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DESTRA E SINISTRA NESSUNA DIFFERENZA

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[h=1]La Boldrini prepara il blitz per dare un posto agli amici[/h] [h=2][/h] La presidente della Camera studia un bando su misura: vuole affidare l'ufficio stampa a un giornalista di sinistra. Favoriti Caprara e Menichini



Gian Maria De Francesco - Sab, 02/01/2016 - 11:33









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La passione di Laura Boldrini per le nomine non conosce pause nemmeno durante le vacanze di Natale.
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Il presidente della Camera ha una tale ossessione per la propria immagine da temere l'horror vacui per il posto di responsabile dell'ufficio stampa di Montecitorio. Da ieri, infatti, Anna Masera è tornata al proprio ruolo di social media editor della Stampa e, nonostante l'addio fosse cosa risaputa da tre mesi, il processo di sostituzione si è rivelato più lungo e faticoso di quanto l'ex portavoce dell'Alto commissariato Onu per i rifugiati potesse immaginare.Prima il gesto plateale del vicepresidente della Camera, il piddino Roberto Giachetti, che presentò le proprie dimissioni da numero uno del Comitato per la comunicazione e l'informazione esterna di Montecitorio. Poi, le pressioni mediatiche sempre più insistenti da parte del Movimento 5 Stelle hanno impedito a Boldrini di dar corso ai propri disegni. Tanto l'ex esponente radicale quanto i grillini, infatti, lamentavano il mancato ricorso a un bando a evidenza pubblica per la scelta del successore di Masera, che fu la prima a essere individuata tramite questa forma di selezione.Boldrini, però, non s'è data per vinta e in queste settimane sta preparando un bando ad hoc per evitare nuove diatribe. Se in quello con cui fu scelta Masera era esplicitamente richiesta la «conoscenza specifica dei new media e dei social media» che rappresentarono titolo di merito per la vincitrice a discapito di colleghi più ferrati sui temi parlamentari, nel nuovo - si mormora in Transatlantico - si farà ricorso a un altro escamotage, anche se meno appariscente. Si richiederà molto probabilmente esperienza pregressa in attività di comunicazione istituzionale ad alti livelli.In questo modo dovrebbe essere più facile far prevalere coloro che, ad oggi, appaiono i favoriti nella corsa all'incarico. I rumors di palazzo, infatti, indicano tra i papabili Maurizio Caprara e Stefano Menichini. Il primo è un giornalista del Corriere che da giugno 2013 ha guidato l'ufficio stampa del Quirinale fino al termine del mandato di Giorgio Napolitano. Il secondo è l'ex direttore del quotidiano della Margherita (e poi del Pd) Europa, chiuso alla fine del 2014.Entrambi sono accomunati da una vicinanza alla sinistra «vera», quella per cui sempre ha battuto il cuore di Boldrini, e soprattutto da una formazione politica e giornalistica nella redazione del Manifesto. Lo zio di Caprara, Massimo, fu segretario di Palmiro Togliatti e deputato nel 1953 con il Pci, partito da quale fu radiato (assieme al gruppo del Manifesto) per la critica dell'invasione russa della Cecoslovacchia. Nel quotidiano comunista fondato da Luigi Pintor e Rossana Rossanda mosse i primi passi pure Stefano Menichini che nel 1997 lo abbandonò per guidare l'Ufficio per la comunicazione istituzionale del Comune di Roma (Rutelli sindaco), mentre nel 2000 fu consulente per la comunicazione del governo di Giuliano Amato. Da luglio scorso Menichini, renziano ante-primarie, ha una nuova consulenza: alle Infrastrutture con Delrio.Quando il bando sarà pubblicato probabilmente giungeranno ancora 700 candidature come nel 2013, anche se Boldrini ha le idee chiare. Il nuovo capoufficio stampa dovrà contribuire a darle il risalto mediatico cui ambisce. Ed evitare brutte figure come quando alla mailing list di Montecitorio giunse un comunicato relativo a un convegno su «Pietro Ingrano». A forza di esagerare hanno aggiunto pure una «n» al cognome dell'ex presidente della Camera.
 
[h=1]Il concorso dei soliti amici: posti ai candidati di sinistra[/h] [h=2][/h] Museo nazionale romano: prima un'ex speaker di Radio Città Futura, secondo un ex caporedattore dell'«Unità»



Fabrizio Boschi - Mer, 09/12/2015 - 08:13









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Milano - Insomma al giorno d'oggi se non hai un amico come Matteo Renzi o come gli amici del giglio magico non vai più da nessuna parte.
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Soprattutto se ambisci a lavorare in posti statali. La pulce si è insinuata nell'orecchio in occasione di due recenti bandi del ministero dei Beni e delle attività culturali: uno per «Addetto ufficio stampa» e un altro per «Addetto alla comunicazione istituzionale e social media». Le selezioni sono state curate da Ales Spa, società in house del Mibac (ne detiene il 100% del pacchetto azionario) per il quale svolge attività di risorse umane. Queste due figure professionali erano destinate al Museo nazionale romano (che fa parte della Soprintendenza speciale per il Colosseo e dell'area archeologica di Roma) con «contratto a tempo determinato full-time» e sono state selezionate attraverso un avviso di selezione pubblica al quale si poteva accedere possedendo certi requisiti tra i quali «esperienza di almeno 5 anni in posizioni di lavoro corrispondenti per contenuto al profilo professionale ricercato; laurea con votazione minima di 105/110; aver partecipato a progetti con la pubblica amministrazione», si legge nei bandi. Il 16 novembre scorso hanno partecipato ai test tecnici a risposta multipla nella sede del Museo nazionale romano circa 280 persone, provenienti da ogni parte d'Italia (140 per ogni bando). Sono stati ammessi, via mail, a un colloquio «conoscitivo tecnico-motivazionale» il 23 novembre, i primi 10 migliori punteggi (o ad ex equo) per ogni profilo professionale. Il colloquio, alla presenza del direttore del personale Ales, è stato molto superficiale. Domande banalissime, uguali per tutti: dove il candidato avesse lavorato in precedenza, se in passato avesse avuto esperienze negative coi propri capi, se lo stipendio offerto (1.350 euro netti) fosse corrispondente alle aspettative. Nulla sulla professione giornalistica, su eventuali esperienze o conoscenze in ambito artistico o archeologico, nulla sul profilo ricercato.Ebbene, alla fine dei conti, la persona scelta come «Addetto ufficio stampa» è una ragazza di 36 anni, con laurea in Lettere e master in Musica, che vanta un passato da speaker a Radio Città Futura, nata nel 1975 come radio di movimento del Partito di Unità Proletaria e di Avanguardia operaia, e oggi vicina al Partito democratico. E poi varie collaborazioni a Grazia.it, Pubblico.it, L'Uomo Vogue e a Radio Rock. Nulla di nemmeno lontanamente vicino al profilo richiesto. Eppure è riuscita a superare candidati con cv specifici, come un laureato in Archeologia con lode nonché giornalista professionista con un passato in uffici stampa di settore, che è arrivato solo decimo. «La solita manfrina per aiutare gli amici del Pd», mugugnano gli esclusi. Al secondo posto (è in graduatoria e può essere chiamato entro due anni per ricoprire analoghi profili professionali) si è piazzato, guarda un po', un ex caporedattore 51enne de L'Unità, nonché ex caporedattore centrale del «defunto» Pubblico.Sull'altro fronte, si è aggiudicata il primo posto come «Addetto alla comunicazione istituzionale e social media» una consulente comunicazione e media del ministero da tredici anni.Sì, la solita manfrina.


MORALE DELLA FAVOLA SE NON SEI ISCRITTO A NESSUN PARTITO.....PERDI OGNI SPERANZA..PER TE E PER TUO FIGLIO DI TROVARE UN LAVORO...............................ED AVRAI PER COMPAGNA LA SIGNORA NERA CON LA FALCE.
 
[h=1]Il vescovo di Bologna e Prodi sfilano accanto agli immigrati[/h] [h=2][/h] Alla marcia della pace di Bologna l'ex premier il monsignore del capoluogo emiliano, di fresca nomina, hanno sfilato insieme al sindaco, agli immigrati e alle altro comunità religiose della città



Francesco Curridori - Sab, 02/01/2016 - 11:50




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Romano Prodi e Monsignor Matteo Zuppi.
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Alla marcia della pace di Bologna, come riporta l'edizione locale di Repubblica, erano presenti anche loro, l'ex presidente del Consiglio, accompagnato dalla moglie Flavia, e l'attuale vescovo nominato da Papa Francesco a ottobre e insediatosi nella diocesi del capoluogo emiliano a ottobre.
La più alta autorità cattolica di Bologna ha sfilato accanto agli immigrati, con la bandiera della pace in tasca, accogliendo l'invito della comunità Papa Giovanni VIII alla quale hanno aderito ben 36 tra associazioni e comunità religiose non solo cattoliche ma anche musulmane, ortodosse e valdesi.
La marcia, a cui ha presenziato, ovviamente anche il sindaco di Bologna Virginio Merola, assieme ad alcuni assessori, ha preso quindi una connotazione multiculturale e multireligiosa. Monsignor Zuppi, dunque, prende esempio dal vescovo di Palermo, Corrado Lorefice che, come primo atto ufficiale, aveva accolto gli immigrati sbarcati al porto del capoluogo siciliano. Due esempi del nuovo corso impresso da Papa Francesco alla Chiesa cattolica aperta e muticulturale.


APERTA E MULTICULTURALE? DICIAMO PER PROFITTO?E PER NON PERDERE POLTRONE.?
 
Inghilterra, censurata immagine di San Giovanni alla stazione: "Turba i non cristiani"

A Rochester l'immagine dell'evangelista cancellata dal restyling della stazione ferroviaria: era ispirata alla facciata della cattedrale locale



Ivan Francese - Sab, 02/01/2016 - 15:21




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È difficile non parlare di censura anticristiana. L'ennesima. Questa volta la notizia arriva da Rochester, in Inghilterra.
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San Giovanni evangelista in un quadro dell'Ottocento




Dove un'artista incaricata di supervisionare il restyling della locale stazione ferroviaria si è vista censurare l'opera - ispirata alla famosa cattedrale cittadina - perché "troppo cristiana". La vista dell'immagine di San Giovanni evangelista, infatti, avrebbe turbato la sensibilità dei passeggeri non cristiani.
L'immagine sacra, nella facciata della cattedrale, è naturalmente ben visibile ed alla stazione era stata riprodotta insieme al resto del monumento. Almeno fino alla scelta di cancellarla.
Una scelta controversa che prima di tutti ha indignato l'autrice dell'opera, che peraltro proviene da una famiglia musulmana: "Non penso sia la decisione corretta. Ci dovrebbe essere consentito di celebrare il nostro patrimonio cristiano”.
Costernato e basito anche il vescovo della diocesi di Rochester, James Langstaff, che ha ricordato come appena pochi giorni fa nel Regno Unito fosse stata vietata una pubblicità per i cinema che includeva una recita del Padre Nostro. Anche allora, si disse, per non offendere la sensibilità dei non cristiani.
Dall'amministrazione delle ferrovie tentano imbarazzati di metterci una pezza sopra parlando di una scelta "unicamente legata al design". La verità è che si tratta dell'ennesimo episodio di una crociata antireligiosa che prende di mira, tra l'altro, anche il patrimonio artistico di tutta Europa.

MI FANNO SOLO PENA-



[video=youtube;-YbFZg-vcDs]https://www.youtube.com/watch?v=-YbFZg-vcDs[/video]




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