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di GIULIO ARRIGHINI*
Avevano bruciato per la svalutazione una fortuna, ci hanno fatto pagare l’eurotassa. E adesso scopriamo, ma perché ce lo dice il Financial Times, che hanno speculato sui derivati per entrare nell’euro nel 1999. Sono sempre loro, i padri della patria. Sono stati governatori della Banca d’Italia, sono stati presidenti della Repubblica, sono stati ministri del Tesoro, sono stati tra i fondatori del Centrosinistra allora soprannominata la Quercia.
Oggi, abbiamo un bel fico secco. Bravi.
Secondo il rapporto rivelato dalla stampa, un documento di 29 pagine del Tesoro, con dettagli sulle transazioni sul debito italiano e sull’esposizione nella prima metà del 2012, ci sarebbe in gioco la ristrutturazione di otto contratti derivati con banche straniere per un valore di 31,7 miliardi di euro. Secondo gli esperti i contratti originali risalgono alla fine degli anni 1990. La perdita oggi? 8 miliardi di lire. Tutti a correre e a dire che i conti pubblici non sono a rischio. E chi se ne frega. Magari a questo punto saltasse il Paese e tutti a casa propria. Invece no, diranno che il sistema regge, tanto il Nord manda giù ancora tutto.
Ma vediamo come funzionava l’arcano? I genialoidi dicevano che avevamo bei conti, che le banche ci pagavano in anticipo per poter far quadrare i numeri con la già allora supremazia finanziaria di Bruxelles. A tutti i costi, con le pezze attaccate al culo, comperati i vestiti buoni facendo debiti spericolati, arrivando da un deficit che nel 1995 era del 7,7%, ci siamo presentati al 2,7%, nel 1998. Un miracolo… Le entrate fiscali non erano cresciute, la spesa sul Pil era pressoché stabile, sempre esagerando, ovviamente…
E così iniziava l’avventura del Signor Bonaventura. Oggi, 8 cucuzze di miliardi ballano. Bravi. La Procura apre un’indagine. E per scoprire cosa? Che non è mai cambiato niente? Che tutto rimbalza sul muro come una palla? Che gli eroi dei derivati hanno un nome e un cognome, e che sapevano? L’elenco annoia, ma rispolvera la memoria.
Nel 1998, Prodi governava. Presidente del Consiglio era lui, dal 15 maggio 1996 al 21 ottobre 1998. Poi sgambetto. Massimo D’Alema 1° dal 21 ottobre 1998 al 22 dicembre 1999. Poi il D’Alema 2° fino al 26 aprile 2000.
A seguire, Giuliano Amato, fino all’11 giugno 2001. Sono gli anni dell’operazione sui derivati. E bravo il Pd.
Gli altri ce li ricordiamo altrettanto bene: Berlusconi, dall’11 giugno 2001 al 23 aprile 2005, e il suo bis fino al 17 maggio 2006, poi di nuovo cambio del testimone con Romano Prodi, fino all’8 maggio 2008. Poi di nuovo il Cavaliere e via dicendo di disfatta in disfatta.
Vediamo chi era ministro del Tesoro. Che coincidenza: Carlo Azeglio Ciampi, come indipendente di sinistra, dal maggio 1996 al maggio 1999. Chiaro, no? Dopo di lui, un altro indipendente di sinistra, Giuliano Amato, sino all’aprile del 2000. A seguire, un’altra testa pensante della sinistra, Vincenzo Visco, allora nel gruppo dei Democratici di sinistra. Fu ministro del Tesoro dall’aprile 2000 al giugno 2001. Era Berlusconi: dall’11 giugno al 3 luglio 2004, Giulio Tremonti, poi via Tremonti, avocò a sé il Tesoro Berlusconi per una decina di giorni. A stretto giro di posta Domenico Siniscalco, dal 16 luglio 2004 al 23 settembre 2005.
Dal 23 settembre 2005 riecco apparire Tremonti, che sta al Tesoro fino all’8 maggio 2006. Dall’8 maggio 2006 al 17 maggio 2006 ritorna Berlusca.
Infine Tommaso Padoa Schioppa, 17 maggio2006, 8 maggio 2008. E per chiudere, prima dell’avvento di Monti, ancora Tremonti, da quell’8 maggio 2008 al 16 novembre 2011. Insomma, sempre quelli.
Ricapitolando: i derivati partono con gli indipendenti di sinistra, con governi di sinistra, cavalcano la storia finanziaria con governi di centro destra, e slittano ai tecnici. E mentre noi guardavamo allibiti il crollo delle banche, dei paesi deboli europei per la storia dei derivati, non sapevamo di averli in pancia come e quanto gli altri.
I governatori della Banca d’Italia chi erano?
Dal 1993 al 2005, c’è Antonio Fazio e, come recita il sito ufficiale di Bankitalia, “ ha guidato l’istituto nella fase di passaggio dell’Italia all’Unione monetaria europea”. Chiarissimo anche questo, no?
Dal 2005 al 2011 arriva Mario Draghi.
Al Quirinale nel frattempo chi c’è? Sorpresa, fino al maggio 1999 c’è Oscar Luigi Scalfaro; a ruota sino al 2006 Carlo Azeglio Ciampi, Giorgio Napolitano primo e secondo.
Ecco, cosa ci manca nel Monopoli finanziario? La prigione. Oppure peschi imprevisti e probabilità. Tanto, tirare doppio è un’abitudine.


TRISTEZZISSIMAAAAAAAAAAAAA !!!!!!!!!!!!!!!!
 
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