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[h=1]"È troppo ubriaco per volare". Ingroia bloccato in aeroporto[/h] [h=2][/h]
L'ex pm è stato fermato ieri all'aeroporto di Roissy: cercava di imbarcarsi su un volo per l'Italia ma era "troppo ubriaco". Informato il consolato: è ripartito qualche ora dopo

Sergio Rame - Sab, 20/04/2019 - 20:25
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"È troppo ubriaco per volare". E così gli agenti, che operano all'aeroporto di Roissy, ha vietato ad Antonio Ingroia di salire a bordo.
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A dare la notizia è stata Repubblica che ha anche spiegato come il consolato sia stato immediatamente informato il consolato italiano di quanto stava accadendo nello scalo parigino. Solo dopo qualche ora è stato, infatti, concesso all'ex pm il rientro in Italia.

Ingroia sarebbe stato fermato ieri. Si trovava all'aeroporto di Roissy e stava cercando di imbarcarsi su un volo che lo avrebbe riportati in Italia quando, come riporta appunto Repubblica, "il personale della compagnia aerea" si è visto costretto a far intervenire gli agenti aeroportuali perché l'ex magistrato antimafia era "visibilmente in stato di ebbrezza". Questi lo hanno, quindi, bloccato proprio mentre stava salendo a bordo dell'aereo.

Quando lo hanno è stato così costretto a tornare indietro, secondo fonti aeroportuali sentite da Repubblica, Ingroia non si sarebbe apposto in alcun modo. E, davanti al rifiuto di imbarco, avrebbe acconsentito a seguire gli agenti e a seguirli, senza opporre resistenza, in una zona dell'aeroporto non lontano dai gate d'imbarco. Subito dopo è stato contattato il consolato italiano a Parigi per avvertirlo di quanto stava succedendo.

Qualche ora dopo, non appena ha "ripreso i sensi" ed è stato quindi "in grado di viaggiare per rientrare in Italia", Ingroia ha potuto prendere un volo per tornare a casa.
 
POLITICAMENTE SCORRETTO [h=1]Vittorio Feltri e "la differenza tra un figo e una testa di ca***": smontati i deliri di sinistri e femministe[/h]
20 Aprile 2019
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In Italia la libertà di pensiero, espresso al microfono e sulla carta stampata, si è ristretta al politicamente corretto, che controlla non soltanto le idee, bensì anche il linguaggio. Chi esce dai rigidi confini del conformismo viene messo al bando, perseguito, perseguitato e addirittura bandito. C'è chi si è inventato parole da usare e parole da vietare. Il manuale del lecito e dell'illecito è entrato non solo nel costume linguistico, ma perfino nei canoni adottati dagli ordini professionali, i quali arbitrariamente decidono se sei degno o indegno della corporazione cui appartieni.

Leggi anche: "A cosa mira davvero": Feltri, l'attacco a Mara Carfagna

Anni orsono fui processato per aver vergato questo titolo: Hanno ragione i negri. Che era riferito ai poveracci africani costretti in Calabria a lavorare la terra in condizioni disumane, a ricevere una paga miserrima e a dormire in luride baracche. Costoro si ribellarono agli sfruttatori, scoppiarono dei disordini di cui si occuparono i giornali e il mio quotidiano prese le difese degli operai in questione, con il titolo citato. Il quale non fu digerito dai censori dell'Albo, cosicché venni sottoposto a procedimento disciplinare in quanto avevo usato il termine negri anziché neri. Paradossale. Il fatto che mi fossi schierato in favore dei miserabili passò in secondo piano, anzi fu ignorato, e i giudici puntarono sull'aspetto lessicale, affermando che negri è un vocabolo dispregiativo. Miracolosamente fui assolto, nonostante che quasi tutti i colleghi mi avessero deplorato. Si rende conto il lettore a che punto siamo arrivati?

Affrontiamo il tema del sessismo, recentemente diventato centrale nel dibattito nazionale. Ogni riferimento al genere degli umani non è ammesso allo scopo di non offendere le donne e gli omosessuali. Altra follia. L'insulto più comune è testa di caz***, rivolto ovviamente ai maschi. I quali, se persone gradevoli e di prestigio, vengono gratificati come fighi. Siamo quindi al rovesciamento del sessismo tradizionale o, meglio, antiquato. Segno che hanno vinto le femmine, dato che figo si riferisce all'organo delle donne. In ogni caso nessuno bada a queste sottigliezze e si insiste a dare addosso a coloro che non si adeguano alla corrente verbale dei progressisti ignoranti. I quali difatti non sanno che in latino nero si dice niger e in lombardo negher. Aggettivi e sostantivi semanticamente privi di valenze negative. Non importa. I paladini del politicamente correttoessendo violenti pretendono di modificare il vocabolario e ci obbligano a soggiacere ai loro capricci. Prevale la stupidità. Se poi provi a criticare la cultura islamica, ispirata al Corano, vai incontro a guai seri. Noi difensori del linguaggio popolare,
diretto e corretto abbiamo perso e dobbiamo soccombere ai cretini di sinistra.

di Vittorio Feltri
 

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