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Frate Indovino

SAN TOMMASO D’AQUINO Dottore
Tommaso nacque tra il 1224 e il 1226 a Roccasecca, in Provincia di Frosinone. Ultimo figlio dei conti d’Aquino, era destinato alla vita ecclesiastica. Infatti, ancora bambino venne offerto come oblato al monastero di Montecassino. Durante i suoi studi condotti a Napoli, conobbe i frati Predicatori dell’Ordine di san Domenico e rimase attratto da quello che considerò un ideale insuperabile di vita. Presto vestì l’abito dell’Ordine dei Mendicanti, povero, privo di sicurezze e della protezione del chiostro. Il suo scopo, infatti, era insegnare e predicare al popolo. Alla scuola di san Alberto Magno, che ne comprese la levatura e l’acume di pensiero, imparò a essere un teologo. Per Tommaso, il teologo era colui che ricercava Dio, sostanza e passione, principio e fine della “sacra dottrina”. La sua ricerca di Dio sarà continua, con l’intento di scorgerlo nelle realtà create, e di avvicinarglisi con l’intelletto e con l’amore. Anche se Dio è sempre più in là dell’uomo e bisogna tener presente che la conoscenza umana ha i suoi limiti. Per questo egli si dedicò quasi totalmente allo studio della dottrina con profonda riflessione e contemplazione, producendo opere che hanno portato luce nella Comunità dei credenti. Fu proclamato Dottore della Chiesa e invocato con l’alto titolo di “Doctor Angelicus” (Dottore Angelico) per averci lasciato un brillante pensiero teologico sugli angeli.FB_IMG_1738052661756.jpg
 
SAN COSATANZO vescovo martire
Costanzo era un giovane cristiano che si distingueva nella comunità perugina per il suo zelo e per la sua generosità verso i poveri. Di indole rigoroso, venne eletto vescovo di Perugia molto giovane, appena trentenne. Egli era prudente, saggio nell’apostolato, maturo nella carità, saldo nell’autorità. Fu vescovo provvidenziale nei difficili anni della persecuzione di Marco Aurelio. Secondo le norme, chi veniva accusato di essere cristiano, doveva essere processato e, se era trovato colpevole o se confermava la propria fede non rifiutando di professarla, doveva essere condannato alla pena capitale. Costanzo fu denunciato, forse da qualcuno che sperava di mettere le mani sulle ricchezze della Chiesa, perlopiù le offerte dei fedeli destinate ai poveri. Il vescovo venne torturato con gran crudeltà, insieme a diversi altri compagni nella fede. Molteplici leggende narrano della sua passione, segno della popolarità di cui godeva tra i cristiani del tempo. Si narra che Costanzo, sia stato rinchiuso nel bagno delle Terme romane, dove i cittadini rispettabili e raffinati facevano il bagno di vapore e che questo venne scaldato alla temperatura di un forno, ma Costanzo ne uscì illeso. Ebbe la grazia di convertire i suoi guardiani, e quindi poté scappare. Chiamato di nuovo in giudizio, venne condannato a camminare sui carboni ardenti. Ma, né questo, né altri supplizi ebbero potere su di lui. Liberato miracolosamente e arrestato una terza volta, fu decapitato con la spada. Era intorno all’anno 178. Così morì quello che divenne poi patrono di Perugia, uomo virtuoso, cittadino giusto, cristiano generoso, vescovo caritatevole. Testimoniò in questo modo al suo popolo e ai persecutori la vera fede e la legge del Signore, non imposta con la violenza, ma applicata con l’amore.FB_IMG_1738138473373.jpg
 
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SANTA GIACINTA MARESCOTTI clarissa
Giacinta nacque a Vignanello nel 1585, dal conte Marcantonio Marescotti e Ottavia Orsini, Contessa di Vignanelloe e fu battezzata col nome “Clarice”. Aveva quattro fratelli e la primogenita, Ginevra, entrò nel convento delle clarisse a Viterbo per assecondare l’educazione familiare; Giacinta, a sua volta, quando aveva vent’anni, ma fu quindici anni dopo che, a causa di una malattia, si aprì a una conversione assoluta e totale. Desiderosa di vivere le sofferenze di Cristo nella Passione, si sottopose a durissime mortificazioni e penitenze; sebbene in clausura si dedicò ugualmente ai poveri, ai sofferenti e ai carcerati. Propagò l’amore all’eucarestia e alle sue pie pratiche: la sua intercessione ottenne la conversione di molti peccatori, che concretizzarono la sua opera di carità fondando pie istituzioni, dedite all’assistenza degli infermi e alla cura degli anziani, alle quali la santa dettò regole e costituzioni. Volle che su tutti gli oggetti da lei usati fosse impressa l’immagine della Vergine. Giacinta ebbe il dono della profezia e della “scrutazione” dei cuori; manifestò il fenomeno dell’imponderabilità del corpo; inoltre, trascorse la fine della vita in uno stato di estasi abituale.FB_IMG_1738221796238.jpg
 
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SAN GIOVANNI BOSCO sacerdote
Giovanni nacque nel 1815, in una modesta cascina della provincia di Asti. Figlio di contadini, perse presto il padre e fu la madre a lavorare nei campi con grande sacrificio, per assicurare il sostentamento alla famiglia e permettere a Giovanni di studiare. Egli seguì la vocazione sacerdotale fin da giovane e cominciò a occuparsi dei ragazzi, facendoli giocare, ma - al contempo - attirandoli alla preghiera. Un giorno, gli si illuminò la strada della sua missione che tanto desiderava realizzare: essere fra i giovani, come sacerdote, e insegnare loro a conoscere la dottrina cattolica, ad amare il Signore e la Madonna, per raggiungere la salvezza dell’anima. Gli si presentarono dei ragazzi poveri e indifesi, che mise insieme e a cui diede l’opportunità di istruirsi e crescere grazie all’Oratorio. Don Bosco, spinto da grande zelo e animato dalla carità verso il prossimo voleva salvare le anime. Con questo fine, si prodigò per i ragazzi raccolti per strada, li sfamò e insegnò loro un mestiere. Stava nascendo il nuovo mondo industriale e Giovanni capì che la gioventù doveva essere preparata alla vita moralmente e professionalmente. Così si occupò di scuola e fondò laboratori, cioè le prime scuole professionali, dalle quali dovevano uscire operai onesti e capaci. Un’opera che pose sotto la protezione di san Francesco di Sales, da cui il nome “Salesiani”, che proliferò anche in altri Paesi. Per i ragazzi, egli sopportò la fatica e le persecuzioni dei sospettosi. Gli elementi della spiritualità di don Bosco sono il lavoro continuo e la temperanza che manifestava nella dolcezza, nella clemenza, nell’umiltà, nell’allegria.FB_IMG_1738308459720.jpg
 
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PRESENTAZIONE DEL SIGNORE
Oggi, si celebra il ricordo del momento in cui la Sacra Famiglia, rispettando la legge, si presentò al Tempio di Gerusalemme, dopo quaranta giorni dalla nascita di Gesù, per offrire il primogenito e compiere il rito della purificazione di Maria. Non erano obbligati a sottoporsi a questo atto di obbedienza, ma Gesù e Maria non si sottrassero, compiendo un gesto di umiltà, che è per noi una testimonianza. L'incontro con Simeone e Anna, nel Tempio, fu importante, perché si poté comprendere da subito la comunione personale di Maria col sacrificio di Cristo. Simeone, con la sua profezia, le preannunciò quella sofferenza che dovette patire. Egli le disse: "Una spada ti trafiggerà l'anima" (Lc 2,35). Maria, grazie alla sua intima unione con la persona di Cristo, viene associata al sacrificio del Figlio. Questa festa ha origini antiche. A Roma, in questo giorno era dichiarata festa in tutto l’Impero. Papa Sergio I (687-701) istituì la più antica delle processioni penitenziali romane, che partiva dalla chiesa di Sant’Adriano fino a Santa Maria Maggiore. Il rito della benedizione delle candele si ispira alle parole di Simeone: "I miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti" (Lc 2,30-32). Questo significativo rito le ha dato il nome popolare di festa della "Candelora".FB_IMG_1738480467966.jpg
 
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