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DALLA FACCIA DELLA TERRA W L'AMERICA CI COSTA 70 MILIONI AL GIORNO PER MANTENERLA CON 120 BASI NATO.
Pubblicato: 11 Dicembre 2024
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L’Italia ospita circa 90 bombe nucleari, distribuite in due basi militari: Ghedi, in Lombardia, e Aviano, in Friuli-Venezia Giulia. Ma perché il nostro Paese detiene un arsenale così imponente nonostante non sia una potenza nucleare? Questa domanda ci porta a riflettere sul ruolo strategico che l’Italia riveste all’interno dell’Alleanza Atlantica e sulle implicazioni di una simile responsabilità.
Le bombe nucleari sono conservate in due basi aeree. La base di Aviano, gestita direttamente dagli Stati Uniti, ospita una parte importante di questo arsenale. Si tratta di una struttura militare con personale prevalentemente americano, che svolge un ruolo cruciale nelle operazioni NATO. Le bombe presenti qui sono del tipo B61, ordigni progettati per essere trasportati da caccia-bombardieri e utilizzabili in caso di estrema necessità.
La seconda base, Ghedi, si trova sotto la gestione congiunta delle Forze Armate italiane e americane. Qui le bombe sono destinate ai caccia Tornado italiani, che, in caso di conflitto, potrebbero essere utilizzati per missioni di attacco nucleare. Va sottolineato che questa situazione impone all’Italia non solo un impegno logistico ma anche un ruolo operativo, pur sempre sotto il comando della NATO.
Un’altra spiegazione è legata alla volontà degli Stati Uniti di mantenere una rete di basi strategiche in Europa. L’Italia, per la sua posizione geografica e per i suoi stretti legami con Washington, è uno dei Paesi europei più adatti a ospitare queste infrastrutture. Inoltre, la presenza di un alto numero di bombe nucleari aumenta la capacità della NATO di rispondere a potenziali minacce in tempi rapidi.
Inoltre, questa situazione solleva questioni etiche e politiche. Il Trattato di Non Proliferazione Nucleare (TNP), a cui l’Italia aderisce, prevede il disarmo progressivo delle armi nucleari. Tuttavia, la condivisione nucleare della NATO sembra andare in una direzione opposta, mantenendo attivo un arsenale di deterrenza.
La presenza di 90 bombe nucleari in Italia è il risultato di accordi internazionali e di una strategia geopolitica che vede il nostro Paese al centro delle dinamiche di sicurezza euro-atlantiche. Tuttavia, questo ruolo comporta anche rischi e responsabilità non trascurabili. Resta da vedere se, in un futuro segnato da crescenti tensioni globali, questa politica di deterrenza nucleare rimarrà invariata o se ci saranno cambiamenti.
GRAZIE A TUTTI POLITICI DI IERI ED OGGI.
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L'Italia ha ben 90 bombe nucleari: dove si trovano e perché ne abbiamo così tante
Ecco perché ospitiamo 90 bombe atomiche e quali sono le basi coinvolte in questo delicato equilibrio geopolitico
SE SCOPPIA UNA GUERRA ADDIO ITALIA-Pubblicato: 11 Dicembre 2024
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Stefania Cicirello
Content Specialist
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L’Italia ospita circa 90 bombe nucleari, distribuite in due basi militari: Ghedi, in Lombardia, e Aviano, in Friuli-Venezia Giulia. Ma perché il nostro Paese detiene un arsenale così imponente nonostante non sia una potenza nucleare? Questa domanda ci porta a riflettere sul ruolo strategico che l’Italia riveste all’interno dell’Alleanza Atlantica e sulle implicazioni di una simile responsabilità.
Le basi italiane: Ghedi e Aviano
Secondo quanto riportato da Telatrovoio, queste armi non appartengono tecnicamente all’Italia ma agli Stati Uniti, che le mantengono sotto il programma di condivisione nucleare della NATO. Questo accordo consente ad alcuni Paesi membri, pur non possedendo un arsenale nucleare proprio, di ospitare ordigni atomici sul proprio territorio. L’obiettivo principale è rafforzare il deterrente nucleare dell’Alleanza, garantendo una maggiore sicurezza collettiva.Le bombe nucleari sono conservate in due basi aeree. La base di Aviano, gestita direttamente dagli Stati Uniti, ospita una parte importante di questo arsenale. Si tratta di una struttura militare con personale prevalentemente americano, che svolge un ruolo cruciale nelle operazioni NATO. Le bombe presenti qui sono del tipo B61, ordigni progettati per essere trasportati da caccia-bombardieri e utilizzabili in caso di estrema necessità.
La seconda base, Ghedi, si trova sotto la gestione congiunta delle Forze Armate italiane e americane. Qui le bombe sono destinate ai caccia Tornado italiani, che, in caso di conflitto, potrebbero essere utilizzati per missioni di attacco nucleare. Va sottolineato che questa situazione impone all’Italia non solo un impegno logistico ma anche un ruolo operativo, pur sempre sotto il comando della NATO.
Perché così tante bombe?
La presenza di ben 90 ordigni nucleari sul territorio italiano deriva da ragioni sia storiche che strategiche. Durante la Guerra Fredda, l’Italia rappresentava un avamposto cruciale per contenere la minaccia sovietica, trovandosi in una posizione geografica strategica nel Mediterraneo. Questo ruolo si è mantenuto anche dopo il crollo dell’Unione Sovietica, in un contesto internazionale in cui la deterrenza nucleare rimane una componente chiave delle politiche di sicurezza occidentali.Un’altra spiegazione è legata alla volontà degli Stati Uniti di mantenere una rete di basi strategiche in Europa. L’Italia, per la sua posizione geografica e per i suoi stretti legami con Washington, è uno dei Paesi europei più adatti a ospitare queste infrastrutture. Inoltre, la presenza di un alto numero di bombe nucleari aumenta la capacità della NATO di rispondere a potenziali minacce in tempi rapidi.
Le implicazioni per l’Italia
Essere uno dei Paesi europei a ospitare armi nucleari comporta una serie di responsabilità e rischi. Da un lato, la presenza di questi ordigni rafforza il ruolo dell’Italia all’interno della NATO, garantendo un posto di rilievo nelle decisioni strategiche dell’Alleanza. Dall’altro, espone il territorio nazionale a potenziali rischi, rendendolo un obiettivo prioritario in caso di conflitto.Inoltre, questa situazione solleva questioni etiche e politiche. Il Trattato di Non Proliferazione Nucleare (TNP), a cui l’Italia aderisce, prevede il disarmo progressivo delle armi nucleari. Tuttavia, la condivisione nucleare della NATO sembra andare in una direzione opposta, mantenendo attivo un arsenale di deterrenza.
La presenza di 90 bombe nucleari in Italia è il risultato di accordi internazionali e di una strategia geopolitica che vede il nostro Paese al centro delle dinamiche di sicurezza euro-atlantiche. Tuttavia, questo ruolo comporta anche rischi e responsabilità non trascurabili. Resta da vedere se, in un futuro segnato da crescenti tensioni globali, questa politica di deterrenza nucleare rimarrà invariata o se ci saranno cambiamenti.
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