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Frate Indovino

SAN ROCCO pellegrino francescano
Rocco nacque a Montpellier nel XIV secolo da buona famiglia. Rimasto orfano, distribuì i suoi averi ai poveri, indossò l’abito del pellegrino e partì per Roma. La preghiera e la carità furono la sua forza, Gesù Cristo la gioia per compagna. In quegli anni, la peste devastava intere città e Rocco, ovunque si fermasse, prestava assistenza: tracciava il segno di croce sui malati risanandoli e invocava la Trinità per la guarigione degli appestati. Divenne lo strumento di Dio per operare miracolose guarigioni. Quando fu contagiato, si fermò sulla riva del Po, lontano da tutti, per evitare di contagiare. Qui fu trovato da un cane che lo salvò dalla morte per fame portandogli ogni giorno un tozzo di pane, finché il ricco padrone, un certo Gottardo, lo seguì scoprendo il rifugio del santo. Questi curò Rocco ricevendo in cambio il dono più grande: la fede e la carità. Guarito, Rocco riprese la via di casa, esercitando di continuo la carità verso i bisognosi. La fama del pellegrino che portava la carità e la misericordia di Dio si era sparsa, ma a Voghera, poiché la malattia aveva modificato il suo aspetto, venne scambiato per una spia e arrestato. Gli anni di prigione furono una dura prova e solo in punto di morte fu riconosciuto come il pellegrino di Montpellier, amico degli ultimi, degli appestati e dei poveri. San Rocco fu il pellegrino per eccellenza con il suo abbigliamento tipico: cappello largo per riparare dalla pioggia e dal sole, mantello a mezza gamba, il bordone, cioè il lungo bastone con appesa la zucca per l’acqua, il rosario attaccato alla cintola e al collo una conchiglia marina, utile per prendere l’acqua da bere.1000003338.jpg
 
SANTA CHIARA DI MONTEFALCO vergine
Chiara nacque a Montefalco, in provincia di Perugia, nel 1268. Già dall’età di quattro anni era tutta innamorata di Gesù ed era incline alla preghiera, trascorreva intere ore immersa nell’orazione. Alla vista del Crocifisso, si abbandonava a mortificazioni che infliggeva al suo corpo con dolorosi cilici. Consacratasi a Dio, volle entrare nel reclusorio, dove già viveva la sorella Giovanna. La santità di Chiara e le virtù di Giovanna fecero accorrere nel reclusorio di Montefalco nuove aspiranti. Le ristrettezze economiche in cui furono costrette a vivere, costrinsero Chiara a fare la questua. Le due sorelle si impegnarono, perché la comunità potesse entrare a far parte di un ordine approvato e la nuova famiglia religiosa potesse essere riconosciuta. Infatti, ad essa fu data la Regola di sant’Agostino e il nuovo monastero fu chiamato “della Croce”. Ancora giovane di età, a Chiara fu chiesto di essere abadessa del monastero. Ella svolse il suo compito con fermezza e, con la parola e con l’esempio, riuscì a proporre un intenso cammino spirituale. Dio le aveva donato grazie mistiche: godeva di visioni ed estasi; doni soprannaturali che elargì nella vita sia interna che esterna al monastero; il dono della scienza infusa, grazie al quale riuscì a suggerire soluzioni opportune per questioni presentatele da teologi, filosofi e letterati. Subito dopo la morte, la fama delle sue virtù crebbe molto, e sempre nuovi miracoli le erano attribuiti, tanto che la devozione per questa pia suora di Montefalco la venerò subito come santa.1000003352.jpg
 

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