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[h=1]Atrofia vaginale: intimità di coppia e qualità di vita[/h] [h=3]Il Vaginal HEalth Index: la nuova frontiera per le donne in postmenopausa[/h]
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Irritazione, bruciore, prurito, infiammazione e dolore durante i rapporti sessuali sono i principali sintomi dell’atrofia vulvo-vaginale (AVV), un disturbo sotto diagnosticato che insorge mediamente tra i 40 e i 50 anni e riguarda circa 1 donna su 2 in post menopausa. L’AVV consiste nella progressiva modificazione della struttura del tessuto vaginale e vulvare in conseguenza della carenza di estrogeni, che portano ad un assottigliamento delle pareti della vagina che diventano più fragili e meno lubrificate.
ETA' - “Purtroppo ad oggi la AVV è una patologia ancora poco conosciuta e sottovalutata anche se ha delle conseguenze molto impattanti dal un punto di vista della qualità di vita della donna - affermaAlessandra Graziottin, Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica H. San Raffaele Resnati, Milano- La maggior parte delle donne, infatti, non sa che l’atrofia vaginale è legata alla carenza di estrogeni che si manifesta con l‘avanzare dell’età e proprio per questo di solito, se non curata, si cronicizza con il passare del tempo. Al contrario di altri sintomi della menopausa, come le vampate di calore, l’atrofia vulvo-vaginale è una condizione che nella maggior parte dei casi tenderà a peggiorare con il trascorrere degli anni. Ben il 63% delle donne in post menopausa pensa che i disturbi “passeranno con l’età”, di conseguenza poche chiedono aiuto al medico per una terapia specifica”.
COSA - L’ AVV porta ad un’importante riduzione della lubrificazione vaginale. Inoltre può anche associarsi a lievi perdite ematiche, condurre ad infezioni e comportare dolore durante i rapporti sessuali. A causa dall’incremento dell’alcalinità vaginale (aumento del pH), spesso i sintomi dell’AVV vengono scambiati per infezioni. L’atrofia vulvo-vaginale, oltre ad intaccare la qualità di vita delle donne in post-menopausa, ha conseguenze molto forti anche sulla vita di coppia, sia da un punto di vista relazionale che rispetto all’intimità sessuale. Ben il 67% delle donne con atrofia vulvo-vaginale evita l’intimità con il proprio partner1.
KILLER - “I problemi legati alla AVV portano la donna ad evitare l’intimità. L’avversione ai rapporti a causa del dolore, la sensazione di rifiuto, i litigi e l’aggressività che ne derivano possono causare crisi di coppia gravi fino alla separazione - precisa Alessandra Graziottin - Si può affermare che questo disturbo sia il “killer segreto” dell’intimità di coppia, infatti crea problemi anche all’uomo. La penetrazione è più difficile e, in alcuni casi può facilitare la comparsa di un vero e proprio deficit di erezione. Per molti uomini la secchezza è sgradevole e irritante perché si sentono rifiutati sessualmente, sebbene il problema sia prima di tutto fisico: senza estrogeni, manca la più potente spinta biologica alla lubrificazione”.
PROBLEMA DI COPPIA - Le donne in post-menopausa sono ancora sessualmente attive. Ma che l’atrofia vulvo-vaginale possa diventare facilmente un problema “di coppia” è un dato di fatto. Il disturbo è però ancora sotto diagnosticato: oltre alla reticenza delle donne nel discuterne con il proprio ginecologo, anche da parte del medico non esiste proattività in tal senso e raramente affrontano loro per primi il problema con le pazienti. “Più del 50% dei medici non chiede nemmeno se esista il problema e, quand’anche la donna ne parli, la risposta terapeutica è soddisfacente solo nel 14% dei casi. Bisogna parlarne con franchezza al medico curante”, aggiunge Graziottin.
ESAME - Benché nella pratica quotidiana i medici effettuino diagnosi di atrofia vulvo-vaginale grazie al loro giudizio clinico e con l’ispezione visiva, oggi esiste uno strumento di misurazione più obiettivo: il Vaginal Health Index che, attraverso l’analisi di 5 parametri (elasticità vaginale, secrezioni vaginali, ph, mucosa epiteliale, umidità della vagina) consente di arrivare ad un punteggio finale che definisca la presenza e il livello di AVV.
TERAPIE - Per alleviare i sintomi dell’atrofia vulvo-vaginale, esistono delle terapie. “Oggi la gamma di trattamenti da utilizzare è abbastanza composita anche per le donne che non possono usare gli estrogeni, nemmeno locali, basta pensare ad esempio a soluzioni terapeutiche alternative come l’acido ialuronico vaginale e il laser vaginale, o creme diverse che però non hanno l’impatto terapeutico degli ormoni - precisa Alessandra Graziottin-. A settembre sarà invece a disposizione in Italia un nuovo farmaco da assumere per bocca,l’ospemifene, il primo trattamento orale non estrogenicoche ha il potenziale per diventare la prima alternativa agli estrogeni locali. E’ indicato e approvato anche per le donne che hanno avuto un tumore al seno ed hanno completato il ciclo di trattamento, e per tutte le donne che non amano le terapie locali”.
Roberta Maresci
TUTTO OGGI è MALATTIA ANCHE SE SONO COSE DETTATE DALLA NATURA BASTA VEDENDERE FARMACI
SOLUZIONE;:EMULSIONE DI OLIO DI OLIVA EXTRAVERGINE BIO OD ALTRO OLIO ANCHE DI LINO CON ACQUA E SI RISOLVE.AL 90%
è FORSE L'ATROFIA C'è LA SOPRA E SOTTO LA CULONA.

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Irritazione, bruciore, prurito, infiammazione e dolore durante i rapporti sessuali sono i principali sintomi dell’atrofia vulvo-vaginale (AVV), un disturbo sotto diagnosticato che insorge mediamente tra i 40 e i 50 anni e riguarda circa 1 donna su 2 in post menopausa. L’AVV consiste nella progressiva modificazione della struttura del tessuto vaginale e vulvare in conseguenza della carenza di estrogeni, che portano ad un assottigliamento delle pareti della vagina che diventano più fragili e meno lubrificate.
ETA' - “Purtroppo ad oggi la AVV è una patologia ancora poco conosciuta e sottovalutata anche se ha delle conseguenze molto impattanti dal un punto di vista della qualità di vita della donna - affermaAlessandra Graziottin, Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica H. San Raffaele Resnati, Milano- La maggior parte delle donne, infatti, non sa che l’atrofia vaginale è legata alla carenza di estrogeni che si manifesta con l‘avanzare dell’età e proprio per questo di solito, se non curata, si cronicizza con il passare del tempo. Al contrario di altri sintomi della menopausa, come le vampate di calore, l’atrofia vulvo-vaginale è una condizione che nella maggior parte dei casi tenderà a peggiorare con il trascorrere degli anni. Ben il 63% delle donne in post menopausa pensa che i disturbi “passeranno con l’età”, di conseguenza poche chiedono aiuto al medico per una terapia specifica”.
COSA - L’ AVV porta ad un’importante riduzione della lubrificazione vaginale. Inoltre può anche associarsi a lievi perdite ematiche, condurre ad infezioni e comportare dolore durante i rapporti sessuali. A causa dall’incremento dell’alcalinità vaginale (aumento del pH), spesso i sintomi dell’AVV vengono scambiati per infezioni. L’atrofia vulvo-vaginale, oltre ad intaccare la qualità di vita delle donne in post-menopausa, ha conseguenze molto forti anche sulla vita di coppia, sia da un punto di vista relazionale che rispetto all’intimità sessuale. Ben il 67% delle donne con atrofia vulvo-vaginale evita l’intimità con il proprio partner1.
KILLER - “I problemi legati alla AVV portano la donna ad evitare l’intimità. L’avversione ai rapporti a causa del dolore, la sensazione di rifiuto, i litigi e l’aggressività che ne derivano possono causare crisi di coppia gravi fino alla separazione - precisa Alessandra Graziottin - Si può affermare che questo disturbo sia il “killer segreto” dell’intimità di coppia, infatti crea problemi anche all’uomo. La penetrazione è più difficile e, in alcuni casi può facilitare la comparsa di un vero e proprio deficit di erezione. Per molti uomini la secchezza è sgradevole e irritante perché si sentono rifiutati sessualmente, sebbene il problema sia prima di tutto fisico: senza estrogeni, manca la più potente spinta biologica alla lubrificazione”.
PROBLEMA DI COPPIA - Le donne in post-menopausa sono ancora sessualmente attive. Ma che l’atrofia vulvo-vaginale possa diventare facilmente un problema “di coppia” è un dato di fatto. Il disturbo è però ancora sotto diagnosticato: oltre alla reticenza delle donne nel discuterne con il proprio ginecologo, anche da parte del medico non esiste proattività in tal senso e raramente affrontano loro per primi il problema con le pazienti. “Più del 50% dei medici non chiede nemmeno se esista il problema e, quand’anche la donna ne parli, la risposta terapeutica è soddisfacente solo nel 14% dei casi. Bisogna parlarne con franchezza al medico curante”, aggiunge Graziottin.
ESAME - Benché nella pratica quotidiana i medici effettuino diagnosi di atrofia vulvo-vaginale grazie al loro giudizio clinico e con l’ispezione visiva, oggi esiste uno strumento di misurazione più obiettivo: il Vaginal Health Index che, attraverso l’analisi di 5 parametri (elasticità vaginale, secrezioni vaginali, ph, mucosa epiteliale, umidità della vagina) consente di arrivare ad un punteggio finale che definisca la presenza e il livello di AVV.
TERAPIE - Per alleviare i sintomi dell’atrofia vulvo-vaginale, esistono delle terapie. “Oggi la gamma di trattamenti da utilizzare è abbastanza composita anche per le donne che non possono usare gli estrogeni, nemmeno locali, basta pensare ad esempio a soluzioni terapeutiche alternative come l’acido ialuronico vaginale e il laser vaginale, o creme diverse che però non hanno l’impatto terapeutico degli ormoni - precisa Alessandra Graziottin-. A settembre sarà invece a disposizione in Italia un nuovo farmaco da assumere per bocca,l’ospemifene, il primo trattamento orale non estrogenicoche ha il potenziale per diventare la prima alternativa agli estrogeni locali. E’ indicato e approvato anche per le donne che hanno avuto un tumore al seno ed hanno completato il ciclo di trattamento, e per tutte le donne che non amano le terapie locali”.
Roberta Maresci
TUTTO OGGI è MALATTIA ANCHE SE SONO COSE DETTATE DALLA NATURA BASTA VEDENDERE FARMACI
SOLUZIONE;:EMULSIONE DI OLIO DI OLIVA EXTRAVERGINE BIO OD ALTRO OLIO ANCHE DI LINO CON ACQUA E SI RISOLVE.AL 90%
è FORSE L'ATROFIA C'è LA SOPRA E SOTTO LA CULONA.