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Frate Indovino

EPIFANIA DEL SIGNORE
“Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino” (Mt 2,9). I Magi, esperti astronomi, venivano guidati dalla stella per partecipare all’evento che mutò il destino dell’umanità. Per essere a Betlemme, per conoscere il Re dell’Universo, che si manifestava al Mondo (Epifania). L’Epifania celebra l’universalità della Chiesa: Emmanuele, «Dio con noi», è giunto in terra per chiamarci alla Verità e per indicarci la strada attraverso cui raggiungere la salvezza. I Re Magi, appartenenti alla casta sacerdotale della religione zoroastriana, credettero nei segni celesti, li decifrarono e con fede fecero un lungo viaggio e adorarono Cristo Re. Essi non proposero a Gesù la loro religione, non portarono la loro esperienza, le loro interpretazioni, ma questi sapienti, umilmente, si prostrarono alla Verità, all’Amore, alla Bellezza e si sottomisero al Bambino Divino che avevano cercato. La stella ha lasciato, oggi, il posto al Vangelo, che invita gli uomini di tutta la Terra alla conversione in Cristo.FB_IMG_1736146055581.jpg
 
BATTESIMO DI GESÙ
L’atto battesimale cui si sottopose Gesù è ricco di simbolismo e fu segno, per il cristianesimo, del nuovo modo di concepire l’essere “figli di Dio”, cioè essere compartecipi con Cristo della gioia del Padre, attraverso lo Spirito Santo. Gesù, innocente da ogni colpa, volle avvicinarsi alla folla sul Giordano, per ricevere anche lui il Battesimo da Giovanni. Questo al fine di essere solidale con quei penitenti, che erano alla ricerca della salvezza dell’anima e santificare con la sua presenza l’atto stesso. I Padri della Chiesa hanno detto che Gesù, scendendo nelle acque del Giordano, ha idealmente santificato le acque di tutti i Battisteri. Con questo gesto, Egli ha istituito il Battesimo, il cui rito consiste nell’abluzione accompagnata dalla formula trinitaria: “Io ti battezzo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”. La materia del Battesimo è l’acqua, simbolo della purificazione dell’anima. Esso può essere applicato “per immersione”; per “infusione”, cioè acqua versata sulla testa del battezzato; “per aspersione”. Il Battesimo, primo dei sette Sacramenti, cancella il peccato originale e le colpe commesse fino al giorno in cui si riceve, rimette tutte le pene, rende il battezzato partecipe della grazia di Dio, capace della fede, membro della Chiesa, e gli imprime il carattere indelebile di cristiano. Con la cerimonia del Battesimo si impone al battezzato il nome, in genere cristiano, scelto dai genitori. La festa del Battesimo di Gesù, è occasione per riflettere sul valore del Sacramento. Gesù ci dice nel Vangelo di san Marco: “Chi crederà e sarà battezzato, sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato” (16,16).FB_IMG_1736671087859.jpg
 
SANT’ANTONIO abate
Antonio nacque in Egitto, nel 250. Trascorse una vita innocente, fino alla morte dei genitori. Ancora giovane, desiderò obbedire alla parola di Dio e su essa fondare la sua vita. Distribuì le ricchezze ai poveri e si ritirò nel deserto, sulle rive del Mar Rosso. Trascorreva le giornate nel lavoro e nella preghiera. Dure furono le lotte contro le tentazioni e ogni genere di prove, che colpiscono chi si mette alla sequela del Signore. Dopo anni di preghiera meditativa e battaglie della fede, il suo cuore era purificato, aveva raggiunto la maturità spirituale. Antonio era trasfigurato dalla grazia. Attenuò l’eremitaggio per servire la comunità cristiana, infatti, era in grado di compatire la sofferenza umana e la miseria. Offrì parole di consolazione e di speranza, consigliava, ovunque metteva pace. Molti vollero imitare il suo stile di vita e si ritirarono, fuggendo il mondo. Egli fu riconosciuto Abate, Padre degli eremiti. Insegnò loro come poter ascoltare la voce di Dio nel silenzio del deserto e come raggiungere i frutti dell’ascesi evangelica: la gioia e la pace. Fu chiamato “l’innamorato di Dio”. La sua fama si era diffusa, studiosi, imperatori, gente comune, tutti cercavano di raggiungerlo per chiedere consigli e guarigioni. Ma, ancor più, si riunirono intorno a lui, nel deserto, molti giovani desiderosi di vita spirituale, che scelsero di essere monaci e intrapresero quel cammino da lui iniziato, ampliandolo. Morì a 106 anni, il 17 gennaio del 356 e fu seppellito in un luogo segreto.FB_IMG_1737098821199.jpg
 
SANTA MARGHERITA D’UNGHERIA principessa religiosa
Margherita era figlia di re Bela IV d’Ungheria, che con la famiglia si era rifugiato in Dalmazia, perché il Paese era invaso e devastato dai Mongoli. Prima che Margherita nascesse, i genitori fecero voto che, per la liberazione dell’Ungheria, se fosse stata femmina sarebbe stata accolta in un convento. E così fu: a quattro anni, per la principessa si aprirono le porte di un convento domenicano. Giovinetta, re Bela voleva darla in sposa al re Ottocaro II di Boemia, ma ella rifiutò. Più tardi, sentì fiorire in lei la vocazione e decise di entrare nell’Ordine, attirando molte figlie dell’aristocrazia ungherese. Il suo sguardo era sempre rivolto anche fuori del convento e intervenne per riportare la concordia tra il padre e il fratello che gli aveva portato guerra. Margherita viveva pienamente la Regola e la sua vita fu protesa a una continua opera di imitazione di Cristo nella sofferenza fisica e nell’umiliazione. Si privava di cibo e riposo per passare più tempo col suo Signore. Infatti, lo smisurato amore per la povertà, unito alla sua intensa vita ascetica la portarono a un elevato grado di vicinanza a Dio. Meritò il dono delle visioni. Fu una delle più grandi mistiche medioevali d’Ungheria.FB_IMG_1737185228060.jpg
 
SANTI MARIO E MARTA martiri
Il nome Mario non è il maschile di Maria, come comunemente si immagina, ma ha origine dall’antico gentilizio (cognome) romano “Marius”, derivante dall’etrusco “maru” (maschio). Mario celebra la ricorrenza insieme alla moglie Marta e ai figli Audiface ed Abaco, tutti martiri a Roma. Sembra che la famiglia, di origine persiana, negli anni 268-270, si sia messa in cammino per compiere un pellegrinaggio a Roma, al fine di venerare le reliquie dei martiri, come era in uso tra i cristiani. Probabilmente, la famiglia persiana si stabilizzò a Roma per alcuni anni, in un periodo di grande espansione del cristianesimo e di tolleranza. Quando ripresero le persecuzioni, si unirono a padre Giovanni nel dare sepoltura a 260 martiri sulla via Salaria, i cui corpi erano stati abbandonati in aperta campagna. Durante il compimento dell’opera di pietà, Mario ed i suoi familiari furono scoperti, arrestati e condotti in tribunale. Furono condannati alla decapitazione. I loro corpi furono sepolti dalla pia matrona romana Felicita in un suo possedimento.FB_IMG_1737276295645.jpg
 
SAN SEBASTIANO martire
Sebastiano nacque a Narbonne, in Francia, nella Provincia della Gallia, nel 263. Egli era capitano della prima compagnia della Guardia Pretoriana a Roma, con compiti di guardia del corpo imperiale, ed era molto stimato. Tutti ignoravano che fosse cristiano, perché egli nell’anonimato portava conforto ai militari perseguitati e martirizzati, nulla temendo per la propria vita. In un documento si legge che i gemelli Marco e Marcelliano erano stati imprigionati a Roma ed erano stati condannati alla decapitazione, perché cristiani. Essi erano tenuti prigionieri in casa di Nicostrato e qui i genitori li supplicavano di salvare la loro vita. Quando erano sul punto di cedere, furono le parole di Sebastiano a rinnovare lo spirito e la saldezza della loro fede. Parole che colpirono tutti i presenti, a cui Sebastiano apparve circonfuso di luce e accompagnato da angeli. Zoe, la moglie di Nicostrato, riconobbe in Sebastiano un uomo di Dio, si buttò ai suoi piedi e, poiché muta, con dei gesti chiese il perdono. Sebastiano le fece il segno della croce sulla bocca e pregò il Signore per la sua guarigione. Davanti alla guarigione della moglie, anche Nicostrato si buttò ai piedi di Sebastiano e liberò i due prigionieri. Tutti i presenti chiesero di essere battezzati. Sebastiano fu denunciato agli imperatori, che sentitisi traditi nella fiducia riposta, lo condannarono a morire per mezzo di frecce. Finita l’esecuzione, fu abbandonato sul terreno come morto, ma qualche giorno dopo, Sebastiano comparve davanti all’imperatore. Questa volta fu frustato a morte e il corpo gettato in una cloaca.FB_IMG_1737358986638.jpg
 
SANT’AGNESE vergine martire
Agnese nacque a Roma, da genitori cristiani, appartenenti a una illustre famiglia patrizia. Il nome deriva dall’aggettivo greco “hagné”, che vuol dire “casta”, “pura”. Si pensa che ella fu martire durante la persecuzione dell’imperatore Diocleziano, verso il 304. La tradizione vuole che Agnese fu denunciata come cristiana dal figlio del Prefetto di Roma, invaghitosi di lei, ma respinto. La fanciulla, solo dodicenne, non volle abiurare, avendo offerto al Signore la sua verginità. Fu condannata quindi a essere esposta nuda, ma i capelli le crebbero fino a coprirla; un uomo cercò di avvicinarla, ma cadde morto. Fu buttata nel fuoco, ma questo si spense grazie alle sue preghiere. Infine, le fu trapassata la gola con la spada, come a un mite agnello. Nella storia della santità, molte sono le “Agnese”, cioè le agnelle di Cristo, candide, miti e pure. E questa Agnese, martire bambina, è la sposa più tenera dell’Agnello divino.FB_IMG_1737447904673.jpg
 
SAN VINCENZO diacono martire
Uno dei santi più radicati nella memoria religiosa della Spagna, san Vincenzo di Saragozza era diacono, preparato culturalmente, col dono dell’eloquenza, generoso e coraggioso. Durante la persecuzione dell’imperatore Diocleziano, in un clima di paura, in cui veniva fatto obbligo a tutti di sacrificare agli dèi, il vescovo Valerio e il diacono Vincenzo continuavano con determinazione ad annunciare il Vangelo. Insieme si impegnavano con tenacia e costanza: il vescovo grazie all’autorità che gli derivava dal ministero episcopale si faceva garante di ciò che il diacono annunciava con convinzione. Il governatore Daciano li fece arrestare. Comprese, però, che il vero nemico da combattere era il diacono Vincenzo. Il vescovo fu mandato in esilio e Vincenzo fu martirizzato. Ma, questi era un grande oratore e un uomo che non si piegava facilmente. Venne fustigato e torturato, venne arpionato con uncini di ferro e gettato in una cella buia, da dove lo sentivano cantare. La testimonianza di Vincenzo fu limpida e ferma. La forza della sua fede produsse alcune conversioni. Alla fine, Daciano lo fece morire a seguito delle innumerevoli torture: era l’anno 304 quando egli volò invitto in cielo.FB_IMG_1737533665256.jpg
 
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