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A Lampedusa
Il centro per immigrati di Lampedusa è gestito dalla sinistra. E la Ue minaccia di togliere gli aiuti dopo averci abbandonato
Stefano Filippi - Gio, 19/12/2013 - 08:28
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Il centro della vergogna, della tortura e dell'umiliazione . «Lampedusa accoglienza», l'ente sociale che gestisce la struttura dell'isola dove i migranti vengono denudati e lavati con l'idrante, è affiliato alla holding delle coop rosse.
Che ieri, visto il putiferio scatenato dal video del Tg2 girato in uno dei container-lager durante le procedure di disinfestazione anti-scabbia, ha intimato ai soci di «Lampedusa accoglienza» di «rimuovere e rinnovare il management attuale e avviare immediatamente una migliore organizzazione con altre professionalità».
A nulla è valsa l'autodifesa di Cono Galipò, amministratore delegato della coop, secondo il quale si trattava di «getti sanitari», di «una consuetudine praticata a difesa dei migranti», di «immagini fuorvianti» e «montatura mediatica»: «Non potete metterci alla gogna per qualche sequenza che non dice nulla di ciò che facciamo, noi seguiamo una indicazione delle autorità sanitarie». È il lato oscuro dell'accoglienza, il business nascosto dietro le braccia aperte e ipocrite di tanto «buonismo» interessato.
Le brutalità del centro di detenzione di Lampedusa documentate dal Tg2 sono diventate uno scandalo internazionale che imbarazza il governo e l'intera macchina dell'accoglienza. Ma i trattamenti riservati ai sopravvissuti dei barconi svelano anche tanta ipocrisia. Come quella dell'Unione europea, che lascia l'Italia sola e squattrinata ad affrontare un'emergenza tragica, quella degli sbarchi dei clandestini e delle stragi del mare, mentre ora minaccia di togliere anche quei pochi aiuti economici destinati al nostro Paese.
Capeggia questa sfilata di sepolcri imbiancati la commissaria europea Cecilia Malmstrom, che ha già ordinato un'indagine su Lampedusa dopo aver visto quelle immagini «spaventose e inaccettabili»: «Non esiteremo ad aprire una procedura di infrazione per assicurarci che gli standard europei siano rispettati.
Il centro per immigrati di Lampedusa è gestito dalla sinistra. E la Ue minaccia di togliere gli aiuti dopo averci abbandonato
Stefano Filippi - Gio, 19/12/2013 - 08:28
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Il centro della vergogna, della tortura e dell'umiliazione . «Lampedusa accoglienza», l'ente sociale che gestisce la struttura dell'isola dove i migranti vengono denudati e lavati con l'idrante, è affiliato alla holding delle coop rosse.

Che ieri, visto il putiferio scatenato dal video del Tg2 girato in uno dei container-lager durante le procedure di disinfestazione anti-scabbia, ha intimato ai soci di «Lampedusa accoglienza» di «rimuovere e rinnovare il management attuale e avviare immediatamente una migliore organizzazione con altre professionalità».
A nulla è valsa l'autodifesa di Cono Galipò, amministratore delegato della coop, secondo il quale si trattava di «getti sanitari», di «una consuetudine praticata a difesa dei migranti», di «immagini fuorvianti» e «montatura mediatica»: «Non potete metterci alla gogna per qualche sequenza che non dice nulla di ciò che facciamo, noi seguiamo una indicazione delle autorità sanitarie». È il lato oscuro dell'accoglienza, il business nascosto dietro le braccia aperte e ipocrite di tanto «buonismo» interessato.
Le brutalità del centro di detenzione di Lampedusa documentate dal Tg2 sono diventate uno scandalo internazionale che imbarazza il governo e l'intera macchina dell'accoglienza. Ma i trattamenti riservati ai sopravvissuti dei barconi svelano anche tanta ipocrisia. Come quella dell'Unione europea, che lascia l'Italia sola e squattrinata ad affrontare un'emergenza tragica, quella degli sbarchi dei clandestini e delle stragi del mare, mentre ora minaccia di togliere anche quei pochi aiuti economici destinati al nostro Paese.
Capeggia questa sfilata di sepolcri imbiancati la commissaria europea Cecilia Malmstrom, che ha già ordinato un'indagine su Lampedusa dopo aver visto quelle immagini «spaventose e inaccettabili»: «Non esiteremo ad aprire una procedura di infrazione per assicurarci che gli standard europei siano rispettati.
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