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Così il governo giallorosso prepara la stangata sull'agricoltura
Altro che "Green New Deal": con la scusa del climaticamente corretto e della lotta ai cambiamenti climatici, il governo prepara la stangata sul comparto agricolo

Roberto Vivaldelli - Mar, 24/09/2019 - 21:01





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Altro che alleggerimento della pressione fiscale e stop all'aumento dell'Iva: il governo "giallo-rosso" prepara la stangata con nuove tasse in nome dell'ecologismo "gretino" e del climaticamente corretto.
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Pochi giorni fa il ministro degli esteri e leader del Movimento cinque stelle Luigi di Maio aveva detto che quello attuale "non deve essere ricordato come il governo delle tasse". Peccato che dopo l'idea di introdurre tasse su merendine, bibite gasate e sui biglietti aerei avanzata dal ministro dell'istruzione Lorenzo Fioramonti, ora il governo sta preparando nuove stangate che verranno fatte passare per procedure virtuose e "green". Sulla possibilità di tassare merendine e biglietti aerei, il premier Giuseppe Conte ha sottolineato, in un'intervista a Skytg24: "Stiamo finalizzando tutte le varie misure, le stiamo valutando. Non voglio anticipare quali saranno poi nel concreto, a domanda specifica ho detto che potremmo valutare anche questa possibilità, nulla è definito. Voglio precisare che il nostro intento non è creare nuove forme di tassazione, il sistema produttivo deve essere spinto e incentivato ad orientarsi verso un'attività produttiva ecosostenibile ed ecocompatibile, quindi il meccanismo delle penalizzazioni non è quello da me preferito".
Conte può dire ciò che vuole, ma con i vincoli di bilancio imposti dall'Ue il governo non avrà molta scelta. Come nota La Verità, il saldo delle uscite dello Stato rispetto allo scorso anno sarà inferiore di 16,8 miliardi di euro. Il che significa che si pagheranno più tasse e più Iva sui comparti che saranno soggetti alle rimodulazioni. Attraverso il "decreto clima" - slittato la scorsa settimana per "mancanza di coperture" - saranno innalzate le accise e l'Iva sui carburanti agricoli, sul gasolio degli autotrasportatori. Nel complesso una batosta da 7,6 miliardi che si aggiungerà ad altri tagli alle agevolazioni tutti concentrati sul comparto agricolo. "Sono convinto - ha spiegato il ministro Sergio Costa - che sapremo trovare la giusta sintesi per rendere finalmente effettive tutte le misure in grado di mettere in moto il tanto auspicato 'Green new deal', che comporti un radicale cambio di paradigma culturale e porti a inserire la protezione dell'ambiente nel nostro sistema costituzionale. Per farlo il decreto interverrà con misure urgenti nei settori considerati più vulnerabili ai cambiamenti climatici, con l'obiettivo di incentivare comportamenti e azioni virtuose in tempi brevi".
Cambiamento culturale oppure il vecchio vizio della sinistra di introdurre tasse su tasse? Furioso il leader della Lega Matteo Salvini, che su Twitter si è scagliato contro la proposta del ministro Costa: "Altro che ‘decreto clima’, quella proposta del ministro dell’Ambiente e di questo governo di ignoranti e incompetenti è una FOLLIA che rischia di danneggiare migliaia di aziende agricole e il territorio che le circonda. Giù le mani dall’agricoltura più sostenibile d’Europa!". Ma le obiezioni sono arrivate un po' da tutti, imprese e sindacati. Troppi i punti critici nella bozza del decreto clima circolata mercoledì scorso: dal bonus auto che non favorisce l'acquisto di autovetture di nuova generazione alle misure anti imballaggio che non sono coperte. Poi, soprattutto, i tagli del 10% alle agevolazioni fiscali classificate come dannose per l'ambiente, stangata da due miliardi a scapito di vari settori già in crisi, dall'agricoltura alla pesca fino all'autotrasporto. Un modo per sottrarlo alle prevedibili imboscate di chi non apprezza penalizzazioni a settori delicati. "Il green new deal non può tradursi in una stangata per categorie già fiaccate dalla crisi", ha commentato Luca Squeri di Forza Italia.


 
"Le Ong rispettino le leggi". Ma Conte apre tutti i porti
Il premier esulta per l'accordo di Malta: "Provocare era inutile". Ma il patto con l'Europa farà sbarcare tutti i migranti in Italia


Andrea Indini - Mar, 24/09/2019 - 09:02

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Da New York, dove i big del mondo si sono riuniti all'Onu per parlare del clima, il premier Giuseppe Conte cerca di spacciare l'eurobidone rifilato ieri all'Italia come un successo senza precedenti.
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Si fionda a occupare la gran parte dei giornali (dal Corriere della Sera a Repubblica, passando pure per il Fatto Quotidiano) per rileggere la realtà sul patto tra "responsabili" per far fronte all'emergenza immigrazione. "Provocare e basta era inutile", dice tuonando contro l'ex ministro dell'Interno Matteo Salvini senza, però, nominarlo. E intima alle Ong di rispettare le leggi italiane. Peccato che l'accordo raggiunto ieri a Malta non solo riapre tutti i porti del nostro Paese a clandestini, organizzazioni non governative e scafisti, ma di fatto assolve tutti gli altri Paesi europei dal farsi carico del peso degli sbarchi.
Un eurobidone, appunto. Il solito pacco rifilato dall'Unione europea al governo italiano di turno che non è capace di far sentire le proprie ragioni ai tavoli in cui si tratta. A sentir parlare Conte, invece, quello raggiunto dal neo ministro dell'Interno Luciana Lamorgese a Malta è "una svolta storica". "Una svolta significativa ma non definitiva", puntualizza Conte rivendicando di aver ottenuto dalla Germania, dalla Francia e da altri Stati europei "aperture che in passato erano impensabili". Tra queste, sottolinea, la "disponibilità" sui porti alternativi che "non saranno necessariamente i più vicini". Un'apertura, niente più. Perché i porti italiani restano il primo approdo per scafisti e Ong che, dopo i quattordici mesi di stop imposti da Salvini, riprenderanno a far rotta verso il Belpase per scricare i clandestini sulle nostre coste. La prospettiva che possano essere individuati porti alternativi sarà, infatti, "sempre su base volontaria". Niente più. Non solo. Il meccanismo, che i ministri dell'Interno degli Stati membri stanno cercando di avviare, inquadra tutti i migranti come richiedenti asilo, senza distinzione in base ai Paesi di provenienza. Il che, di fatto, garantisce a tutti quanti il diritto di lasciare le coste del Nord Africa e tentare la fortuna nel Vecchio Continente. Verrebbe, infatti, a sgretolarsi la differenza tra i (pochissimi) profughi, che hanno effettivamente il diritto d'asilo, e i migranti economici che, ad oggi, rappresentano l'86% di quelli che sbarcano nei nostri porti.
A detta di Conte la difesa dei confini territoriali, così come era stata concepita dalla porecedente maggioranza di governo, resta "una priorità" del nuovo esecutivo. "Non dobbiamo rinunciare al diritto di regolare gli ingressi nel nostro Paese e a combattere l'immigrazione clandestina", promette assicurando che i decreti Sicurezza resteranno in vigore. Certo, per sua stessa ammissione, verranno presto rimaneggiati (e depotenziati) in parlamento per "recepire i rilievi del presidente della Repubblica", ma "le navi che effettuano operazioni di search and rescue" continueranno a essere monitorate. "Non saranno tollerati comportamenti anomali - dice - come quello di spegnere il transponder per oscurare la loro posizione nelle acque internazionali. Dobbiamo pretendere da loro comportamenti trasparenti e massimamente corretti". Ma comportamenti corretti, le Ong non ne hanno mai tenuti. E le linee del nuovo patto ricordano, purtroppo, la fallimentare operazione "Mare Nostrum". Allora il 91% dei clandestini trasbordati nei nostri porti arrivarono tranquillamente a bordo di una imbarcazione messa in mare da una delle tante organizzazioni non governative che tifano immigrazione a tutto spiano.
L'accordo raggiunto a Malta - checché ne dica Conte - non è solo un bidone: è colpo durissimo alla sicurezza del nostro Paese. "Tante parole ma fatti zero, come in passato" per dirla con le parole di Salvini che, letto il profluvio di interviste rilasciate ieri dal premier, ha invitato Conte a ricordare i risultati raggiunti quando c'era lui al Viminale e a "mostrare rispetto per chi ha governato con lui per quattordici mesi, contribuendo a strapparlo dall'anonimato". Dalla sua il leader del Carroccio ha numeri schiaccianti. In un anno al ministero dell'Interno ha ridotto gli sbarchi del 75% mentre in meno di un mese di esecutivo giallorosso sono arrivati quasi 1.500 clandestini. Un via vai del genere non si vedeva da almeno quattordici mesi. Ma dovremo abituarci di nuovo. Perché, una volta siglato l'accordo di Malta, gli arrivi saranno all'ordine del giorno. E non a colpi di dieci o quindici come con le navi "fantasma", ma a ondate di svariate decine di disperati. Proprio come quando governava il Pd.

 
Boldrini entra nel Pd: "Serve grande partito contro destra peggiore"

Laura Boldrini lascia Leu ed entra nel Pd: "Con la destra peggiore di sempre non è più tempo di piccoli partiti e di fare troppi distinguo. Già alle Europee avevo votato dem". L'ironia di Salvini: "Il Pd sembra un autobus"

Roberto Bordi - Mar, 24/09/2019 - 10:24

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"Vado con il Pd perchè con la destra peggiore di sempre non è più tempo di piccoli partiti e di fare troppi distinguo".
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In un'intervista a Repubblica, Laura Boldrini annuncia la sua adesione ai dem. L'ex presidente della Camera, eletta in Parlamento prima con Sinistra, Ecologia e Libertà e poi con Liberi e Uguale, ha motivato così la sua decisione: "Il Pd vuole aprire un dialogo con tutti quei mondi che, ieri e oggi, non si sentono più rappresentati e recuperare la fiducia dei giovani che non vanno più a votare".
Quindi il riferimento alla "vocazione maggioritaria" di cui lunedì, in Direzione Pd, ha parlato il segretario Nicola Zingaretti: "Non è più tempo di piccoli partiti e di fare troppi distinguo. A forza di farlo rischiamo solo di estinguerci, mentre la destra - 'la peggiore di sempre', attacca Boldrini - va sfidata e contrastata con l'azione di un grande soggetto politico capace di incidere sulla società", capace di battersi "contro ogni forma di disuguaglianza sociale, territoriale e di genere". L'ingresso di Boldrini nel Pd, precisa la diretta interessata, non è una decisione delle ultime ore. Anzi. "Già alle Europee avevo votato Pd. Poi con la crisi di governo siamo arrivati a oggi. Ho atteso che fossero scelti ministri e sottosegretari - puntualizza la neo deputata dem - perchè non volevo assolutamente che il mio passaggio potesse far pensare a qualcuno che miravo a qualche incarico".
Soddisfazione tra i democrat. Valeria Fedeli, senatrice ed ex ministro, ha commentato: "È la benvenuta nel Pd, che è la casa dei tanti riformismi dove stiamo costruendo la vera alternativa ad una destra pericolosa e sovranista. Con lei - ha twittato Fedeli - proseguiremo più da vicino le tante battaglie fatte insieme soprattutto per rendere questo paese sempre più a misura di donna". D'accordo anche l'eurodeputato ed ex assessore milanese Pierfrancesco Majorino ("Un'ottima notizia sulla strada dei diritti) e l'ex ministro Marianna Madia ("Una grande forza politica tiene insieme persone diverse con valori comuni").
Il segretario della Lega, Matteo Salvini, a Skytg24 ha ironizzato: "Prima è uscito Renzi, oggi ho letto che nel Pd entra la Boldrini. Il Pd sembra un autobus, ogni tanto uno scende, poi qualcun altro sale". Negli ultimi giorni, a prendere la tessera del Pd sono stati anche Beatrice Lorenzin e il deputato - ed ex esponente di Italia in Comune - Serse Soverini.
 

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