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[h=1]"Eurodeputati Pd finanziati da Soros". E i dem querelano Foa[/h] [h=2][/h]
Gli europarlamentari democratici annunciano di voler querelare il presidente della Rai che li aveva accusati di esser finanziati da Soros

Andrea Riva - Ven, 19/10/2018 - 20:53
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Alcuni eurodeputati del Pd hanno annunciato di voler querelare Marcello Foa.
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La motivazione sarebbe da ricercare in una dichiarazione del presidente della Rai al quotidiano israeliano Haaretz in cui sostiene che George Soros, celebre magnate ungherese e grande sostenitore delle rivoluzioni colorate, avrebbe finanziato alcuni parlamentari europei del Partito democratico. Proprio su questo argomento, lo stesso Foa aveva scritto un post su Facebook in mattinata, affermando: "Quanto alla vicinanza di alcuni esponenti politici italiani alla Open Society di Soros, non sono io a dirlo ma la stessa Open Society in un suo rapporto interno che, chi vuole, può leggere qui. Non ho fatto che ribadire una notizia che avevo affrontato il 4 novembre 2017 sul blog che all’epoca tenevo su Il Giornale".

E ora arriva la risposta dei dem, a firma Patrizia Toia: "Il presidente della Rai Marcello Foa, ricicla una vecchia balla su presunti rapporti tra gli eurodeputati Pd e George Soros, aggravandola con una diffamazione nei nostri confronti". L'eurodeputata aggiunge poi: "Abbiamo deciso tutti insieme di portarlo davanti ad un tribunale della Repubblica. Foa dovrà rispondere in sede penale con relativo risarcimento danni". David Sassoli, vicepresidente del Parlamento europeo, ha invece affermato: "Non avrei mai immaginato di dover querelare e chiedere i danni al presidente della Rai. Il presidente dell'azienda di servizio pubblico italiana dovrà dimostrare quello che ha sostenuto, privo di ogni fondamento, in Tribunale davanti a un giudice".

Nell'articolo di Haaretz, però, il portavoce del Pd Roberto Cuillo faceva riferimento "a un rapporto di una società di consulenza che elencava membri del Parlamento europeo le cui posizioni erano ritenute vicine ai punti di vista di Soros e diffuse lo scorso anno nei media populisti ed euroscettici". Il documento, redatto da Kumquat Consult per Open Society, l'associazione di Soros, indicava i rappresentanti più affidabili per il magnate ungherese all'interno dell'Europarlamento.
 
[h=1]La Fornero ora insulta Salvini: "Neofascista, rozzo e aggressivo"[/h] [h=2][/h]
Scontro a distanza tra la Fornero e Salvini. L'ex ministro definisce il leghista "neofascista". E lui: "Fiero di non assomigliarle"

Bartolo Dall'Orto - Ven, 19/10/2018 - 13:47
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Elsa Fornero torna ad attaccare Matteo Salvini. E lo fa con toni durissimi in diretta a Circo Massimo su Radio Capital.
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"Molti leghisti non esprimono l'aggressività e l'atteggiamento neofascista di Salvini", dice l'ex ministro a Massimo Giannini e Jean Paul Bellotto. "Non ritengo che sia una persona per il bene del paese, per i suoi metodi, per I suoi metodi, per la sua rozzezza, per la sua aggressività, per il fatto che lui a volte incita anche alla violenza".

Insomma, facendo un rapido risssunto per la Fornero il ministro dell'Interno sarebbe rozzo, neofascista e dedito a incitare alla violenza. "Come si può accettare un atteggiamento del genere da un vicepremier? - attacca - Salvini ha più volte fatto dichiarazioni pesante in comizi, e non parlo solo di quelle contro di me, personalizzando la sua lotta contro la riforma pensionistica. E come si fa a dire cose pesanti e pensare di volere il bene degli italiani? C'è un contrasto".

Poi ovviamente la Fornero difende la lettera inviata da Bruxelles a Roma sulla manovra ("durissima, ma anche dovuta: è prevista, è un ammonimento, vuol dire 'per favore, rinsavite") e attacca la quota 100 ("Non era una priorità. Bisognava seguire la strada della distinzione di categorie di lavoratori che era iniziata con l'APE").


Immediata è arrivata la risposta del ministro dell'Interno: "Sono lieto di non piacerle - afferma - viste le enormi differenze tra me e lei: io sono stato eletto e non nominato, io non ho rovinato migliaia di famiglie italiane, io non verso lacrime di coccodrillo, io non frequento salotti chic. Sono orgoglioso perché abbiamo cominciato a smontare la legge che porta il suo nome".


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[h=1]Milano, asili invasi da stranieri: i bimbi italiani sono minoranza[/h] [h=2][/h]
Nelle scuole dell’infanzia meneghine cresce verticalmente il numero degli scolari stranieri, con punte anche oltre il 90% nelle periferie

Marianna Di Piazza Fabio Franchini - Ven, 19/10/2018 - 09:21
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Milano è città sempre più multietnica. Al primo gennaio 2018 gli stranieri che risiedono all’ombra della Madonnina sono oltre 260mila – 262.521 per l’esattezza – e rappresentano il 19,2% della popolazione totale della metropoli.
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Dieci anni fa, nel 2008, erano 175.997 (13,5%). I numeri li dà Tuttitalia (elaborandoli su dati Istat), che specifica anche come la comunità più numerosa sia quella filippina (15,6%), seguita da quella egiziana (14,3%) e cinese (11%). A livello di provenienza, l’Asia vale il 40% degli immigrati, l’Africa il 22%, il resto dell’Europa il 20% e le Americhe il 18%.

Bene, fatta la doverosa premessa, c’è qualcosa che non va in alcune scuole dell’infanziadella città. Per esempio, negli asili di certe zone periferiche – Mompiani, Monte Velino, Bruzzano-Affori, via Padova e Gorla –, dove la percentuale di bimbi stranieri si avvicina al 100%, le maestre faticano a farsi capire, anche dagli stessi genitori, che masticano poco e male la lingua italiana. E l’amministrazione Sala (questo luglio) ha pensato bene di programmare il taglio di ben dodici unità educative, traduttori e mediatori culturali compresi, fondamentali per la comunicazione e per l'educazione. In altre scuole dell’infanzia, invece, i figli di non madrelingua non sono l’80% o il 90% del totale, ma oscillano comunque tra il 30% e il 70%.
[h=2]Le scuole multietniche di Milano[/h]
Una situazione che siamo andati allora a toccare con mano, facendo un salto all’asilo di via Paravia, appena dentro via Novara. Un quartiere non così periferico dove vivono italiani e stranieri. Alle nove il via vai di genitori e nonni è continuo e fermando qualche mamma e papà capiamo che in quelle classi il rapporto italiani-stranieri è circa 50 e 50. Dunque, avviciniamo anche qualche madre straniera. Due donne arabe con il velo, però, declinano dicendoci che non capiscono e non sanno bene l’italiano, e altre non vogliono proprio parlare. Un’altra donna araba, invece, ci spiega di un bel mix nella classa della figlioletta. (Guarda il video)


Milano, invasione di stranieri negli asili
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"Gli arabi qui sono tanti, ma non solo: ci sono altre etnie. E nella classe di mio nipote, occhio e croce, direi che sono più gli stranieri", precisa un’altra signora, mentre una mamma italiana aggiunge: "Non è più come una volta: rispetto al mio primogenito gli stranieri adesso sono molti di più".

Un papà: "C’è un’incidenza altissima di stranieri. La classe di mio figlio, comunque, è per il 30% composta da stranieri, ma ci sono altre classi che sono 50 e 50. Però se si va alle elementari sempre qui in Paravia, quasi in piazzale Segesta, la proporzione si inverte e diventa 80-20 in favore degli stranieri. Detto ciò, sono solo bambini e giocano tra di loro; ecco alle medie, forse, la cosa può dare un po’ più di problemi".

A proposito di medie, due mamme sempre italiane ci raccontano la loro esperienza diretta, visto che hanno figli più grandi alle elementari e alle medie (una di loro nella scuola di piazzale Axum): "Qui in questo asilo la proporzione è 50 e 50, forse qualcosa di più in favore degli stranieri. Ma alle secondarie è anche di più. Mia figlia, infatti, va alle medie di Axum è lì è almeno 70-30 il rapporto nelle aule, perché raccoglie tutto il bacino di via Paravia, compreso il popoloso quartiere popolare attorno a Segesta e Selinunte. Mia figlia, per esempio, è in una classe di venti scolari in cui gli italiani sono due o tre, lei compresa…". Continuano dunque in tandem: "Le nostre perplessità grosse sono sulla scelta delle scuole medie: molte persone si rivolgono alle private, perché c’è proprio sproporzione".

Poi, una di loro ci racconta un particolare: "Parlando con un dirigente scolastico ho saputo che i figli degli immigrati, anche dei clandestini, possono arrivare a scuola a qualsiasi mese dell’anno, perché è riconosciuto sempre il diritto all'istruzione. Quindi, magari, può essere che in una classe in cui ci sono due o tre italiani e più di quindici stranieri, a metà anno – o quando capita, fine ottobre, gennaio, febbraio o marzo che sia – arrivano altri stranieri, che non sanno la lingua visto che sono appena arrivati qui". Il rischio di tutto ciò lo dicono loro:
"Succede che il livello della classe si abbassa e soprattutto succede che poi la gente scappa via. E così il quartiere, pian piano, muore".



GRAZIE PD CHE HAI VENDUTO L'ITALIA.

 

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