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Irpinia
Avellino: senza stipendio da mesi, operaio suicida

Era un forestale, dipendente della Comunità Montana Irno-Solofrana e da 17 mesi non riceveva lo stipendio. Crogi (Flai Cgil): "Ancora un dramma della crisi"
“Con sgomento apprendiamo la notizia di un operaio forestale che si è tolto la vita in provincia di Avellino. Era un dipendente della Comunità Montana Irno-Solofrana e da 17 mesi non riceveva lo stipendio. La sua drammatica situazione non è purtroppo un fatto isolato ma rientra nel più generale problema degli operai forestali della Campania, che da mesi attendono lo stipendi, e intanto provano ad andare avanti con difficoltà estreme. Sono 4000 in tutta la Regione Campania”. Lo dichiara Stefania Crogi, segretario generale della Flai Cgil. “Oggi, di fronte a questo dramma, ci vogliamo stringere ai familiari del lavoratore morto, ma vogliamo anche accendere i riflettori su una situazione rispetto alla quale tutte le istituzioni devono intervenire”.

DOVE SIETE?


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La santa Alleanza tra sindacato banche e casta politica

Il segretario della Fiom Landini davanti ai suoi sostenitori a p.za S. Giovanni ha chiarito che secondo lui non solo l’Imu non va eliminata ma va affiancata con altre tasse su altre forme di proprietà.
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Operai frustrati stracciano le tessere del sindacato
11 maggio 2010 alle ore 21.14

Forte protesta dei Lavoratori CGIL della TDT di Livorno, 76 le tessere rese.


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Frustrati, delusi e stanchi, tanto da prendere quella tessera su cui avevano investito soldi e speranze e riconsegnarla al sindacato.
Questa la forte presa di posizione di 76 operai della Tdt di Livorno (Terminal Darsenal Toscana) che, in seguito alla mancanza di risultati e all'immobilismo della CGIL nella trattativa con l'azienda, hanno deciso di dare una violenta scossa al sindacato dimostrando con i fatti il loro disappunto.
La vicenda nasce da lontano, ossia dagli scioperi di marzo che hanno portato a incrociare le braccia centinaia di operai.
Motivo delle rimostranze il rinnovo di tredici contratti in scadenza, il pagamento del premio di produzione del 2009 e il calcolo degli incentivi per la produttività del 2010, oltre alle schermaglie sulla conferma del direttore del personale del Terminal, finito al centro delle critiche degli operai.
Però ad aprile sembra arrivare uno spiraglio di luce. Il sindacato dei lavoratori invita i suoi tesserati a tornare a lavorare: le trattative sono avviate e sono nelle loro solide mani.
Da allora, tuttavia, nessun segnale, nessuna novità e pochi miglioramenti; anzi, gli accordi presi ad Amburgo dai sindacati sono stati violati dall'azienda, in quanto il discusso direttore del personale del terminal di Livorno dovrebbe rimanere al suo posto.

E' l'ultima goccia che fa traboccare il vaso: oggi gli operai hanno deciso di manifestare, non più contro l'azienda, bensì contro il loro sindacato Filt CGIL, reo di una linea soft, per non dire poco limpida, nei confronti della TdT. Del resto a essere alquanto scomoda e imbarazzante è la posizione del segretario provinciale Filt Maurizio Colombai, attualmente sindacalista ma anche consigliere della Compagnia che è socia di Tdt. Forse domani Colombai chiarirà la sua posizione, sciogliendo un conflitto d'interessi che è palese e fastidioso.

Scossone arrivato forte e chiaro a destinazione. Del resto uno strappo del genere nella "rossa" toscana non poteva passare inosservato, nè in chiave mediatica nè tantomeno negli equilibri delle associazioni di categoria, le quali si sono subito impegnate per rispondere con un segnale ai lavoratori altrettanto forte.
In tal senso, infatti, potrebbe essere decisiva per la credibilità del sindacato l'assemblea di giovedì con i vertici dell'azienda: se il meeting dovesse scadere in un tete a tete incapace di sciogliere le riserve sulle richieste dei lavoratori, allora non è escluso che i lavoratori tornino a incrociare le braccia. Questa volta, però, anche nei confronti della CGIL e della UIL.

FONTE:Operai frustrati stracciano le tessere del sindacato - scioperi, cgil, sindacato, tdt livorno - Libero Quotidiano[/url



CONSIGLIO:
RISPARMIA NON PRENDERE PIU' LA TESSERA
 
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"Goodbye CGIL!"








Più di 70 lavoratrici delle pulizie strappano le tessere del Sindacato e si organizzano in autonomia.

Lascia un segno decisivo la lotta delle "Leonesse" del presidio permanente Sodexo nella forma dei rapporti tra Sindacato e Lavoratori della città di Pisa. Un altro tassello si aggiunge alla dissoluzione di quel potere Piddino che tanto conta sulla capacità del più grande sindacato confederale – la CGIL – di tenere "a bada" quell'enorme mole di operatori dei servizi, che a colpi di spending review, tagli e licenziamenti vede sottrarsi reddito, diritti, dignità.

Ancora una volta il marchio indelebile di una sonora sconfitta lo infligge il conflitto sociale: dopo mesi di occupazioni, scioperi e presidi permanenti decine di lavoratrici delle pulizie hanno deciso insieme di revocare l'iscrizione alla CGIL. Una decisione collettiva comunicata nella giornata di mercoledì 6 marzo con un presidio e volantinaggio all'interno del proprio luogo di lavoro, nell'ospedale di Cisanello, e con la diffusione di un comunicato (che riportiamo in fondo all'articolo).

Ricordiamo quanto la città di Pisa sia stata positivamente scossa dal coraggio di centinaia di donne che da quest'autunno hanno posto al centro dell'attenzione pubblica la questione della Sanità, partendo da un'opposizione senza mediazioni a 78 provvedimenti di licenziamento per i servizi in appalto all'ospedale di Cisanello. Lotta che ha vinto nel mese di gennaio la propria vertenza, ma che continua a produrre una reale e potente trasformazione nei soggetti che l'hanno condotta e degli equilibri di potere in città. Il primo a farne le spese è stata proprio "mamma CGIL", che ha pagato la compromissione con i vertici di Sodexo ed Azienda Ospedaliera; ha influito l'atteggiamento iniziale remissivo e rassegnato nei confronti del licenziamento; il discredito derivati dall'incapacità e dalla non volontà di essersi mai opposta a tutte le misure che negli anni avevano già pesantemente precarizzato il lavoro; la scarsa qualità dei quadri sindacali referenti del settore e soprattutto la manifesta e palese opposizione alla propria delegata Marzia Ricoveri, bersaglio di vessazioni di ogni tipo solo perchè ha osato interpretare correttamente la propria funzione. Un RSU non ubbidiente, non devota alle "gerarchie" nè agli "ordini", mai pecora nei confronti dei propri superiori; bensì capace di stimolare e di indirizzare al meglio la volontà di riscatto e di partecipazione di tutti i lavoratori e le lavoratrici (testimonianza ne è lo schiacciante risultato nelle elezioni rsu). Il comportamento dei più alti funzionari Provinciali CGIL nei confronti della delegata più attiva ha toccato il limite del ridicolo: tentativi di agguato al presidio permanente per tentare di convincere a "smobilitare" tende e gazebo; mancate comunicazioni dell'orario e del luogo della trattativa; vere e proprie minaccie di ritorsione, e la solita immancabile dose di falsità e calunnie messe in giro per provare a denigrare la lotta (memorabile fu la "voce" che calunniava il presidio di essere diventato luogo di festini hard e sbronze colossali). A contribuire all'ostilità operaia nei confronti della CGIL è stata anche la sua identificazione con il Partito Democratico, laddove quest'ultimo è presente come nemico e diretta controparte delle lavoratrici: 1)come Funzionari del Sindacato (provinciale, regionale e nazionale) manifestatamente Pd; 2)come politici che hanno votato la spending review (origine dei licenziamenti), 3) come Istituzioni locali che si sono – nella pratica – dimostrate avverse a schierarsi dalla parte di chi manifesta (vedi porte del comune sbarrate da polizia il 14N), 4) come corpo baronale e feudale che amministra i "livelli alti" dell'azienda ospedaliera (dai primari fino ai dirigenti - sono tutti del Partito).

Scrivevamo a novembre a proposito del potenziale di rottura di questa lotta: "che colpisce in primo luogo il legame tra lavoratori e delegati con le segreterie del sindacato confederale, riconosciuto dapprima come "passivo", e con il procedere delle iniziative ritenuto un vero e proprio ostacolo alla costruzione di un movimento capace di incidere positivamente sulle proprie condizioni di vita e di lavoro. Rottura nei confronti di un atteggiamento comune incline alla rassegnazione, all'isolamento ed alla paura riguardo le possibilità di soddisfazione dei propri bisogni. Rottura delle tradizionali forme di delega e di organizzazione verticale delle vertenze, con l'irruzione della dimensione sociale che la fa da padrone nel determinare scelte, decisioni, incontri ed esperienze di lotta."

Dopo 4 mesi lo sviluppo di questa lotta ha coinvolto differenti forme di organizzazione, protesta e coinvolgimento, ed ha maturato una propria autonomia che prende distanze e marca differenze sostanziali da un Sindacato incapace di riprodurre in questa crisi la funzione di corpo intermedio e di tappo all'emergere di rivendicazioni. Con l'avanzare della "crisi", dei tagli, dell'austerità, il carattere "clientelare" del Sindacato (la sua capacità di associare alla "tessera" un posto di lavoro per sè o i propri familiari) ha perso via via la sua tinta di "normalità": nella lotta contro i licenziamenti Sodexo, la scelta di "parteggiare" dalla parte del Sindacato era sintomo di "cercare di sistemare" o migliorare la propria collocazione lavorativa o la possibilità di far entrare qualche parente... viceversa le lavoratrici più attive nella lotta, hanno visto, da parte delll'azienda, revocare "accordi" già presi, tentando di osteggiare e peggiorare le condizioni di lavoro.

Significativo è il fatto che la fuga dal Sindacato sia stato un elemento tendenziale che, in modo più o meno evidente, è stato sempre presente nella materialità di questa composizione del lavoro. Proprio il primo giorno del presidio permanente – il 26 ottobre – con queste parole veniva descritta la situazione da parte dei lavoratori che avevano occupato il piazzale di fronte al pronto Soccorso:

"78 persone a casa! Nessuno si è preoccupato dell'appalto, nessuno ci ha detto niente. E dove siete voi sindacati, dove siete, in questo momento di crisi? E siamo noi lavoratori perchè lo viviamo sulle nostre spalle. E loro vivono con i nostri stessi stipendi, ci hanno rotto i coglioni anche loro. SIAMO ALLA FAME E SI DEVE DARE DA MANGIARE ANCHE A LORO ...PER NIENTE, VERGOGNA!” (guarda il video)

Riepilogando: lavoratrici iscritte in massa alla CGIL decidono con i delegati più attivi CGIL di non seguire le linee "attendiste" del sindacato e iniziano a lottare sperimentando modalità inedite ed autonome su "come organizzarsi". Il potere di decidere si trasferisce direttamente tra le lavoratrici, e si forma il Comitato Lavoratori e Cittadini per il Diritto alla Salute, assieme alle assemblee delle Sodexo in Lotta. Diventano epicentro dei momenti cittadini di mobilitazione – come il 14N con l'occupazione della torre di Pisa; ed iniziano a contestare i Partiti (Bersani a Livorno) per la complicità con un sistema economico che le vuole licenziare ed impoverire. In questo processo si formano nuovi legami, esperienze, si corrono rischi forzando il campo della legalità perchè "ci si sente dalla parte della ragione". In tutto questo la frattura con la CGIL aumenta sempre di più. Ad un mese dalla "vittoria" contro i licenziamenti, più di 70 tra le protagoniste del presidio, abbandonano il loro Sindacato. E ora? Hanno scelto di costruire una nuova organizzazione per consolidare e estendere i principi, lo spirito ed i risultati della loro lotta. Nasce A.L.D.: Associazione Lavoro e Dignità, che si propone di sviluppare quella forza, basata su una differente pratica di partecipazione e soprattutto nella giusta direzione verso cui tante hanno già iniziato a marciare: quella di combattere per decidere insieme sulle proprie vite, non accettando soprusi nè ricatti, mettendosi in gioco per far rispettare una dignità che chi comanda ed i suoi sgherri vorrebbero sempre più calpestare dentro e fuori i posti di lavoro.


Infoaut Pisa come al solito seguirà da dentro lo sviluppo di questi nuovi percorsi autonomi...

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SINDACATO
La rivolta dei lavoratori Panorama
In 40 strappano la tessera della Filcams. La replica del segretario

Prato - Una quarantina di lavoratori del supermercato Panoramadei Gigli hanno restituito la tessera alla Cgil di Sesto Fiorentino. In una nota i lavoratori accusano il sindacato di non avere sostenuto le necessità prioritarie dei lavoratori in particolare per quanto riguarda il lavoro della domenica e dei festivi nonché l’elezione della Rsu. Accusa che il segretario fiorentino della Filcams Cgil Massimiliano Bianchi non accetta. «Siamo amareggiati per questo gesto ma riteniamo di aver fatto, sempre, tutto il possibile». «Oltre a una mancata politica gestionale sulle domeniche e i festivia Panorama, la goccia che ha fatto traboccare il vaso e che ha portato a questa emorragia di tessere è stata la mancata elezione delle rsu, elezioni fortemente desiderate dalla maggioranza dei lavoratori. Tutto questo è da inserire in un atteggiamento di inerzia da parte di un sindacato che non vuole far sua una lotta che invece i lavoratori chiedono a gran voce». Secondo i lavoratori "sovversivi" la Cgil avrebbe inscenato una finta lotta per contrastare le domeniche e i festivi lavorativi, nel frattempo hanno inserito questa possibilità a piccoli passi per far sì che i lavoratori metabolizzassero meglio la pratica del lavoro domenicale e festivo, evitando così una sorta di shock. «In mezzo a tale caos alcuni lavoratori- si legge nel comunicato - si sono autorganizzati rifiutandosi di lavorare la domenica e attualmente sono costretti a farlo mediante ordini di servizio, tutto questo sotto gli occhi addormentati della Filcams. Proprio in seguito a questa situazione si è chiesto a gran voce la possibilità di eleggere le Rsu all'interno di Panorama, ma, e sarà un caso, Cisl si mette di traverso, mentre la Camera del Lavoro di Sesto Fiorentino tace. Di fronte a tutto ciò, in virtù di questa situazione alcuni lavoratori hanno sentito il bisogno di rivolgersi a un'altra organizzazione sindacale, per questo decidono di spostare le tessere presso l'Usb». «Abbiamo sempre fatto di tutto per risolvere i problemi», replica Bianchi della Filcams Cgil. «Monti non limita le aperture domenicali e noi possiamo solo fare accordi per ridurle. Ai Gigli abbiamo un accordo per 14 mentre a Barberino, dove i sindacati non vengono convocati, i dipendenti ne lavorano 52. Non possiamo certo modificare le leggi». «E comunque - conclude Bianchi - abbiamo più volte cercato di parlare con i lavoratori spiegando le regole per l’elezione delle Rsu. Non possiamo andare avanti se la Cisl si oppone alle elezioni. Abbiamo trattato tutti i vari temi cercando di evitare, come poi è accaduto, i licenziamenti. Abbiamo spiegato il nostro intervento più volte e in risposta ai malumori di alcuni lavoratori abbiamo convocato un’assemblea a cui non sono venuti. Siamo dispiaciuti ma abbiamo fatto il possibile».
 
02/07/2013 20:03 | POLITICA - UMBRIA | Fonte: Giornale dell'Umbria
La Cgil-Fp perde pezzi, tanti dirigenti e iscritti restituiscono le tessere



Ieri pomeriggio hanno anche salutato con un rinfresco la ex segretaria della Cgi-Fp ternana che, da lunedì, torna in servizio al Comune di Rovereto. Si chiude così una breve e tribolata parentesi, quella che ha segnato la segreteria di Franca Peroni, chiamata a dirigere la funzione pubblica cigiellina ternana in un momento di difficoltà. Lo strappo è stato suggellato da riunioni, scontri e direttivi complicati e da un percorso, ancora in iti- nere, di riconsegna delle tessere della Cgil-Fp da parte di un numero significativo dilavoratori e lavoratrici dei diversi comparti (si parla già di 70-80 riconsegne). Come si legge in una nota del cosiddetto comitato dei dissidenti «la revoca della delega sindacale rappresenta un forte segnale di solidarieta’ verso i propri rappresentanti sindacali, costretti nelle settimane scorse alle dimissioni perche’ ormai impossibilitati a proseguire nei loro incarichi con il profilo di autonomia che li aveva sempre caratterizzati. I fatti successi tra la Camera del lavoro di Terni, la Fp regionale e la Fp di Terni hanno di fatto prodotto l’azzeramento di un intero gruppo dirigente, fortemente radicato nel territorio. Specie sui temi dell’autonomia, oltre che su questioni dimerito sindacale, si sono prodotte fratture che non hanno trovato una composizione, ma anzi, hanno indotto ad una aggressione nei confronti di Franca Peroni ed alla spaccatura del direttivo di categoria con le dimissioni di 23 compagni e compagne. Le disdette interessano i posti di lavoro piu’ importanti (Comune di Terni, Provincia, vari Comuni medi e grandi, il compartodell’igiene am- bientale, della cooperazione sociale, della sanita’). La scelta ha riguardato anche dirigentidella categoria». Ora sipensa alla possibilità di costituire un nuovo sindacato.
 

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