chi si difende si rovina: andare a processo costa fino a 110mila euro


L'odissea dei cittadini vittime di furti e rapine. IN caso di condanna le cifre lievitano. Il caso di due benzinai. Balducci: "Finora 580mila euro". Stacchio: "In 16 mesi ho pagato 40mila euro"

Giuseppe Marino - Gio, 06/04/2017 - 20:46
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Roma - La sensazione di una presenza estranea in casa, il rumore della serratura della porta o semplicemente due facce poco raccomandabili che entrano nel tuo negozio come normali clienti.
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Piccoli, insignificanti eventi della vita quotidiana che, visti a posteriori, erano segni premonitori di un evento enorme che stava per cambiarti la vita. Episodi così sono comuni ai racconti di tante vittime di furti e rapine finite nel tunnel giudiziario semplicemente per aver tentato di difendersi. Storie che contraddicono la retorica del «Far west» dell'autodifesa. La stragrande maggioranza delle persone coinvolte in casi di questo genere, sono persone normali che hanno subito eventi purtroppo altrettanto «normali».

Non si parla non di rambo che sparano all'impazzata ma di chi si difende rispettando pienamente la legge sulla legittima difesa, pur così restrittiva. Chi si trova in questa situazione, pur venendo successivamente riconosciuto innocente in tribunale, dovrà pagare da 40 a 100mila euro e oltre.

Può capitare a chiunque. E per la legge italiana, se ti capita, devi sborsare di tasca tua, rischiando di finire rovinato. La casistica è impressionante. Graziano Stacchio, il benzinaio di Ponte di Nanto (Vicenza) che sparò per difendere la commessa di una gioielleria da un commando armato, ora ha almeno la serenità di chi non è più sotto processo: «È stata durissima, anche psicologicamente - dice al Giornale - ci sono voluti 16 mesi e quasi 40mila euro di spese legali, nonostante io non sia mai nemmeno andato a processo». Cosa che invece è capitata a Franco Birolo, tabaccaio di Padova che ha ucciso per difendersi e ha corso il rischio di venir condannato e di dover pagare alla famiglia del rapinatore ucciso il risarcimento che chiedeva, ben 325mila euro. Birolo ne è uscito in appello, spendendo cifre simili a quelle di Stacchio, grazie a un'accorta strategia di contenimento dei costi. Ma può andare anche molto peggio. Se devi difenderti in un processo bisogna produrre perizie e contro perizie, pratiche che possono costare anche 10mila euro l'una. Ne sa qualcosa la famiglia di Giovanni Petrali, il tabaccaio di Milano il cui caso ha riempito pagine di cronaca. «Il processo contro mio padre - racconta il figlio Nicola - è durato nove anni. In primo grado l'avevano condannato frettolosamente, poi per fortuna la verità è emersa. Abbiamo fatto il conto di quanto sarebbe costato il procedimento se non avessimo avuto un avvocato in famiglia: 100mila euro».

Un pensiero che toglie il sonno a Francesco Sicignano, il pensionato di Vaprio d'Adda, nel Milanese, che, come negli altri casi, è sotto processo nonostante nel suo caso il ladro sia addirittura entrato in casa. Per lui la beffa di un'attesa lunghissima: il pm ha chiesto l'archiviazione, ma la famiglia del malvivente si è opposta e il Gip se la prende comoda: la richiesta di archiviazione risale a giugno. «La questione economica non è da poco - dice Sicignano - al momento ho solo versato acconti, ma se si andasse a un processo lungo, mi hanno spiegato che si può arrivare anche a spendere 120mila euro». In Lombardia c'è un fondo regionale, ma ci sono limiti di reddito. In Liguria una simile iniziativa è stata impugnata dal governo.

Se poi scatta la condanna, le cifre lievitano. «A me finora - dice Enrico Balducci che ha sparato ai rapinatori del suo distributore di benzina a Bari - è costato 580mila euro»




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Ristoratore derubato pubblica foto del ladro su Facebook: rischia denuncia


Un ristoratore di Desio dopo aver subito un furto ha pubblicato il volto del ladro su Facebook facendo partire una caccia all'uomo in rete. I carabinieri: "Quelle immagini vanno rimosse"

Alessia Albertin - Gio, 06/04/2017 - 17:11
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Un ristoratore brianzolo ha pubblicato su Facebook le foto del ladro che ha "ripulito" il suo locale e ha fatto partire una caccia all'uomo: ora rischia una denuncia per "divulgazione di immagini relative all'attività di indagine".


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È successo a Desio, in Brianza, dove, scrive il Giorno, nella notte tra martedì e mercoledì, un ladro si è introdotto nel ristorante Shabu e ha rubato i nuovi tablet, appena acquistati per le ordinazioni dei camerieri, e l'intera valigetta della cassa che conteneva circa 600 euro in banconote di piccolo taglio. Esasperato, il proprietario, Nicola Viganò, 50 anni, dopo aver denunciato il furto, ha deciso di farsi giustizia da sé.

Nelle immagini delle telecamere a circuito chiuso del locale è ben visibile il ladro in azione. Così, mentre i carabinieri di Desio hanno acquisito le immagini per cercare di risalire all'identità del responsabile, il ristoratore ha pensato di fare altrettanto, diffondendo sul proprio profilo Facebook alcuni fermo immagine in cui il volto del ladro è chiarmente riconoscibile.

"Comunicazione di servizio - ha scritto il derubato sul social network - se qualcuno dovesse conoscere questo gentiluomo che la scorsa notte si è introdotto nel nostro ristorante ...... potreste avvisarlo che ha fatto un errore più grande di lui ? Tolleranza zero per chi entra in casa nostra!".

Il post ha suscitato la reazione rabbiosa degli utenti di Facebook ed è stato subissato di commenti giustizialisti. Una vera e propria caccia all'uomo si è scatenata sulla rete, tanto che le forze dell'ordine hanno ammonito il ristoratore: "Quelle immagini vanno rimosse".

L'uomo ora rischia di essere denunciato per "divulgazione di immagini relative all'attività di indagine". Intanto il post, e le immagini incriminate, sono stati cancellati.
 
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