Più che consigli (non mi permetterei mai, visto che non sono un genitore e finirei come i preti che dispensano consigli sulla famiglia pur non avendola), mi piacerebbe fare qualche riflessione con voi di mestiere e non.
Comincerò col porre una domanda: che cos'è un bambino?
Non è semplice rispondere (io non lo so), ma vedo che molti, genitori e insegnanti, agiscono sicuri con un criterio: ad ogni costo, non devo essere io a cedere, ma lui. Se io mi faccio vedere debole, perdo la mia autorità e lui crescerà male, oltre che mi farà ammalare il fegato. Sembra che tutti abbiamo chiaro l'etica da seguire che poi, al primo problemuccio, alla prima inaspettata reazione del bambino, crolla con tutte le sue certezze. Sembra che tutti abbiano chiaro l'etica da adottare, ma non si pongono il problema su cosa sia un bambino. Io credo che sia molto importante avvicinarsi a questo mistero. I bambini non sono tutti uguali (questo è assodato); non sono degli oggetti (anche se finiscono per esserlo); sono la luce nuova che irradia l'umanità, rigenerandola, portandole il nuovo e l'innocenza. Tutto è bellissimo, tutto è poetico, fin quando non rompono!
Davanti ai bambini non si può usare violenza (perché sono piccoli e fragili? Spero che non sia solo per questo), ma, a volte, si deve dire no, li si deve obbligare a non far quello che noi adulti non vogliamo, altrimenti in castigo!
A quel punto il bambino, che è più furbo dell'adulto, capisce che: se urla, ottiene le cose, altrimenti la mamma si arrabbia e lui viene punito. La punizione entra nella normalità di una prassi educativa, pensata erroneamente come fondamentale, ma il bambino continua a fare i capricci, e quel capriccio, quindi non impara nulla dalla punizione. La punizione per il bambino cos'è? Non sarà mica una richiesta di ascolto, di affetto? Nonostante molti insegnanti e genitori siano convinti di questo non riescono attraverso il solo amore a impedire che il bambino faccia le monellerie, lui dice: si, tutti bei discorsi però dovresti conoscere mio figlio! Certo, nessuno mette in dubbio che ci siano bambini terribili e nessuno da colpa ai genitori di questo. Sembra quasi che l'esuberanza eccecciva sia una specie di malattia da curare, invece è energia che il bambino non sa come sfruttare e allora fa di tutto per richiamare attenzione o si tuffa nel caos del gridare, dare pugni ecc. Non si è pensato che, più il bambino è irrequieto, più ha un potenziale che richiede attenzione per essere incanalato in una attività a lui costruttiva, che gli faccia dire: sono orgoglioso di me! Sono utile! Io conto, come individuo e non solo come bambino figlio di due individui che possono fare cose che io non posso fare e sono da queste distratte da me.
Detto questo, mi limito a fare gli auguri a tutte le mamme e i papà qui presenti, perché il loro mestiere è davvero complesso e ogni bambino educa i genitori a essere diversi, a non prepararsi prima con manuali, ma di vivere attimo per attimo, sbagliando insieme, crescendo insieme.
Ciao
"Gli ultimi saranno ultimi se i primi sono irraggiungibili"