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[h=2]martedì 11 settembre 2018[/h] [h=3]ARRESTATI 2 GIUDICI! MIGLIAIA DI EURO DI TANGENTI: ECCO COME FUNZIONAVA LA GIUSTIZIA PER QUESTI “SIGNORI”[/h] [IMG2=JSON]{"data-align":"none","data-size":"full","height":"167","width":"320","src":"https:\/\/1.bp.blogspot.com\/-Mn4srPphECg\/W5gU4-pENyI\/AAAAAAAAaMM\/FA0VDCRqMYw9UnDZ9ZtiaUL1BvyoE_B6wCLcBGAs\/s320\/2869.jpg"}[/IMG2]

Tangenti a Milano, ​arrestati due giudici tributari L’inchiesta della procura ha svelato un collaudato sistema di corruttele: soldi in cambio di sentenze “addolcite” dai giudici Mazzette per “addolcire” le sentenze sui contenziosi fiscali. Nuovo terremoto a Milano nel mondo delle Commissioni tributarie. L’inchiesta della procura, dopo l’arresto del professore Luigi Vassallo, giudice tributario in Appello, detenuto a Opera, porta in carcere Marina Seregni, commercialista 70enne di Monza. La misura cautelare emessa oggi coinvolge entrambi i giudici, e riguarda nuovi presunti episodi di corruzione. Ma andiamo con ordine. Le manette sono scattate il 17 dicembre scorso per Vassallo, colto in flagranza mentre incassava 5 mila euro, prima tranche di una tangente da 30mila. Ora la stessa sorte è toccata alla Seregni, rinchiusa nel carcere di San Vittore, e accusata di aver diviso con Vassallo i proventi di una nuova bustarella da 65mila euro, versata dalla Swe-co Sistemi Srl, una società che aveva subito una contestazione fiscale dell’Agenzia delle entrate di 14 milioni di euro. Le Commissioni tributarie sono poco note: nominate con decreto del Presidente della Repubblica su proposta del ministro dell’Economia, sono presiedute da magistrati, e composte da avvocati, notai, commercialisti e ufficiali della Guardia di finanza. Vassallo, 58 anni, è un avvocato cassazionista e, dal 1988 è giudice tributario. Docentedell’Università di Pavia, per quattro anni presidente dell’Associazione magistrati tributari della Lombardia, nel 2013 nominato nell’Osservatorio della mediazione tributaria su incarico del direttore dell’Agenzia delle entrate. A dare il via alle indagini sull’insospettabile giudice è stata la denuncia della Dow Europe Gmbh, multinazionale con un fatturato da 58 miliardi di dollari l’anno. I rappresentanti della società, contattati da Vassallo per “accordarsi” sul contenzioso in corso, non si sono piegati alla logica corruttiva e hanno denunciato tutto. Così i magistrati hanno deciso di infiltrare degli uomini delle Fiamme gialle tra gli impiegati della società nel giorno della consegna del denaro che doveva avvenire nello studio della Crowe Horwath Saspi di Milano. Mentre Vassallo incassava la prima tranche della tangente sono scattate le manette. Qualche giorno più tardi i pm hanno interrogato un altro giudice tributario, Marina Seregni. La sua voce era stata registrata dalla segreteria del 58enne: la telefonata tra i due giudici aveva fatto sorgere sospetti tra gli investigatori. Il collega le comunicava di avere urgenza di parlare con lei a proposito di due processi e anche di “una pratica” che gli interessava. La commercialista monzese però, davanti al pubblici ministeri milanesi Eugenio Fusco e Laura Pedio, coordinati dal procuratore aggiunto Giulia Perotti, aveva respinto ogni addebito e anzi si era dichiarata “vittima di una millanteria”. Ma grazie al materiale sequestrato nello studio di Vassallo i finanziari del gruppo Tutela spesa pubblica sono arrivati a lei. Secondo le accuse formulate dalla procura i due giudici tributari erano d’accordo e hanno agito in concorso tra loro, dividendosi i proventi. Entrambi sono accusati di corruzione in atti giudiziari e induzione indebita a dare o promettere utilità. Ma dalle carte emergerebbe un collaudato sistema di corruttele, al punto che non si possono escludere ulteriori colpi di scena.
 
[h=1]Svelata la grande truffa dello spread, ecco chi lo manovra e perchè[/h] ECONOMIAdomenica, 18, maggio, 2014

[IMG2=JSON]{"data-align":"none","data-size":"full","height":"150","width":"150","src":"http:\/\/www.imolaoggi.it\/wp-content\/uploads\/2012\/10\/spread31-150x150.jpg"}[/IMG2]18 magg – Da un paio di giorni a questa parte, lo spread, il famigerato spread, è tornato a galoppare, nonostante i roboanti annunci di successi (fittizi) fatti dal primo ministro italiano Renzi.

La causa scatenante, apparentemente, è stata la pubblicazione dei dati Eurostat che vedono ancora il pil italiano in negativo, a dispetto delle previsioni degli analisti e del governo.

Ma cos’è in realtà lo spread e quali conseguenze porta?

A) Lo spread, nome esotico, può tranquillamente essere tradotto con il termine italiano “differenziale”. In campo finanziario esso rappresenta la differenza tra i rendimenti di due titoli di pari caratteristiche. Convenzionalmente viene utilizzato per confrontare i rendimenti dei titoli di stato decennali (BTP italiani, Bund tedeschi, Bonos spagnoli, ecc), ma potrebbe essere usato per qualsiasi titolo di debito (ad esempio obbligazioni FIAT e FORD con scadenza entrambe nel 2017).

Normalmente, in economia, più alto è il rendimento di un titolo, maggiore è il rischio collegato ad esso di non veder rimborsato il proprio investimento. Molti ricorderanno che alcune emissioni di bond greci avevano raggiunto tassi nell’ordine del 25%. Un titolo a zero rischi, teoricamente, dovrebbe offrire rendimento pari a zero. Nella realtà non accade perché comunque gli investitori desiderano percepire un interesse per vedere i propri soldi bloccati per un certi periodo di tempo.

Lo spread dovrebbe quindi misurare quanto un titolo è più rischioso rispetto ad un altro.

Come si genera lo spread? Semplicemente dalla legge di domanda ed offerta: più persone vogliono un titolo, meno rendimento darà; meno persone vogliono quel titolo, maggiore sarà il rendimento che dovrà offrire per essere venduto.

Sostanzialmente, quindi, uno spread alto significa che gli investitori non vogliono quel titolo e, trasposto sui titoli di stato, che non hanno fiducia in quello stato e nella sua capacità di ripagare i propri debiti.

Ma è proprio così? No, perché nella realtà lo spread è frutto delle speculazioni delle grandi banche d’investimento, dei fondi comuni e dei fondi sovrani che puntano a speculare sui differenziali tramite strumenti finanziari derivati. Spesso questi “mostri” dei mercati, vendono titoli senza averne la proprietà per creare panico nei piccoli investitori e portarli a vendere ed acquistarli ad un prezzo più basso di quello cui hanno venduto ciò che non avevano. Sono le famose vendite allo scoperto che tanto fanno guadagnare i grandi speculatori e tanto fanno perdere i piccoli.

Vediamo un esempio concreto: la Banca “DB” vende 8 miliardi di euro di titoli di stato italiani a 100, affermando che non si fida dell’Italia. DB gli 8 miliardi non li ha, ma ha alcune ore di tempo (spesso bastano minuti) per saldare l’operazione. Se il panico si diffonde, ci saranno molti ordini di vendita da una miriade di piccoli risparmiatori o altre banche che abboccano all’amo e le quotazioni scenderanno, ipotizziamo, a 95. A quel punto DB acquisterà gli 8 miliardi a 95 e li consegnerà a chi glieli aveva presi a 100. Il risultato del giochino è un guadagno del 5% su una cosa che DB non aveva in cassa. Che poi questo giochino abbia rovinato qualche migliaio o milioni di persone, e messo in ginocchio un’intera nazione, poco importa: i bilanci della banca DB saranno contenti.

Operazioni del genere possono essere ripetutamente compiute sia con lo scopo di guadagnare sia con lo scopo di condizionare i governi nazionali

B) Quali conseguenze ci sono per i piccoli risparmiatori dall’altalena dello spread? NESSUNA. Il BTP, come tutti i titoli a tasso fisso, viene emesso con un rendimento certo (ipotizziamo il 5%) che verrà dato all’investitore sotto forma di cedola annua. Alla scadenza del titolo, il risparmiatore riceverà il capitale investito inizialmente. Vediamo un esempio di btp decennale: oggi 16 maggio, va all’asta un btp decennale con rendimento 5%; significa che io verso ad esempio 100 e ogni anno riceverò un “compenso” di 5 ed alla scadenza del 10° anno avrò indietro i miei 100. Di quello che capita durante questi 10 anni, ovvero le famose oscillazioni dello spread e dei rendimenti, non mi devo preoccupare: io continuerò comunque a percepire 5 ogni anno e ad avere 100 a scadenza.

Il bello dei titoli a tasso fisso è proprio questo: se li tengo fino a scadenza non devo preoccuparmi di quello che capita sui mercati.

L’unico rischio che posso correre è di doverli vendere anticipatamente per qualche emergenza: SOLO in questo caso, effettivamente, potrei vedere variare il valore di rimborso. Per i piccoli risparmiatori si tratta di un caso marginale (mediamente solo un 7-8% dei risparmiatori mettono in vendita un BTP in anticipo, a meno che non siano “imbeccati” da solerti direttori di banca più interessati al bilancio della banca che all’interesse del cliente)

Da queste righe emerge quindi chiaramente come lo spread, non solo sia gestito dai grandi squali della finanza, ma che esso sia utilizzato spesso e volentieri per “tosare” il parco buoi dei piccoli risparmiatori e, vista la mole di miliardi di euro che essi riescono a muovere, addirittura per condizionare l’operato dei governi nazionali, come accaduto in Grecia, in Italia, in Spagna, in Portogallo ed in Irlanda.

Il modo migliore per “tagliare le mani” a questi sciacalli che non hanno il minimo scrupolo a gettare nella miseria più nera intere popolazioni, è quello di ignorare bellamente lo spread e continuare ad acquistare btp e bot o a tenerli nel cassetto per chi già li ha, come nulla fosse.

Luca Campolongo

consulenza@sosimprese.info

www.sosimprese.info
 
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