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I COMUNISTI AMMAZZANO L'ITALIA

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Torino, la città del boom, in mano agli immigrati

La città è piena di africani, bengalesi, pakistani. Nei mercati si vende di tutto. E nei quartieri popolari, se si scarta il centro città, vale la legge della giungla

Michele Di Lollo - Ven, 28/02/2020 - 11:03





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Torino, il cuore del boom economico di un’Italia che fu, negli anni Venti del XXI secolo è preda di immigrati e illegalità.
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Nel centro città resistono le buone maniere. Ma, appena giri l’angolo, trovi case e palazzi che grondano malavita. Torino è cambiata. Ha perso la fama d’ingegnoso polo industriale. Degrado e abusivismo la fanno da padroni. Qui si ergeva la più grande occupazione abusiva d’Europa con 1400 rifugiati provenienti da 28 Paesi del continente africano.
Torino ha 880mila abitanti, il 15% stranieri: più di Milano (14%), Roma e Venezia (13%) e pure di Napoli (6%). Te ne accorgi subito. Basta fare un giro in strada. Marocchini, indiani, bengalesi, pakistani, siriani, rumeni, senegalesi, egiziani. Vendono merce di ogni genere, ma senza scontrini. Si compra in nero. Poi ci sono i quartieri popolari. La legge, da queste parti, quasi non esiste. La legge della giungla è l’unica che sembra essere rispettata. Serrande abbassate, palazzine immense, appartamenti incasinati e parabole gigantesche sui balconi. Fuori dalle palazzine ci sono ovunque cartelli immobiliari con annunci di vendita. I prezzi continuano a calare: 42mila euro per un appartamento con 2 camere, un bagno. In origine valeva il doppio. Ora ci si accontenta di briciole pur di sbarazzarsene.

Ci sono migranti accampati dai trafficanti dell’immigrazione clandestina. C’è odio diffuso verso le forze dell’ordine prese di mira con slogan come questi: “La polizia uccide, vendichiamoci”, “Sbirri merde”, “Salva una casa occupata: brucia la questura”, “La polizia deporta e imprigiona. Libertà per tutti”. Sono sotto gli occhi di tutti, nell’indifferenza generale.
La responsabilità è per molti della sindaca pentastellata, Chiara Appendino. Un sindaco dovrebbe combattere ogni provocazione violenta contro chi difende lo Stato. Dovrebbe far rispettare la legge. Il Balon, lo storico mercato delle pulci del sabato, è un suq. Sul banchetto degli anarchici torinesi c’è uno striscione: “Sicurezza è un mondo senza razzismo e polizia”, racconta Paola Pellai su Libero.
Ma il sindaco pentastellato non è preoccupato da tanto odio. A pochi metri c’è, infatti, il gazebo 5 stelle che sceglie di non guardare. Intanto, c’è chi pensa di tornare da dove è partito, ovvero al Sud. Le serrande ormai abbassate da un paio di anni raccontano una storia triste. Per oltre trent’anni quello è stato il regno orgoglioso della signora Maria che, nel boom economico, a Torino ci era arrivata da terrona. Vendeva latte e formaggi, ma quella zona da tempo non la lasciava più tranquilla. Troppi extracomunitari, lo spaccio a pochi passi, la paura. Lo aveva preannunciato, lo ha fatto. Ha chiuso e si è dileguata. È solo uno dei tanti casi.
Dei tanti casi di persone per bene costrette a lasciare la loro vita. E ricominciare altrove. Ai nordafricani non importa. Un’abitazione ce l’hanno perché da queste parti si fa in fretta: “Le case sono di chi le abita”, ti sfida un murales. E non si sgombera nulla senza l’offerta di una dignitosa alternativa. Se vai alla ricerca di palazzoni, potresti imbatterti in un quartiere in cui negli anni Trenta furono costruite case popolari Atc (agenzia territoriale per la casa). Sono 18 edifici per un totale di 614 alloggi. Attirano criminalità. Furti e scippi, qui, sono all’ordine del giorno.
 

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Gli sbarchi di migranti in Italia nel 2020 sono aumentati del 948%

Questo mese di febbraio, in particolare, si è registrato un incremento non solo rispetto allo stesso mese del 2019 ma anche a quello del 2018: in totale, dal 1 gennaio sono arrivati in Italia 2.553 migranti

Mauro Indelicato - Ven, 28/02/2020 - 13:01





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I numeri di gennaio sul fronte sbarchi apparivano già preoccupanti, mostrando un trend in aumento di quasi il 700% su base annuale degli approdi di migranti irregolari.

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Adesso però la situazione sembra addirittura peggiorare: non solo per il sesto mese consecutivo, partendo da settembre 2019, si è registrato un aumento su base annuale del numero degli sbarchi, ma in questo febbraio per la prima volta dopo tanti anni l’incremento è anche su base pluriennale. In particolare, febbraio 2020 si chiuderà con un numero di arrivi superiore sia allo stesso periodo del 2019 che del 2018.
In parole povere, la situazione sul fronte migratorio sta tornando sempre più ai livelli delle annate precedenti, un passo indietro da questo punto di vista che in prossimità dei mesi primaverili pone non poche incognite sul piatto.
Andando a guardare nel dettaglio i numeri, dall’1 fino al 27 febbraio in Italia sono entrate irregolarmente 1.211 persone. Il confronto con lo stesso periodo dell’anno scorso è impietoso: nel febbraio 2019 infatti sono arrivati nel nostro paese appena 60 migranti. A conti fatti, l’aumento in termini percentuali supera il 900%.
E, come detto, il trend è confermato anche nel raffronto con il mese di febbraio del 2018, quando a Palazzo Chigi c’era ancora Paolo Gentiloni e ministro dell’interno era Marco Minniti. In quei 28 giorni, in Italia sono entrate irregolarmente 1.065 persone, 136 in meno rispetto a questo mese di febbraio.
Al Viminale oramai si è abituati a segnalare aumenti su base annuale, ma ancora non si era arrivati a constatare incrementi su base biennale. E questo appare molto più che un semplice campanello d’allarme, al contrario per l’Italia la situazione inizia a farsi molto delicata. E se da un lato l’ultimo mese ha segnato condizioni meteo migliori rispetto a 12 mesi fa, con quindi maggiore possibilità per i trafficanti di esseri umani di mettere in mare più barconi possibili, è anche vero che in questo febbraio il governo ha rinnovato il memorandum con la Libia ed ha avviato diverse contrattazioni con Tripoli proprio in riferimento all’immigrazione.
Qualcosa evidentemente non sta funzionando a dovere: nel paese nordafricano la situazione è sempre più seria e difficile, con la guerra tra il governo di Al Sarraj e l’esercito di Haftar che sta mettendo a dura prova la tenuta delle istituzioni tripoline, tuttavia nelle ultime intense settimane di colloqui l’Italia ha chiesto maggiori garanzie sul contenimento delle partenze dei barconi. Ma dalla Libia i mezzi con i migranti a bordo continuano a salpare, senza di fatto quasi alcun controllo.
La situazione in questo inizio 2020 appare molto delicata anche andando a guardare la somma dei dati dei primi due mesi dell’anno: dal 1 gennaio ad oggi, in particolare, sono sbarcati in Italia 2.553 migranti, a fronte dei 262 dello stesso periodo del 2019. In termini percentuali, l’aumento è stato del 948%.




SPERO CHE LA GIUSTIZIA DIVINA FACCIA PRESTO IL SUO CORSO.



L'INVASORE E ARRIVATO E MHO SONO AUGELLI AMARI.





 

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CHE BASTARDI..............................


Il separatismo islamista dilaga in Francia
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SOCIETÀ/
Giovanni Giacalone
28 FEBBRAIO 2020
La Francia si risveglia improvvisamente e prende consapevolezza del pericolo islamista interno al Paese, o almeno così sembra dalle recenti dichiarazioni del presidente Macron che ha addirittura utilizzato il termine “separatismo islamistaper riferirsi ad alcune zone della Francia dove gli islamici punterebbero all’autonomia, mettendo di fatto in discussione leggi e regole dellalaïcité“.
Macron è stato più che eloquente durante un intervento in Alsazia: “Il nostro nemico è il separatismo. Il separatismo islamista è incompatibile con la libertà e l’ uguaglianza, è incompatibile con l’ indivisibilità della Repubblica e la necessaria unità della nazione”.

Il Presidente francese ha poi puntato il dito contro insegnanti di lingue straniere e imam, invitati dall’estero, senza alcun controllo da parte dello Stato e possibili fautori di messaggi contrari alla convivenza civile, religiosa e ai principi sui quali si fonda la Francia, ribadendo poi che nel Paese “non c’è spazio per l’islam politico”. Un messaggio chiaro per quelle branche islamiste che utilizzano la politica per cercare di infiltrare il sistema e promuovere usi e costumi estranei e incompatibili con il contesto socio-culturale francese.
L’allarme nelle periferie
Lo scorso gennaio Le Journal du Dimanche aveva reso noto un documento riservato proveniente dall’Intelligence, e inviato dal Ministro dell’Interno transalpino, Cristophe Castaner, ai vari prefetti, con la richiesta di convocare al più presto i gruppi di valutazione dei vari dipartimenti per un allarme “islamista” nelle periferie. Il Dgsi, l’intelligence interna francese, ha mappato almeno 150 banlieue che sarebbero attualmente in mano all’islam radicale. Non sono coinvolte soltanto le principali città come Parigi, Lione, Marsiglia e Tolosa, ma anche quelle più piccole dove in precedenza non venivano segnalate derive radicali, un segnale chiaro che indica un fenomeno in espansione.
La situazione risulta talmente problematica che la Ratp, l’azienda dei trasporti pubblici, ha dovuto assumere tra i propri dipendenti numerosi autisti provenienti dalle banlieue, alcuni dei quali palesemente islamisti, in quanto sono molti i dipendenti che si rifiutano di guidare i mezzi in queste zone per paura di essere aggrediti, come già avvenuto in più occasioni, non solo a dipendenti ma anche ai passeggeri. Nel maggio del 2019 ad esempio, una donna di origine magrebina non era stata fatta salire su un bus da un autista islamista con tanto di barbone che l’aveva rimproverata perché portava una gonna troppo corta.

Molte di queste periferie sono diventate oramai zone dove lo Stato è pressoché assente, abitate in prevalenza da immigrati provenienti dal Nord-Africa e dall’Africa sud-sahariana, molti dei quali cittadini francesi da diverse generazioni, ma soltanto sulla carta. Sono aree dove la disoccupazione raggiunge livelli allarmanti, con un 40% generale e un 60% per quanto riguarda quella giovanile. Traffico e spaccio di stupefacenti, prostituzione, ricettazione, vandalismo, scontri tra bande, tutte attività che trovano terreno fertile nei giganteschi labirinti formati da palazzoni dove è facile nascondersi e “imboscare la merce”. Le forze dell’ordine cercano di entrare il meno possibile e, quando lo fanno, c’è sempre il rischio che scoppino rivolte come quelle del 2005 e del 2017.
In molti di questi posti le attività commerciali prevalenti sono macellerie halal, negozi di articoli islamici, bar dove si fuma il narghilè, dove non si vendono alcolici e dove le uniche musiche che si sentono sono le litanie coraniche .

Zone dove le donne escono poco e, se lo fanno, devono coprirsi. Vietati contatti tra uomini e donne, al punto che le coppie non possono più tenersi per mano.
Sono le banlieue dove si è oramai infiltrato l’islamismo radicale e dove i punti di riferimento sono oramai le moschee, sempre più numerose, non soltanto nelle grandi città, ma anche in quelle medio piccole.
Le moschee aumentano e l’islamismo si infiltra su più livelli
Facendo una ricerca sulle moschee presenti sul territorio di grandi, medie e piccole città francesi, emergono dati più che eloquenti, come ad esempio nel quartiere Reynerie di Tolosa, dove in un’area di circa 2 km quadrati sono presenti ben quattro luoghi di culto islamici. Nel quartiere parigino di Saint-Denis, ben noto per l’elevato tasso di radicalizzazione, sono segnalate almeno sette moschee ufficiali. Ne vengono poi indicate diciannove a Marsiglia, venti a Lione, dodici a Nizza. Impressionante poi la densità di luoghi di culto islamici emersi nell’area che comprende le città limitrofe di Lilla, Roubaix e Tourcoing, ben trenta. Una di queste, presso Rue d’Anzin,nella periferia di Turcoing, porta il nome di “Ibn Taymiyya”, teologo vissuto a cavallo tra l’undicesimo e il dodicesimo secolo D.C. e divenuto figura di riferimento degli estremisti islamici per il suo fanatismo e il suo richiamo al jihad. Edificio di un piano, in mattoncini rossi, con un semplice cartello all’esterno che si nota appena, passa pressochè inosservato in una zona non particolarmente vivace. Ci sono poi le otto moschee di Trappes, periferia a sud-ovest di Parigi con 32 mila abitanti e le sette di Avignone, “città dei Papi” sempre meno cristiana.
Il problema dell’espansione islamista tocca però anche le campagne, con villaggi abitati da soli musulmani e “guidati”, per modo di dire, da figure religiose, come nel caso di Mohammed Zakarya Chifa a Chateauneuf sur-Cher. Il fenomeno è di per sè abbastanza semplice: musulmani stufi di vivere nelle dense zone periferiche delle grandi città, si spostano in provincia e danno vita ad agglomerati abitativi che rischiano però di diventare delle vere e proprie enclaves salafite simili a quelle già presenti in Bosnia, con tutte le relative potenziali conseguenze.
Intanto l’islamismo radicale si muove su due fronti: quello sociale, attraverso l’assistenza a chi è economicamente in difficoltà, tramite la distribuzione di beni di prima necessità e quello politico, con ambienti legati alla Fratellanza Musulmana che moltiplicano i gruppi di pressione e liste elettorali con l’obiettivo di infiltrare il sistema politico tramite i suoi meccanismi democratici per poi imporre regole di stampo islamista. Nulla di nuovo, visto che la strategia dei Fratelli Musulmani è notoriamente quella dell’infiltrazione sociale, politica e mediatica.
Vi sono poi le scuole islamiche che operano illegalmente in territorio francese, come quella “primaria” del quartiere Mirail a Tolosa, con bambine che già a 9 anni venivano obbligate a portare il velo e con l’educazione civica che veniva messa da parte per far spazio all’insegnamento dell’Islam. Un tribunale francese ne ordinava l’immediata chiusura (dopo 3 anni di attività) e con il direttore e imam, Abdelfatah Rahhaoui, che veniva arrestato per apertura illegale di una scuola, insegnamento non conforme e maltrattamento su minori. Sorge però spontaneo chiedersi quante altre “scuole” del genere sono presenti oggi in territorio francese. Intanto l’islamismo d’oltralpe avanza, quello della separazione tra “halal” e “haram”, tra lecito e illecito, tra credenti e miscredenti. Quell’islamismo che vuol creare spazi “islamicamente puri” in paesi non islamici e che sfrutta il vuoto lasciato dallo Stato e quei meccanismi democratici che gli permette di infiltrarlo per poi corroderlo dall’interno.
Un problema serio che è divenuto argomento del professor Bernard Rougier, docente presso la Sorbonna, con il libro “Les territoires conquis de l’islamisme”, nel quale vengono presi in esame alcuni aspetti tra cui la capacità degli islamisti di infiltrare i quartieri delle classi operaie delle città francesi e belghe e le modalità comunicative per la divulgazione ideologica. Del resto è bene ricordare che dalla Francia sono partiti quasi 2 mila volontari per unirsi ai jihadisti dell’Isis e di al-Qaeda in Siria e Iraq.

CON I BUONISTI LO PRENDIAMO TUTTI LI....SE VI PIACE CONTENTI VOI..................



 

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LA COLPA E SEMPRE DEGLI ALTRI MA CHE COMANDA A SI IL CONTE DRACULA CHE SUCCHIA GIORNO E NOTTE IL SANGUE DEGLI ITALIANI -VERI-


Dritto e rovescio@Drittorovescio_

https://twitter.com/Drittorovescio_/status/1233130752688246784

"In questa fase abbiamo scelto di non fare alcuna polemica col Governo,nell'emergenza dobbiamo stare uniti, ma a maggior ragione mi è dispiaciuto vedere Conte dire al mondo che il problema è stata una falla nel nostro SSN"
Condividete le parole di @GiorgiaMeloni?#DrittoeRovescio
 

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COLLE
Sergio Mattarella, Augusto Minzolini: "L'incontro con Salvini? La sfinge del Quirinale è rimasta muta"
28 Febbraio 2020
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Sergio Mattarella






La notizia politica di ieri, giovedì 27 febbraio, è l'apertura da parte di Matteo Salvini al governissimo, a un esecutivo di unità nazionale per gestire l'emergenza-coronavirus. Ma senza Giuseppe Conte. Una proposta che il leader della Lega ha portato direttamente al Quirinale, dove è stato ricevuto da Sergio Mattarella, il quale avrebbe fatto trapelare (successivamente all'incontro) la sua contrarietà al suddetto governissimo. Ma a fornirci qualche informazione in più circa la reazione "in tempo reale" dell'inquilino del Quirinale alle parole di Salvini, ci pensa Augusto Minzolini, in un retroscena su Il Giornale. "E per essere ancora più solenne (nel proporre il governissimo, ndr) il leader leghista è, addirittura, salito al Colle: è tornato a parlare con Mattarella dopo sei mesi di silenzio e il capo dello Stato in un battibaleno lo ha ricevuto". E poi? "La sfinge del Quirinale, com'è tradizione, è rimasta muta - rivela un graffiante Minzolini -, ma è consapevole, per i contatti che ha con il governatore di Bankitalia, Visco, il commissario Ue, Gentiloni, e Mario Draghi, che la situazione per il Paese è estremamente difficile", conclude Minzolini.

Leggi anche: "Vi mancavano i pm?": Maria Giovanna Maglie contro Conte.



AL POTERE CI SONO SEMPRE GLI INCAPACI.
 

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INCAPACI?
Coronavirus, Alessandra Ghisleri boccia il governo: "Nemmeno su questo riesce a stare vicino ai cittadini"
11 Febbraio 2020
Coronavirus, Alessandra Ghisleri: Nemmeno su questo tema il governo riesce a stare vicino ai cittadini






Il coronavirus preoccupa non poco gli italiani. I dati dimostrano che il 52,4 per cento della popolazione teme la diffusione dell'epidemia, in particolare perché non si conoscono le modalità. Per Alessandra Ghisleri, in collegamento con Agorà, "nemmeno su questo punto il governo riesce a stare vicino ai cittadini. L'azione preventiva piace molto, ma non ci sono ancora delle spiegazioni logiche che rendono più tranquille le famiglie".
Leggi anche: Alessandra Ghisleri su Matteo Salvini: "Perché non deve abbassare i toni"
Secondo la direttrice di Euromedia Research si tratta di un problema che investe tutta la politica, ma in particolare quella giallo-rossa incapace di rispecchiare la volontà degli elettori. Frecciatina più pesante ai Cinque Stelle: "Loro poi - prosegue su Rai 3 - hanno proprio deluso su tutto, ecco spiegato spiegato perché regrediscono sempre più". A differenza della Lega che, fin da subito, ha dimostrato di tenere alla salute dei propri cittadini, arrivando anche a chiedere controlli preventivi sui bambini (reduci da un viaggio in Cina ndr) prima del loro ingresso negli asili o nelle scuole, scatenando a sinistra il solito putiferio.


Agorà

@agorarai

https://twitter.com/agorarai/status/1227134360639483904

"La politica si avvicina alle persone nelle campagne elettorali, lontano dalle elezioni si allontana dai problemi come le politiche del lavoro" Alessandra Ghisleri, Euromedia Research #agorarai

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