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[h=2]Romeno torna in Italia per uccidere la moglie “ribelle”[/h] mag. 13 Crimini Immigrati no comments

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Perugia 13 mag 2013 - Era tornato in Italia per “uccidere la moglie ribelle” che aveva deciso di lasciarlo perchè stanca di maltrattamenti e tradimenti subiti. E se non ci fossero stati i Carabinieri di Fossato di Vico nascosti in casa della donna, lo straniero – un romeno di 40 anni – probabilmente avvrebbe attuato il piano che aveva annunciato all’ex alcuni giorni prima. I militari sono intervenuti dopo che l’ex marito era riuscito ad entrare in casa rompendo il vetro di una finestra e si stava per avventare sulla moglie che si era messa a difesa dell’ultimo figlio della coppia nato pochi mesi fa. Lo straniero, comunque, si è saputo che era disarmato.

Secondo la donna che si era rivolta ai Carabinieri, lo straniero era solito maltrattare e picchiare sia lei che i loro tre figli e che tali vessazioni avvenivano spesso quando lui era praticamente ubriaco. Questi maltrattamenti duravano da moltissimo tempo e in più di un’occasione l’uomo aveva addirittura tentato di violentare una delle figlie. La donna aveva subito diverse minacce di morte negli ultimi mesi dopo che aveva scoperto la presenza di un amante. L’ultima minaccia di morte risaliva a venerdì quando l’uomo ha comunicato alla propria ex moglie che sarebbe venuto in Italia con l’unico chiaro intento di ucciderla.
Fossato di Vico, entra in casa per picchiare la moglie: arrestato

[h=2]Terrore a Perugia: ferroviere massacrato da tre “migranti”, stazione devastata
[/h] mar. 22 Uncategorized 4 comments

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CATTIVI MAESTRI


Perugia, 22/03/2013 – E’ stato aggredito con inaudita ferocia da tre immigrati giovedì intorno alle 21.30 alla stazione di Ponte San Giovanni, a Perugia, un ferroviere di 52 anni. I carabinieri di Ponte San Giovanni cercano gli aggressori nell’ambito dei “migranti” che frequentano il quartiere. Una caccia non semplice. Sfortunatamente nella stazione non ci sono telecamere, quindi le ricerche dei responsabili partono dalle testimonianze del ferroviere e del collega che si trovava nel gabbiotto.Secondo la ricostruzione di Ferrovie dello Stato, l’uomo, impegnato sul binario 1 a ricevere un treno in arrivo, si è accorto dell’immotivata aggressione che stava subendo un ragazzo da parte di un gruppo di 3 stranieri, pare maghrebini. Intervenuto per cercare di difendere il ragazzo il capostazione è stato colpito al viso da una bottiglia di vetro prelevata dal cestino portarifiuti ed intenzionalmente rotta. Pochi istanti dopo è stato raggiunto da una coltellata al torace, sferrata da uno dei 3 aggressori: inseguito fino al suo ufficio, nel quale si era rifugiato, è stato infine fatto oggetto di lancio di sassi ed oggetti metallici (prelevati dalla massicciata e dai binari) da parte del branco di immigrati, che è riuscito anche a sfondare la porta vetrata dell’ufficio. L’avvertimento di aver già chiamato il 112 ha dissuaso gli aggressori dal continuare la violenza e li ha spinti a scappare. Intervenuti sul posto i carabinieri di Perugia, la polizia ferroviaria e un’ambulanza del 118, che ha trasportato il capostazione al reparto di chirurgia toracica dell’ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia, dove gli sono stati riscontrati tagli al volto e una ferita da arma da taglio al torace.
Rete ferroviaria italiana, del quale il capostazione è dipendente, denuncia il «grave episodio di violenza». Rfi ne elogia «il comportamento spinto fino a compromettere la propria incolumità nella difesa dei frequentatori della ‘sua‘ stazione».
Anche la Filt-Cgil dell’Umbria esprime «profonda solidarietà» al lavoratore di Rfi. «Sconcertati da un atto di tale violenza – dice il sindacato – ci vediamo costretti a rilanciare per l’ennesima volta il problema della sicurezza nelle stazioni ferroviarie della nostra regione. Già da tempo come sindacato di categoria, assieme alle altre sigle, avevamo denunciato il degrado della stazione di Perugia, in cui la presenza di senzatetto (non sempre pacifici) e “avventori” del mercato della droga, mettono in una situazione di grave disagio tutto il personale, sia di Fs sia degli appalti».«Più volte – insiste la Filt – abbiamo denunciato situazioni al limite, con il personale da noi rappresentato costretto a “mediare” con i senzatetto che dormono nelle carrozze, oppure con i consumatori di eroina che, purtroppo, usufruiscono degli spazi pubblici della stazione per drogarsi , oltre alle numerose e ormai quasi endemiche aggressioni ai capitreno, in costante aumento negli ultimi anni. Purtroppo, sempre più assistiamo a casi di “ultimi” che se la prendono con i “penultimi”, spezzando quella solidarietà sociale a noi tanto cara, pertanto chiediamo a gran voce che la sicurezza del personale in stazione e dei clienti sia garantita, e che si faccia di più per combattere il disagio sociale e l’ emarginazione, due fattori primari in cui tali situazioni si generano e che ad oggi risultano assai aggravati dalla pesantissima crisi economica che stiamo vivendo. Per noi anche questa è sicurezza sul posto di lavoro, pertanto, ribadendo la nostra vicinanza al lavoratore aggredito, chiediamo alle istituzioni tutte, di intervenire con forza e responsabilità».
http://www.umbria24.it/perugia-e-caccia-agli-accoltellatori-del-capostazione-di-ponte-san-giovanni-tre-stranieri-nel-mirino/158779.html
Quante parole al vento da parte di questi sedicenti sindacati. Il disagio sociale, l’emarginazione e la crisi economica non c’entrano un bel nulla con questi episodi. Se le aggressioni ai lavoratori che dovreste difendere sono in costante aumento è colpa dell’immigrazione, non è così difficile capirlo. Solidarietà sociale? Ma di cosa parlate, lo sanno tutti che le società multietniche sono caratterizzate dalla totale assenza di solidarietà sociale, essendo divise, in base a etnia e religione, in tante comunità distinte che si combattono tra loro . In una società frammentata lo capisce anche un bambino che i legami sociali si spezzano e la solidarietà viene meno. Cercate di dire cose più intelligenti se realmente vi interessa tutelare i lavoratori. Il problema è l’immigrazione.



Tag:binario, bottiglia di vetro, cestino portarifiuti, chiamato, immigrati, misericordia, Stava, taglio, treno in arrivo, volto
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[h=2]Arrestati 75 immigrati sudamericani: squartavano i cani per trafficare droga[/h] mar. 19 Uncategorized 7 comments

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Figli di badanti


La Polizia di Stato di Milano ha eseguito 75 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di immigrati sudamericani, organizzati in gang di latinos. Gli stranieri erano dediti al traffico internazionale di droga e altri reati compiuti nel Nord Italia. Per loro l’accusa è di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati contro la persona, il patrimonio, traffico di droga e detenzione d’armi. L’indagine, che vede coinvolti numerosi gruppi di giovani di origine sudamericana riconducibili al fenomeno delle cosidette pandillas, le violente gang di latinos che da qualche anno sono un fenomeno sempre più preoccupante anche in Italia, ha portato all’emissione di provvedimenti restrittivi per 54 maggiorenni e 18 minorenni, e alla denuncia in stato di libertà di altri 112 tra ragazzi e ragazze, rispettivamente 98 maggiorenni e 14 minori. L’operazione è coordinata dalle Procure della Repubblica presso il Tribunale ordinario e per i Minorenni di Milano. Per la prima volta è stata dimostrata l’esistenza del vincolo associativo tra le ‘pandillas’, che non si limitavano a reati comuni ma erano direttamente in contatto con emissari dei cartelli sudamericani per approvvigionarsi di ingenti quantitativi di cocaina. Gli immigrati usavano cani di grossa taglia come vettori della droga che importavano, imbottendoli di cocaina prima della partenza e poi uccidendoli per recuperarla. Il particolare è emerso dalle indagini che hanno accertato come gli animali venissero sottoposti a operazioni chirurgiche prima di partire, riempiendo di ovuli il loro intestino. Poi, una volta recuperati, venivano uccisi e squartati. Almeno una cinquantina i casi stimati dalle intercettazioni. Gli animali utilizzati erano San Bernardo, Gran Danese, Dog de Bordeaux, Mastino Napoletano e Labrador. Una volta arrivati a destinazione il cane veniva aperto e dalle sue viscere venivano estratti circa Kg 1,250 di cocaina purissima. La droga prima di essere collocata nel ventre dei cani veniva avvolta in un cellophane, poi nella carta carbone e poi ancora nel cellophane e dopo avvolta da uno scotch di vinile nero. Operazioni che servivano a renderla impenetrabile ai raggi x. L’unico animale scampato al “mattatoio” organizzato per il business è stato salvato grazie alla confessione della donna di un trafficante. Era l’aprile del 2012 quando, a Pisa, la polizia era intervenuta per la segnalazione di una lite in famiglia tra sudamericani. Tutto era nato dal malore dell’animale arrivato a Milano un paio di giorni prima: quando gli agenti sono arrivati all’appartamento, la donna ha raccontato agli agenti che nel cane era nascosta la droga e per questo si lamentava. A quel punto l’animale è stato portato dal veterinario per essere operato. Gli investigatori hanno così ricostruito una pista del traffico di droga.
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cronaca/2013/03/19/Gang-usava-cani-traffico-droga-Animali-uccisi-recuperare-stupefacente_8423116.html





[h=2]Spagna, fine dei privilegi per i clandestini[/h] agosto 18, 2012 | Posted in Uncategorized | Comments: 2


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Il premier spagnolo Mariano Rajoy indica la strada da seguire


[h=4] A partire da settembre gli immigrati clandestini non potranno più gravare, in modo parassitario, sul sistema sanitario spagnolo.[/h]
MADRID – Dal 1 settembre sarà soppressa in Spagna l’assistenza sanitaria gratuita agli immigrati irregolari, ma cinque regioni dove non governa il Partito Popolare hanno già annunciato che non applicheranno la misura approvata dall’esecutivo. L’eliminazione della tessera sanitaria per l’assistenza di base agli immigrati senza permesso di residenza o lavoro, stimati in 150.000 persone, è stata decisa dal governo di Mariano Rajoy (PP) ad aprile, col decreto per i tagli di 10 miliardi della spesa destinata a sanità e istruzione. Nelle 5 comunità autonome ribelli – Andalusia, Asturie e Paesi Baschi, governate dal Psoe, Canarie (Coaliccion Canaria e Psoe), e Catalogna (Convergencia i Union) – risiede almeno la metà degli stranieri colpiti dal provvedimento. Nelle ultime settimane, il ministero della Sanità ha assicurato che l’assistenza sanitaria pubblica non verrà sospesa ai minori, alle donne in stato di gravidanza e agli ammalati cronici.
Tuttavia, per questi ultimi, sarà trasferita la fattura dei costi delle cure ai rispettivi paesi d’origine. Gli immigrati irregolari che vorranno conservare il diritto all’assistenza sanitaria pubblica dovranno versare una quota annuale di 710,49 euro, che arriva a 1.864,80 euro nel caso dei maggiori di 65 anni, stando alla bozza della proposta inviata dal ministero alle regioni. Una quantità che equivale al doppio o al triplo delle assicurazioni sanitarie private, secondo quanto hanno rilevato numerose associazioni per la difesa dei diritti degli immigrati, che denunciano una violazione del principio di uguaglianza fra i cittadini. E stimano in oltre mezzo milione il numero di stranieri che perderà l’assistenza sanitaria, dal momento che attualmente 578.712 immigrati figurano nelle statistiche ufficiali residenti in Spagna senza autorizzazione, secondo le verifiche incrociate dei dati delle anagrafi comunali con quelli dei permessi di residenza. Un migliaio di medici di base ha sottoscritto un appello in Internet all’obiezione di coscienza, per non sospendere le cure agli immigrati.
I governi delle autonomie che si oppongno alla misura stanno verificando in questi giorni come poter continuare ad offrire l’assistenza medica gratuita dopo il 1 settembre, data dell’entrata in vigore del decreto. Stando a quanto riferisce oggi El Pais, il governo della Catalogna renderà note le sue decisioni durante l’ultima settimana di agosto; mentre fonti della giunta dell’Andalusia non escludono un ricorso alla Corte Costituzionale contro il provvedimento del governo, sostenendo che viola lo Statuto di autonomia della regione. Anche il governo basco, che in base al proprio Statuto di autonomia ha completa autonomia in materia di servizi e assistenza sociale, sta ultimando un proprio ricorso alla Corte Costituzionale.


Anche dalla Spagna giungono segnali di speranza per i popoli europei. Nonostante l’ostruzionismo chiaramente ideologico, che speriamo fallisca miseramente, di alcune regioni, il governo Rajoy sembra voler intraprendere un nuova strada. Si cerca di limitare i privilegi di cui godono i clandestini, i quali, pur non avendo mai contribuito alla creazione del sistema sociale, assistenziale e sanitario, godono dei benefici di esso. Si comportano come parassiti, sottraggono risorse alla società che li ospita, succhiano la linfa vitale, indeboliscono e ingolfano il sitema sanitario che gli autoctoni, con il sacrificio di numerose generazioni, hanno creato. Tutto ciò, in una fase di crisi come questa, non è più tollerabile ed ecco dunque la scelta di Mariano Rajoy e del suo governo. Scelta coraggiosa, da ammirare e se possibile da imitare. I clandestini vanno semplicemente espulsi, è immorale consentire loro di vivere da parassiti del sistema. L’idea, poi, di addebitare le spese sostenute per curare alcune categorie (minori, donne incinta e malati cronici) ai paesi d’origine, è tanto semplice quanto geniale.
Certo, in Spagna, la situazione è difficile per tutti. La disoccupazione è al 25%, la crisi si fa sentire in tutta la società. Le politiche folli dell’Unione Europea, disposta ad affamare i popoli pur di salvare l’euro, impongono tagli in tutti i settori. Abbiamo assistito alle clamorose proteste dei vigili del fuoco, e di tanti altri comparti colpiti dai sacrifici imposti dall’alto. Ma almeno gli spagnoli, a differenza degli italiani, non si sentiranno discriminati a casa loro. Non assisteranno ai continui aumenti di tasse e al contemporaneo mantenimento dei privilegi degli stranieri. Tagli per gli spagnoli e tagli per gli immigrati, una scelta equilibrata.
Anche per la Spagna vale lo stesso discorso fatto per la Grecia, la crisi economica porta in dote il cambiamento, l’abbandono del buonismo controproducente e del politicamente corretto. Ci sono delle resistenze da parte di certe istituzioni locali, e da parte di alcuni medici dall’animo sensibile; non vi è ancora quell’unità patriottica che invece sta caratterizzando il popolo e le istituzioni in Grecia, ma il segnale è comunque incoraggiante. La strada, anche in questo caso, è tracciata. La speranza è che, prima o poi, questa ventata di cambiamento possa riguardare anche l’Italia. Tutti gli italiani che amano la propria terra si preparino, ora tocca a noi.






 

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