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Fare causa all'Inps PER LA PENSIONE

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[h=1]Fare causa all'Inps per avere gli arretrati degli adeguamenti delle pensioni: il vademecum di Forza Italia[/h]
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Nessuno tocchi la rivalutazione delle pensioni. E se in passato ve l'hanno toccata (vedi governo Monti con la legge Fornero), fate causa all'Inps. Lo suggerisce un vademecum diffuso da Forza Italia, un foglio di istruzioni redatto da un gruppo di legali del partito, che i pensionati potranno seguire alla lettera per (tentare di) farsi giustizia. Per rivalutazione delle pensioni si intende l'adeguamento dell'importo pensionistico al potere d'acquisto, che varia in base al tasso di inflazione.
Come funziona - Il vademecum è il sintomo di una rivolta non solo nei confronti della legge Fornero, ma anche della risposta di Renzi dopo la sentenza della Consulta che prescriveva di restituire quanto sottratto alle pensioni con quote proporzionali all'assegno e solo fino ai 3mila euro mensili. Secondo queste direttive nella sola Milano ci sarebbero 320mila pensionati su 420mila che non vedrebbero nemmeno un soldo di quelli che gli spetterebbero. "Nessun intento di strumentalizzare. Comprendiamo i gravi problemi di bilancio che gravano sulle casse dello Stato. Ma il governo Renzi sottovaluta il problema e pensare di lasciar da soli i pensionati in questa situazione è da matti" dice Mariastella Gelmini, la coordinatrice che da Milano progetta di far partire l'offensiva dei cittadini. Perché se a Milano la situazione è questa, nel resto d'Italia non deve essere molto diverso, deducono a Forza Italia.
La legge - Tutto parte dall'illegittimità costituzionale della legge Fornero, che prevede la rivalutazione solo per pensioni inferiori ai 1.500 euro lordi al mese. E poi c'è il ddl 65 del 21 maggio di quest'anno firmato Renzi che prevede un rimborso globale scaglionato, che comunque non prende in considerazione i trattamenti pensionistici superiori ai 3mila euro. Ecco dunque l'azione congiunta dei legali di partito, coordinati dal gruppo seniores di Enrico Pianetta e dal gruppo professionisti di Andrea Mandelli, che ha partorito il vademecum. La strada da seguire è quella di portare l'Inps in tribunale, sperando nel decreto ingiuntivo del giudice del lavoro che obbliga dunque l'Istituto di previdenza a versare la somma dovuta. L'istanza può ossere rigettata, oppure l'Inps nel caso di decreto ingiuntivo può fare ricorso, e il pensionato può fare ricorso a sua volta. Un gioco al gatto e al topo per i pensionati italiani. L'ennesimo labirinto per raggiungere i propri diritti.


 
Così il governo Renzi ci toglie gli 80 euro


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Il governo si riprende gli 80 euro, il famoso bonus elargito da Matteo Renzi a tutti i lavoratori dipendenti con reddito fino a 1.500 euro. Molti lavoratori, infatti, denuncia al Tempo Armando Siri, responsabile Economia di Noi con Salvini, o meglio, tutti quelli che in busta paga percepiscono un premio di produzione, perderanno il bonus. Secondo Siri, infatti, il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan non ha trovato le coperture per rinnovare la detassazione del premio di produzione, agevolazione fiscale introdotta nel 2012. "In questi modo molti lavoratori non solo vedono ridursi il premio di produzione, ma in alcuni casi scompaiono anche gli 80 euro. Mentre Renzi dice di voler abbassare le tasse, in realtà le aumenta ai lavoratori".
L'agevolazione fiscale consisteva in una aliquota agevolata del 10 per cento per i premi produzione. Per il 2015 però la norma non è stata prorogata, quindi ai premi non solo non può essere applicata l'aliquota agevolata del 10 percento, ma sono a tutti gli effetti imponibili a livello fiscale le normali aliquote a scaglioni previste dal Tuir. Anche la Uil denuncia "più tasse sui premi di risultato: ogni lavoratore perde oltre mille euro".
Facciamo un esempio: il lavoratore con un reddito di 26.500 euro (di cui 3.000 generati dal premio di risultato) nel 2014 ha pagato l'Irpef su 23.500 euro; per i 3.000 residui ha beneficiato di una tassazione del 10% e di un credito d'imposta di circa 640 euro (gli 80 euro al mese di Renzi). Quindi il reddito netto è stato di 21.790 euro circa. Ora, con l'assenza della proroga dell'agevolazione fiscale per il 2015 lo stesso lavoratore si vedrà tassata l'intera cifra con le aliquote Irpef e, non avendo quote sottoposte a tassazione separata, disporrà di un reddito superiore ai 24mila euro, limite stabilito per poter beneficiare dei famosi 80 euro al mese. Nel 2015, il reddito netto del lavoratore sarà di 20.440 euro circa, con una perdita secca di 1.350 euro.



E NON è UN PESCE D' APRILE
 
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