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ChatGPT, quali sono i rischi
Le potenzialità di ChatGPT hanno fin da subito creato non poche polemiche, più che comprensibili, riguardanti il suo utilizzo nella vita quotidiana. In particolare, ha fatto discutere il suo utilizzo da parte degli studenti, delle aziende e di alcune figure professionali.
ChatGPT e istruzione: l'Intelligenza Artificiale per la didattica
ChatGPT è stato bandito da diverse scuole, soprattutto in Nordamerica. Il suo utilizzo da parte dei più giovani per la risoluzione di quesiti, l’elaborazione di testi o la stesura di tesi può portare a un impigrimento e a un impoverimento delle capacità cognitive, oltre che a una mancanza di giudizio nel comprendere ciò che sia giusto e sbagliato per la propria formazione.
In attesa di una soluzione definitiva e strutturale a ChatGPT che riguarda potenzialmente l’intero processo educativo, sono stati creati strumenti in grado di individuare contenuti generati da un’AI. Un esempio è GPTZero, un programma elaborato dallo studente dell’università di Princeton Edward Tian. GPTZero è in grado di segnalare possibili utilizzi dell’AI basandosi sulla casualità e sulla complessità degli elementi scritti.
ChatGPT e lavoro: l'AI sostituirà le persone?
Come per la didattica, uno dei principali nuovi utilizzi di Chat GPT, riguarda il mondo del lavoro. Grazie alla condivisione delle istruzioni informatiche API (acronimo di Application Programming Interface), infatti, le aziende possono implementare e utilizzare i modelli di codici di OpenAI. Queste integrazioni possono essere utilizzate per automatizzare processi di Marketing, migliorare le chatbot per l’assistenza clienti e molto altro.
Oltre all’ottimizzazione dei processi tramite l’uso di ChatGPT, tuttavia, ci sono altre problematiche venute a galla con l’introduzione dell’Intelligenza Artificiale. Infatti, in molti hanno espresso perplessità circa una vera e propria sostituzione delle mansioni creative, caratteristiche dall’essere umano. Si tratta, in particolare, della produzione di immagini e testi scritti.
In realtà, dai dati raccolti sull’utilizzo di ChatGPT dall’Osservatorio Artificial Intelligence risulta che, finora, le aziende non hanno sostituito i propri dipendenti con l’IA, ma hanno utilizzato l’algoritmo per offrire un maggior numero di servizi.
Secondo la Ricerca dell’Osservatorio, poi, Chat GPT e in generale l’AI Generativa non hanno contribuito ad avvicinare all’Intelligenza Artificiale le aziende che non avevano precedentemente adottato questa tecnologia. Questo perché, l’integrazione dei codici e i cambi di paradigmi strutturali nei processi aziendali, rappresentano un’attività complessa per le imprese.
L’integrazione della Generative AI, e quindi, di ChatGPT, nelle imprese potrebbe dunque contribuire ad allargare il gap (anziché ridurlo) tra le aziende maggiormente inclini all’innovazione rispetto a quelle meno propense.
Non dobbiamo dimenticarci, inoltre, un altro particolare importante. A causa dell’invecchiamento della popolazione, infatti, la forza lavoro italiana diminuirà nei prossimi anni. L’Intelligenza Artificiale anche tramite l’utilizzo di ChatGPT potrà, quindi, aiutare lo sviluppo di un’economia in cui l’offerta di lavoro sarà inferiore alla domanda. Il suo contributo di automazione di singole attività sarà necessario per mantenere un livello di produttività tale da rispondere alla crescente domanda di servizi.
Un dubbio potrebbe nascere però: Chat GPT e, più in generale, l’AI generativa, può sostituire un lavoratore umano? A prescindere da alcuni task in cui l’IA può sostituire l’essere umano, è giusto chiedersi se e come questo possa effettivamente avvenire.
Se ChatGPT è in grado di scrivere testi, saggi, traduzioni, ricette e molto altro e pur vero che può commettere errori, anche nel comprendere l’intento di chi lo ha interpellato. Basta dare degli input specifici alla piattaforma, magari di un argomento che padroneggiamo, per accorgerci di quanto le risposte possano essere superficiali.
Ciò non toglie che le risposte di ChatGPT possano costituire una buona base per impostare il proprio lavoro, fornendo spunti e idee, persino bozze. Inoltre, può essere usata per velocizzare alcune attività, come scrivere e-mail.
ChatGPT e i motori di ricerca, come evolverà la ricerca online
Per quanto riguarda l’attività di ricerca online di informazioni da parte degli utenti, invece, non è da escludere che l’uso di ChatGPT possa contribuire all’impigrimento dell’utente. In diversi casi, infatti, potrebbe sostituire la ricerca su motori di ricerca come Google.
Ciò nonostante, occorre comprendere come i due paradigmi sono molto diversi tra loro: ChatGPT è estremamente facile, veloce, ma, come abbiamo visto, i risultati possono essere superficiali.
Diversamente da una ricerca fatta tramite Chat GPT, quella mediante browser consente un maggiore approfondimento e un accesso diretto alle fonti, ordinate in una SERP (pagine con una lista di risultati di un motore di ricerca) da un algoritmo in base alla loro qualità. Anche se l’IA è stata integrata da Microsoft su Bing e lo stesso Google ha realizzato la chatbot di AI Bard (rinominata poi in Gemini), la ricerca da browser e da chatbot rimangono molto differenti tra loro.
ChatGPT e i suoi limiti
Uno dei limiti principali di ChatGPT è l’aggiornamento delle informazioni. Queste, infatti, sono relative ai dataset con cui sono state addestrate, che per la versione free ChatGPT 3.5 risalgono a gennaio 2022, mentre per ChatGPT 4 ad aprile 2023.
Tuttavia, le stesse interazioni con gli utenti con ChatGPT costituiscono un metodo di addestramento che permette alla macchina di aggiornarsi. Questo metodo prende il nome di Adaptive AI.
L’Adaptive AI, ossia l’adattività che consente alle macchine di adeguare le proprie pratiche alle nuove circostanze del mondo reale e rimuovere le conoscenze precedenti e obsolete, è una delle principali sfide dell’Artificial Intelligence. Inoltre, l’adattività rappresenta uno degli spartiacque in grado di rendere ChatGPT uno strumento efficiente nel mondo del lavoro.
Tra gli altri limiti di Chat GPT, riconosciuti dalla stessa OpenAI, risulta anche la produzione di risposte plausibili, ma senza senso o errate. Questo avviene soprattutto nei casi di domande ambigue o con sfumature linguistiche, difficilmente comprensibili dall’algoritmo. Oltre a ciò, può capitare che il programma non riconosca alcuni input generati dagli utenti.
Con una leggera riformulazione, però, ChatGPT è in grado di rispondere correttamente. Talvolta, inoltre, il chatbot è eccessivamente prolisso e abusa di alcune frasi. Secondo OpenAI quest’ultimo aspetto è probabilmente dovuto a un’ottimizzazione eccessiva e a una distorsione dei dati durante l’addestramento.
Anche ChatGPT, come altre chatbot, soprattutto a seguito di alcuni input, può produrre risposte offensive. Per far fronte a ciò, OpenAI ha cercato subito di applicare dei filtri per moderare il linguaggio. Un altro aspetto su cui l’organizzazione sta lavorando alla creazione di maggiori filtri riguarda la disinformazione: essendo ChatGPT addestrato su testi presi da Internet, la piattaforma può essere facilmente soggetta a fake news.
ChatGPT e le fake news
Viste le potenzialità e l’utilizzo di ChatGPT e dell’Intelligenza Artificiale, una domanda sorge spontanea: come distinguere contenuti veri da quelli manipolati? Il caso dell’immagine “The Pope Drip”, rappresentante Papa Francesco con un piumino bianco, costituisce un caso di applicazione linguistica generativa per la produzione di contenuti visuali del tutto verosimili alla realtà. L’immagine, realizzata dalla piattaforma di AI Midjourney, non è l’unico deepfake diventato virale sul web.
Altri esempi di fake news generate tramite ChatGPT, sono le immagini dell’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump arrestato dall’FBI, oppure foto del presidente russo Vladimir Putin in ginocchio davanti al presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping. Il rischio di proliferazione di fake news è una delle principali problematiche etiche che l’umanità deve affrontare per imparare a convivere con l’AI.
Il problema di ChatGPT e delle fake news, però, non riguarda solo le immagini, ma risiede anche nella produzione di testi scritti. ChatGPT non solo potrebbe, infatti, attingere da fonti di disinformazione online, ma produrre testi ingannevoli.
Un primo passo per far fronte alla disinformazione che potrebbe crearsi tramite ChatGPT e i testi prodotti, è sicuramente quello di imparare a essere più selettivi nello scegliere le notizie a cui riservare la propria fiducia. Un’altra soluzione plausibile è quella di ricorrere a servizi a pagamento, a garanzia della veridicità delle informazioni.
ChatGPT in Italia: diffusione e linee guida dall’Europa
Per quanto riguarda l’utilizzo di ChatGPT, sempre secondo la Ricerca dell’Osservatorio Artificial Intelligence:
Circa 3 italiani su 4 hanno sentito parlare della piattaforma, ma solo poco più della metà del campione analizzato conosce sa cosa si intende per AI Generativa. Tra le fasce di popolazione più inclini alla tecnologia circa 4 italiani su 10 hanno interagito con ChatGPT almeno una volta, ma la media si ferma al 25%.
Queste discrepanze evidenziano come ChatGPT non sia percepito come parte di un’evoluzione tecnologica più ampia, che possa rivoluzionare le nostre vite e il nostro modo di lavorare. Tuttavia, è comunque doveroso interrogarsi su un uso etico dell’AI nella vita di tutti i giorni.
La proposta di regolamentazione europea di ChatGPT e, più in generale, dell’Intelligenza Artificiale, l’AI Act (Artificial Intelligence Act), ne è un esempio. Questa normativa punta ad assicurare che i sistemi di IA introdotti nel mercato europeo e utilizzati nell’UE siano sicuri e rispettino i diritti e i valori dell’Unione. La sua definitiva approvazione, i vincoli che imporrà e le strategie delle aziende per la gestione del rischio etico saranno la prossima partita che l’Intelligenza Artificiale giocherà dopo quella tecnologica tuttora in corso.
UNA "MACCHINA" RESTERA SEMPRE UNA "MACCHINA" FORSE IN UN FUTURO MOLTO LONTANO ALLORA..............AUGELLI AMARI.
Le potenzialità di ChatGPT hanno fin da subito creato non poche polemiche, più che comprensibili, riguardanti il suo utilizzo nella vita quotidiana. In particolare, ha fatto discutere il suo utilizzo da parte degli studenti, delle aziende e di alcune figure professionali.
ChatGPT e istruzione: l'Intelligenza Artificiale per la didattica
ChatGPT è stato bandito da diverse scuole, soprattutto in Nordamerica. Il suo utilizzo da parte dei più giovani per la risoluzione di quesiti, l’elaborazione di testi o la stesura di tesi può portare a un impigrimento e a un impoverimento delle capacità cognitive, oltre che a una mancanza di giudizio nel comprendere ciò che sia giusto e sbagliato per la propria formazione.
In attesa di una soluzione definitiva e strutturale a ChatGPT che riguarda potenzialmente l’intero processo educativo, sono stati creati strumenti in grado di individuare contenuti generati da un’AI. Un esempio è GPTZero, un programma elaborato dallo studente dell’università di Princeton Edward Tian. GPTZero è in grado di segnalare possibili utilizzi dell’AI basandosi sulla casualità e sulla complessità degli elementi scritti.
ChatGPT e lavoro: l'AI sostituirà le persone?
Come per la didattica, uno dei principali nuovi utilizzi di Chat GPT, riguarda il mondo del lavoro. Grazie alla condivisione delle istruzioni informatiche API (acronimo di Application Programming Interface), infatti, le aziende possono implementare e utilizzare i modelli di codici di OpenAI. Queste integrazioni possono essere utilizzate per automatizzare processi di Marketing, migliorare le chatbot per l’assistenza clienti e molto altro.
Oltre all’ottimizzazione dei processi tramite l’uso di ChatGPT, tuttavia, ci sono altre problematiche venute a galla con l’introduzione dell’Intelligenza Artificiale. Infatti, in molti hanno espresso perplessità circa una vera e propria sostituzione delle mansioni creative, caratteristiche dall’essere umano. Si tratta, in particolare, della produzione di immagini e testi scritti.
In realtà, dai dati raccolti sull’utilizzo di ChatGPT dall’Osservatorio Artificial Intelligence risulta che, finora, le aziende non hanno sostituito i propri dipendenti con l’IA, ma hanno utilizzato l’algoritmo per offrire un maggior numero di servizi.
Secondo la Ricerca dell’Osservatorio, poi, Chat GPT e in generale l’AI Generativa non hanno contribuito ad avvicinare all’Intelligenza Artificiale le aziende che non avevano precedentemente adottato questa tecnologia. Questo perché, l’integrazione dei codici e i cambi di paradigmi strutturali nei processi aziendali, rappresentano un’attività complessa per le imprese.
L’integrazione della Generative AI, e quindi, di ChatGPT, nelle imprese potrebbe dunque contribuire ad allargare il gap (anziché ridurlo) tra le aziende maggiormente inclini all’innovazione rispetto a quelle meno propense.
Non dobbiamo dimenticarci, inoltre, un altro particolare importante. A causa dell’invecchiamento della popolazione, infatti, la forza lavoro italiana diminuirà nei prossimi anni. L’Intelligenza Artificiale anche tramite l’utilizzo di ChatGPT potrà, quindi, aiutare lo sviluppo di un’economia in cui l’offerta di lavoro sarà inferiore alla domanda. Il suo contributo di automazione di singole attività sarà necessario per mantenere un livello di produttività tale da rispondere alla crescente domanda di servizi.
Un dubbio potrebbe nascere però: Chat GPT e, più in generale, l’AI generativa, può sostituire un lavoratore umano? A prescindere da alcuni task in cui l’IA può sostituire l’essere umano, è giusto chiedersi se e come questo possa effettivamente avvenire.
Se ChatGPT è in grado di scrivere testi, saggi, traduzioni, ricette e molto altro e pur vero che può commettere errori, anche nel comprendere l’intento di chi lo ha interpellato. Basta dare degli input specifici alla piattaforma, magari di un argomento che padroneggiamo, per accorgerci di quanto le risposte possano essere superficiali.
Ciò non toglie che le risposte di ChatGPT possano costituire una buona base per impostare il proprio lavoro, fornendo spunti e idee, persino bozze. Inoltre, può essere usata per velocizzare alcune attività, come scrivere e-mail.
ChatGPT e i motori di ricerca, come evolverà la ricerca online
Per quanto riguarda l’attività di ricerca online di informazioni da parte degli utenti, invece, non è da escludere che l’uso di ChatGPT possa contribuire all’impigrimento dell’utente. In diversi casi, infatti, potrebbe sostituire la ricerca su motori di ricerca come Google.
Ciò nonostante, occorre comprendere come i due paradigmi sono molto diversi tra loro: ChatGPT è estremamente facile, veloce, ma, come abbiamo visto, i risultati possono essere superficiali.
Diversamente da una ricerca fatta tramite Chat GPT, quella mediante browser consente un maggiore approfondimento e un accesso diretto alle fonti, ordinate in una SERP (pagine con una lista di risultati di un motore di ricerca) da un algoritmo in base alla loro qualità. Anche se l’IA è stata integrata da Microsoft su Bing e lo stesso Google ha realizzato la chatbot di AI Bard (rinominata poi in Gemini), la ricerca da browser e da chatbot rimangono molto differenti tra loro.
ChatGPT e i suoi limiti
Uno dei limiti principali di ChatGPT è l’aggiornamento delle informazioni. Queste, infatti, sono relative ai dataset con cui sono state addestrate, che per la versione free ChatGPT 3.5 risalgono a gennaio 2022, mentre per ChatGPT 4 ad aprile 2023.
Tuttavia, le stesse interazioni con gli utenti con ChatGPT costituiscono un metodo di addestramento che permette alla macchina di aggiornarsi. Questo metodo prende il nome di Adaptive AI.
L’Adaptive AI, ossia l’adattività che consente alle macchine di adeguare le proprie pratiche alle nuove circostanze del mondo reale e rimuovere le conoscenze precedenti e obsolete, è una delle principali sfide dell’Artificial Intelligence. Inoltre, l’adattività rappresenta uno degli spartiacque in grado di rendere ChatGPT uno strumento efficiente nel mondo del lavoro.
Tra gli altri limiti di Chat GPT, riconosciuti dalla stessa OpenAI, risulta anche la produzione di risposte plausibili, ma senza senso o errate. Questo avviene soprattutto nei casi di domande ambigue o con sfumature linguistiche, difficilmente comprensibili dall’algoritmo. Oltre a ciò, può capitare che il programma non riconosca alcuni input generati dagli utenti.
Con una leggera riformulazione, però, ChatGPT è in grado di rispondere correttamente. Talvolta, inoltre, il chatbot è eccessivamente prolisso e abusa di alcune frasi. Secondo OpenAI quest’ultimo aspetto è probabilmente dovuto a un’ottimizzazione eccessiva e a una distorsione dei dati durante l’addestramento.
Anche ChatGPT, come altre chatbot, soprattutto a seguito di alcuni input, può produrre risposte offensive. Per far fronte a ciò, OpenAI ha cercato subito di applicare dei filtri per moderare il linguaggio. Un altro aspetto su cui l’organizzazione sta lavorando alla creazione di maggiori filtri riguarda la disinformazione: essendo ChatGPT addestrato su testi presi da Internet, la piattaforma può essere facilmente soggetta a fake news.
ChatGPT e le fake news
Viste le potenzialità e l’utilizzo di ChatGPT e dell’Intelligenza Artificiale, una domanda sorge spontanea: come distinguere contenuti veri da quelli manipolati? Il caso dell’immagine “The Pope Drip”, rappresentante Papa Francesco con un piumino bianco, costituisce un caso di applicazione linguistica generativa per la produzione di contenuti visuali del tutto verosimili alla realtà. L’immagine, realizzata dalla piattaforma di AI Midjourney, non è l’unico deepfake diventato virale sul web.
Altri esempi di fake news generate tramite ChatGPT, sono le immagini dell’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump arrestato dall’FBI, oppure foto del presidente russo Vladimir Putin in ginocchio davanti al presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping. Il rischio di proliferazione di fake news è una delle principali problematiche etiche che l’umanità deve affrontare per imparare a convivere con l’AI.
Il problema di ChatGPT e delle fake news, però, non riguarda solo le immagini, ma risiede anche nella produzione di testi scritti. ChatGPT non solo potrebbe, infatti, attingere da fonti di disinformazione online, ma produrre testi ingannevoli.
Un primo passo per far fronte alla disinformazione che potrebbe crearsi tramite ChatGPT e i testi prodotti, è sicuramente quello di imparare a essere più selettivi nello scegliere le notizie a cui riservare la propria fiducia. Un’altra soluzione plausibile è quella di ricorrere a servizi a pagamento, a garanzia della veridicità delle informazioni.
ChatGPT in Italia: diffusione e linee guida dall’Europa
Per quanto riguarda l’utilizzo di ChatGPT, sempre secondo la Ricerca dell’Osservatorio Artificial Intelligence:
Circa 3 italiani su 4 hanno sentito parlare della piattaforma, ma solo poco più della metà del campione analizzato conosce sa cosa si intende per AI Generativa. Tra le fasce di popolazione più inclini alla tecnologia circa 4 italiani su 10 hanno interagito con ChatGPT almeno una volta, ma la media si ferma al 25%.
Queste discrepanze evidenziano come ChatGPT non sia percepito come parte di un’evoluzione tecnologica più ampia, che possa rivoluzionare le nostre vite e il nostro modo di lavorare. Tuttavia, è comunque doveroso interrogarsi su un uso etico dell’AI nella vita di tutti i giorni.
La proposta di regolamentazione europea di ChatGPT e, più in generale, dell’Intelligenza Artificiale, l’AI Act (Artificial Intelligence Act), ne è un esempio. Questa normativa punta ad assicurare che i sistemi di IA introdotti nel mercato europeo e utilizzati nell’UE siano sicuri e rispettino i diritti e i valori dell’Unione. La sua definitiva approvazione, i vincoli che imporrà e le strategie delle aziende per la gestione del rischio etico saranno la prossima partita che l’Intelligenza Artificiale giocherà dopo quella tecnologica tuttora in corso.
UNA "MACCHINA" RESTERA SEMPRE UNA "MACCHINA" FORSE IN UN FUTURO MOLTO LONTANO ALLORA..............AUGELLI AMARI.
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